Perché anche Sanremo 2024 targato Amadeus sarà un Festivalbar

Amadeus ha annunciato il cast del prossimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo, edizione 74. Cast che verrà poi rimpinguato dai tre nomi che accederanno alla categoria Big per aver vinto l’imminente contest Sanremo Giovani, portando a 30 il numero dei concorrenti in gara.

Perché anche Sanremo 2024 targato Amadeus sarà un Festivalbar
La lista dei cantanti in gara a Sanremo 2024 (dal profilo Instagram di Amadeus).

Un cast che sorprende, ma solo a metà

Sì, 30. Perché Amadeus, giunto alla sua ultima, per ora, edizione alla conduzione e alla direzione artistica – con questa del 2024 saranno cinque di fila – ha ancora una volta deciso che il regolamento del Festival, da lui stesso redatto, poteva essere tranquillamente modificato in corsa, andando ad allargare il range dei concorrenti. Se infatti domenica tutti ci aspettavamo i 23 nomi, molti pronti a dire «era già tutto previsto», come nel noto inciso cantato una vita fa da Riccardo Cocciante, il presentatore veronese di origini siciliane, con un vero colpo di teatro, ha sorpreso tutti annunciando all’inizio del Tg1 che il numero sarebbe stato più alto, e andando poi a sciorinare i 27 nomi da se medesimo scelti, 13 in un primo blocco, 14 nel blocco successivo. Se è vero che in parte i nomi presentati erano assolutamente telefonati – erano presenti in tutte le liste fake che nelle ultime settimane, come ogni anno, intasano la Rete – come Annalisa, Angelina Mango, The Kolors approdati al Festival come per acclamazione universale forti di hit messe a segno durante l’estate, è altrettanto vero che ci sono anche delle sorprese davvero inaspettate, nomi che hanno fatto letteralmente saltare sulla sedia i tanti addetti ai lavori che a casa aspettavano di sapere chi avremmo visto calcare le assi dell’Ariston a febbraio, in quelle che a questo punto si prospettano come interminabili serate.

Amadeus ha accolto il gotha del mercato: da Geolier ad Annalisa, da Mr Rain ad Alfa e Rose Villain

Questo quindi l’elenco che Amadeus ha annunciato: Fiorella Mannoia, Geolier, Dargen D’Amico, Emma, Fred De Palma, Angelina Mango, La Sad, Diodato, Il Tre, Renga e Nek, Sangiovanni, Alfa, Il Volo, Alessandra Amoroso, Gazzelle, Negramaro, Irama, Rose Villain, Mahmood, Loredana Bertè, The Kolors, Big Mama, Ghali, Annalisa, Mr Rain, Maninni e i Ricchi e Poveri. Un cast incredibile, va detto, e non fossimo lucidamente a fissare il sistema musica da lungo tempo si potrebbe quasi azzardare un ce n’è per tutti i gusti. In realtà Amadeus – che non crediamo affatto mollerà l’osso nel 2025, con una conduttrice posta frontalmente per ricordare che il mondo della musica è saldamente e indissolubilmente in mano agli uomini – ha definitivamente spostato a Sanremo quello che un tempo era lo spirito del Festivalbar. Con la scusa di inseguire il gusto delle radio, proprio oggi che le radio a causa di Spotify e affini stanno morendo in una costante emorragia di ascoltatori e di hype, Amadeus ha raccolto a sé il gotha del mercato, reale o apparente. Quindi ecco ancora una volta il campione di vendite, Geolier, che a fine anno sarà titolare dell’album più ascoltato, il suo Il coraggio dei bambini è infatti il lavoro che andrà a sostituire in vetta Sirio di Lazza, a sua volta a sostituire Taxi Driver di Rkomi, tutti di volta in volta poi in gara al Festival. Ecco Annalisa, nostra signora del pop con la tripletta Bellissima, Mon Amour e Ragazza sola, il suo primo Forum roba di poche settimane fa. Ecco i The Kolors, la cui ItaloDisco è diventata da outsider il vero tormentone dell’estate. Ecco Angelina Mango, che a oggi è la donna dei record per ascolti e velocità di raggiunta del vertice delle classifiche in questo anomalo 2023. Ecco Alfa, uno dei pochi in gara senza una major alle spalle, lui è con Artist First, forte del megasuccesso di Bellissimissima, hit assolutamente jovanottiana che ha portato un po’ di solarità in un tempo altrimenti musicalmente spesso oscuro. Volendo anche ecco Mr Rain, che con la sua Supereroi è stato uno dei vincitori morali dell’ultima edizione del Festival a metà con Tananai, e anche ecco Rose Villain, nome magari non notissimo a un pubblico mainstream, ma che coi suoi duetti ha conquistato un bel numero di dischi di platino, spesso facendo da traino ad artisti non esattamente in splendida forma, è il caso di questa estate di Fragole con Achille Lauro.

La carica degli ex vincitori: un modo per rimettersi in gioco

Poi c’è chi al Festival ci è stato e lo ha anche vinto, con alterne fortune. Partiamo da Diodato, che è arrivato primo nell’anno peggiore, il 2020, giusto un paio di settimane prima che la pandemia ci chiudesse tutti in casa, di nuovo a Sanremo per provare a capitalizzare un talento indubbio. Segue Emma che invece non è mai sparita dalla scena, spesso dalle parti di Maria De Filippi, ma che negli anni ha visto il proprio gradimento erodersi, al punto da essere finita a fare un tour in locali decisamente meno ambiziosi di quelli cui avrebbe dovuto puntare, la necessità di rifarsi il maquillage è quindi assolutamente stringente. Ecco Mahmood, anche lui un po’ in affanno, nonostante le due vittorie nei suoi due ultimi passaggi sanremesi, da solo con Soldi e in coppia con Blanco con Brividi. I concerti però non hanno incontrato il plauso del pubblico. Poi c’è Il Volo, che torna a Sanremo dopo aver conquistato il mondo, di nuovo all’Ariston per presentare il primo progetto pop, lontano dai classici e dalla lirica, una delle attese più curiose del Festival. Ecco anche Francesco Renga, vincitore nel 2005 con Angelo, stavolta in gara con Nek, dopo un album e un tour in coppia, anche in questo caso una carriera un po’ da rimettere in sesto, e comunque la voglia di far conoscere un progetto atipico, che vede due popstar di mezza età mettersi in gioco.

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Diodato a Sanremo 2021 (Getty Images).

La categoria streaming: tante visualizzazioni, ma poca notorietà mainstream

Altra categoria presente, e non poteva che essere così, quella di chi si muove o si è mosso proprio nel mondo dello streaming, portando a casa risultati importanti, anche senza necessariamente essere entrato nell’immaginario collettivo (lo streaming è trasversale anagraficamente solo nella narrazione di chi lo pratica, nei fatti è appannaggio di un pubblico esclusivamente di giovanissimi). Quindi la presenza di Fred De Palma, re indiscusso dei tormentoni estivi in odor di reggaeton, di Il Tre, rapper invero piuttosto interessante e originale, di Sangiovanni, già passato da Sanremo dopo essere esploso a Amici, e incappato in un semiflop con il brano proposto in coppia con Mr Rain, e dello stesso Ghali, recentemente fuori con un lavoro duramente stroncato dalla critica, va letta in questa maniera. Irama, che è uno con numeri pazzeschi e con una carriera interessante alle spalle, torna a breve giro per rilanciare, si suppone, il lavoro split con Rkomi, No stress, presentato come un futuro blockbuster ma al momento abbastanza fermo ai blocchi di partenza… staremo a vedere.

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Ghali (Getty Images).

I pezzi da novanta – Mannoia, Bertè, Negramaro – e la sottocategoria Granny rappresentata da I Ricchi e Poveri

Arrivano poi i pezzi da novanta, si parli di carriera o di numeri. Ecco quindi Fiorella Mannoia, che si mette nuovamente in gioco dopo aver sfiorato la vittoria nel 2017 con Che sia benedetta – Occidentalis Karma di Gabbani a sfilarle il primo posto da sotto il naso – Loredana Bertè, in ritrovato stato di grazia, una delle nostre artiste più originali e dotate di propria personalità; i Negramaro, che avevano a suo tempo giurato non sarebbero più tornati al Festival dopo l’ingiusta eliminazione proprio nel Sanremo di Angelo con Mentre tutto scorre, ma che si rimettono in gara anche per lanciare, si suppone, il prossimo tour negli stadi. I Ricchi e Poveri – che potrebbero rientrare sia nella categoria dei pezzi da novanta, seppur si dovrebbe più dire pezzi da 70 e da 80, come in quella degli ex vincitori – rientrano in realtà nella classica categoria Granny, tanto cara ad Amadeus, quella occupata in passato da Orietta Berti, o dai Cugini di Campagna. Un contentino al pubblico over 60 di Rai1, verrebbe da ipotizzare. Comunque un felice ritorno per chi la storia di Sanremo l’ha fatta davvero.

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Loredana Berté a Sanremo 2021 (Getty Images).

Gli outsider Gazzelle, Big Mama e lo sconosciuto Maninni e il colpaccio Amoroso

Ci sono poi i classici outsider, tali non solo per il pubblico televisivo o musicalmente mainstream, ma in un caso anche per noi addetti ai lavori. Come I La Sad, trio pop-punk o punk-pop assolutamente imprevedibile, con una energia che difficilmente sarà contenibile durante i giorni del Festival e che siamo sicuri ci daranno belle soddisfazioni, diciamo la quota Rosa Chemical di quest’anno. Ecco Big Mama tornata a Sanremo dopo il bellissimo duetto dello scorso anno con Elodie, in una American Woman assolutamente da incorniciare, femminista cazzutissima (vedi il patriarcato che è in me) pronta a regalare sicuramente una ventata di contenuti e potenza. Ecco Gazzelle, la quota indie di questa tornata, lui che ha già fatto uno Stadio Olimpico, che è comunque un nome di peso di quello che viene comunemente indicato come l’itPop e che ha a suo modo plasmato una generazione di 20enni con le sue rime in bilico tra malinconia e disincanto. Segue Maninni, quello che ha fatto chiedere a tutti: «E questo chi è?», cantante barese passato per il preserale di Amici anni fa, vincitore non arrivato al Festival di Sanremo Giovani l’anno scorso, talento tutto da scoprire. Ultima ma non ultima c’è poi il vero colpaccio di Amadeus, quella Alessandra Amoroso annunciata come possibile concorrente tutti gli anni dalla sua vittoria di Amici, ormai nel 2009, e che finalmente arriva in gara, dopo essere transitata di lì più e più volte come ospite. Un ritorno inaspettato, proprio per quel suo essere la Godot del pop italiano, che la riporta in scena dopo la vicenda della shit storm su TikTok che l’ha duramente provata nell’ultimo anno.

Sanremo 2024 all’insegna di un pop omogeneo e molto maschile

Ce n’è per tutti i gusti? No, assolutamente. C’è un pop piuttosto omogeneo, certo con sfumature che passano dal rap all’indie, con punte sul classico, ma che tagliano fuori tutta una fetta di ascoltatori, tipo i 50enni, ancora una volta tagliati fuori del tutto. Non ci sono cantautori, per dire, non ci sono cantautrici, ancora più per dire, la presenza di sole nove donne in gara, a fronte di 30 uomini – tanti sono i maschietti contando i membri delle band e i duetti – grida vendetta. Come sempre a Sanremo non ci sono tutti quegli artisti che non gravitano fuori dal mondo delle major e quindi dal mondo di Spotify, ultimamente divenuto vero e proprio giardino del Re per quel che riguarda la musica. Il Festival di Amadeus incontrerà sicuramente il placet di un vasto pubblico, perché a un vasto pubblico fa l’occhiolino. Il problema è che è del tutto identico alle classifiche di vendita, non è affatto vero il contrario, così come a tutto ciò che è musica e passa dalla televisione (il fatto che nell’era dei social, di Spotify e delle piattaforme si finisca sempre a inseguire la tv prima o poi andrà approfondito). Così anche quest’anno avremo un cast di Sanremo che somiglia a quello del Concertone del Primo Maggio che somiglia  a quello dei vari Battiti Live o Power Hits Estate e che somiglia addirittura a quello da seconda o terza serata del Club Tenco, tutto uguale e ad appannaggio dei soliti nomi. Poi, è chiaro, a Sanremo guarderemo tutti con curiosità e anche divertimento, perché quei nomi sono comunque interessanti, in alcuni casi anche sorprendenti. Ah, dopo 10 anni dalla vittoria di Arisa sarebbe il caso vincesse una donna, vuoi vedere che è la volta buona che Annalisa porta a casa la statuetta con la palma e il leone?

I big in gara al Festival di Sanremo 2024

Il conduttore e direttore artistico Amadeus ha svelato al Tg1 delle 13.30 l’elenco dei big in gara al prossimo Festival di Sanremo. Saranno 27, a cui si aggiungeranno poi gli artisti che saliranno sul podio nella finale di Sanremo Giovani. «Sono realmente i miei super ospiti, i reali protagonisti del Festival. Non vedo l’ora che sia il 6 febbraio per farli ascoltare a tutti», ha detto Amadeus prima dell’annuncio, mostrando in anteprima la scenografia del teatro Ariston.

Amadeus ha modificato all’ultimo il regolamento, portando a 30 gli artisti in gara

Ecco l’elenco dei 27 big in gara a Sanremo 2024: Fiorella Mannoia, Geolier, Dargen D’Amico, Emma, Fred De Palma, Angelina Mango, La Sad, Diodato, Il Tre, Renga & Nek, Sangiovanni, Alfa, Il Volo, Alessandra Amoroso, Gazzelle, Negramaro, Irama, Rose Villain, Mahmood, Loredana Bertè, The Kolors, Big Mama, Ghali, Annalisa, Mr Rain, Maninni, Ricchi & Poveri. Modificando all’ultim’ora il regolamento, Amadeus ha portato a 30 (dovevano essere 26 in tutto) il totale degli artisti che saranno in gara al Festival.

I big in gara al Festival di Sanremo 2024. Tra i nomi Fiorella Mannoia, Mahmood, Annalisa, Negramaro, Loredana Bertè e Il Volo.
Sangiovanni e Fiorella Mannoia (Getty Images ).

Amadeus: «Scelta difficile, mi auguro di ripetere i risultati delle ultime edizioni»

Amadeus aveva spiegato che il numero delle candidature per l’edizione 2024 è stata da record, con oltre 400 proposte ricevute, di cui 50 ritenute papabili dal direttore artistico. «La scelta è sempre difficile, ma mi auguro di ripetere i risultati delle ultime edizioni che hanno visto per mesi i brani di Sanremo in testa alle classifiche di ascolto e di vendita», ha commentato in una nota. Nel 2023 i big in gara erano stati 22.

Presentato il Calendario Pirelli 2024: le foto di Prince Gyasi sono un inno alla cultura africana

Si intitola Timeless il Calendario Pirelli 2024, presentato giovedì 30 novembre 2023 a Londra, in cui Prince Gyasi ha immortalato le figure per lui capaci di imprimere un segno destinato a restare e di ispirare le generazioni future. «Non siamo nati senza tempo, ma lo diventiamo», ha dichiarato il visual artist ghanese spiegando che i suoi personaggi, ritratti con i colori e i contrasti decisi che lo hanno reso famoso, sono per lui, «come dei supereroi nei quali possiamo identificarci». Prince Gyasi è l’ultimo dei 39 artisti che hanno realizzato il Calendario e la sua opera rappresenta la cinquantesima edizione dei 60 anni di storia di The Cal, dal 1964 al 2024, tenuto conto degli anni in cui non è stato pubblicato.

Gyasi si è basato sul senso della comunità dell’Africa occidentale

Incaricato di realizzare il Calendario Pirelli 2024, Prince Gyasi ha iniziato a pensare ai personaggi che voleva inserire e a che cosa rappresentavano per lui basandosi sul senso della comunità dell’Africa occidentale. Per lui, uno dei più giovani artisti chiamati a cimentarsi con The Cal, ha significato tornare alla sua infanzia e pensare alle persone che lo hanno ispirato nei suoi 28 anni. È diventato il racconto di quello che, agli occhi dell’artista, permette alle persone di essere «senza tempo». Per Gyasi si tratta per lo più della loro perseveranza e coerenza. «Quando guardi a un personaggio come Naomi, non è della mia generazione, ma è ancora un’icona per la mia generazione. Può succedere soltanto se sei davvero dedito al tuo lavoro e convinto dei tuoi valori», ha commentato Gyasi riferendosi alla supermodel Naomi Campbell, da lui ritratta in Timeless con il titolo di Time Stopper. All’interno del Calendario, l’artista ghanese ha sintetizzato queste idee in un suo manifesto dedicato a «coloro che potrebbero essere senza tempo» e destinato a incoraggiare le persone, soprattutto i giovani, a imparare, creare e a loro volta ispirare.

I personaggi di The Cal, da Margot Lee Shetterley ad Amanda Gorman

«Tutti i personaggi ritratti hanno saputo riconoscere le proprie capacità e si sono affermati. Hanno trovato il loro punto di forza, cambiando il proprio destino. È questo l’essere senza tempo. Le persone che lo sfidano non seguono ciò che pensa la società, non si lasciano influenzare da età, fama, denaro e sviluppano i propri talenti in modo autentico. Fanno cose che per molti appaiono straordinarie, ma per loro sono normalissime e sono state in grado di cambiare il proprio destino. Non tutti devono essere sotto i riflettori, ma possono cambiare la narrativa nel proprio campo o fare qualcosa di diverso, in grado di ispirare a propria volta altre persone». Uno dei protagonisti del Calendario è Sua Maestà Otumfuo Osei Tutu II, re dello storico impero Ashanti dell’Africa occidentale, ritratto al Manhyia Palace insieme alla sua delegazione reale, con il titolo Royalty. L’attrice statunitense Angela Bassett rappresenta Altruistic. La scrittrice Margot Lee Shetterly e la poetessa Amanda Gorman sono The Blueprint. Mentre l’artista contemporaneo ghanese Amoako Boafo è The Chosen One.

Presentato il Calendario Pirelli 2024: le foto di Prince Gyasi sono un inno alla cultura africana
Angela Basset (Calendario Pirelli 2024).

Anche Gyasi protagonista di un mese

Gyasi stesso si è dedicato un mese dal titolo Details. L’immagine scelta per la copertina e per uno dei mesi rappresenta invece lo Studious, un giovane Gyasi interpretato dal piccolo modello Abul Faid Yussif. Sullo sfondo di un vivido turchese, Yussif è ritratto mentre gioca con versioni in miniatura di alcuni degli oggetti che ritroviamo nelle pagine del Calendario: una chiave tenuta in mano da Angela Bassett, pezzi di un orologio provenienti dalla scenografia di Naomi Campbell, scale rosa su cui sale Amanda Gorman, una valigia azzurra trasportata dall’attore, regista, DJ e produttore Idris Elba, Man of Honour.

Presentato il Calendario Pirelli 2024: le foto di Prince Gyasi sono un inno alla cultura africana
Prince Gyasi (Calendario Pirelli 2024).

L’attrice e superstar internazionale Tiwa Savage è Resilience. Lo scrittore, il regista e produttore Jeymes Samuel è Visionary. L’imprenditore ed ex calciatore Marcel Desailly è Focus mentre la cantante, artista e attrice Teyana Taylor è Future Forward.

Michele Guardì, la Rai apre un’indagine interna per gli insulti omofobi e sessisti

La Rai ha dato mandato per l’apertura di un audit interno sui fatti che riguardano il regista Michele Guardi. La decisione è giunta dopo la messa in onda, martedì 28 novembre su Italia 1, di un servizio de Le Iene contenente alcuni fuori onda del regista de I fatti vostri, in cui si è lasciato andare a insulti omofobi e sessisti nei confronti dei colleghi.

Gli insulti rivolti anche a Giancarlo Magalli

«Levami sto fro**o di me**a da torno», oppure: «Che ca**o mastica la put**na?», e ancora: «Mi è passata la tr**a dietro?». Sono solo alcuni degli insulti presenti nei fuorionda di Michele Guardì, storico autore dei più importanti programmi di viale Mazzini. E tra le persone prese di mira spunta anche il collega e conduttore Giancarlo Magalli: «Magalli cane! Cane malato! Toglilo di lì», dice il regista nel servizio de Le Iene.

Michele Guardì, la Rai apre un'indagine interna per gli insulti omofobi e sessisti
La squadra del programma Rai “I fatti vostri”, di cui Guardì è autore (Imagoeconomica).

Guardì: «È successo 14 anni fa e nessuno si lamentò»

Immediata la replica di Guardì, che si è difeso dicendo: «Si tratta di una cosa di 14 anni fa e nessuno allora si lamentò di quello che successe. Hanno riso tutti, nessuno si è ribellato. Basta vedere quello che ha detto Magalli, che ha, tra l’altro, fatto presente che sono una persona molto invidiata. In ogni modo nessuno ha denunciato e il reato di insulto comunque si prescrive in cinque anni. È chiaramente una cosa pretestuosa, fatta per darmi fastidio», ha affermato all’Ansa. E a commentare l’accaduto è stato anche lo stesso Magalli: «Dovrei essere l’unico a sentirmi offeso, ma io conosco Michele e so come scherza con i cameramen. All’epoca del fuorionda fecero un compact disc. Certo è esecrabile, certe parole non andrebbero dette mai. Michele lavora da 40 anni in Rai, ha fatto anche quattro programmi insieme e tutti di successo».

Shannen Doherty, il tumore si è esteso alle ossa: «Non ho finito di vivere»

Shannen Doherty, nota al grande pubblico come la Brenda di Beverly Hills 90210, lotta dal 2015 contro un tumore che l’ha inevitabilmente costretta a prendersi del tempo per se stessa e per le cure. In un’intervista alla rivista People, l’attrice ha detto che il cancro si è esteso anche alle ossa ed è arrivato al quarto stadio, sottolineando però che quest’aspetto non le impedisca di continuare a lottare.

La separazione dal marito e la scelta di non avere figli

«Non ho finito di vivere», ha detto Shannen Doherty. «Non ho finito di amare. Non ho finito di creare. Non ho ancora finito di sperare di cambiare le cose in meglio. Semplicemente non ho finito, il mio ricordo più grande deve ancora arrivare». Poi l’attrice ha parlato anche del recente divorzio con Kurt Iswarienko, lasciato dalla donna dopo 11 anni a causa di un tradimento. In quell’occasione Shannen Doherty aveva scritto sui social: «Le uniche persone che meritano di essere nella tua vita sono quelle che ti trattano con amore, gentilezza e rispetto totale». Nell’intervista a People ha affrontato il tema anche in relazioni alle scelte prese dalla coppia, che avrebbe valutato in passato la possibilità di avere dei figli, ipotesi poi allontanata per via dell’età avanzata della donna e della sua malattia. «Non voglio che mia figlia, a 10 anni, debba seppellire sua madre», ha detto l’attrice. «La verità è che ho sempre voluto un figlio. Ma forse è destino che io debba essere madre in un altro modo».

Shannen Doherty
Shannen Doherty (Getty Images).

Il percorso della malattia: la remissione e il ritorno del cancro

Come detto, Shannen Doherty aveva rivelato al mondo nel 2015 di essere malata, con la diagnosi iniziale che era stata di cancro al seno. Per rimuovere lo stesso aveva subito una mastectomia e si era sottoposta a chemioterapia e radiazioni. Due anni dopo, nel 2017, tramite Instagram aveva detto di essere andata in remissione, ma nel 2019 il cancro è tornato con l’attrice che qualche tempo dopo aveva informato i fan della sua diagnosi di cancro metastatico al quarto stadio. A giugno 2023 la donna è stata sottoposta a un intervento di chirurgico per rimuovere un tumore al cervello. Così Doherty su questo tema: «Ha dovuto essere rimosso e sezionato per vedere la sua patologia. È stata sicuramente una delle cose più spaventose che abbia mai vissuto in tutta la mia vita».

«Quando ti chiedi: perché mi sono ammalato di cancro?»

Uno dei passaggi più significati dell’intervista è quello in cui Shannen Doherty parla dei suoi momenti di fragilità vissuti nel corso di questi ultimi otto anni e delle riflessioni che ha fatto per interrogarsi sul senso della vita: «Quando ti chiedi: perché io? Perché mi sono ammalato di cancro? Perché il cancro si è ripresentato? Perché sono al quarto stadio. Questo ti porta a cercare lo scopo più grande nella vita». E ancora: «La gente presume semplicemente che ciò significhi che non puoi camminare, non puoi mangiare, non puoi lavorare. Ti mettono al pascolo in tenera età. Noi siamo vivaci e abbiamo una visione molto diversa della vita. Siamo persone che vogliono lavorare, abbracciare la vita e andare avanti». Infine il desiderio dell’attrice che, attraverso la sua popolarità e l’aver sempre reso pubblico ogni aspetto della malattia, spera che «possano aumentare i fondi per la ricerca sul cancro e la visione della malattia presso l’opinione pubblica».

Costantino Vitagliano ricoverato in ospedale: «Ho una malattia rara»

Costantino Vitagliano è ricoverato in ospedale. Lo ha detto l’ex tronista di Uomini e Donne in un video sui social, in cui ha spiegato di trovarsi all’ospedale da una settimana per sottoporsi a degli accertamenti. «Sono qui per una cosa rara, talmente rara che, dopo tutti gli esami che sto facendo, non siamo ancora arrivati alla conclusione di quale sarebbe la migliore terapia da intraprendere», ha detto Vitagliano. Poi Costantino ha proseguito raccontando un dettaglio, da lui considerato un segno del destino, che riguarda colui che ha lanciato la sua carriera, Lele Mora: «Ma la cosa particolare è che oggi sono venuto a sapere, ho conosciuto il primario di questo ospedale. Guardate il caso, come colui che negli anni passati mi ha dato tanto e ringrazierò sempre ossia Lele Mora, anche il primario di questo ospedale si chiama SegraMora, sarà il mio destino che i Mora decidano il mio percorso di vita? Vediamo come andrà questa volta».

Unica di Ilary Blasi, il patriarcato di Totti e quel difetto di empatia

«Non solo mignotta. Pure ladra». Ilary Blasi non perde la sua vocazione di meme vivente nemmeno in Unica, il documentario Netflix in cui si racconta. O meglio, racconta senza filtri, con messaggi e screenshot alla mano, la fine del suo matrimonio con Francesco Totti dopo mesi di articoli di giornale, smentite, Rolex e borsette scomparsi e chi più ne ha più ne metta. Un lungo periodo in cui lei è sempre stata zitta. Memore, forse, dello scivolone della primavera 2022 quando a Verissimo bollava le prime voci sul tradimento del marito come una «figura di merda» dei giornali che ne avevano dato conto. «A riguardarmi sono stata una cretina», ammette ora lei visto che, alcune settimane dopo, arrivò ufficialmente l’annuncio della separazione.

Alla faccia della lotta per l’emancipazione della donna

Unica di certo è solo la versione della conduttrice: del resto l’ex Pupone aveva già ampiamente detto la sua in un’intervista non proprio leggera al Corriere della sera. Si è già detto che alcuni passaggi forse non sono così chiari e approfonditi (d’altronde si tratta di un prodotto che Ilary Blasi ha voluto, non di un’intervista scomoda in diretta sulla tivù generalista, ammesso che ancora se ne facciano). Che tanti dettagli (soprattutto quelli sessuali, sulla conta degli incontri intimi fra i due) si potevano evitare. Che a tratti sembra uno speciale di programmi come Alta infedeltà in onda sui canali Discovery, con un pizzico di Temptation Island senza il falò di confronto. Ma a passare abbastanza sottotraccia sono state alcune accuse che il volto di tante di edizioni dell’Isola dei famosi fa all’ex marito. Certo, Unica è uscito il 24 novembre. Un giorno prima della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Quindi ricamare su alcune richieste, che Totti avrebbe fatto a Blasi, perfette per l’epoca in cui è ambientato il film C’è ancora domani di Paola Cortellesi, avrebbe potuto risultare fuori luogo.

Anche il tassista guarda caso dà ragione a Totti

«Per far sì che io mi possa fidare di te non devi più vedere Alessia (l’amica che ha fatto da tramite alla conduttrice per un caffè con uno sconosciuto, ndr), devi cambiare numero, cancellarti dai social e smettere di lavorare». Queste sarebbero, secondo quanto raccontato in Unica, le condizioni poste dall'”ottavo re di Roma” alla moglie per salvare il matrimonio. Un ricattuccio da patriarcato col marchio di qualità. Al quale poi si aggiunge: «Lui continuava a ripetermi che avevo rovinato tutto: “Per colpa tua. L’hai voluto te”. Io mi sentivo in colpa e mi ci sono sentita per tanto tempo. Quasi lo giustificavo. Lo capivo», racconta Ilary Blasi commossa. Una dinamica che sarà pure un classicone della fine di tante storie, ma che è tossica e manipolatoria. Pur essendo accettata dai più. Soprattutto da chi non la vive sulla propria pelle o appartiene a una generazione per cui queste cose sono la normalità. Non a caso il tassista che in Unica accompagna la protagonista dà candidamente ragione a Totti creando un po’ di disappunto sul volto della conduttrice. Che sdrammatizza consigliando al driver di rimanere concentrato e guardare la strada. Che forse è meglio.

Unica di Ilary Blasi, il patriarcato di Totti e quel difetto di empatia
Uno dei passaggi chiave del documentario Netflix Unica su Ilary Blasi.

«La stampa era sempre contro di me. Lui è il campione. Io l’ex letterina»

Che Totti sia molto più amato di Ilary Blasi è innegabile. Che ci sia una sorta di timore reverenziale nei suoi confronti l’ha ammesso anche Roberto D’Agostino quando da Mara Venier ha spiegato il motivo per cui i giornali non hanno pubblicato le immagini del calciatore con la nuova compagna Noemi Bocchi fino all’annuncio ufficiale della fine del matrimonio. Un epilogo che probabilmente ha reso la presentatrice ancora più antipatica al pubblico della tivù mainstream (e forse anche ai media). Già il suo essere un po’ caustica e poco empatica la rende molto diversa dai colleghi che conducono programmi simili ai suoi. Poi i Rolex scomparsi, ora il documentario. Lei ne è consapevole: «La stampa era sempre contro di me. Lui è il campione. Io l’ex letterina», spiega in Unica.

Unica di Ilary Blasi, il patriarcato di Totti e quel difetto di empatia
Francesco Totti e Noemi Bocchi (Getty).

Un’uscita che qui e là è stata contestata. Ma non è sacrosanto che, dopo aver condotto anche programmi di punta dell’ammiraglia di Mediaset (con risultati altalenanti), lei voglia smarcarsi da un’esperienza di oltre 20 anni prima dopo la quale di acqua sotto i ponti ne è passata e non poca? C’è di buono che, visti i risultati che l’opera lanciata da Netflix potrebbe conquistare, tra qualche mese Ilary Blasi forse verrà ribattezzata «quella di Unica, il revenge documentario contro Francesco Totti».

Unica di Ilary Blasi, il patriarcato di Totti e quel difetto di empatia
Ilary Blasi durante il documentario Netflix Unica.

Netflix, Prime Video e Disney+, le novità in streaming a dicembre 2023

L’ultimo mese del 2023 ha in serbo interessanti novità sulle piattaforme streaming. A dicembre su Netflix, Disney+ e Amazon Prime Video sono in arrivo film e serie tivù fra le più attese dell’anno. In vista delle festività natalizie, gli streamer hanno preparato un cartellone di uscite che accompagnerà tutti gli appassionati fino alle prime settimane del 2024. Sulla piattaforma di Bob Iger, spazio a un documentario che ripercorrerà la vita della grande Raffaella Carrà e al nuovo adattamento del fantasy di Rick Riordan Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo. Netflix invece proporrà Berlino, spin-off de La casa di Carta e le attese puntate finali di The Crown 6, oltre al nuovo film di Zack Snyder Rebel Moon.

Netflix, le migliori novità di dicembre 2023 fra serie tivù e film

Fra le produzioni italiane più attese del 2023, Odio il Natale 2 sbarcherà su Netflix il 7 dicembre. La trama seguirà ancora una volta Gianna (Pilar Fogliati), pronta a festeggiare il suo primo 25 dicembre in coppia, quando un arrivo inaspettato cambierà i suoi piani. Nel cast torneranno, oltre alla protagonista, Nicolas Maupas, Fiorenza Pieri e Beatrice Arnera, cui si aggiungerà la new entry Fortunato Cerlino. Il 12 dicembre toccherà a Under Pressure, serie sportiva che permetterà di seguire la preparazione al Mondiale di calcio femminile della Nazionale americana. Due giorni dopo invece approderanno su Netflix le puntate finali di The Crown 6, ultima stagione sulla corona inglese, pronte a raccontare l’amore fra William e Kate. Il 29 dicembre invece, l’anno si chiuderà con Berlino, spin-off de La casa di Carta con Pedro Alonso ancora una volta nei panni dell’omonimo protagonista.

Il cartellone di Netflix prevede l’arrivo di numerosi film. Il 15 spazio a Galline in fuga: L’alba dei nugget, atteso sequel del film in stop motion campione di incassi del 2000. Dopo le avventure del primo capitolo, Gaia e Rocky vivono su un’isola da sogno, dove danno alla luce un pulcino. Nuove minacce però metteranno ancora una volta a rischio le loro vite. Il 20 dicembre sarà disponibile poi Maestro, film di e con Bradley Cooper nei panni di Leonard Bernstein. Nel cast anche Carey Mulligan e Maya Hawke. Il 22 dicembre approderà su Netflix Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco, l’ultima opera di Zack Snyder. Ambientato ai confini della galassia, segue le vicende di una piccola colonia minacciata dall’esercito di un tiranno. Per salvarsi, farà affidamento su una donna dal passato oscuro e un gruppo di guerrieri. Nel cast Sofia Boutella, Charlie Hunnam e Ray Fisher.

Disney+, da Indiana Jones a Raffa: il meglio del mese di dicembre

Dicembre sarà ricco di appuntamenti anche su Disney+. Lo streamer di Bob Iger ha in serbo grandi novità soprattutto per le festività natalizie. Il 20 dicembre infatti approderà Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, serie che adatta i romanzi fantasy di Rick Riordan. La prima stagione della serie seguirà gli eventi del libro Il ladro di fulmini, con il giovane figlio di Poseidone sulle tracce di una reliquia magica scomparsa nel nulla. Nel cast anche il compianto Lance Reddick (John Wick e American Horror Story) nei panni di Zeus. Venerdì 22 sarà il turno della seconda stagione di What If…?, serie animata dei Marvel Studios che guida i fan in un universo parallelo rispetto al Marvel Cinematic Universe. Grande attesa infine per il 27 dicembre, quando arriverà Raffa, docuserie in tre episodi diretta da Daniele Luchetti che racconta vita e carriera di Raffaella Carrà.

Quanto ai film, il 15 dicembre arriverà su Disney+ Indiana Jones e il quadrante del destino, quinto e ultimo capitolo della saga di avventura con Harrison Ford. L’archeologo più famoso del cinema, ormai stabilitosi in America dopo gli anni nel Regno Unito, dovrà andare alla ricerca di un manufatto di Archimede in grado di cambiare il corso del tempo. Parallelamente al film, uscirà anche il documentario Eroi senza tempo con cui scoprire la nascita e la creazione del personaggio grazie a interviste a Steven Spielberg, George Lucas e lo stesso Harrison Ford.

Prime Video, le novità in streaming sulla piattaforma di Amazon

Eddie Murphy e Christian De Sica saranno invece i volti di punta del dicembre di Amazon Prime Video. La star di Hollywood, atteso su Netflix anche da Beverly Hills Cops 4, mercoledì 20 sarà protagonista del film Buon Natale da Candy Cane Lane al fianco di Tracee Ellis Ross e Nick Offerman. Vestirà i panni di un uomo mosso dal solo obiettivo di vincere il concorso per la casa meglio addobbata del quartiere, tanto da finire spesso in guerra con i vicini. Il comico italiano invece sarà protagonista sulla piattaforma streaming giovedì 21 con i sei episodi della serie Gigolo per caso diretta da Eros Puglielli. Nel cast anche Pietro Sermonti, volto di un giovane che un giorno scopre che suo padre lo ha sempre tenuto all’oscuro della sua professione. In profonda crisi economica, decide di seguirne le orme. Nel cast anche Ambra Angiolini, Frank Matano, Asia Argento e Virginia Raffaele.

Su Amazon Prime Video, inoltre, l’1 dicembre sbarcherà un documentario su Rocco Hunt che, partendo dai primi 2000, ne racconterà l’ascesa nel panorama musicale italiano. Il 12 dicembre invece sarà il turno della serie Reacher 2 con Alan Ritchson nei panni dell’investigatore nato dalla penna di Lee Child negli Anni 90. Con tre compagni d’arme, dovrà indagare sulla morte improvvisa della sua ex unità nei Marines. Infine, il 15 dicembre uscirà su Prime Me contro Te – La famiglia reale 2. Luì e Sofì (Luigi Calagna e Sofia Scalia), dopo il loro viaggio intorno al mondo, saranno nuovamente a corte con i nipoti della regina, dando vita a simpatici e divertenti sketch.

Pupo e la vittoria “rubata” a Sanremo 2010: «Interferì il Quirinale e accettai il secondo posto»

Un’intervista senza filtri, con almeno due titoloni regalati ai posteri e già diventati virali. Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, si è lasciato andare parlando con la Repubblica. Innanzitutto ripercorrendo un’ingiustizia subita, secondo lui, durante il Festival di Sanremo nel 2010, quando partecipò con Emanuele Filiberto di Savoia e il tenore Luca Canonici con il brano Italia amore mio. Stando al suo racconto, pare che addirittura il Quirinale abbia interferito con la vittoria.

La sparata di Pupo: «Sono io ad aver accettato il secondo posto»

Per Pupo non ci sono dubbi: il suo brano fu vittima di un complotto da parte del Colle: «La canzone è stata scritta interamente da me. Musica e parole. Diedi parte dei diritti del brano al principe Emanuele Filiberto per far diventare la canzone credibile, ma lui non c’entrava nulla. Lo dico oggi per svincolarlo da tutte le responsabilità. Quel giorno ho goduto anche perché avevo previsto che la nostra canzone sarebbe stata eliminata la prima sera, ma poi sarebbe stata ripescata e infine avrebbe vinto il Festival. Il trio era un progetto nato a tavolino. Ma da lì a dire che era la canzone più brutta del secolo ce ne corre. Vuol dire un attacco contro il principe, non solo contro di me. Quando la canto per gli italiani nel mondo, si commuovono. E poi, a dirla tutta, la canzone non solo è arrivata seconda ma aveva vinto il festival, sono io ad aver accettato il secondo posto». In che senso?

Il presunto intervento del Quirinale con i vertici Rai

Pupo ha spiegato la sua versione dei fatti: «Prima della finale i vertici Rai avevano ricevuto una telefonata dalla presidenza della Repubblica (all’epoca c’era Giorgio Napolitano, morto a settembre 2023, ndr), temevano lo scandalo di un rappresentante di casa Savoia al primo posto a Sanremo. Avevano capito che avremmo vinto osservando il picco di ascolti record della serata in cui avevamo ospitato Marcello Lippi: quella sera si ruppe la chitarra, ci fu un attimo di impasse e allora Lippi fece un promo della canzone, cosa che non si poteva fare. Sabato mattina mi dissero che mi squalificavano e che avrei cantato solo come ospite; risposi che, pur avendo partecipato sei volte, non avevo mai vinto Sanremo: “Mi toglierete la vittoria lunedì mattina, ma io stasera vinco il Festival e poi ci vediamo in tribunale”. Pensarono a un accordo, mi proposero secondo, dissi: “Secondo va bene”».

L’altra bordata al Grande Fratello: «Mai visto un minuto»

Il cantautore ha poi ammesso di sentirsi un «discreto conduttore televisivo». Oggi però «non farei più un programma giornaliero, mi ha salvato economicamente ma ho già dato. Fare i giudici nei talent, poi, è assurdo, tutti protagonisti. Per due anni ho fatto l’opinionista del Grande Fratello, c’era la pandemia e avevo poco da fare: ma non ho mai visto un minuto del Grande Fratello in vita mia. C’era chi lo seguiva per me, un autore tv. Io non avevo la forza di guardarlo per quanto mi faceva cag*re».

Eleonora Giorgi e il tumore: «Due anni fa i sintomi, voglio dare coraggio a quelli come me»

È un periodo non facile quello vissuto da Eleonora Giorgi, nota attrice di Borotalco. La 70enne ha scoperto di avere un tumore al pancreas, lo stesso che ha colpito Fedez e Steve Jobs. In un’intervista per il Corriere, la vincitrice del David di Donatello ha raccontato la scoperta della malattia, il suo stato d’animo e il lungo percorso di cure che dovrà affrontare. «Ho esorcizzato molte paure documentandomi subito, insieme ai miei figli. Scoprirlo per tempo è decisivo. E ovviamente ho esaminato gli altri casi noti, come quello di Fedez e di Steve Jobs. Mi ha sorpreso scoprire che Jobs per lungo tempo si è affidato a cure alternative. Io ho piena fiducia nella scienza», ha detto.

I primi sintomi nel 2021: «Non ho approfondito»

L’attrice ha scoperto da poco di avere un’adenocarcinoma al pancreas, tuttavia ha spiegato di aver avuto i primi sintomi nel 2021: «Due anni fa gli esami di routine mi avevano diagnosticato una glicemia alta: i medici la imputavano a una dieta scorretta, io che mangio in modo così frugale! O in alternativa davano la colpa alla vita sedentaria del Covid. Per scrupolo avevo fatto un’ecografia al pancreas che non evidenziava nulla, avrei dovuto approfondire. Sono qui per dire proprio di non trascurare nessun segnale». La diagnosi è arrivata tra ottobre e novembre del 2023 in modo del tutto casuale: «Avevo un forte raffreddore e il 26 ottobre, cinque giorni dopo il mio settantesimo compleanno, mi sono ritrovata a fare la mammografia. In quel momento è arrivato un brutto colpo di tosse. “Già che ci sono farei una lastra”, ho detto all’ecografista. E quell’angelo: “Signora prenoti una tac”».

La diagnosi e il pensiero rivolto ai suoi figli

«L’esame ha rivelato dei piccoli noduli, di cui due frastagliati. Lo pneumologo mi ha prescritto una Pet che ha portato alla luce il carcinoma al pancreas. Se i noduli ai polmoni fossero stati metastasi ora avrei un anno e mezzo di vita davanti. Invece la biopsia ha detto che dopo la chemioterapia potrò operarmi», ha raccontato Eleonora Giorgi. Che ha continuato: «All’inizio ho pensato in modo egoista che se dovevo morire, beh pazienza: ho vissuto una vita incredibile e invecchiare non mi piace per nulla. Poi mi sono guardata intorno e ho visto i miei figli Andrea e Paolo addolorati, ho sentito il loro grande amore: tra le cose positive di questo momento c’è l’essere al centro dei loro cuori».

L’attrice ne parla pubblicamente per dare coraggio

Spesso si accusano i vip di parlare troppo apertamente anche di questioni private. Non è il caso della Giorgi, la quale ha sottolineato di voler dare coraggio a tutte le persone che stanno vivendo questa situazione come lei: «Ho pensato che posso essere d’esempio agli altri. Anche durante le biopsie ho messo in atto le mie doti di attrice, come quando non dovevo neppure muovere le ciglia per sembrare morta. Sono stata così immobile che i medici mi hanno fatto i complimenti. Voglio dare coraggio a chi combatte come me, ci sono anche tanti giovani e questo mi addolora. Mi servirà anche per non buttarmi giù: perderò i capelli, le sopracciglia, ma quei momenti mi daranno il pretesto per truccarmi, indossare un turbante nero o una parrucca vaporosa. Sentirmi viva». Non manca, però, la paura di iniziare il ciclo di chemio mercoledì 29 novembre: «Mercoledì inizierò il ciclo di chemioterapia all’Humanitas di Milano. Mi hanno detto che con il primo potrei dormire anche per tre giorni, tanto sarà forte. Dovrò ripetere le terapie ogni 15 giorni. Ma ho deciso di combattere con determinazione».

Unica, Ilary Blasi su Totti: «Mi sono sentita stupida, poi ho provato rabbia e delusione»

Silenzio tutti, adesso parla Ilary Blasi. Unica è il docufilm di Netflix prodotto da Banijay Italia dove la conduttrice accetta di parlare per la prima volta a 360 gradi della fine della sua storia d’amore con Francesco Totti, ex capitano della Roma. Il nodo centrale del suo racconto è il tradimento dell’ex marito con Noemi Bocchi, con la quale Er Pupone fa coppia fissa ormai da mesi. «Non potevo credere che l’uomo che è stato accanto a me per 20 anni, che ha sempre detto di amarmi, che giurava che senza di me non poteva vivere, avesse fatto una cosa del genere: mi sono sentita stupida, poi ho provato delusione, schifo, un po’ di rabbia», ha ammesso la conduttrice.

Il racconto di Ilary tra lacrime e rabbia

Nel docufilm di Netflix, la conduttrice si lascia andare a risate ma anche tante lacrime per una storia d’amore durata 20 anni. Quando esce il nome di Noemi Bocchi per la prima volta, lei pensa a una bufala. Chiede lo stesso all’ex marito che nega: «Giura davanti a me e davanti ai miei figli che era tutto inventato. Lo giura». Quando Ilary Blasi va a Verissimo per lanciare la nuova edizione dell’Isola dei famosi non ha dubbi e attacca tutti, tra stampa e malelingue per difendere la sua famiglia: «Lui mi aveva rassicurato: puoi dire quello che vuoi, non ho niente da nascondere. E io sono andata lì come un kamikaze, a bomba: a riguardarmi una cretina».

I primi sospetti e l’investigatore privato

I primi sospetti cominciano quando Francesco Totti porta la figlia più piccola fuori a pranzo e la bambina torna casa con tanti giocattoli nuovi. «Mi dice che sono dei regali, che ha conosciuto nuovi amichetti. Mi dice i nomi e a quel punto mi ricordo dagli articoli di giornale che questa ragazza aveva dei figli. Inizio a unire i puntini e faccio delle chiamate per scoprire come si chiamavano i ragazzini: coincideva tutto. E prendo coscienza del fatto che è tutto vero», ha spiegato la conduttrice che successivamente si è rivolta a un investigatore privato. «Volevo vedere con i miei occhi e volevo avere delle prove, perché Francesco non l’avrebbe mai ammesso. La sera del 2 luglio dice che ha una cena. Io riesco a trovare il civico dove abitava la ragazza, arriviamo e c’era la macchina parcheggiata. Ho fatto una foto all’auto, ma sono stata zitta. L’investigatore si è fatto sgamare, siamo al tragicomico: quindi Francesco sa che io so. A questo punto gli dico: dai basta, so tutto. Lo mette all’angolo, ammette ma ne parla come di una frequentazione leggera: era bravo a dire cazzate», ha detto la Blasi. «È stata un’umiliazione come donna e come madre», conclude.

Il film di Paola Cortellesi sfonda i 20 milioni di incassi, eppure il ministero della Cultura negò i finanziamenti

C’è ancora domani di Paola Cortellesi ha sfondato il muro dei 20 milioni di incassi oltre ad aver riacceso il dibattito sulla violenza domestica e di genere. Cortellesi è la prima regista donna italiana a tagliare questo traguardo, raggiunto finora solo da 21 film e sette registi italiani. C’è ancora domani è diventato, inoltre, il terzo miglior incasso dell’anno dietro solo a Barbie e Oppenheimer, ed è entrato nella top 50 degli incassi della storia al box office italiano.

C’è ancora domani è al 49esimo posto nella classifica assoluta degli incassi in Italia

Una pellicola italiana non incassava così tanto da Tolo Tolo di Checco Zalone, che nel 2020 ottenne un formidabile incasso di 46 milioni di euro. Il film di Cortellesi si trova ora al 49esimo posto nella classifica assoluta dei maggiori incassi della storia italiana, superando La Bella e la bestia di Bill Condon che è al 50esimo posto con 20.508.534 euro. Insieme a Zalone, gli altri sei registi che hanno raggiunto il traguardo di Cortellesi sono: Gennaro Nunziante con Quo vado (65 milioni), Sole a catinelle (51 milioni) e Che bella giornata (43 milioni), Roberto Benigni con La vita è bella (31 milioni), Luca Miniero con Benvenuti al Sud (29 milioni), Aldo, Giovanni, Giacomo e Massimo Venier con Chiedimi se sono felice (28 milioni), Neri Parenti con Natale sul Nilo (28 milioni), Leonardo Pieraccioni con Il ciclone (28 milioni) e Paolo Genovese con La banda dei babbi natale (21 milioni).

Il ministero della Cultura ha negato i finanziamenti al film

E dire che la pellicola dei record era stata considerata «opera di scarso valore» dal ministero della Cultura, che negò i finanziamenti pubblici alla sua produzione. Come riportato da Repubblica, a farlo notare è stato  Alberto Pasquale, direttore dell’Umbria film commission, che in un post polemico su Facebook aveva scritto: «Oggi tutti bravi a cantare le lodi del film di Paola Cortellesi, ma per il Bando contributi selettivi 2022 – II sessione, nella categoria «produzione di opere cinematografiche di lungometraggio di particolare qualità artistica e film difficili con risorse finanziarie modeste», il progetto si è classificato al 51mo posto, l’ultimo, in quanto «opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale». Il film aveva partecipato al bando per le produzioni con un costo superiore ai cinque milioni, da sostenere con un contributo selettivo pubblico. Fonti ministeriali hanno spiegato che erano solo tre i film finanziabili per regolamento, ma ne erano stati presentati cinque: Rapito di Marco Bellocchio, Comandante di Edoardo De Angelis, Confidenza di Daniele Luchetti, Le assaggiatrici di Silvio Soldini e C’è ancora domani di Cortellesi, unica regista donna. I finanziamenti della commissione sono andati ai primi tre.

Il Mic: «La bocciatura risale al 12 ottobre 2022, Sangiuliano ha giurato il 22»

Immediata la risposta del Mic. «La decisione della commissione che ha bocciato il film di Paola Cortellesi porta la data del 12 ottobre 2022. Il ministro della Cultura allora in carica, che ha nominato la commissione, non era Gennaro Sangiuliano che ha giurato il 22 ottobre 2022», ha precisato l’ufficio stampa del ministero in una nota. «Le date non mentono. La bocciatura di questo film di grande successo, diventato il simbolo della lotta delle donne contro la violenza di genere, non è imputabile a un organismo nominato dal ministro Sangiuliano né è avvenuto in data in cui lui era in carica. Spiace, infine, che questa polemica sia inserita nel discorso più generale legato a questo importante tema. Il ministero della Cultura è in prima fila, con le sue nuove attività presentate qualche giorno fa insieme ai ministri Giuseppe Valditara ed Eugenia Roccella, per promuovere una cultura del rispetto e dell’educazione».

Pier Luigi Bersani esordisce come attore al fianco di Milena Vukotic

Tra i fondatori del Partito democratico, ex governatore dell’Emilia-Romagna negli Anni 90, politico di lunghissimo corso, ministro, scrittore e ora, a 72 anni, anche attore. Pier Luigi Bersani esordisce infatti al cinema, tra i protagonisti del corto Coupon – Il film della felicità di Agostino Ferrente, che verrà presentato il 29 novembre al Torino film festival.

La trama del cortometraggio

Il regista ha riunito nel cast anche il cantautore Andrea Satta, Milena Vukotic, la poetessa Maria Grazia Calandrone e Paolo Lombardi. Testimonial di un manifesto, salumiere, cassiere di un supermercato, giocatore di bocce e rider: sono i molti ruoli-cameo che con grande ironia Bersani ricopre nel suo esordio al cinema. Il corto dura 20 minuti e vede come protagonista Andrea, che si aggira per una Roma deserta d’agosto con la sua bicicletta per comprare scatolette di tonno, con le quali accumula punti per vincere il misterioso Coupon della felicità.

Jamie Foxx e Axl Rose accusati di molestie sessuali negli Usa

Jamie Foxx accusato di molestie sessuali. L’attore premio Oscar è stato citato in giudizio da una donna, che ha preferito mantenere l’anonimato, per eventi risalenti al 2015. Contemporaneamente, un’ex modella ha denunciato il frontman dei Guns’n’Roses Axl Rose per averla stuprata nel 1989, trascinandola sul letto come «un uomo delle caverne». Azioni legali contro la star del cinema Cuba Gooding Jr., emessa anche una convocazione per il magnate della musica Jimmy Lovine. Cosa sta accadendo negli States? Come hanno rivelato l’Hollywood Reporter e il New York Post, le cause sono state presentate ai sensi dell’Adult Survivors Act di New York, che aveva aperto una finestra di un anno per presentare denunce di abusi altrimenti vietate dai termini di prescrizione. E il termine ultimo è proprio giovedì 23 novembre. Nella stessa serie rientrano le accuse al rapper Puff Daddy e all’ex Ceo dei Grammy Neil Portnow.

L'attore Jamie Foxx e il cantante Axl Rose accusati di abusi. Denunce anche contro l'attore Cuba Gooding Jr. e il produttore Jimmy Iovine.
Axl Rose sul palco con Slash dei Guns’n’Roses (Getty Images).

Jamie Foxx e Axl Rose, i dettagli delle denunce depositate a New York

Per quanto riguarda Jamie Foxx, i fatti risalirebbero al 2015 nel Catch di Manhattan, un bar-ristorante della Grande Mela. L’attore avrebbe avvicinato e palpeggiato una donna, che non ha rivelato la sua identità, sul terrazzo del locale durante una serata di gala. Stando all’accusa, le avrebbe infilato le mani nei pantaloni per raggiungere le parti intime. Come riporta il New York Post, le guardie del corpo della star, pur avendo notato l’aggressione, avrebbero fatto finta di nulla per non mettere in cattiva luce l’attore. Jamie Foxx non sarebbe andato oltre, poiché bloccato dall’arrivo sulla scena di un’amica della donna.

L'attore Jamie Foxx e il cantante Axl Rose accusati di abusi. Denunce anche contro l'attore Cuba Gooding Jr. e il produttore Jimmy Iovine.
Jamie Foxx a un evento di gala nel 2022 (Getty Images).

Presentata a New York anche una denuncia contro Axl Rose, cantante della rock band Guns’n’Roses. L’ex modella della rivista erotica Penthouse Sheila Kennedy ha accusato l’artista di averla legata e sodomizzata contro la sua volontà nel 1989. Allora 26enne, la ragazza avrebbe incontrato Rose in un club newyorkese e lo avrebbe seguito nel suo albergo per partecipare a un party con champagne e cocaina. Durante la festa, il rocker le avrebbe proposto sesso di gruppo con un’altra modella e l’amico Riki Ratchman, futuro conduttore per Mtv. Di fronte al rifiuto di Kennedy, Rose l’avrebbe presa con la forza, «come un uomo delle caverne», e trascinata sul letto prima di abusare di lei. «La mia carriera e la mia vita sentimentale sono state danneggiate», ha dichiarato Kennedy, cui è stata diagnosticata ansia e una forma di depressione.

Sotto accusa anche Cuba Gooding Jr. e Jimmy Iovine

La scadenza del termine per presentare denunce di abusi sessuali risalenti ad anni orsono ha provocato una serie di azioni legali contro le star dello spettacolo. L’Hollywood Reporter ha confermato l’emissione di una convocazione per Jimmy Iovine, produttore discografico nonché cofondatore delle etichette Interscope Records e Beats by Dr. Dre. Una donna, anche in questo caso protetta dall’anonimato, lo ha accusato di molteplici abusi sessuali nell’agosto 2007, alcuni dei quali avvenuti sempre a New York. In tribunale anche Cuba Gooding Jr., premio Oscar per Jerry Maguire. Jasmine Abbay e Kelsey Harbert hanno infatti denunciato l’attore per «comportamento maligno, intenzionale e oltraggioso». In due locali di New York, l’interprete nel 2019 avrebbe baciato senza consenso la prima, che lavorava come cameriera, e palpato il seno della seconda.

L'attore Jamie Foxx e il cantante Axl Rose accusati di abusi. Denunce anche contro l'attore Cuba Gooding Jr. e il produttore Jimmy Iovine.
L’attore Cuba Gooding Jr. alla Corte Suprema di New York (Getty Images).

Fedez: «Morgan non è stato cacciato da X Factor per le polemiche durante il live»

Continua la settimana di fuoco che ha al centro X-Factor, le liti tra i giudici e il licenziamento di Morgan. La decisione di allontanarlo, presa congiuntamente da Sky e Fremantle, ha innescato altre pesanti reazioni, con l’ex giudice che a Striscia la notizia aveva rincarato la dose continuando ad attaccare il programma e gli altri suoi colleghi. A questo nuovo attacco ha risposto, sempre tramite il programma di Antonio Ricci, Fedez, secondo il quale la scelta dell’azienda Sky non sarebbe figlia di quanto avvenuto in onda, ma di comportamenti violenti che Morgan avrebbe avuto al termine dello show, ripresi dalle telecamere ma non andati in onda.

I comportamenti di Morgan e i pugni alla porta

Così Fedez a Valerio Staffelli durante la consegna del Tapiro d’oro: «Morgan non è stato mandato via per il “vaffa” ad Ambra, la depressione, il litigio con Dargen o la battuta su Ivan Graziani. Sky è stata costretta a cacciarlo per dei comportamenti gravissimi che ha tenuto nei confronti di altre persone fuori dalla diretta, ma ripresi dalle telecamere». E ancora, sulle accuse rivoltegli da Morgan, secondo il quale il rapper lo avrebbe aggredito verbalmente e fisicamente al termine della quarta puntata di X Factor: «Le affermazioni sono talmente gravi che ho già chiamato Marco (Morgan, ndr): se non smentirà, l’unico modo per far emergere la verità è un’aula di giustizia. Io non ho sfiorato Morgan con un dito e non ho nemmeno tirato pugni al suo camerino. La verità è il contrario».

La cricca di Fedez e il sistema che dominerebbe X Factor

Tra le principali accuse rivolte da Morgan a X Factor ci sarebbe soprattutto quella che riguarda la presunta cricca di personaggi amici di Fedez e delle case discografiche che sarebbero in grado di decidere tutto quello che accade nel programma. Il rapper ha così smentito questa visione: «Mi è stato detto che Morgan sarebbe stato uno dei giudici ad aprile. Io non lo volevo a quel tavolo. Per una serie di motivi, che vanno dai carichi pendenti che ha, molto gravi, dal comportamento poco professionale che ha dimostrato negli anni». Fedez ha lanciato poi una nuova bomba: «E anche per gli atteggiamenti aggressivi e violenti che ha avuto nelle passate edizioni nei confronti di alcune lavoratrici di Sky. Lui è stato mandato via quando avevo 23 anni per questo». Queste le frasi utilizzate per sottolineare come lui non centri nulla nelle scelte di Sky, che ha «preso la decisione e ci ha fatto passare un po’ come se fossimo conniventi. Ma nessuno ci aveva chiesto se fossimo d’accordo. Il badile ci è venuto in faccia. Ad oggi sembra che il Licio Gelli Fedez e la P2 Dargen, Ambra e Michielin hanno deciso di mandarlo via».

«Morgan mandato via per altro»

Fedez a Striscia la notizia ha anche sottolineato che «Morgan non è stato mandato via per le cose viste in video», ma che la decisione sia arrivata «per cose che sono state dette off diretta ma non off camera, molto, molto gravi e violente, che riguardano non me». Poi il rapper ha invitato Striscia ad andare dai vertici di Sky per farsi raccontare cosa c’è in questi filmati, in quanto ci sarebbero «altre cose rispetto a quelle che dice lui (Morgan,ndr). Sky sapeva che Morgan era così e che sarebbe finita così: non voleva cacciarlo, è stata costretta perché sono successe cose gravissime». L’azienda televisiva, da parte sua, ha fatto sapere che non ci siano altre immagini tenute nascoste, anche se nella puntata del 23 novembre verranno messi in onda dei materiali inediti relativi alla scorsa settimana.

Morgan
Morgan (Imagoeconomica).

La controreplica di Morgan: «Fedez ha paura di morire»

Morgan, nel frattempo, continua con i suoi attacchi al format e ai suoi ex colleghi giudici. Nella chat che ha creato con alcuni giornalisti per il lancio del suo nuovo disco, ha scritto messaggi del tipo: «Hanno affidato gli Astromare ad Ambra? Così qualcuno le insegna il do maggiore». E poi, per replicare a Fedez: «Sei un ragazzo di 33 anni a cui importa solo dei soldi, perché non hai altri interessi. Sono io che ti dovrei denunciare». A questa frase ha fatto seguito un altro messaggio: «Fedez è un ragazzo, dice cose da ragazzo. Ha paura di morire perché ha una grave malattia che lo attanaglia, è sull’orlo dell’abisso per una condizione di umore che gli ha tolto la vitalità. Comprendo le sue debolezze… a loro stavo sui c… perché li facevo sentire ignoranti, ma giuro che non era mia intenzione. Ho sempre abbassato il livello dei miei interventi perché fossero il più possibile comprensibili anche da loro».

Fiorella Mannoia cambia la sua canzone: «Quando una donna dice no è no»

Fiorella Mannoia ha deciso di cambiare il finale a una delle sue canzoni più famose. Si tratta di Quello che le donne non dicono, brano diventato una sorta di manifesto generazionale e che si conclude con la frase: «Ti diremo ancora un altro sì». Una scelta che la cantante ha spiegato a Repubblica e che riguarda il momento attuale, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Fiorella Mannoia ha confessato di non essere mai stata convinta della frase finale e che durante il concerto del 22 novembre all’EuropAuditorium la canzone cambierà forma.

Mannoia: «Quando una donna dice no è no»

Fiorella Mannoia ha spiegato: «È un brano a cui sono molto legata, scritto da Enrico Ruggeri e da Luigi Schiavone e che ho portato a Sanremo nel lontano 1987… Ma ho deciso di cambiare il finale perché era giusto: dicevo sempre “Ti diremo ancora un altro sì”, ma non è mica vero. La cantavo e pensavo “non è mica detto, perché danno per scontato che dobbiamo dire un sì?”. Potrebbe essere un forse, o un no. E quando una donna dice no, con qualsiasi vestito, in qualsiasi circostanza e condizione, è no».

La cantante: «La violenza sulle donne sembra senza soluzione»

Poi ha parlato del momento attuale: «Ci si rende conto che la violenza sulle donne sembra essere una cosa che non trova soluzione, anzi pare che le cose stiano peggiorando, e oggi la rete divulga di più le notizie delle violenze e questo ci dà la dimensione del fenomeno. È una guerra e a innescarla è sempre lo stesso movente. Un uomo che non accetta la volontà di una donna. Ma a preoccuparmi è anche il fatto che alla violenza ci si abitui, per questo è fondamentale mantenere i riflettori puntati. Va abolita l’abitudine di colpevolizzare le vittime e di giustificare il carnefice. C’è ancora molto da fare, ed è un percorso che possiamo fare solo tutti insieme, perché siamo tutti vittime di stereotipi, uomini e donne. Io credo che per cambiare mentalità dovremmo cominciare a parlare nelle scuole già ai bambini delle elementari, che sono più ricettivi. Bisogna insegnare il rispetto reciproco, nei confronti delle donne, del diverso, in generale per insegnare il rispetto umano».

È morta Anna Kanakis, l’attrice aveva 61 anni

Dopo una breve malattia, si è spenta a 61 anni Anna Kanakis, attrice e scrittrice. Nata a Messina, figlia di padre greco e di madre siciliana, ad appena 15 anni venne eletta Miss Italia a Sant’Eufemia d’Aspromonte: fu la prima reginetta così giovane, dopo una modifica del regolamento. Kanakis cominciò la sua carriera come modella poi su consiglio di Giuseppe Tornatore cominciò a lavorare come attrice. Negli Anni 80 girò oltre decine di film e fiction per la tv. Tante le commedie brillanti degli inizi, diretta da Castellano e Pipolo e da Sergio Martino in Attila flagello di Dio (1982), Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio ( 1983), Acapulco, prima spiaggia… a sinistra (1983). Dopo piccoli ruoli, nel 1989 arrivò la prima parte drammatica nei panni della “banditessa” in ‘o Re di Luigi Magni con Giancarlo Giannini e Ornella Muti. Seguito l’anno successivo da L’Avaro di Molière, diretto da Tonino Cervi e con Alberto Sordi. In tv girò fiction di successo come Vento di ponente (2002), L’Inchiesta (2006) diretta da Giulio Base e infine La Terza Verità (2007) con la regia di Stefano Reali.

È morta Anna Kanakis, l'attrice aveva 61 anni
Anna Kanakis eletta Miss Italia (Ansa).

La parentesi politica nell’Udr fondato da Cossiga e la carriera di scrittrice

Dopo una breve parentesi politica da responsabile nazionale Cultura e Spettacolo dell’Unione Democratica per la Repubblica (Udr), il partito fondato da Francesco Cossiga, Kanakis cominciò la sua seconda carriera di scrittrice esordendo nel 2010 con il romanzo Sei così mia quando dormi. L’ultimo scandaloso amore di George Sand (Marsilio Editori). Nel 2011 uscì il suo secondo romanzo, L’amante di Goebbels (Marsilio Editori), sulla storia di Lída Baarová, attrice cecoslovacca che fu amante del gerarca nazista  nel 1938. L’ultimo lavoro è del 2022: Non giudicarmi (Baldini e Castoldi), ancora un romanzo storico, questa volta sul barone Jacques d’Adelsward Fersen.

Il matrimonio in seconde nozze con Marco Merati Foscarin

Dopo un primo matrimonio da giovanissima con il musicista Claudio Simonetti, da cui divorziò pochi anni dopo, nel 2004 sposò Marco Merati Foscarini, banchiere e discendente di Marco Foscarini, uno degli ultimi dogi di Venezia.

Morgan sull’esclusione da X Factor: «Editto satellitare, non la passeranno liscia»

La controversia tra Morgan e X Factor potrebbe non concludersi con l’esclusione dell’artista dal programma. Questo perché Marco Castoldi è già sul piede di battaglia contro la decisione di Sky Italia e Fremantle di interrompere la sua presenza come giudice nel talent, a causa delle polemiche che lo hanno coinvolto durante l’ultimo live. In una lunga intervista rilasciata a Repubblica, l’artista ha fatto sapere di stare «studiando la disciplina del licenziamento illegittimo» perché «è lampante l’illecito che hanno compiuto, non si può licenziare un lavoratore senza una ragione». Nel comunicato con cui X Factor ha annunciato il termine della collaborazione con il cantautore, si legge di «ripetuti comportamenti incompatibili e inappropriati», una formulazione che secondo Castoldi «è una calunnia». E così ha promesso: «Non la passeranno liscia. Prendete i popcorn, gente».

 

Morgan: «È come l’editto bulgaro di Berlusconi»

Secondo Sky e Freemantle, Morgan avrebbe avuto dei comportamenti inappropriati anche con la produzione, oltre che durante le esibizioni dei concorrenti. Un’accusa alla quale il cantante ha replicato: «È un totale delirio, qui si sta compiendo l’editto satellitare, esattamente come l’editto bulgaro, quando Berlusconi licenziò Biagi dalla Rai. E questo accade perché sono andato a scompigliare gli interessi di una lobby allucinante, perché bisogna sapere che dentro X Factor c’è una squadra che si è impossessata del meccanismo, una combriccola i cui protagonisti si firmano le canzoni uno con l’altro». Castoldi sostiene di essere stato cacciato per essere «uno che rompe i progetti», perché «anche X Factor è una recita, un pretesto, per altri interessi che definirei aziendali». Eppure, l’artista ha raccontato al quotidiano di essere stato «assillato fino allo sfinimento» per partecipare al programma: «Non lo volevo fare ma mi hanno ammaliato dicendomi di chiedere ciò che volevo. Io non volevo soldi, ma rispetto dal punto di vista professionale, scelte libere nel programma. Hanno accettato che andassi a fare Morgan, se faccio Morgan compio un abuso?».

La lite dietro le quinte con Fedez 

Tra le motivazioni dell’allontanamento del cantautore dal programma ci sarebbero anche delle liti avvenute dietro le quinte, ma l’artista sostiene che queste in realtà fossero rivolte contro di lui «con la presenza di altre persone e delle telecamere». In particolare, Morgan sostiene che ci sia stata un’accesa discussione dopo l’ultimo live con un altro giudice, Fedez. «Mi ha detto cose orrende e diffamanti, mi ha aggredito mentre ero in camerino con mia figlia di tre anni, che ho dovuto abbracciare per tranquillizzarla, con lui che batteva i pugni sulle pareti dicendo che i depressi si sarebbero tutti scagliati contro di me, e ha chiesto il mio licenziamento urlandomi pezzente davanti a tutti. Gridava come un pazzo, faceva accapponare la pelle», ha detto Morgan nell’intervista al quotidiano. Fedez è da tempo alle prese con la depressione, e durante la puntata di giovedì scorso, Castoldi aveva detto al rapper: «Mi fai da psicologo o sei troppo depresso?». Una frase che con ogni probabilità ha compromesso definitivamente la già fragile posizione di Morgan all’interno del programma, e sulla quale la produzione di X Factor alla fine non è passata sopra.

Morgan fuori da X-Factor dopo le polemiche del quarto live

Detto, fatto. Morgan non è più giudice di X Factor, a comunicarlo tramite una nota congiunta Sky Italia e Fremantle Italia. A nulla sono servite le scuse del cantautore dopo le polemiche del quarto live in cui si è lasciato andare a una serie di comportamenti e commenti discutibili. Da giorni si rincorrevano voci su un suo possibile allontanamento e, la mattina del 21 novembre 2023, è arrivata la comunicazione ufficiale.

Il comunicato di Sky Italia e Fremantle Italia

«Sky Italia e Fremantle Italia hanno deciso, di comune accordo, di interrompere il rapporto di collaborazione con Morgan e la sua presenza a X Factor come giudice. Una valutazione fatta a seguito di ripetuti comportamenti incompatibili e inappropriati, tenuti anche nei confronti della produzione e durante le esibizioni dei concorrenti, e delle numerose dichiarazioni susseguitesi anche in questi giorni. È imprescindibile che i concorrenti e il loro percorso restino al centro del programma. La musica e il talento sono sempre stati e devono continuare a essere il motore fondamentale di X Factor, ed è prioritario che tutto si svolga in un ambiente di lavoro professionale e che il confronto, per quanto acceso, si esprima sempre nel rispetto reciproco. La decisione è presa in considerazione dei valori di cui Sky, Fremantle e X Factor sono portatori, nel rispetto tutte le persone coinvolte e del pubblico, e avrà effetto immediato», si legge nel comunicato.

Gina Lollobrigida, Skofic: «Non posso badare ai cani di mia madre»

Il figlio di Gina Lollobrigida, Milko Skofic, ha lanciato l’appello per i cani della madre. Durante il programma Colpo di coda, in onda su Radio2, ha dichiarato: «Vivo all’estero, non posso seguire i cinque pastori tedeschi che erano di mia madre come meriterebbero. Servono adozioni consapevoli». L’uomo è stato intervistato da  Alessandra Zavoli e Pino Strabioli, insieme all’attrice Rosanna Banfi. L’intervista a Skofic è arrivata pochi giorni dopo la chiusura del processo all’ex factotum dell’attrice, Andrea Piazzolla. L’ex assistente di Gina Lollobrigida è stato condannato a tre anni per circonvenzione d’incapace.

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Skofic: «Servono adozioni consapevoli»

Il figlio di Gina Lollobrigida ha raccontato: «L’amore di mamma e papà per i cani è stato qualcosa di speciale. Sono cresciuto circondato da pastori tedeschi che sorvegliavano la mia carrozzina. Era come avere tanti baby sitter a quattro zampe: bellissimo». Poi l’appello: «Sono due femmine e tre maschi. Io vivo all’estero e non potrò seguirli come meritano. Vorrei una mano dai rescue specializzati nella razza perché insieme possiamo valutare adozioni consapevoli».

Gina Lollobrigida, Skofic «Non posso badare ai cani di mia madre»
Milko Skofic (Imagoeconomica).

Banfi: «Adottare fa bene al cuore»

Nel tentativo di aiutare, Rosanna Banfi ha parlato del proprio amore per gli animali e dell’importanza dell’adozione: «La nostra casa è sempre stata aperta a cani e gatti sfortunati. Mamma era pazza d’amore per loro e anche papà Lino. La sua preoccupazione era: hanno mangiato i cani? Le ultime arrivate sono una coppia di cucciole abbandonate in una discarica. Lo ripeterò sempre: adottare fa bene al cuore».

Addio a Marisa Jossa, Miss Italia 1959: era la madre di Roberta Capua

All’età di 85 anni, è morta Marisa Jossa, Miss Italia 1959 e madre di Roberta Capua, a sua volta vincitrice del concorso di bellezza 27 anni dopo, nel 1986. Ad annunciare la scomparsa della donna è stata proprio la conduttrice tv, che ha pubblicato una foto con una semplice scritta: «Ciao mamma».

Chi era Marisa Jossa

Jossa è stata la prima miss della gestione di Enzo Mirigliani, che ha debuttato come patron dell’evento proprio nel 1959. In quell’anno, la donna aveva appena 21 anni e ha vinto davanti alle altre 33 ragazze partecipanti, durante la finale che si è svolta a Ischia. 27 anni dopo, sarà lei ad accompagnare la figlia Roberta Capua, diventata anch’essa Miss Italia. Si tratta di un caso unico e mai più ripetutosi nella storia della manifestazione. Nove anni fa Marisa Jossa è stata investita da uno scooter all’uscita di un mercatino nel quartiere napoletano del Vomero, a Napoli, città in cui ha vissuto ed è morta nelle scorse ore.

Mirigliani: «Vinse la più alta»

Gli organizzatori di Miss Italia hanno ricordato in un comunicato la finalissima, con le parole dello stesso Mirigliani. Il patron Mirigliani, ricordando la vittoria di Marisa Jossa, ha raccontato: «Vinse la più alta, che si era imposta nelle selezioni di Selva di Val Gardena, dove da dieci anni andava in vacanza con la famiglia. Marisa era accompagnata dalla mamma, Anna Vasdeki, di origine greca». Sui giornali dell’epoca, come ricorda Adnkronos, la vittoria della 21enne è stata descritta così: «Ha vinto una di quelle bellezze che non fanno voltare la gente per strada non si trucca gli occhi, né si tinge le sopracciglia e le unghie».

Shakira patteggia una multa milionaria per evitare il carcere

Lunedì 20 novembre 2023 Shakira ha accettato di patteggiare una multa milionaria, ammettendo di aver evaso il fisco, per evitare la galera ed eventuali danni all’immagine. La cantante colombiana ha raggiunto, quindi, un accordo con il pubblico ministero spagnolo nell’ambito del processo che si è aperto a Barcellona per frode fiscale.

Shakira evita otto anni di prigione

I procuratori spagnoli avevano richiesto una pena detentiva di oltre otto anni e una multa di 24 milioni di dollari per l’artista. I giudici hanno accusato la 46enne di aver evaso il fisco spagnolo per un ammontare di 14,5 milioni di euro (15,7 milioni di dollari), riferito ai redditi percepiti tra il 2012 e il 2014. Tali accuse sono state negate dalla cantante, la quale sostiene di essersi trasferita in Spagna a tempo pieno solo nel 2015. Alla fine, la pop star ha deciso di accettare il patteggiamento di 7 milioni e 432 mila euro.

Le udienze proseguiranno fino a dicembre 2023

Secondo il piano stabilito, le udienze continueranno fino al 14 dicembre 2023. La celebre cantante colombiana, che ha risieduto in Spagna per diversi anni durante la sua relazione con l’ex calciatore del Barcellona Gerard Piqué, ha costantemente dichiarato la propria innocenza rispetto alle accuse di reati fiscali. Nel frattempo, un giudice ha mantenuto aperta un’ulteriore indagine su possibili illeciti fiscali da parte di Shakira relative al pagamento dell’imposta sul reddito e dell’IVA nel 2018.

Morgan fuori da X Factor? Le indiscrezioni dopo le polemiche del quarto live

Morgan potrebbe essere cacciato da X-Factor dopo che nell’ultimo live, che ha visto tra l’altro l’eliminazione di due concorrenti della sua squadra, si è lasciato andare a una serie di comportamenti e commenti discutibili, molto criticati anche dal pubblico a casa. Nella litigiosissima puntata di giovedì 16 novembre, Morgan ha sparato a zero su quasi tutti i suoi colleghi, prendendosela con Dargen D’Amico, con Fedez e non mancando di lanciare una frecciatina alla conduttrice Francesca Michielin. Una scheggia impazzita tanto che, secondo quanto riferito da Il Fatto Quotidiano, la società di produzione di X-Factor (Fremantle) starebbe preparando le carte per licenziare il cantante dal ruolo di giudice. Se così fosse il programma si ritroverebbe improvvisamente senza uno dei suoi personaggi di maggiore importanza.

Il tavolo infuocato di X-Factor

La gara di X-Factor è venuta meno nel corso dell’ultimo live, con i giudici che hanno passato più tempo a litigare tra di loro che a guardare e giudicare le performance dei talenti in gara. Il primo grande scontro c’è stato tra Morgan e Dargen D’Amico, con il primo che ha accusato il secondo di far parte «del sistema musica» che a detta dell’ex leader dei Blue Vertigo sarebbe una cosa di cui non andare fieri. L’altro scontro, quello forse più ridondante anche nei giorni a seguire, è stato quello che ha visto Morgan rivolgersi a Fedez in questi termini: «Mi vuoi fare da psicologo? Sei troppo depresso». Poi un attacco diretto alla conduttrice del programma, Francesca Michielin, rea nel precedente live di aver commesso una gaffe su Ivan Graziani, e per questo stuzzicata da Morgan: «Dai Francesca, vai dietro le quinte che ti aspetta Ivan Graziani».

Dargen D'Amico, Francesca Michielin e Fedez
Dargen D’Amico, Francesca Michielin e Fedez (Getty Images).

Morgan: «C’è molta ignoranza»

Al live di giovedì erano seguite una serie di critiche a Morgan, specie per aver preso in giro la depressione e chi ne soffre. Lo stesso cantante si era poi spiegato meglio sui social, dicendo di conoscere molto bene e da tanto tempo quel problema, precisando ancora di non aver avuto nessun intento offensivo con le sue parole. Molte anche le dichiarazioni rilasciate dal cantante alla stampa sul tema. A Mow ha detto: «C’è molta ignoranza, è un problema serio tutto italiano, in giro c’è il ritorno degli analfabeti. Chi ha ascoltato la mia musica mi dice di mollare la televisione, però gioisce quando mi vede portare informazioni culturali al popolo». E ancora, a Fanpage: «Io sono andato a X-Factor per risollevare le sorti di un programma che era agonizzante e la mia funzione è stata quella di analizzare come mai lo era. È stato molto chiaro che il motivo per cui non interessava più alla gente è che si era spento l’interesse sulla musica e sulla qualità dei commenti, dei discorsi sulla musica. La musica può essere pretesto per affrontare argomenti di attualità, di cultura, di società, di utilità».

The Crown 6 stroncata dalla critica internazionale

È disponibile dal 16 novembre la prima parte di The Crown 6, ultima stagione della serie Netflix che segue gli eventi attorno alla famiglia reale britannica. Online le prime quattro puntate, mentre le restanti sei che condurranno all’atteso finale usciranno il 14 dicembre. In attesa di scoprire i dati degli ascolti in streaming, l’epilogo della storia scritta da Peter Morgan deve fare i conti con la spietata critica internazionale, che ne ha bocciato quasi in toto gli episodi inaugurali. Dura soprattutto la stampa britannica, che ha recensito The Crown 6 con votazioni pienamente insufficienti, parlando di «cattiva scrittura» e di «fallimenti formali». C’è però anche chi ha riservato parole al miele, ricordando «scene commoventi e indimenticabili».

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The Crown 6, la critica britannica ha stroncato la serie Netflix

Particolarmente duri il Telegraph e il Guardian, che hanno attribuito rispettivamente due e una stella su cinque a The Crown 6, «una serie ossessionata dal fantasma di Lady Diana». Le prime puntate della sesta stagione, infatti, raccontano gli eventi attorno alla morte della principessa del popolo, pur non mostrando mai l’incidente a Parigi. Tuttavia, l’ex moglie di Carlo appare continuamente sotto forma di spettro o visione alla Royal Family, confortando i figli e l’erede al trono nonché dando consigli persino alla regina Elisabetta II. «Il bizzarro fantasma di Diana rappresenta la disperazione dello sceneggiatore», ha scritto la stampa britannica. «La serie ha iniziato a vacillare già durante la terza stagione, per poi perdere l’equilibrio nelle due successive», ha ricordato il Telegraph. «Ora sta invece precipitando nell’abisso».

Troppe inesattezze storiche e una scrittura scadente. La stampa britannica ha stroncato la serie The Crown 6, dal 16 novembre su Netflix.
Il poster ufficiale della serie The Crown 6 (Netflix, Facebook).

Contrariamente alla narrazione, i media inglesi hanno però elogiato le performance degli attori. Sugli scudi per il Times, curiosamente, proprio la performance di Elizabeth Debicki, che veste i panni di Diana. «La sua empatia nel ritrarre le ultime otto settimane della principessa è straordinaria», si legge nella recensione. Le star della serie rappresentano il punto di forza anche per Empire che, assegnando quattro stelle su cinque a The Crown 6, ha descritto le quattro puntate iniziali come «un mix di lacrime, filmati realistici e fantasmi per piangere ancora una volta la principessa». Sulla produzione Netflix si è espresso anche il Financial Times che per un giorno ha abbandonato l’economia per raccontare lo show del momento, descritto però come «privo di ispirazione».

Non solo il fantasma di Lady D, sotto accusa anche inesattezze storiche

Non sono mancate anche alcune precisazioni circa importanti incongruenze con la realtà. «Come storica, a volte mi è venuto da piangere», ha raccontato Kelly Swaby, esperta della Royal Family, alla Bbc. «La gente si aspetta un elevato grado di precisione, data la qualità eccelsa della produzione. Qualche licenza artistica di troppo però c’è, scaturita dal fatto che nessuno sa come sono andati gli eventi a corte». Per esempio, non è noto come l’allora principe Carlo abbia comunicato ai figli la notizia del decesso di Lady D. Sotto accusa poi anche l’immagine di Mohamed Al-Fayed, padre di Dodi che intraprese una relazione con Diana. «The Crown sostiene che abbia organizzato lui la storia d’amore, ma è una totale assurdità», ha detto a Deadline Michael Cole, ex portavoce dell’imprenditore egiziano. «Era felice di quel rapporto, ma non ha imposto la loro unione».

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Pucci e l’Ambrogino d’oro, l’assurda premiazione del politicamente scorretto e lo sbandamento di Sala

Sono uscite le liste dei personaggi che il 7 dicembre, festa di Sant’Ambrogio, verranno insigniti dal sindaco di Milano Beppe Sala del prestigioso encomio meneghino, l’Ambrogino d’oro. A leggere la lista ci è scappata una risata, e cosa ancor più strana, ci è scappata una risata leggendo il nome di un personaggio che, fino a oggi, di risate non ce ne aveva strappata mai una, neanche per sbaglio: quello di Andrea Pucci. Il comico – così recita Wikipedia – milanese, lanciato a suo tempo da Simona Ventura e da tempo immemore onnipresente dentro le nostre televisioni (almeno quelle televisioni che non subiscono una qualche forma di selezione da parte dei loro possessori), viene quindi considerato, inspiegabilmente, un milanese che abbia fatto qualcosa di abbastanza meritevole per venir insignito di quella che è la massima benemerenza da parte dell’amministrazione pubblica locale.

Sala è passato dai calzini arcobaleno a premiare Pucci

Ora, è chiaro che negli ultimi tempi Sala stia sbandando, viste le tante, troppe scelte fatte in ambito di urbanistica, una svolta green in forte odor di svendita del capoluogo a fondi di investimento e immobiliaristi, un presenzialismo ormai solo di facciata – si pensi alla promo fatta in video per il ritorno dei Club Dogo, passati dall’essere antieroi lì a rappare di bamba, fighe e pistole all’essere omaggiati dal primo cittadino milanese -, ma che ora il tutto converga nella premiazione simbolo di un chiaro caso di comico politicamente scorretto sembra davvero troppo. Specie da chi si è fregiato a lungo di essere inclusivo e open mind: lo testimoniano l’incontro coi rapper di Seven 7oo a Piazza Selinunte, tutti di seconda generazione, e i famosi calzini arcobaleno esibiti a favore di camera per dare sostegno alla comunità Lgbtq+ su tutto.

Battute contro le minoranze e non sul potere, sia mai che Pucci faccia satira

Infatti, neanche il tempo di metabolizzare la notizia – non che l’Ambrogino d’oro sia poi così centrale nella nostra vita, di italiani e anche di milanesi – che sui social è montata la polemica. Ovunque sono apparse tante battute e meme che Pucci ha diffuso negli ultimi mesi, tutte scorrette e anche poco divertenti, tutte per altro rivolte contro quelle minoranze che già di loro vengono discriminate, mai contro il potere, sia mai che Pucci intenda fare satira. Ecco quelle in cui il nostro eroe si chiede se Tommaso Zorzi sia uso fare il tampone non dal naso ma dal retto, per altro al termine di un “pezzo” che intendeva criminalizzare l’atto del fare tamponi: più volte durante il periodo Covid Pucci si è dimostrato intollerante alle restrizioni, con tesi non troppo distanti dai no vax.

Pucci e l'Ambrogino d'oro, l'assurda premiazione del politicamente scorretto e lo sbandamento di Sala
La battuta di Pucci su Tommaso Zorzi.

Repertorio di omofobia, sessismo e body shaming

Ecco quelle in cui si paragona Elly Schlein di volta in volta a Pippo Franco o Alvaro Vitali, suggerendole interventi di chirurgia estetica per correggere dentatura e orecchie a sventola. Insomma, un giusto mix di omofobia, sessismo e body shaming, ma tutto per comicità, ci mancherebbe pur altro. Un pensiero che sembra essere il medesimo di quello contenuto nel libro del generale Vannacci, Il mondo al contrario: mai prendersela con chi è parte della maggioranza, solo con chi è già di suo tenuto a bordo campo. Le voci su un suo passato da picchiatore allo stadio e anche quelli su certi suoi precedenti penali, voci appunto, hanno ripreso a circolare vorticosamente, come già era accaduto in passato, quando il nome di Pucci era cominciato a essere una costante dei programmi del servizio pubblico.

Pucci e l'Ambrogino d'oro, l'assurda premiazione del politicamente scorretto e lo sbandamento di Sala
Le stories di Pucci su Elly Schelin.

Il fatto è che Beppe Sala sembra oggi come oggi incarnare alla perfezione un certo pensiero ricorrente, da bravo politico sempre sul pezzo. Cioè da una parte sembra essere in costante necessità di praticare di volta in volta green washing come rainbow washing, con tutta una serie di iniziative di facciata che poco riscontro trovano poi nella vita di tutti i giorni; dall’altra sembra costantemente interessato a dare alla maggioranza quel che la maggioranza vuole, cioè pane e circo, appunto. Così un premio a un comico dal repertorio assai discutibile appare perfettamente coerente con una modalità d’azione che negli ultimi tempi sembra aver davvero poca aderenza col comune sentire dei suoi cittadini.

Becere sparate da bar e da caserma elevate a comicità

Però, questo dicono sui social coloro che stanno alzando barricate in difesa di Pucci e del suo prossimo Ambrogino d’oro, la maggior parte della gente ride di quelle battute bieche e triviali, si riconosce in chi attacca gay e pratica il body shaming, in chi ostenta un modo di vivere da Milanese Imbruttito, senza però avere in quel caso ambizioni comiche, e in chi, più che altro, cerca il plauso della pancia della gente, elevando a comicità, o presunta tale, le battute da bar, da caserma, insomma, quelle che solitamente nessuno avrebbe provato a portare in televisione perché troppo becere, oltre che poco divertenti.

Dalla stessa parte Pio e Amedeo, Maurizio Battista, Pino Insegno…

E se da una parte Pio e Amedeo, che potrebbero essere additati come i capostipiti di questa genia di non-comici, sembrano avere una marcia in più, visto che in loro il rovesciamento delle istanze del politicamente corretto ha un filo conduttore preciso, come per Checco Zalone, sbattendoci in faccia i nostri peggiori vizi e i nostri più evidenti tic, dall’altra ci sono poi figure come appunto Pucci, Maurizio Battista, gente che ride alle proprie battute, come per necessità di imboccare il pubblico, ma anche lo stesso Pino Insegno, ormai capace di farci ridere solo quando non è in onda, a metà mattina, nel momento in cui escono impietosi i dati Auditel che dimostrano come neanche il pubblico immobile di mamma Rai lo apprezzi più.

Ambrogino d’oro negato a chi lo meritava davvero, cioè Marracash

Un florilegio di comici triviali, pronti a mettersi dalla parte del vincitore, che il 7 dicembre vedranno un loro rappresentante celebrato dal sindaco Sala a Palazzo Marino, con un Ambrogino d’oro che, per la cronaca, è stato negato a quel Marracash che giusto qualche settimana fa ha portato per la prima volta in zona Ippodromo oltre 80 mila persone a un concerto interamente dedicato al rap, Marragheddon, dimostrandosi King di una scena che comunque domina il mercato musicale ormai da parecchi anni. Ma sia mai che a Palazzo Marino ci finisca qualcuno di davvero meritevole.

Pucci fa ridere quelli che rigettavano i tamponi e le mascherine

L’idea che il politicamente corretto sia un capestro imposto da non si sa bene chi – immagino intellettualoni e radical chic -, qualcosa che in fondo è lontano dal mondo reale, in concreto abitato da una pletora di analfabeti funzionali incapaci di distinguere una battuta da una offesa gratuita, l’assenza di sensibilità rivendicata neanche fosse un vanto si sta diffondendo come un virus. Normale che i primi a prenderselo siano quelli come Pucci, che rigettavano i tamponi e le mascherine e ne facevano oggetto di battute, incuranti delle emergenze.

Proposta di candidatura arrivata da Silvia Sardone della Lega

Resta l’imbarazzo di sapere che, stando a quanto ha deliberato Sala, che ha diritto di veto sulle indicazioni ricevute dalla giunta comunale, non abbia fatto nulla per impedire questo scempio, indicando come Milano si senta rappresentata da chi ha costruito la sua carriera di comico su battute su gay e donne, così come dal rap in stile gangsta dei Club Dogo. Sappiamo che a caldeggiare il nome di Pucci è stata Silvia Sardone della Lega, forse in assenza di degni rappresentanti da che per ovvie ragioni non ci sono più i Fichi d’India. Ci manca solo di vedere un post si Sala con l’hashtag #FreeShiva, il medesimo che molti trapper e rapper stanno usando, discutibilmente, per chiedere la scarcerazione, appunto, di Shiva, agli arresti per aver sparato a due suoi presunti aggressori, e sarà compiuto il salto da uomo eletto dal centrosinistra a prossimo rappresentante di quel neoliberismo accelerazionista che già nel decennio scorso faceva tremare intellettuali e filosofi, Mark Fisher in testa.

La strada del salto della quaglia, con un ritorno a destra, nel suo caso decisamente più repentino, è stato già indicato da Letizia Moratti. Mica è un caso che proprio Sala fosse al suo fianco ai tempi di Expo. In questa Milano che nel video di lancio dei Club Dogo viene descritta come novella Gotham City – percezione piuttosto diffusa tra i milanesi – non ci sarebbe da stupirsi se il primo cittadino decidesse di seguire le orme di colei che un tempo è stata la mamma di Batman.

Pucci e l'Ambrogino d'oro, l'assurda premiazione del politicamente scorretto e lo sbandamento di Sala
Silvia Sardone e Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Il pianista russo Andrei Gavrilov torna a esibirsi a Roma

Andrei Gavrilov, grande pianista di scuola russa, torna ad esibirsi a Roma dopo oltre 20 anni di assenza. Il musicista sarà sul palco il 18 novembre alle 17.30 nell’Aula Magna della Sapienza per la stagione dell’Istituzione Universitaria dei Concerti. Il programma prevede quattro Notturni di Chopin, la Sonata in “si” minore di Liszt e Quadri di un’esposizione di Musorgskij.

È stato il primo artista sovietico a poter rimanere in Occidente senza chiedere asilo politico

Andrei Gavrilov è nato a Mosca nel 1955 in una famiglia di artisti. Nel 1974, all’età di 18 anni, ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale Tchaikovsky e nello stesso anno ha debuttato al Festival di Salisburgo sostituendo Sviatoslav Richter. Da allora ha avuto una carriera internazionale straordinaria con esibizioni con le più grandi orchestre del mondo e nelle sale da concerto più prestigiose. Nel 1984 ha presentato con successo una petizione per la libertà a Mikhail Gorbaciov diventando il primo artista sovietico a cui è stato concesso il permesso di rimanere in occidente senza dover chiedere asilo politico. Tra il 1994 e il 2001 si è preso una pausa di sette anni, durante i quali non ha tenuto quasi nessun concerto, dedicandosi agli studi di filosofia e religione e alla ricerca di nuove idee e nuovi approcci alla musica. Nel 2001 è tornato sulle scene con una tournée in Russia. Nel 2019 ha fondato la propria etichetta discografica UCM dove ha realizzato la rivoluzionaria serie di registrazioni “consapevoli”: Musica come coscienza vivente.

Me contro Te, il 24 novembre esce il loro primo album di Natale

Dopo il successo dell’album Il Fantadisco dei Me contro te che ha esordito al n.1 nella classifica ufficiale FIMI/Gfk e ha ottenuto il disco di Platino, i Me contro te tornano con un nuovo album di canzoni di Natale. Natale con Luì & Sofì esce il 24 novembre e conterrà 10 brani di cui tre inediti e sette cover di classici natalizi.

Il disco di Natale dei Me contro te disponibile anche in edizione speciale

L’album uscirà con due formati, una standard con le sagome natalizie di Luì e Sofì, una pallina di Natale bidimensionale da appendere sull’albero e una letterina per fare gli auguri o un disegno di Natale per Luì e Sofì, e un’edizione speciale con una scatola contente il cd, una sciarpa di Natale dei Me Conto Te e una pallina per l’albero personalizzata. L’album si aggiunge alle numerose attività dei Me Contro Te e si inserisce in un momento d’oro della loro carriera. Luì e Sofì hanno, infatti, pubblicato 10 libri e sono usciti con cinque film campioni d’incassi, una serie tv che ha raggiunto ascolti altissimi (a breve uscirà la seconda stagione) e hanno riempito palazzetti con il loro live tour che ha emozionato grandi e piccini di tutta Italia. Inoltre il disco esce dopo un altro grande successo del singolo La canzone del cowboy che ha raggiunto 12 milioni di visualizzazioni in pochissimo tempo.

La tracklist dell’album

Queste le canzoni contenute in Natale con Luì & Sofì: Super Babbo Natale, Come il Grinch, Sotto l’Albero, 12 giorni a Natale, Il Natale arriva in città, Din Don Dan ( Jingle Bells), Lascia che nevichi (let it snow), Auguri di Buon Natale, Feliz Navidad, A Natale puoi.

I Metallica in concerto a Milano: le date e come prendere i biglietti

I Metallica sono pronti a tornare con un concerto in Italia, a Milano per l’esattezza, che ospiterà una data del loro M72 Tour.  L’annuncio è arrivato direttamente dalla band composta da James Hetfield, Lars Ulrich, Kirk Hammett e Robert Trujillo che, sui social, ha informato i fan che il 29 maggio 2024 sarà agli I-Days organizzati all’Ippodromo Snai La Maura. Si tratta di una delle pochissime date in Europa della band americana, uscita ad aprile scorso con il suo dodicesimo album, 72 Seasons.

Biglietti e date per il concerto dei Metallica a Milano

Il concerto a Milano dei Metallica è fissato, come detto, mercoledì 29 maggio 2024, mentre i biglietti saranno disponibili in prevendita su My Live Nation a partire dalle ore 12. 00 di venerdì 17 novembre 2023. Per la vendita generale, invece, sarà necessario aspettare le ore 12.00 di lunedì 20 novembre, con l’acquisto che potrà avvenire sui circuiti Ticketmaster, TicketOne e Vivaticket.

James Hetfield e Lars Ulrich dei Metallica in concerto
James Hetfield e Lars Ulrich dei Metallica in concerto (Getty Images).

Il calendario degli I-Days è sempre più ricco

Con l’annuncio della presenza dei Metallica, il calendario degli I-Days di Milano si arricchisce sempre di più. Solo nelle scorse settimane gli organizzatori avevano confermato la presenza dei Green Day, di Avril Lavigne, dei SUM 41, dei Simple Plan e di Tedua. Per i Metallica, inoltre, si tratta di una promessa mantenuta con i fan italiani. Il batterista del gruppo Lars Ulrich aveva infatti detto a microfoni di Radiofreccia che sarebbero presto tornati in Italia: «Torneremo di sicuro. Cominciamo con le date annunciate ma il tour non è finito e verremo a trovare tutti i nostri amici italiani».

Sfera Ebbasta annuncia il nuovo album X2VR

Sfera Ebbasta ha annunciato l’uscita del nuovo album, X2VR. Lo ha fatto durante il $€ Special Night all’Allianz Cloud Milano. Il disco è in uscita il 17 novembre per Island Records. In questo album, Sfera torna alle origini proponendo il secondo capitolo di una saga che ha mosso i primi passi nel 2015 con XDVR e che ha lasciato un segno nella storia della trap e tra i suoi fan. Gli stessi che Sfera Ebbasta, in un Allianz Cloud sold out, ha voluto con sé per dare un primo assaggio live del nuovo progetto discografico. Sono stati svelati, martedì 14 novembre, anche l’artwork di X2VR (uno scatto in bianco e nero realizzato da Lorenzo Villa che ritrae Sfera con in braccio il figlio Gabriel) e la tracklist.

Cinema francese in lutto, morto a 85 anni Michel Ciment

Il critico e storico del cinema francese Michel Ciment, per oltre mezzo secolo voce della popolare trasmissione di France Inter Le Masque et la Plume, è morto all’età di 85 anni. Lo ha annunciato ieri sera la stessa emittente.

Chi era Michel Ciment

Appassionato di cinema, aveva cominciato a scrivere sulla settima arte durante gli studi, poi aveva cominciato a collaborare con diverse riviste. Ciment era stato anche presidente del sindacato della critica. Ha contribuito a diverse opere collettive e scritto libri, raccolte di interviste e biografie, in particolare su Stanley Kubrick e il cinema americano. Nel 1994, a Cannes, aveva ricevuto il primo premio Maurice Bessy, per il suo talento «nel campo della scrittura cinematografica».

Il ricordo della Biennale di Venezia: «Indimenticabile»

La Biennale di Venezia lo ricorda come «indimenticabile maestro della critica cinematografica francese e internazionale», sottolineando che «dal 1964 fino a due anni fa Michel Ciment ha onorato con la sua ininterrotta presenza e la sua lezione intellettuale e umana la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, a cui lo legavano rispetto e passione».