San Marco a Rota, l’architetto Petraccaro chiede l’intervento di Sangiuliano

di Erika Noschese

Non c’è una valida valorizzazione del complesso pluristratificato S.Marco a Rota. La denuncia arriva dall’architetto Carmine Petraccaro che chiede, in diverse missive già inviate, l’intervento del governo nazionale e in particolar modo del ministero della Cultura, denunciando che “il rimedio è peggiore del danno”. L’architetto di Mercato San Severino ha fatto riferimento anche alla Soprintendenza che, a suo dire, avrebbe fatto sapere di non avere un “quadro” chiaro delle tematiche trattate, provando a giustificare il rinterro delle Rovine (Patrimonio Culturale della Comunità). «Lo trovo mortificante, non per me ma per il Patrimonio Culturale. Tanto più che le rovine portate alla luce non creavano alcun problema alle Norme Urbanistiche né alla circolazione essendo peraltro in una zona già con vincolo archeologico. Piuttosto che tentare di giustificare l’intervento con tesi contraddittorie e infondate, la Soprintendente avrebbe potuto dare risposte ad alcuni interrogativi, ma non lo ha fatto!», ha dichiarato l’architetto Petraccaro che chiede chiarimenti sulla variante «che ha “banalizzato” e “declassato” l’intervento di Consolidamento e Restauro di un Monumento con nuove opere e modificando radicalmente il Progetto originario (approvato dalla stessa Soprintendenza) inserendo opere “semplicistiche” che hanno compromesso il Patrimonio e il Luogo». L’architetto chiede delucidazioni anche in merito agli scavi meccanici, in zona archeologica,m per la costruzione di due travi rovesce di fondazione larghe mt. 0,70, alte mt. 1,20 e di lunghezza mt. 30, comportando la demolizione di strutture fondali in pietra, per realizzare una aberrante struttura in ferro e ignobile copertura. «E’ necessario entrare nell’ordine di idee che la Valorizzazione e il recupero del nostro Patrimonio Culturale non passa attraverso “scelte” utilitaristiche ma è frutto di interventi capaci di colmare lacune presenti sulle strutture esistenti, scrivendo un racconto visibile a tutti, lasciando appunto una pagina aperta sulla Storia. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che, pur trovandosi in certe posizioni non bisogna fare la “Storia” perchè la Storia è già lì!», ha aggiunto l’architetto. Proprio nella giornata di venerdì l’architetto ha inviato una nota al ministro Sangiuliano ricostruendo i fatti: «oltre 40anni fa è stato do inizio ad una campagna di scavi nel territorio di Fisciano in Via Giovanni Paolo II, nei pressi dell’Università, che ha portato alla luce i resti di una Villa Romana del II sec. a.c. . Tutto ciò ha comportato un impegno di somme notevoli (centinaia di milioni prima e migliaia di euro dopo) con risultati lodevoli. Detto ciò, non può immaginare la sorpresa, vedere che l’intera area è ormai sottoposta a rinterro con detriti e terreno vegetale proveniente dai cantieri per fare posto ad una piattaforma logistica – ha spiegato – La stessa sorte è toccata (opera ancora in corso) alla zona Archeologica di S.Marco a Rota, già S.Maria a Rota nel Comune di Mercato S.Severino, rinterro eseguito con detriti conseguenti a demolizione delle strutture preesistenti e terreno vegetale e dove risulta speso circa un milione di euro. Ritengo sia arrivato il momento di dare un segnale forte in quanto, gli attori in campo e soprattutto le Autorità territoriali preposte, ignorano che queste rovine contribuiscono a valorizzare ed identificare il luogo e che pertanto non possono essere utilizzate come discariche. C’è da chiedersi chi ha autorizzando o sta autorizzando tutto ciò, tanto più che trattasi di aree che non creano alcun danno alla comunità residente, né tantomeno intralciano opere pubbliche? Per tutto quanto regna il mistero, nessuno sa nulla». Proprio dalla Soprintendenza nei giorni scorsi è giunta la risposta relativa alle istanze sollevate dall’architetto di Mercato San Severino nella quale emerge che «proprio considerando la primaria finalità di trasmissione alle future generazioni del comune patrimonio culturale, a cui questo Dicastero è preposto, gli Uffici di tutela, centrali e periferici, devono innanzitutto mettere in atto ogni strategia utile a garantire la tutela dei beni e dei contesti archeologici; obiettivo per il quale, talvolta, può essere necessario, anche solo in via temporanea, il rinterro delle evidenze. Ciò, tuttavia, non vanifica affatto i risultati della ricerca, che dovranno essere resi noti nelle sedi e nei modi più opportuni non solo agli specialisti, ma a tutti i cittadini; né esclude la possibilità di futuri progetti di fruizione e valorizzazione, che potranno essere programmati e gestiti, anche in accordo con le amministrazioni locali e con il contributo delle comunità di riferimento, nel momento in cui siano disponibili adeguate risorse umane e strumentali, e siano soddisfatte tutte le condizioni di sicurezza e conservazione dei beni». La Soprintendenza starebbe dunque lavorando ad una serie di azioni da mettere in atto «per rendere fruibile il sito di Mercato San Severino ha argomentato come la scelta del rinterro del sito di Fisciano, previa protezione della superficie superiore del deposito stratigrafico superstite con geotessuto discenda dall’imprescindibile esigenza della sua conservazione, la quale, nell’attuale contingenza, non avrebbe potuto essere garantita altrimenti. Il monumento è peraltro sottoposto ai vincoli di tutela con provvedimento espresso».

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