Perché le inesattezze del film Napoleon di Ridley Scott stanno facendo infuriare i francesi

Se non fosse per la concorrenza del sorprendente esordio alla regia di Paola Cortellesi con C’è ancora domani, Napoleon avrebbe forse esordito al primo posto del box office italiano. Uscito il 23 novembre perché potesse riempire le sale cinematografiche nelle settimane che solitamente decisive per gli incassi dell’intera annata, il film di Ridley Scott con le superstar Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby non sta però convincendo pienamente la critica, in particolare in Francia, dove ha un certo peso l’inaccuratezza con cui la sceneggiatura di David Scarpa restituisce diversi passaggi storici e dove non mancano nemmeno le accuse di sentimenti anti-francesi nei confronti del cineasta britannico. Per il quale, del resto, la fedeltà storica non è mai dovuta, come era già accaduto con Il Gladiatore e altri suoi blockbuster. A chi ha mosso questa osservazione, lui ha risposto lapidario: «Fatti una vita».

Un colpo di cannone in direzione delle Piramidi: poco credibile

Lo ha fatto quando gli è stato chiesto se avesse visto un video che circola da luglio su TikTok, pubblicato da Dan Snow, autore di un volume sulla battaglia di Waterloo, che ha fatto notare diverse inesattezze storiche contenute nel trailer: innanzitutto non è vero che Bonaparte arrivava dal nulla («suo padre era un aristocratico») e che ha conquistato «tutto» (per esempio non la Gran Bretagna, sottolinea Snow). In più, nel film Napoleone è presente quando la regina Maria Antonietta viene decapitata, cosa che non corrisponde al vero (nemmeno la lunghezza dei capelli di lei è realistica), come non è realistica la scena in cui il celebre condottiero spara un colpo di cannone in direzione delle Piramidi nel corso di una delle sue più celebri battaglie. Dan Snow, tutto sommato, l’ha presa bene: «Non l’ha mai fatto! Ma sembra figo».

Perché le inesattezze del film Napoleon di Ridley Scott stanno facendo infuriare i francesi
La scena del colpo di cannone sparato.

Ricatti emotivi e dichiarazioni d’amore troppo minacciose

Altri ancora hanno osservato le scelte di casting: nella vita reale, Vanessa Kirby ha 14 anni meno di Joaquin Phoenix, mentre sappiamo che Giuseppina aveva sei anni più di Napoleone. Inoltre i due attori mantengono il proprio accento, ossia Phoenix quello statunitense e Kirby quello inglese. Snow non è l’unico esperto ad aver commentato il film: su The Conversation Katherine Astbury dell’Università di Warwick ha parlato delle lettere dell’imperatore alla sua amata definendole cariche di ricatti emotivi e di ripetute dichiarazioni d’amore che «sembrano minacciose piuttosto che sdolcinate».

Perché le inesattezze del film Napoleon di Ridley Scott stanno facendo infuriare i francesi
Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby nel film Napoleon.

«Colpisce è la totale omissione della schiavitù»

Perciò, se nel film lui dà uno schiaffo a lei, non è solo perché in Giuseppina il regista vede – lo ha dichiarato – un’adultera che portò Bonaparte a voler distruggere se stesso e lei insieme, ma anche perché sul set i due attori hanno lavorato così bene insieme da decidere di autorizzarsi vicendevolmente (lo ha riferito la stessa Kirby) ad aggiungere degli elementi non previsti nella sceneggiatura di Scarpa, ma funzionali all’idea che Scott si è fatto di Bonaparte. Altri ancora, come la testata Mediapart, hanno scritto di come «al di là delle inesattezze e delle invenzioni storiche, ciò che colpisce è la totale omissione della schiavitù».

Perché le inesattezze del film Napoleon di Ridley Scott stanno facendo infuriare i francesi
Una scena del film Napoleon.

Scott ha preferito raccontare gli amori piuttosto che la politica

«Finitela! Non è un documentario, è un film», hanno replicato puntualmente molti fan del cineasta, dimostrando di non sapere che anche i documentari sono film (la distinzione andrebbe fatta semmai tra finzione e cinema del reale). Ma perché il Napoleon di Scott è in grado di far inalberare così tante persone? Per Liberation il problema è che «non offre alcun punto di vista, né sull’uomo, né sul mito», mentre per Le Monde Ridley Scott ha preferito raccontare gli amori di Napoleone piuttosto che la sua vita politica (e dunque il lavoro di fantasia si può giustificare più facilmente).

Perché le inesattezze del film Napoleon di Ridley Scott stanno facendo infuriare i francesi
Joaquin Phoenix nei panni di Napoleone.

«Uno storico deve rimanere fuori dalla porta quando parla un regista»

A Fahrenheit, la trasmissione di Radio3, è intervenuto Luigi Mascilli Migliorini, uno dei maggiori studiosi dell’età napoleonica e della Restaurazione in Europa, docente di Storia moderna all’Orientale di Napoli. Ha raccontato come al termine di una proiezione del film diverse persone gli abbiano chiesto se quella dello schiaffo e altre sequenze siano da ritenere credibili: difficile stabilirlo, specialmente quando si tratta di episodi della sfera privata, ma «tutti abbiamo diritto a costruirci il nostro Napoleone», ha concluso il professore, che ha detto anche: «Uno storico deve rimanere fuori dalla porta quando parla un regista».

Cosa può darci nel 2023 l’ennesimo ritratto soggettivo di Napoleone?

La domanda che dovremmo porci è piuttosto: cosa cerchiamo in un film come Napoleon? E ancora: cosa può darci nel 2023 un ritratto soggettivo di una figura storica che ha già avuto oltre mille rappresentazioni tra cinema e televisione? Forse dovremmo essere disposti ad accoglierne i limiti, a contenere le aspettative. Tra tanti film su questa figura amata e controversa non sarà quello di Scott a rimanere nella storia. Di certo non quella del cinema.

Cortellesi batte anche Napoleon: gli incassi al cinema del weekend

Paola Cortellesi continua a dominare il box office italiano. Il suo esordio alla regia C’è ancora domani infatti ha totalizzato altri 3,2 milioni di euro, aggiudicandosi il weekend del 23-26 novembre. Raggiunta così quota 23,9 milioni in totale, entrando tra i 20 migliori risultati italiani dal 1997, l’anno in cui Cinetel ha iniziato a monitorare i botteghini nel nostro Paese. La Top 5, con i 31,2 milioni de La vita è bella di Benigni, non è lontana. Con le festività natalizie all’orizzonte, il film di Paola Cortellesi si candida ufficialmente a diventare il maggior incasso del 2023 in Italia. Attualmente terzo in classifica, potrebbe presto superare il biopic di Christopher Nolan Oppenheimer, che si è fermato a 27,9 milioni di euro, e persino Barbie, leader con 32,1 milioni.

LEGGI ANCHE: Universal acquisisce i diritti francesi di C’è ancora domani

Cortellesi ha battuto anche la concorrenza di Napoleon

Alle spalle di Paola Cortellesi c’è Napoleon, l’ultimo lavoro di Ridley Scott che racconta la vita di Bonaparte. Il film con Joaquin Phoenix, nel suo primo weekend italiano, ha incassato 2,9 milioni di euro, registrando la miglior media per cinema in assoluto. Con 5990 euro per sala, ha strappato il primato a C’è ancora domani, che si è fermato a 4669. Si tratta di un risultato degno di nota per il kolossal distribuito da Eagle Pictures, considerando la durata di oltre due ore e 40 minuti e dunque un minor numero di spettacoli a disposizione. A livello mondiale, l’epopea del condottiero francese ha totalizzato 78,8 milioni di dollari (circa 71,1 milioni di euro), di cui 32 negli States grazie al weekend del Ringraziamento. Dati ancora distanti dai 200 milioni che Apple ha speso per realizzare la pellicola.

C'è ancora domani di Paola Cortellesi incassa altri 3,2 milioni di euro. In totale sono 23,9, terzo risultato in Italia del 2023.
Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby e Ridley Scott sul red carpet (Getty Images).

Tornando al box office in Italia, resiste sul podio Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente. Il prequel della saga fantasy tratta dai romanzi di Suzanne Collins ha infatti incassato 1,08 milioni di euro, per un totale di 4 milioni dall’uscita. Il capitolo con Rachel Zegler e Tom Blyth ha superato così ampiamente i 3 milioni di euro del primo Hunger Games del 2012 con protagonista Jennifer Lawrence. Distanti invece gli 8 milioni dei successivi episodi, da La ragazza di fuoco alle due parti de Il canto della rivolta. Ai piedi del podio si è invece piazzato Cento domeniche, il nuovo film di Antonio Albanese, che al debutto ha guadagnato 539 mila euro, con una media di 1469 euro per sala.

In Top10 anche Trolls 3, The Marvels e Comandante

Al quinto posto della classifica del box office italiano c’è Trolls 3, film di animazione della DreamWorks con le voci di Lodovica Comello e Stash dei The Kolors. Il terzo capitolo della saga ha incassato 246 mila euro nel weekend 23-26 novembre, issandosi a 2,1 milioni in totale. Alle sue spalle il deludente The Marvels con Brie Larson, che dal suo debutto ha totalizzato solo 3,1 milioni di euro. Numeri lontanissimi dai cinefumetti con Robert Downey Jr. e Chris Evans, tanto da segnare il peggior risultato globale della saga di Kevin Feige. Il nuovo capitolo del Marvel Cinematic Universe ha incassato infatti appena 228 mila euro.

Seguono in classifica The Old Oak di Ken Loach con 193 mila euro e l’horror Thanksgiving di Eli Roth con Patrick Dempsey e la tiktoker Addison Rae, che ha guadagnato 181 mila euro. Chiudono la Top 10 Comandante con Pierfrancesco Favino (126 mila euro) e il film di animazione Mary e lo spirito di mezzanotte con 89 mila euro.

Scream VII, licenziata Melissa Barrera per i post sulla guerra in Medio Oriente

Clamoroso scossone in Scream VII. Melissa Barrera, protagonista dei due precedenti capitoli e prossima a tornare nel settimo film, è stata licenziata con effetto immediato. Secondo quanto ha riportato Variety, è colpa di una serie di commenti su Instagram in merito alla guerra in Medio Oriente. Con diverse stories, il volto di Samantha Carpenter ha infatti definito i raid di Israele una «pulizia etnica e un genocidio» sulla Striscia di Gaza, descritta come «un campo di concentramento». Frasi che hanno spinto Spyglass Media Group, la società di produzione del lungometraggio, a stracciare il contratto. «Abbiamo tolleranza zero per l’antisemitismo e l’incitamento all’odio», si legge nel comunicato, riportato anche da Tmz. «Compresi i riferimenti a genocidio, pulizia etnica e negazione dell’Olocausto».

Scream VII, i commenti di Barrera e la replica del regista Landon

«Gaza è un campo di concentramento», ha scritto Barrera nelle stories. «Mettono tutti all’angolo, senza alcun posto dove andare, senza elettricità né acqua. Le persone non hanno imparato niente dalle nostre storie. E proprio come in quei casi, continuano a guardare in silenzio quello che accade. È un genocidio e una pulizia etnica». In altri commenti online, l’attrice di Scream ha attaccato i media occidentali poiché «mostrano solo il lato di Israele. Perché lo facciano, lo lascio dedurre a voi». Subito dopo il licenziamento, la star messicana di Monterrey ha condiviso martedì 21 novembre un’altra storia molto polemica. «Preferisco essere esclusa per chi io includo, che essere inclusa per chi io escludo».

L'attrice Melissa Barrera licenziata da Scream VII per alcune stories sulla guerra fra Hamas e Israele: «Gaza è un campo di concentramento».
Una delle stories di Melissa Barrera (Screenshot Instagram).

Sul caso è intervenuto anche il regista di Scream VII, Christopher Landon, con un post sulla sua pagina X. «Smettetela di gridare, non è stata una mia decisione», ha scritto il cineasta. «Fa tutto schifo, questa è la mia dichiarazione». Avendo tagliato ogni legame con Melissa Barrera, la produzione andrà incontro a un inevitabile ritardo nella realizzazione e nell’uscita del nuovo film della saga. L’attrice avrebbe dovuto di nuovo interpretare Sam Cartpenter, perno della narrazione sin dal quinto capitolo. Il suo addio prevedrà una completa riscrittura della sceneggiatura prima di poter iniziare le riprese, inizialmente fissate per inizio 2024. In dubbio anche il ritorno di Jenna Ortega, salita alla ribalta per la serie Mercoledì su Netflix.

Incassi in Italia, Cortellesi in vetta batte anche The Marvels

Prosegue l’enorme successo di C’è ancora domani, esordio alla regia di Paola Cortellesi presentato alla Festa del Cinema di Roma. Grazie al terzo weekend in vetta alla classifica degli incassi in Italia, il film ha superato così i numeri de La Sirenetta, issandosi al quinto posto generale per l’anno 2023. Dal 9 al 12 novembre, infatti, ha totalizzato altri 4,5 milioni di euro, arrivando a 12,9 dall’uscita. È così il più grande risultato italiano della stagione, alle spalle solo di colossi Usa come Barbie, Oppenheimer, Super Mario e Avatar – La via dell’acqua, uscito però a fine 2022. Registrata una crescita del 28 per cento rispetto alla settimana precedente, con quasi 2 milioni di biglietti totali venduti.

Incassi in Italia, dopo Cortellesi si piazza il flop dei Marvel Studios

Il film di Paola Cortellesi ha sbaragliato anche la concorrenza temuta di The Marvels, nuovo capitolo del Marvel Cinematic Universe con Brie Larson, che si è dovuto accontentare di 1,5 milioni di euro. Il secondo capitolo sulla supereroina intergalattica ha incassato appena 88 milioni a livello globale, di cui 47 negli Stati Uniti. Frutto di un’apertura al di sotto delle aspettative, il film ha segnato un record negativo per la saga dei supereroi tratti dai fumetti di Stan Lee, prima appartenente a L’incredibile Hulk con 55,4 milioni, uscito però nel 2008 ancor prima del successo degli Avengers. I dati americani risultano persino inferiori a The Flash, peggior incasso della DC Comics. Un flop che risulta ancor più grave se rapportato agli enormi costi per la produzione del film. Stando ai media Usa, Disney e Marvel avrebbero investito 274 milioni di dollari, tanto da diventare il quarto progetto più costoso della saga.

C'è ancora domani di Paola Cortellesi domina il box office in Italia. Regina degli incassi, ha battuto The Marvels con Brie Larson.
Brie Larson è protagonista di The Marvels (Getty Images).

Il podio degli incassi al cinema in Italia nel weekend 9-12 novembre si completa con l’horror Five Nights at Freddys’, adattamento dell’omonimo videogame per console. Pur calando del 67 per cento rispetto al fine settimana precedente, ha totalizzato altri 876 mila euro salendo a un totale che ha superato i 4,8 milioni in due settimane. In Top 5 anche Trolls 3 – Tutti insieme, nuovo capitolo della saga di animazione che vanta anche l’inedito degli Nsync con Justin Timberlake. Il film ha incassato infatti 874 mila euro grazie a circa 127 mila spettatori, superando il milione in totale. Al quinto posto c’è invece la seconda pellicola italiana della classifica, Comandante con Pierfrancesco Favino. Il progetto di Edoardo De Angelis ha guadagnato 700 mila euro nel weekend, per un totale di 2,6 milioni dall’inizio della distribuzione in sala.

Ancora in Top10 Scorsese, i Me contro Te e Saw X

Resta ancora in classifica Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese, che sfiora i 5 milioni in totale grazie ad altri 288 mila euro incassati nel weekend. Nel mondo ha raggiunto quindi 137 milioni, di cui 59 negli Usa dopo un’apertura magra da 23,2 milioni di dollari. Settimo posto nel box office italiano per Saw X, pellicola che si svolge tra gli eventi del primo e del secondo capitolo. L’horror ha guadagnato altri 273 mila euro per un totale di 3,3 milioni dall’uscita. Seguono Me contro Te Il film – Vacanze in Transilvania  (180 mila) e la Palma d’Oro a Cannes Anatomia di una caduta (136 mila). Chiude la Top 10 Joika – A un passo dal sogno con incassi per 70 mila euro.

Incassi al cinema, Paola Cortellesi regina del box office in Italia

Paola Cortellesi si conferma regina degli incassi in Italia. Nel weekend fra il 2 e il 5 novembre, il suo esordio alla regia C’è ancora domani ha totalizzato altri 3,5 milioni di euro, superando quota 7 milioni già nella sua seconda settimana in sala. Nel cast del film, in cui l’attrice recita anche da protagonista, figurano Valerio Mastandrea e Romana Maggiora Romano. Presentato in anteprima in apertura della Festa del Cinema di Roma, ha conquistato pubblico e critica aggiudicandosi anche il Premio della Giuria. Al secondo posto del box office italiano c’è l’horror Five Nights at Freddy’s, adattamento dell’omonimo videogioco di Scott Cawthon, che ha incassato poco più di 2,6 milioni di euro per un totale di 3,6 milioni dall’uscita. Chiude il podio Comandante di Edoardo de Angelis, apertura alla Mostra del Cinema di Venezia, con 1,07 milioni, sfondando così quota 1,7 milioni totali.

Incassi in Italia, in Top 5 anche l’ultimo film di Martin Scorsese

Ai piedi del podio si è invece piazzato Saw X, nuovo capitolo della saga horror creata da James Wan e Leigh Whannell nel 2004. Il decimo film, la cui trama si posiziona a cavallo tra primo e secondo, ha guadagnato altri 662 mila euro, arrivando a un totale di 2,9 milioni dall’uscita, su cui ha pesato anche Halloween. Quinto invece Killers of the Flower Moon, ultima fatica di Martin Scorsese con protagonisti Leonardo DiCaprio e Robert De Niro. Con altri 603 mila euro di incassi, il film ha superato 4,4 milioni in tre settimane nelle sale. Deludenti però i risultati nel resto del mondo, dove ha totalizzato 119 milioni di dollari di cui appena 52 negli Usa nonostante sia uscito il 20 ottobre, frutto di un’apertura modesta da 23 milioni.

C'è ancora domani di Paola Cortellesi domina il box office in Italia. Sul podio degli incassi anche Five Nights at Freddy's e Comandante.
Leonardo DiCaprio in una scena del film “Killers of the Flower Moon” (X).

Al sesto posto gli youtuber Luì e Sofì, alias Me contro Te. Il loro Vacanze in Transilvania ha registrato altri 527 mila euro, superando 4,2 milioni in tre settimane di programmazione. Al settimo posto Anatomia di una caduta, thriller Palma d’oro al Festival di Cannes 2023 e passato anche per la Festa del Cinema di Roma. Il film di Justine Triet, favorito anche per il premio Oscar straniero, ha incassato 192 mila euro per un totale di 563 mila in 14 giorni nelle sale. Ottava la prima new entry della classifica del box office, Joika – A un passo dal sogno, opera di James Napier con Diane Kruger nei panni dell’allenatrice senza scrupoli di una giovane stella della danza al Bolshoi di Mosca. Secondo i dati Cinetel ha incassato 132 mila euro nel weekend. Chiudono la Top 10 Assassinio a Venezia con altri 99 mila euro e un totale di 8,5 milioni, e Retribution con 91 mila euro.

Chuck Norris torna al cinema con il film Agent Recon

Chuck Norris torna al cinema 12 anni dopo l’ultima volta. La star americana delle arti marziali, celebre per aver recitato in Walker Texas Ranger e al fianco di Bruce Lee in L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente, sarà in sala nel 2024 con Agent Recon, un film che mescolerà azione e fantascienza. L’ultima apparizione sul grande schermo risale al 2012, quando prese parte a I Mercenari 2 al fianco di Sylvester Stallone. «Siamo davvero entusiasti di lavorare con lui», hanno detto a Deadline i produttori. «È una vera leggenda action in tutto il mondo e i fan saranno al settimo cielo nel ritrovarlo al cinema». Sebbene non ci sia ancora una data di uscita ufficiale, il film dovrebbe uscire nel corso del 2024.

Assente al cinema da I Mercenari 2 del 2012, Chuck Norris tornerà con Agent Recon. Il figlio Dakota è la controfigura per i ciak d'azione.
L’attore Chuck Norris in un evento pubblico del 2018 (Getty Images).

Chuck Norris, nel cast del nuovo film anche il figlio Dakota

Già disponibili dettagli sulla trama. Chuck Norris sarà Alastair, il comandante di una task force segreta che si occupa di mantenere la sicurezza sul pianeta Terra. Quando i segnali radar captano un misterioso disturbo nel campo magnetico, si imbarcherà in una missione nel New Mexico per scoprire eventuali tracce di tecnologia aliena. Assieme a lui ci saranno un novellino di grandi ambizioni di nome Jim, interpretato dall’astro nascente di Hong Kong Derek Ting, tra l’altro anche regista del progetto. Ai due si unirà anche l’esperto colonnello Green, che avrà invece il volto di Marc Singer, celebre protagonista della serie V – Visitors e dell’ottava stagione di Dallas. La squadra si imbatterà molto presto in un essere sconosciuto dotato di forza e velocità sovrumane e della capacità di controllare la mente.

Chuck Norris, che il 10 marzo 2024 compirà 84 anni, non parteciperà in prima persona alle sequenze di azione più intensa. Sua controfigura sarà il figlio Dakota Alan, avuto dalla relazione con Gena O’Kelley. «Ha lavorato a stretto contatto con il padre, che lo ha guidato durante le riprese», ha raccontato Ting, che ha mostrato grande entusiasmo nel lavorare con i veterani di Hollywood. «Essere al fianco di grandi eroi come Chuck e Singer è incredibile, sarà un divertimento epico». Lontano dalla cinepresa dal 2012, Chuck Norris negli ultimi 12 anni ha recitato soltanto una volta, apparendo per un breve cameo nel finale della decima stagione di Hawaii Five-0.

De Niro alla sbarra: l’ex assistente chiede 12 milioni per «danni emotivi»

Robert De Niro è finito alla sbarra a New York per difendersi dalle accuse di una ex assistente. Si tratta di Graham Chase Robinson, che lo ha attaccato e ha chiesto i danni per discriminazione di genere. L’attore l’aveva precedentemente accusata di avergli rubato milioni di miglia di programmi frequent flyer e di aver passato le giornate, anziché a lavorare, abbuffandosi su Netflix. La donna, 41enne, è stata alla dipendenze del divo di Hollywood dal 2008 al 2019.

Chase Robinson: «Mi sottopagava»

L’ex assistente ha dichiarato: «Mi sottopagava, faceva commenti sessisti e mi assegnava compiti stereotipicamente femminili». Chase Robinson, assunta da giovanissima nel 2008, è stata licenziata undici anni dopo quando era vicepresidente per la produzione e le finanze. L’incarico le ha fruttato uno stipendio da 300 mila dollari l’anno. Ora ha chiesto 12 milioni di dollari per aver subito «gravi danni emotivi e alla reputazione». La società di De Niro, Canal Productions, ne vuole a sua volta sei accusando la donna di aver trasferito l’equivalente di 450 mila dollari in miglia di viaggi aerei sul suo conto personale e di aver speso decine di migliaia di dollari in cibo, viaggi e altri servizi non legati al suo impiego. I due processi si svolgono contemporaneamente e dovrebbero concludersi nell’arco di due settimane.

Le accuse di De Niro

Robert De Niro, dal canto suo, ha spiegato che le mansioni di Graham includevano tenergli l’agenda, organizzare i viaggi e acquistare regali per amici e parenti. L’ex assistente ha contrattaccato dichiarando che le faceva rammendare i vestiti, fare il bucato e a volte addirittura grattargli la schiena. Inoltre lo ha accusato di averla chiamata «in ogni ora del giorno e della notte». L’attore ha replicato: «L’ho sempre chiamata in ore decenti fuori dall’orario». Ma quando la donna ha riferito di una chiamata alle quattro del mattino, nel 2017, De Niro ha risposto piccato: «Era la volta in cui mi spaccai la schiena cadendo dalle scale».

Halloween, da Alien a Suspiria: le 10 scene più spaventose nei film

Non c’è Halloween senza un buon film horror. Mentre al cinema è appena sbarcato Five Nights at Freddys’, adattamento dell’omonimo videogame per console, anche in streaming è possibile recuperare cult capaci di far saltare letteralmente dalla sedia. Le jump scare scene, infatti, costituiscono il caposaldo centrale per la riuscita di un lungometraggio terrificante, facendo leva su un evento improvviso o inatteso. Ogni spettatore può stilare la sua personale classifica delle scene più spaventose che provocano terrore e fremiti anche a mesi di distanza. In vista ella notte delle streghe, ecco 10 consigli fra grandi classici del cinema come Alien e Shining e nuove uscite, tra cui spiccano It Follows e A Quiet Place.

Halloween, 10 scene più spaventose nei film da vedere la notte del 31 ottobre

Suspiria di Dario Argento, la morte di Sara girata una volta sola

Maestro del brivido internazionale, Dario Argento ha realizzato in carriera numerosi horror di successo. Fra i più celebri c’è indubbiamente Suspiria, film del 1977 con Jessica Harper nei panni di Susy, studentessa di danza classica che decide di iscriversi all’Accademia tedesca di Friburgo. Qui incontra Sarah, nei cui panni recita Stefania Casini, la cui morte costituisce una delle scene più spaventose dell’intero lungometraggio. A un certo punto della storia, la ragazza si ritrova a fuggire da una misteriosa figura invisibile, finendo per restare intrappolata nel filo spinato. Qui, prima di riuscire a liberarsi, viene uccisa con un rasoio. L’attrice ha raccontato di essere rimasta davvero avvinghiata nella rete, che le provocò varie escoriazioni.

Shining di Stanley Kubrick e la celebre stanza 237

Tra gli horror più terrificanti della storia del cinema e della letteratura c’è Shining, con cui Stanley Kubrick adattò l’omonimo romanzo di Stephen King. Difficile scegliere la scena più spaventosa, tuttavia merita una menzione speciale la stanza 237 dell’Overlook Hotel. Jack Torrance, personaggio interpretato dal grande Jack Nicholson, dopo esservi entrato si imbatte in una donna nuda che gli viene incontro e lo bacia, prima di trasformarsi in un cadavere in decomposizione. La scena è stata ripresa fedelmente anche nel film fantasy Ready Player One di Steven Spielberg.

Alien e Suspiria, ma anche It Follows e A Quiet Place. Le 10 scene più spaventose nei film horror da guardare la notte di Halloween.
Una scena di Shining nella stanza 237 (X).

Non aprite quella porta, tutti hanno paura di Leatherface

Cult del genere horror, Non aprite quella porta di Tobe Hooper ha spaventato generazioni di spettatori sin dalla sua uscita nel 1974. Impossibile dimenticare il momento in cui la giovane studentessa Pam, che ha il volto di Teri McMinn si ritrova appesa a un gancio da macellaio. Lottando per liberarsi, è costretta prima a guardare Leatherface, noto anche come Faccia da cuoio, mentre taglia a metà con una motosega il corpo esanime del suo amico Kirk (William Vail). L’interprete ha detto che, durante le riprese, per facilitare il suo sostegno a mezz’aria fece affidamento su un filo di nylon tra le gambe, espediente alquanto doloroso.

Carrie – Lo sguardo di Satana e la scena del ballo a scuola

Stephen King è autore anche di Carrie – Lo sguardo di Satana, romanzo che sbarcò al cinema grazie al film horror di Brian De Palma con Sissy Speck nei panni della protagonista. Fra le scene più spaventose c’è il ballo scolastico di fine anno, le cui riprese richiesero ben due settimane di lavoro. Il copioso sangue di maiale scaraventato su di lei era in realtà amido di mais mescolato con colorante alimentare, ma l’attrice decise di dormire con i vestiti sporchi per tre giorni interi. Una scelta che giustificò per ragioni di continuità.

Alien e Suspiria, ma anche It Follows e A Quiet Place. Le 10 scene più spaventose nei film horror da guardare la notte di Halloween.
La scena terrificante di Carrie – Lo sguardo di Satana (X).

Psycho, fra le scene più spaventose anche un cult del cinema

Miglior film di tutti i tempi secondo Variety, Psycho di Alfred Hitchcock rappresenta una pietra militare del cinema e del genere horror. La scena più spaventosa e indubbiamente la più celebre è quella della doccia, in cui la giovane Marion (Janet Leigh) viene pugnalata più volte da un misterioso assassino. L’omicidio dura ben 45 secondi, 22 dei quali rappresentano in 35 inquadrature diverse i colpi inferti dal killer. Servirono ben sette giorni di riprese, cui l’attrice non prese parte lasciando il posto a una controfigura.

Alien, l’indimenticabile esordio degli xenomorfi

Il primo capitolo di Alien, saga diretta da Ridley Scott, ha segnato decine di spettatori che si recarono in sala nel 1979. Fra le scene più terrificanti c’è sicuramente la prima apparizione degli xenomorfi, le creature che infestano la nave spaziale con a bordo la tenente Ripley, interpretata da Sigourney Weaver. Indimenticabile la morte di Kane (John Hurt), ucciso da un alieno che gli esce dal petto squarciandogli il torace. Un ciak che, visti gli effetti speciali dell’epoca non ancora sviluppati, scioccarono gran parte del pubblico.

L’Esorcista, fra le scene più spaventose anche la possessione di Regan

Icona del genere horror, L’Esorcista di William Friedkin continua a terrorizzare gli spettatori anche a 50 anni dalla sua uscita. Impossible non citare per Halloween la scena in cui la giovane Regan, che ha il volto di Linda Blair, ruota la testa di 180 gradi per guardare in volto i sacerdoti giunti per liberarla dalla possessione del demonio. Il 5 ottobre 2023 David Gordon Green ha diretto il nuovo capitolo L’Esorcista – Il Credente che riporta il personaggio nuovamente al centro della narrazione.

The Omen, fra le scene più spaventose anche la morte della bambinaia 

Fra le scene più spaventose da guardare ad Halloween c’è sicuramente la morte della bambinaia in The Omen – Il presagio, cult del 1976 di Richard Donner. Dopo una giornata tranquilla, infatti, la babysitter del giovane Damien (Harvey Stephens), incurante della folla di ragazzini in festa, si suicida gettandosi dalla finestra con un cappio al collo. Il tutto accompagnato da richiami cantilenanti in sottofondo con il nome del piccolo di casa, dando immediatamente la sensazione che il gesto sia provocato da una presenza maligna.

It Follows, la misteriosa figura che accompagna i protagonisti

Fra i migliori horror del nuovo millennio, It Follows è un’ottima scelta per la notte di Halloween. Il film di David Robert Mitchell racconta la storia di una misteriosa figura che insegue il suo bersaglio fin quando quest’ultimo non trasmette una maledizione ad altri tramite un rapporto sessuale. L’ignoto individuo appare in continuazione durante la narrazione, mostrandosi di sfuggita all’esterno dei palazzi oppure non lontano dalle auto dei protagonisti. Un brivido perpetuo che, come ha ricordato il Guardian, affonda le sue radici nel senso stesso della morte.

A Quiet Place, fra le scene più spaventose anche l’horror distopico di John Krasinski

Uscito nel 2018, A Quiet Place – Un posto tranquillo di John Krasinski ha subito catturato l’attenzione della critica e del pubblico. Con protagonisti lo stesso regista ed Emily Blunt, si svolge in un futuro distopico in cui la Terra è preda di una popolazione aliena che ha decimato l’umanità, costretta a nascondersi nelle proprie case. Fra le scene più spaventose c’è quella in cui la protagonista Evelyn si rifugia nella vasca da bagno del suo appartamento per sfuggire alla cattura di una creatura che si aggira nelle vicinanze.

È morta Elaine Devry, attrice di Atomicofollia e Perry Mason

Elaine Devry, attrice americana nota per aver recitato in Atomicofollia e Una guida per l’uomo sposato, è morta all’età di 93 anni. La star californiana si è spenta il 20 settembre scorso nella sua casa di Gran Pass, nell’Oregon, dove viveva dopo aver lasciato il cinema. Ad annunciarlo, come hanno confermato Deadline e Hollwood Reporter, il servizio di pompe funebri della sua città sul sito web ufficiale. In carriera ha preso parte a una dozzina di film e serie tivù, di cui una condotta dal futuro presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, prima di ritirarsi dalla recitazione già negli Anni 70. Quarta delle otto mogli del comico premio Oscar Mickey Rooney, grazie a cui ottenne il primo ruolo in una produzione di Hollywood, in gioventù aveva lavorato anche come modella.

Elaine Devry, gli inizi come modella e il debutto al cinema

All’anagrafe Thelma Elaine Mahnken, nacque il 10 gennaio 1930 a Compton, in California. Ancora 15enne, durante gli studi al College della sua città, lavorò come modella posando per diversi fotografi. Si traferì poi nel Montana, a Buttle, dove appena 18enne nel 1948 sposò la sua prima fiamma del liceo Dan Ducich, un giovane talento del basket. Le nozze durarono appena quattro anni, dato che divorziarono nel 1952, poco dopo che l’uomo venne arrestato per rapina a mano armata. L’Hollywood Reporter ha ricordato come Dan Ducich si sia poi suicidato nel 1954 con un colpo di pistola a soli 28 anni, in una stanza d’albergo. Intanto Elaine Devry era tornata in California, dove incontrò la star della commedia di Hollywood Mickey Rooney. I due si innamorarono subito e si sposarono nel 1954.

Elaine Devry ha recitato anche in una serie condotta da Ronald Raegan. Si ritirò negli Anni 70, salvo tornare un'ultima volta nel 1999.
Elaine Devry nel film Una guida per l’uomo sposato (Screenshot YouTube).

Fu proprio Rooney a dare avvio alla carriera da attrice di Elaine Devry, trovandole una parte nel film The Atomic Kid, uscito in Italia come Atomicofollia, dove ha interpretato un’infermiera. Nello stesso anno recitò in un episodio di General Electric Theatre, serie antologica condotta da Ronald Reagan. Nel 1958 la coppia di separò, complice l’ennesimo flirt di Rooney, che nella sua vita si è sposato otto volte. Elaine Devry però proseguì recitando in Bambola cinese del 1958, Man-Trap del 1961 e soprattutto Una guida per l’uomo sposato, diretto da Gene Kelly. È poi apparsa in varie produzioni per la televisione, da Perry Mason a Death Valley Days e Family Affair prima di lasciare la recitazione negli Anni 70. È tornata un’ultima volta nel 1999, entrando nel cast di Heart to Heart.com. Nel 1975 aveva sposato l’attore Will White, incontrato 15 anni prima sul set di The Dick Powell Theatre.

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Sciopero attori, la proposta Clooney non decolla

La generosa proposta lanciata da George Clooney e altre star di serie A per sbloccare la vertenza degli attori di Hollywood è stata prontamente rispedita al mittente: «Grazie, ma no grazie», ha detto la presidente della Sag-Aftra, Fran Drescher, spiegando, in un video postato su Instagram, perchè quanto suggerito dai divi «non avrebbe alcun impatto sul contratto per il quale stiamo scioperando».

La proposta di Clooney era quella di abolire il tetto della quota associativa

Clooney, affiancato da altri attori tra cui, Scarlett Johansson, Kerry Washington, Tyler Perry, Bradley Cooper, Meryl Streep, Robert De Niro, Ben Affleck, Jennifer Aniston, Reese Witherspoon, Emma Stone, Laura Dern e Ryan Reynolds, che erano tutti presenti allo zoom con la Dreschner e il capo negoziatore Duncan Crabtree-Ireland, aveva proposto di abolire il tetto che blocca a un milione di dollari il massimo della quota associativa che le star devono pagare per essere membri del sindacato. Secondo i calcoli di Clooney, questo porterebbe a un’iniezione di fondi da 50 milioni di dollari all’anno (sulla base di un pool di 160 divi che guadagnano una media di 21 milioni di dollari all’anno): una cifra che potrebbe essere usata, ad avviso delle star, per coprire il gap che separa le richieste della Sag con quanto sono pronti a sborsare i produttori.

La presidente Dreschner ha respinto l’idea

«Il problema è che questo non ha nulla a che fare con il contratto. È come paragonare mele alle arance», ha continuato la Dreschner spiegando che sono gli studi a dover aprire il portafoglio per pagare equamente chi sta davanti alla macchina da presa. Clooney aveva proposto inoltre di ristrutturare la distribuzione dei profitti dello streaming in modo che i colleghi che guadagnano meno siano i primi ad essere pagati. Niente spiragli dunque, mentre l’agitazione cominciata a metà luglio si avvia a superare, il 21 ottobre, il traguardo del centesimo giorno. Intanto, a rendere ancora più amara la vita di attori da mesi senza lavoro, la Sag ha vietato agli iscritti al sindacato di scegliere costumi di Halloween ispirati a film e serie tv di successo come Barbie e Mercoledì per poi postare le loro immagini sui social media: sarebbe una forma di promozione indiretta vietata dal codice dell’agitazione.

È morto Burt Young, il Paulie Pennino di Rocky

Burt Young, attore celebre per aver interpretato Paulie Pennino nella saga di Rocky, è morto l’8 ottobre a 83 anni. Lo ha annunciato a distanza di 10 giorni sua figlia Anna Morea Steingieser con una nota riportata dal New York Times. Ex pugile del Queens, ha vestito i panni del migliore amico di Balboa in tutti i sei film dell’esalogia originale, unico personaggio assieme al protagonista e all’allenatore Tony Evers. Per la sua performance ha ottenuto anche una nomination agli Oscar come Miglior attore non protagonista nel primo capitolo della saga. In carriera ha legato la sua celebrità anche a Chinatown del 1974 al fianco di Jack Nicholson e a Il Papa del Greenwich Village con Mickey Rourke. Il saluto commosso di Sylvester Stallone su Instagram: «Addio amico mio, mancherai moltissimo a me a al mondo. Riposa in pace».

Burt Young, dalla boxe nei Marines al debutto nel cinema

All’anagrafe Geraldo “Jerry” Tommaso DeLouise, nacque da genitori di origine italiana il 30 aprile 1940 nel Queens di New York. Il papà era meccanico che divenne insegnante di liceo, mentre la mamma lavorava come sarta. Dopo essersi messo nei guai a scuola, mentendo sulla sua età si unì ai Marines ancor prima di compiere 16 anni con l’aiuto di suo padre. Qui iniziò a praticare la boxe, perdendo solamente due incontri sui 34 effettuati durante la permanenza a Okinawa. Un talento che conservò anche terminato il servizio militare, decidendo di allenarsi con Cus D’Amato che anni dopo avrebbe anche seguito il campione dei pesi massimi Mike Tyson. Come ha riportato l’Hollywood Reporter, ha spesso affermato di aver combattuto da professionista senza mai finire Ko o perdere un match. Per beneficenza, sfidò sul ring persino la leggenda Muhammad Ali.

Burt Young, volto di Paulie nei sei film di Rocky, è morto l'8 ottobre a 83 anni. Figlio di italo-americani, recitò anche per Sergio Leone
Sylvester Stallone e Burt Young in una scena di Rocky (X).

A dispetto del suo talento sul ring, non riuscì ad avviare una lunga carriera nella boxe, tanto da cambiare impiego più volte, trovando lavoro dapprima come venditore e poi in una ditta di pulizie. Fu allora che si avvicinò al cinema, iniziando a studiare all’Actor Studio di Lee Strasberg, l’Hyman Roth de Il padrino – Parte II. «In realtà stavo seguendo una ragazza che voleva frequentare quella scuola», ha poi raccontato al Newsday di New York. Il suo esordio combaciò anche con le prime interpretazioni di Robert de Niro, che incontrò sul set de La gang che non sapeva sparare di James Goldstone. Ha proseguito la sua carriera interpretando principalmente personaggi duri e ruoli italo-americani sia per la televisione sia per il cinema, prima di entrare nella saga di Rocky.

La passione per Rocky: «Stallone è un vero genio»

Nel 1976, dopo aver già recitato per Roman Polanski in Chinatown, entrò nel cast di Rocky, primo film sul pugile italo-americano con il volto di Sylvester Stallone, per interpretare Paulie, fratello di Adriana, amata dal protagonista. «Sly si avvicinò a me e si presentò, dicendomi di aver scritto quel copione e che dovevo esserci», ha raccontato Burt Young nel 2009 a The Sweet Science. «E io volevo assolutamente farne parte, ma non volevo sembrare impaziente». Lodandone la sceneggiatura, ha elogiato Stallone come un «maniaco del lavoro, un vero genio sempre avanti con i tempi». Nominato agli Oscar, oltre a proseguire la saga su Balboa nei panni dell’amico Paulie, ha recitato in numerosi altri film. Nel 1984 prestò infatti il suo volto a Joe, referente di Frankie (Joe Pesci), nel film C’era una volta in America di Sergio Leone.

Fra le ultime performance, si ricordano le produzioni italiane Baciamo le mani – Palermo New York 1958 nei panni di don Lillo Draghi e L’onore e il rispetto – Parte quarta, dove ha interpretato don Lino. In carriera ha anche debuttato a Broadway nel 1986 con Robert de Niro in Cuba & His Teddy Bear e realizzato dipinti, che ha esposto a New York nel 2006. Per quanto riguarda invece la vita privata, sposò Gloria DeLouise, che morì però nel 1974, due anni prima dell’esordio in Rocky, lasciandolo solo con la figlia Anna Morea.

Burt Young, volto di Paulie nei sei film di Rocky, è morto l'8 ottobre a 83 anni. Figlio di italo-americani, recitò anche per Sergio Leone
Sylvester Stallone e Burt Young nel 2014 (Getty Images).

Angelina Jolie è Maria Callas nel film di Pablo Larraín

Angelina Jolie diventa Maria Callas nelle prime immagini del film di Pablo Larraín. Il regista cileno, autore di El Conde premiato alla Mostra del Cinema di Venezia per la miglior sceneggiatura, dirigerà infatti un nuovo lungometraggio che racconterà gli ultimi giorni di vita della cantante lirica nella sua casa di Parigi. Basato su testimonianze reali, il progetto dal titolo Maria racconterà la storia meravigliosa ma anche tragica della leggendaria soprano, considerata una vera icona del suo tempo. «Sono davvero entusiasta di iniziare la produzione», ha dichiarato a Deadline il regista sudamericano. «Spero di far conoscere a tutto il mondo la straordinaria vita di una donna unica come Maria Callas». Nel cast anche gli italiani Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher e Valeria Golino.

Angelina Jolie è Maria Callas, le riprese dureranno due mesi

Già in corso le riprese, che dureranno circa otto settimane tra Parigi, Milano, Budapest e zone della Grecia. Come ha riportato l’Hollywood Reporter, infatti, in quanto indipendente la produzione ha potuto firmare un accordo con il sindacato Sag-Aftra, attualmente in sciopero, per poter lavorare nonostante il fermo. Quanto alla sceneggiatura, l’intero copione era stato ultimato già prima della protesta della Writers Guild, conclusa a fine settembre con la ratifica di un nuovo accordo fra showrunner e produttori. L’autore è Steven Knight, già noto per aver lavorato nel team del film Spencer con Kristen Stewart e sulla serie Netflix Peaky Blinders. I costumi che Angelina Jolie indosserà per interpretare Maria Callas si baseranno sugli abiti originali che la cantante lirica utilizzò in scena e durante la vita quotidiana, fra cui anche pellicce d’epoca.

Il regista Pablo Larraín ha rilasciato le prime foto del suo film su Maria Callas, interpretata da Angelina Jolie. Riprese in corso a Parigi.
Angelina Jolie nei panni di Maria Callas in una foto diffusa online (X).

«Raccogliere l’eredità di Maria Callas e raccontarne la vita è una forte responsabilità», aveva dichiarato a ottobre 2022 Angelina Jolie nell’annunciare il progetto. «Darò tutto quello che posso per affrontare questa sfida al meglio. Avere la possibilità di interpretarla sotto la direzione di Pablo (Larraín, ndr.) è un sogno». Per la star di Hollywood sarà il ritorno nella recitazione a due anni di distanza dal suo ultimo progetto, il film Eternals dei Marvel Studios sbarcato in sala nel 2021. Nel frattempo ha infatti iniziato a dedicarsi alla regia con il suo nuovo progetto Without Blood che, girato fra Roma e Puglia, adatterà il romanzo di Alessandro Baricco Senza sangue.

Box Office in Italia, L’esorcista – Il credente re degli incassi al cinema

L’horror domina il box office italiano con due film sul podio dei maggiori incassi nel weekend dal 5 all’8 ottobre 2023. In testa si è piazzato L’esorcista – Il credente, sesto progetto della saga inaugurata nel 1973 dal cult di William Friedkin, di cui rappresenta il primo sequel diretto. Distribuito da Universal in 387 sale, ha totalizzato poco più di 1,1 milioni di euro per quasi 150 mila presenze, con una media di 3800 euro per ogni cinema. Prodotto da Blumhouse, l’horror di David Gordon Green – già dietro la macchina da presa degli ultimi tre film di Halloween – vede il ritorno di Ellen Burstyn nei panni di Chris MacNeil, mamma della piccola Regan posseduta ne L’esorcista. In produzione anche due altri film, in arrivo non prima del 2025.

Box Office Italia, Assassinio a Venezia regge l’impatto degli horror

Secondo gradino del podio per Assassinio a Venezia di e con Kenneth Branagh nei panni del detective Poirot. A un mese dalla sua uscita in sala, il terzo capitolo della saga che adatta i romanzi di Agatha Christie ha infatti incassato altri 574.924 euro sfondando il muro dei 7 milioni in totale. Battuto così il predecessore Assassinio sul Nilo che nel febbraio 2022 si era fermato a 5,6 milioni. Ancora lontano invece il primo film, Assassinio sull’Orient Express, che contando su un cast stellare totalizzò oltre 14 milioni di euro. Horror ancora protagonista del box office in Italia con Talk to Me, opera prima degli sceneggiatori nonché youtuber Danny e Michael Philippou. Il film, nel cui cast recita Miranda Otto (Eowyn ne Il Signore degli Anelli), ha incassato nel Belpaese altri 444.437 euro raggiungendo il totale di 1 milione 405 mila nel suo secondo weekend di programmazione.

Il nuovo capitolo de L'esorcista vince il weekend 5-8 ottobre al box office. Sul podio anche Assassinio a Venezia e Talk to Me. Gli incassi.
Kenneth Branagh, regista e protagonista di Assassinio a Venezia (Getty Images).

Importante da segnalare, tra le nuove uscite, il risultato di Volevo un figlio maschio di Neri Parenti. Il nuovo film con protagonista Enrico Brignano ha infatti incassato al box office italiano 381.889 euro per circa 55 mila spettatori paganti. In Top 10 anche Nata per te, film che racconta la storia vera di Luca Trapanese, il primo single omosessuale ad aver adottato una bambina affetta da sindrome di Down. Il progetto di Fabio Mollo con Teresa Saponangelo e Pierluigi Galante ha incassato 250 mila euro. Male invece The Creator, il capitolo post-apocalittico sull’intelligenza artificiale con John David Washington. A quasi due settimane dall’uscita ha incassato appena 938.073 euro, confermando i dati mondiali sotto le aspettative. Matteo Garrone con il suo Io capitano invece ha quasi raggiunto i 3 milioni di euro,  fermandosi a 2,9 milioni.

È morto Keith Jefferson, attore di Django Unchained e The Hateful Eight

Keith Jefferson, attore apparso in diversi film di Quentin Tarantino, è morto giovedì 5 ottobre all’età di 53 anni. Lo ha rivelato la sua agente Nicole St. John all’Hollywood Reporter. Solo ad agosto aveva annunciato di avere il cancro. «Ogni tanto Dio ti lancia una sfida e lascia a te il compito di risolverla», aveva scritto sul suo profilo Instagram dopo la diagnosi. «All’inizio non l’ho detto a nessuno, nemmeno alla mia famiglia. Grazie alla mia fede ho trovato la forza di parlarne». Per Tarantino ha recitato in Django Unchained, The Hateful Eight e C’era una volta a Hollywood. Il 13 ottobre uscirà su Prime Video il suo ultimo film, The Burial, al fianco dell’amico Jamie Foxx che lo ha salutato in lacrime sui social. «Fa malissimo, ci vorrà molto tempo prima che questa cosa guarisca», ha scritto la star su Instagram. «Avevi un’anima straordinaria e un cuore puro».

Keith Jefferson, la carriera e i nuovi progetti in cantiere

Originario di Houston, dove era nato il 7 aprile 1970, aveva completato gli studi in teatro musicale presso la US International di San Diego, prima di specializzarsi in recitazione all’Università dell’Arizona. Al college aveva già incontrato Jamie Foxx, con cui strinse un legame di amicizia indissolubile che lo ha portato a vari progetti sul grande schermo. Esordì nel 1995 con A proposito di donne, film di Herbert Ross con Woopy Goldberg e Drew Barrymore. Ha poi preso parte al lungometraggio Buffalo Soldiers con Joaquin Phoenix e persino a un capitolo della saga de La signora in giallo con Angela Lansbury nel 2001. Due anni prima aveva anche lavorato con Foxx nel suo Jamie Foxx Show.

Grande amico di Jamie Foxx, Keith Jefferson sarà in The Burial su Prime Video il 13 ottobre. Aveva 53 anni, da agosto combatteva il cancro.
Keith Jefferson assieme all’amico Jamie Foxx (Foxx, Instagram).

Nel 2012 ha poi iniziato la sua collaborazione con Quentin Tarantino, che lo ha scelto per gli ultimi suoi tre film. È infatti apparso nei panni di Pudgy Ralph in Django Unchained, ha interpretato Charly in The Hateful Eight e il pirata Keith in C’era una volta a Hollywood. Fra le ultime performance si ricordano quella nel 2022 in Day Shift – A caccia di vampiri, sempre al fianco di Jamie Foxx, con cui ha recitato anche nel 2023 in The Burial. «Ho lavorato con un cast stellare», aveva scritto Keith Jefferson su Instagram condividendo il trailer del film. «È il progetto più importante della mia vita». Oltre al cinema, ha portato avanti una carriera sul palcoscenico dei teatri, recitando in varie produzioni itineranti negli States, tra cui l’Otello. La sua agente ha rivelato che stava lavorando a nuovi film e progetti su cui «non vedeva l’ora di mettersi all’opera».

Non solo Jamie Foxx, gli omaggi di amici e colleghi

«Ho difficoltà a guardare questa foto», ha postato Jamie Foxx su Instagram. «Rivivere i ricordi di noi che ci divertiamo assieme, da quando ci siamo incontrati al college. Sei stato in ogni modo incredibile, mancherai tantissimo amico mio». Numerosi i commenti al post di amici e maestranze di Hollywood, tra cui spunta la costumista Arianne Phillips. «Sono devastata», ha scritto sotto la foto di Foxx, ricordando i tempi in cui ha potuto lavorare con Keith Jefferson. «Era una persona gentile e divertente, devota ad amici e parenti». Ha consegnato invece a un messaggio su X il suo dolore l’attrice Tangie Ambrose, che ha dovuto «salutare un carissimo amico, la cui anima è ora libera». Assieme alle sue parole, ha pubblicato anche un video con una lunga carrellata di scatti personali con Jefferson.

Morto Michael Gambon, interpretò Silente in Harry Potter

Il cinema piange la morte di Michael Gambon. L’attore britannico, noto soprattutto per aver interpretato Albus Silente nella saga di Harry Potter, è morto in ospedale per un attacco di polmonite. Ad annunciarlo la moglie Anne e il figlio Fergus in una dichiarazione riportata da Bbc e Guardian: «Siamo devastati, era un padre e un marito amato. Vi chiediamo di rispettare la nostra privacy in un momento così doloroso». Noto in patria anche come The Great Gambon (Il grande Gambon), ha legato la sua fama alla saga fantasy tratta dai romanzi di J.K. Rowling, ma ha recitato in decine di altri lungometraggi. Si ricordano, tra gli altri. Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante del 1988 che lo consegnò al successo mediatico, ma anche Sleepy Hollow e The Insider. Aveva 82 anni.

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Michael Gambon, l’addio alla scuola e il successo al cinema

Originario di Dublino, dove nacque nel 1940, Michael Gambon lasciò la scuola all’età di 15 anni, ma non ricevette alcuna formazione attoriale nella recitazione. Giunto in Inghilterra per seguire suo padre, che fu poliziotto durante la Seconda guerra mondiale, iniziò un apprendistato in ingegneria l’anno successivo, ma molto presto entrò in contatto con il teatro. Inizialmente al lavoro per realizzare la scenografia del palco, passò grazie al suo talento alla recitazione con piccole parti negli spettacoli dello Unity Theatre e del Tower Theatre di Londra. Debuttò però come attore in una produzione dell’Otello nella sua Dublino nel 1962, unendosi rapidamente al National Theatre di Londra e continuando a lavorare sui palcoscenici del Regno Unito, a New York e in Germania.

L'attore britannico Michael Gambon, volto di Silente in Harry Potter, è morto all'età di 82 anni per una polmonite. La famiglia: «Devastati»
L’attore britannico Michael Gambon (Getty Images).

Curiosamente, Otello fu anche il suo primo film al cinema nel 1965. Ha poi preso parte a numerosi film di grande successo tra cui Gosford Park, Sleepy Hollow e la recente dilogia di Paddington. Tuttavia, a dargli la fama in tutto il mondo sono stati i film di Harry Potter, in cui ha vestito i panni del preside di Hogwarts Albus Silente dal terzo all’ottavo e ultimo capitolo. Subentrò nel 2003 per Harry Potter e il prigioniero di Azkaban infatti a Richard Harris, primo volto del professore nato dalla penna di J.K. Rowling, deceduto l’anno prima. La sua ultima apparizione risale al 2019 nel film Judy di Rupert Goold sulla vita dell’attrice Judy Garland. Numerose anche la sue apparizioni a teatro, dove ha recitato in opere di Samuel Beckett, William Shakespeare e Bertold Brecht.

Johnny Depp e il film su Modigliani: le anticipazioni di trama e cast

Con l’ingresso di Luisa Ranieri, si arricchisce sempre più il cast di Modi, film che Johnny Depp dirigerà sulla vita dell’artista italiano Amedeo Modigliani. Sebbene l’uscita sia prevista solo per il 2024, emergono nuovi dettagli sull’atteso ritorno alla regia del divo di Hollywood. Oltre che star del grande schermo, Depp è già stato una volta dietro la macchina da presa nel 1997 per il suo esordio da cineasta Il coraggioso, in cui vestì anche i panni del personaggio principale. Ancora pochi i dettagli sulla trama, che racconterà solo 48 ore che il pittore originario di Livorno trascorse a Parigi nel 1916. Le riprese sono attualmente in corso a Budapest e proseguiranno per alcune settimane. Direttore della fotografia sarà l’italiano Nicola Pecorini, che ha lavorato con Depp nel 1998 sul set di Paura e delirio a Las Vegas di Terry Gilliam.

Modi, trama e cast del film di Johnny Depp sull’artista italiano

Il nuovo film di Johnny Depp sarà un adattamento cinematografico dell’opera teatrale di Dennis McIntyre per mano di Jerzy e Mary Kromolowski. Nei panni del protagonista Modigliani ci sarà Riccardo Scamarcio, che tornerà dunque a interpretare un artista dopo aver vestito i panni di Caravaggio nel biopic di Michele Placido. Secondo le poche anticipazioni disponibili sulla trama di Modi, la storia seguirà dunque un breve lasso di tempo durante il soggiorno parigino dell’artista. Desideroso di mettere fine alla propria carriera e lasciare la città, il protagonista si ritroverà in fuga dalla polizia e si scontrerà con altre grandi personalità bohemien della sua epoca. Fra questi l’artista transalpino Maurice Utrillo, con il volto di Pierre Niney, e la sua musa nonché amante britannica Beatrice Hastings.

Nel 2024 uscirà l'atteso biopic di Johnny Depp su Amedeo Modigliani. Nel cast Riccardo Scamarcio e Luisa Ranieri, riprese a Budapest.
Riccardo Scamarcio al Festival di Cannes 2021 (Getty Images).

Luisa Ranieri sarà invece Rosalie, una modella che in quell’epoca posò per molti artisti, tra cui Modigliani. Sarà una figura importante durante le 48 ore di narrazione, anche se ancora non è noto in quale misura. Il protagonista incontrerà poi anche il bielorusso Chaim Soutine e il mercante d’arte polacco Leopold Zborowski. Tuttavia, la sua strada incrocerà anche quella del collezionista internazionale Maurice Gangnat, che avrà il volto di Al Pacino, pronto a stravolgere la sua vita. Non è ancora ufficiale il budget a disposizione di Johnny Depp ma, stando a quanto riporta il sito Imdb, non dovrebbe superare i 10 milioni di dollari.

Le prime foto dal set e le parole del produttore

Si moltiplicano intanto sui social network gli scatti rubati dal set ungherese della produzione, che mostrano le prime immagini della Parigi degli Anni 10. Johnny Depp non è apparso infastidito dai numerosi fan che si sono accalcati nella zona, dispensando anche sorrisi, selfie e autografi quando possibile. «È un progetto che assieme ad Al (Pacino, ndr.) inseguo da anni», aveva detto a maggio a Deadline il produttore Barry Nvidi nel presentare il film. «L’arguzia e la sensibilità di Depp, unite a un cast incredibile, faranno sì che il mio sogno si avveri».

Oppenheimer da record: è il biopic con gli incassi più alti di sempre

Non si ferma la corsa al botteghino di Oppenheimer. Il film di Christopher Nolan sul padre della bomba atomica ha infatti stabilito un nuovo record. Con oltre 912 milioni di dollari di incassi al 17 settembre in tutto il mondo, è il biopic più redditizio della storia del cinema. Battuto Bohemian Rhapsody, biografia di Freddie Mercury e dei Queen, che si era fermato a 910 milioni. Ottima anche la risposta in Italia, dove ha totalizzato altri 2,1 milioni nell’ultima settimana, arrivando a un totale di 24,7 dall’inizio della distribuzione. L’obiettivo principale è adesso superare 1 miliardo di incassi, insperato alla vigilia ma possibile grazie alle proiezioni del mercato statunitense e internazionale, soprattutto in Cina. «Gli ultimi chilometri della corsa sono sempre i più difficili», ha spiegato a Variety Paul Dergarabedian, analista senior di Comscor. «Ormai è però un vincitore assoluto».

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Oppenheimer e Bohemian Rhapsody uniti dalla presenza di Rami Malek

Curiosamente, sia in Oppenheimer sia in Bohemian Rhapsody, i due biopic più redditizi di sempre secondo i dati Box Office Mojo, è presente Rami Malek. Nel nuovo film di Nolan ha interpretato lo scienziato David L. Hill, apparendo soltanto per poche scene e soprattutto nella sezione finale della narrazione. Nel progetto sui Queen ha invece ricoperto il ruolo del protagonista, prestando il suo volto al frontman Freddie Mercury dagli albori fino alla scoperta dell’Aids e al concerto Live Aid. La sua performance gli è valsa anche il premio Oscar come “Miglior attore protagonista” oltre a un Golden Globe e a un Bafta. Il suo caso ricorda da vicino quello di Zoe Saldana, presente in quattro delle sei pellicole capaci di superare 2 miliardi di dollari al box office. Ha recitato nei due capitoli di Avatar di James Cameron e nei due film Marvel Avengers: Infinity War e Endgame.

Battendo Bohemian Rhapsody sui Queen, Oppenheimer è diventato il film biografico più redditizio. I numeri in Italia e nel mondo.
Rami Malek alla premiere mondiale del film Oppenheimer (Getty Images).

I dati del box office in Italia del weekend: vince Assassinio a Venezia

Quanto ai dati Cinetel in Italia, vincitore del weekend al botteghino è il nuovo film sul detective Poirot con Kenneth Branagh, Assassinio a Venezia. Il terzo capitolo sulle avventure nate dalla penna di Agatha Christie ha totalizzato 2,09 milioni di euro, aprendo meglio rispetto al predecessore Assassinio sul Nilo. Secondo posto per Oppenheimer con 1,3 milioni di euro, poco più rispetto all’horror The Nun 2 che si è fermato a 1 milione. Primo film italiano in classifica è Io Capitano di Matteo Garrone, peraltro fresco vincitore del Leone d’Argento e del Premio Mastroianni a Venezia. Ha incassato infatti 600 mila euro nel secondo weekend di programmazione, issandosi a un totale di poco superiore al milione. Seguono Jeanne du Barry con Johnny Depp e The Equalizer 3 con Denzel Washington, prima di trovare ancora Barbie. Il film con Margot Robbie ha raggiunto i 31,8 milioni di euro.

Oscar 2024, da Io Capitano a Rapito: i 12 film in gara per rappresentare l’Italia

Io Capitano di Matteo Garrone guida la lista di 12 film in lizza per rappresentare l’Italia ai 96esimi Premi Oscar fra i lungometraggi internazionali. Vincitore del Leone d’Argento a Venezia, l’ultimo progetto del regista romano è il favorito numero uno per la candidatura, forte anche del Premio Mastroianni vinto dal suo protagonista Seydou Sarr al Lido. Occhio però anche a Rapito di Marco Bellocchio, film che racconta la storia del giovane ebreo Edgardo Mortara, in concorso a Cannes e miglior film ai Nastri d’Argento 2023. La candidatura definitiva sarà nota il prossimo 20 settembre quando la commissione di selezione, istituita presso l’Anica su richiesta della stessa Academy statunitense, si riunirà per votare il titolo da presentare a Los Angeles. La shortlist arriverà soltanto il 21 dicembre, mentre il 23 gennaio 2024 saranno annunciate le nomination. La cerimonia di premiazione è prevista per il 10 marzo.

Annunciata la lista di 12 potenziali candidati italiani agli Oscar 2024. Con Garrone e Bellocchio c'è anche Moretti con Il sol dell'avvenire.
Seydou Sarr e Matteo Garrone con i premi di Venezia (Getty Images).

Da Cortellesi a Moretti, tutti i film in lizza per rappresentare l’Italia agli Oscar 2024

Altro pezzo da novanta fra i 12 potenziali candidati italiani agli Oscar 2024 è Il sol dell’Avvenire di Nanni Moretti, presentato in concorso al Festival di Cannes. Racconta la storia di un regista in difficoltà con il suo ultimo progetto e nel pieno di una crisi con la moglie, come lui impegnata nel cinema. In lizza anche C’è ancora domani, esordio alla regia di Paola Cortellesi, che aprirà anche la Festa del Cinema di Roma. Una storia di rivalsa femminile che segue una donna, vittima di un marito violento, in un’Italia devastata dalla Seconda guerra mondiale. Spera di rappresentare l’Italia agli Oscar anche L’ultima notte di Amore, film di Andrea di Stefano con protagonista Pierfrancesco Favino. La star del cinema nostrano interpreta un poliziotto che, il giorno prima del pensionamento, perde il suo amico e partner durante una rapina.

In corsa per diventare il candidato italiano agli Oscar 2024 anche Grazie ragazzi di Riccardo Milani e Il ritorno di Casanova di Gabriele Salvatores con Toni Servillo, Fabrizio Bentivoglio e Sara Serraiocco. In lizza anche La chimera di Alice Rohrwacher – nel cast la sorella Alba – presentato come Il sol dell’avvenire al Festival di Cannes, dove ha concorso per la Palma d’Oro. Nella lista dei 12 film anche Stranizza d’amuri di Giuseppe Fiorello, una storia di amicizia tra due ragazzi che si trasforma in un sentimento irrefrenabile, Noi anni luce di Tiziano Russo e La terra delle donne di Marina Vallone. Infine, potrebbe arrivare agli Oscar 2024 anche Mixed by Erry di Sydney Sibilia, disponibile su Netflix, che racconta la storia di Enrico Frattasio che negli Anni 80 creò un suo impero vendendo musicassette contraffatte.

Mathieu Kassovitz sull’incidente: «Facevo l’idiota per mia figlia»

A quasi una settimana dal terribile incidente in moto del 6 settembre, il regista e attore francese Mathieu Kassovitz è tornato a parlare ai suoi fan. Tramite un video sulla sua pagina Instagram, in cui ha rassicurato sulle sue condizioni di salute, ha descritto nel dettaglio l’accaduto. «Stavo facendo l’idiota», ha spiegato l’interprete 56enne. «Volevo emulare un supereroe per impressionare mia figlia (che si trovava nel mezzo alle sue spalle con un istruttore, ndr.)». All’incidente hanno assistito anche l’altro figlio e sua moglie, che gli sono stati accanto per tutta la durata della degenza. «Sono una testa di cazzo perché mi costringo a prendere le distanze dalla realtà», ha proseguito Kassovitz. «Sono vecchio, è ora che pensi alle persone che mi amano e dedichi loro il mio tempo». L’attore ha poi dedicato un pensiero alle vittime del terremoto in Marocco e ringraziato i suoi fan per i messaggi di augurio che gli hanno inviato online.

Mathieu Kassovitz: «Ringrazio i medici, sono un vanto per la Francia»

«Amo le moto, ne sono un grande appassionato», ha raccontato Kassovitz nel suo lungo video social. «Ho passato una splendida giornata alla guida, ma sono un idiota e un pessimo motociclista». L’attore ha infatti detto di aver sbagliato l’ingresso in una curva, perdendo il controllo del mezzo e rischiando di cadere. Negli attimi immediatamente successivi, mentre cercava di raddrizzarsi, è finito contro un guardrail, ferendosi in maniera grave alle gambe. «Sono stato molto fortunato», ha concluso Kassovitz, che ha poi ringraziato tutti i medici che lo hanno curato. «Sono pagati pochissimo per quello che fanno, ma sono un motivo d’orgoglio per tutta la Francia».

L'attore Mathieu Kassovitz ha pubblicato un video su Instagram. «Sono stato fortunato, devo iniziare a pensare alle persone che mi amano».
L’attore francese Mathieu Kassovitz nel 2022 (Getty Images).

Classe 1967, figlio di due cineasti, Mathieu Kassovitz è noto per aver diretto nel 1995 L’odio, che gli valse il premio per la miglior regia a Cannes e tre riconoscimenti ai Cesar su 11 nomination. Accanto alla carriera da regista, ha portato avanti anche quella davanti alla macchina da presa, apparendo in diversi film di successo tra cui Il favoloso mondo di Amelié di Jean-Pierre Jeunet e Munich di Steven Spielberg. nelle sale francesi c’è il suo ultimo lavoro, Visions, in cui appare al fianco di Diane Kruger. Presentato in anteprima al Festival del cinema francofono di Angouleme, racconta la tormentata storia d’amore di una donna, divisa tra il partner e una vecchia fiamma che ritorna dal passato.

Venezia 80, Leone d’oro a Povere creature: tutti i premiati

Il Leone d’oro dell’80esima Mostra del Cinema di Venezia è andato, come da pronostico, a Povere creature di Yorgos Lanthimos. A presiedere la cerimonia, come nel caso della serata inaugurale, la madrina 2023 Caterina Murino, che con voce commossa ha parlato di «giorni indimenticabili che hanno permesso a tutti di coltivare i propri sogni». Già prima della premiazione, sia la stampa estera sia quella italiana avevano riconosciuto il valore del film con Emma Stone, assegnandogli il voto più alto nella speciale classifica dei giornalisti. La storia racconta la fantastica trasformazione di Bella Baxter (Emma Stone), giovane donna riportata in vita da un brillante ma poco ortodosso scienziato, che entra in contatto con il mondo esterno per la prima volta. Ecco tutti i premi della Biennale.

Tutti i premi della Mostra del Cinema di Venezia.
Il regista Yorgos Lanthimos con il Leone d’oro per il film Povere creature (Getty Images).

Dalla Coppa Volpi al Leone d’argento, tutti i premi della Mostra

Leone d’argento per la miglior regia per Matteo Garrone e il suo Io, capitano. «Parte del film è girato in Marocco, siamo vicini a loro per la tragedia che li ha colpiti», ha spiegato il cineasta, prima di lasciare la parole a Mamadou Kouassi, il cui viaggio è stato raccontato nel film. «Dedico il premio a tutti quelli che non riescono a farcela o a raggiungere Lampedusa. Dobbiamo fermare il traffico di esseri umani». La Coppa Volpi dell’edizione 2023 a Venezia è andata a Peter Sarsgaard per Memory di Michel Franco e a Cailee Spaeny per Priscilla di Sofia Coppola. Il primo, ringraziando giuria e pubblico presente, ha espresso solidarietà per gli attori di Hollywood in sciopero: «L’intelligenza artificiale è un serio problema di oggi, non dobbiamo consegnare la nostra industria alle macchine». L’attrice invece ha raccontato di «un onore incredibile grazie alla fiducia di Priscilla (Presley, ndr), cui dedico il premio».

I premi della mostra del Cinema di Venezia.
Peter Sarsgaard, vincitore della Coppa Volpi a Venezia (Getty Images).

Miglior artista emergente e dunque vincitore del premio Marcello Mastroianni è stato invece Seydou Sarr per il film di Garrone. «Sono talmente felice da non avere parole», ha raccontato visibilmente commosso. «Soltanto, grazie mille a tutti». Il premio speciale della giuria invece è andato a The Green Border di Agnieszka Holland. «Dal 2014 sono morte 60 mila persone nel tentativo di raggiungere l’Europa», ha spiegato duramente la regista. «In tanti si nascondono ancora nelle foreste, privandosi dei loro diritti umani e della loro vita. Alcuni muoiono non perché non abbiamo le risorse, ma perché spesso non li vogliamo». La giuria, presieduta per questa edizione da Damien Chazelle, ha premiato come miglior sceneggiatura Guillermo Calderón e Pablo Larraín per il loro film El Conde. «Spero che attraverso i dialoghi, gli studios possano raggiungere un accordo con gli attori in sciopero», ha detto Larraín.. Il Gran Premio della giuria è andato invece a Evil Does Not Exist di Ryusuke Hamaguchi.

Venezia 80, i premi della sezione Orizzonti parallela alla Mostra

La giuria internazionale, presieduta da Jonas Carpignano, ha inoltre assegnato anche i premi per la sezione Orizzonti, punto di riferimento per le nuove tecnologie e tendenze nel cinema. Miglior film è stato Explanation for Everything di Gábor Reisz che racconta le contraddizioni dell’Ungheria di Orban, mentre il premio per la miglior regia è andato a Mika Gustafson e il suo Paradise is Burning. «Sono scioccata», ha spiegato la cineasta svedese. «C’è ancora molto da raccontare». Il riconoscimento per la miglior sceneggiatura è andato invece a Enrico Maria Artale per il suo El Paraiso. «Ringrazio produttori e la mia famiglia del cinema per il supporto», ha spiegato il regista. «Grazie anche a mia mamma, i momenti difficili non sono nulla in confronto a quanto ti amo».

I premi della mostra del Cinema di Venezia.
Enrico Maria Artale con il premio per la migliore sceneggiatura di Orizzonti (Getty Images).

Quanto alle performance attoriali, la giuria ha voluto premiare Tergel Bold-Erdene per la sua recitazione nel film Ser Ser Salhi (Città del vento). A ritirare il premio la produttrice: «Un riconoscimento storico per la Mongolia». Fra le donne ha invece trionfato Margarita Rosa De Francisco che si è particolarmente distinta in El Paraiso di Artale. «Quando si recita con amore, ogni momento diventa un miracolo», ha detto l’attrice sul palco. «Ringrazio Edoardo Pesce (nel cast, ndr.) e tutta la troupe per aver reso questo possibile». Il premio speciale è andato al film Una sterminata domenica di Alain Parroni, mentre fra i cortometraggi ha trionfato l’albanese Erenik Beqiri con il suo A Short Trip.

I premi collaterali assegnati alla Mostra del Cinema di Venezia

Per quanto riguarda i riconoscimenti collaterali alla Mostra, si è particolarmente distinto Matteo Garrone con il suo Io, capitano. La storia di due giovani ragazzi in viaggio da Dakar per raggiungere l’Europa tramite una lunga traversata del deserto e del Mediterraneo ha infatti vinto il Leoncino d’Oro, assegnato al Lido dai giovani studenti di tutta Italia. La motivazione racconta di una «magistrale trasposizione in immagini di eventi di cui troppo spesso non abbiamo consapevolezza». Il regista, assente però in Laguna, si è portato a casa anche il Premio Francesco Pasinetti del Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici italiani e il Premio Civitas che privilegia opere che promuovono coesione sociale. Alle Giornate degli Autori ha vinto invece Vampire Humaniste Cherche Suicidant Consentant di Ariane Louis-Seize. Leone del Futuro per la miglior opera prima, consegnato da Claudia Gerini, invece per Lee Hong-Chi e il suo Love is a Gun.

Tutti i premi della Mostra del Cinema di Venezia.
Matteo Garrone sul red carpet della Mostra di Venezia (Getty Images).

Lo statunitense Matt Dillon ha invece vinto il premio Mimmo Rotella, dedicato alla relazione tra i linguaggi del cinema e dell’arte per aver «saputo coniugare il grande talento e l’estro di attore e regista con una sempre innata curiosità verso nuovi orizzonti da scoprire». Prima di lui avevano ottenuto il riconoscimento, fra gli altri, anche Mick Jagger, Toni Servillo e James Franco. A Simone Massi è andato invece il premio Carlo Lizzani per il suo Invelle, film di animazione capace di affrontare «con passione e sensibilità la storia d’Italia dall’avvento del fascismo agli anni di piombo». Nella sezione Venezia Classici, che premia il miglior film restaurato e il miglior documentario sul cinema, hanno trionfato rispettivamente Ohikkoshi di Shinji Sômai (1993) e Thank You Very Much di Alex Braverman. Premio degli spettatori invece a Micaela Ramazzotti per il suo Felicità.

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Venezia 80, Soundtrack Stars per la migliore colonna sonora a Io, Capitano di Garrone

Va a Io capitano di Matteo Garrone il Soundtrack Stars Award 2023 per la miglior colonna sonora tra i film della selezione ufficiale di Venezia 80. Il premio è andato al compositore 41enne Andrea Farri, autore delle musiche del film (edite da Sony Music Publishing) nelle sale con 01 Distribution e prodotto da Archimede con Rai Cinema e Tarantula, Pathè e Logical Content Ventures. «Un viaggio», si legge nella motivazione, «che accende il film di emozioni e sentimento accompagnando il ‘colore’ di un racconto che attraversa le sonorità etniche delle percussioni senegalesi come le note struggenti che evocano i ricordi della terra lontana. Una ricerca musicale che recupera la tradizione ma dà al sogno e all’avventura dei due giovani protagonisti anche il ritmo del rap».

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Levante premiata per la colonna sonora di Romantiche e i Subsonica per quella di Adagio

Menzione speciale della giuria va a The Killer di David Fincher per le musiche curate da Trent Reznor e Atticus Ross. Va a Levante, invece, il premio dell’anno per aver curato per la prima volta la colonna sonora del film Romantiche di Pilar Fogliati con il brano Leggera, scritto dalla cantautrice e prodotto da Daniel Bestonzo e Antonio Filippelli. Ai Subsonica, invece, è stato consegnato il premio speciale Soundtrack Stars Award per la musica di Adagio di Stefano Sollima.

Hayao Miyazaki, ecco il trailer dell’ultimo film Il ragazzo e l’airone

È online il trailer ufficiale de Il ragazzo e l’airone, prossimo e ultimo film del regista Hayao Miyazaki. Nelle sale italiane dall’1 gennaio 2024, sarà infatti il testamento artistico del 82enne cineasta giapponese, che ha deciso di tornare alla produzione di un film 10 anni dopo Si alza il vento. Adattamento animato del romanzo E voi come vivrete? di Genzaburo Yoshino, si svolge durante la Seconda guerra mondiale dove un ragazzo deve fare i conti con la morte della madre sotto i bombardamenti. La produzione è ancora una volta opera dello Studio Ghibli, casa di produzione fondata a Tokyo negli Anni 80 dallo stesso Miyazaki. Dopo l’enorme successo in patria, dove non ha goduto di campagna pubblicitaria per volere del regista, verrà presentato in Europa il 22 settembre al Festival di San Sebastian, in Spagna.

Il ragazzo e l’airone, trama e curiosità sul film di Hayao Miyazaki

Il protagonista del film è il giovane Mahito, ragazzo rimasto orfano di madre a seguito dei bombardamenti che hanno devastato Tokyo durante il conflitto mondiale. Il padre, un costruttore di aeroplani, decide presto di trasferirsi in campagna e di sposare la sorella della defunta moglie, Natsuko, già incinta. Vittima della forte nostalgia per la sua città natale, Mahito scopre non lontano da casa una torre abbandonata e misteriosa. Al suo interno incontra un airone parlante, il quale gli rivela che sua madre è ancora viva ma imprigionata nel cuore della torre. Quanto anche Natsuko scompare improvvisamente, il giovane si addentra nella struttura per salvarla, finendo in un mondo fantastico, popolato da creature leggendarie.

L'ultimo film di Hayao Miyazaki uscirà l'1 gennaio in Italia, dopo il grande successo in Giappone. Che non rappresenterà agli Oscar.
Una scena del film “Il ragazzo e l’airone” (Screenshot YouTube).

Per il suo ultimo film in carriera, Hayao Miyazaki ha scelto una sponsorizzazione molto singolare. In patria, infatti, il lungometraggio è giunto in sala senza alcun trailer, immagine o anticipazione in Rete e sui media. L’unica fonte per gli appassionati è stato un poster con la foto promozionale. «Sono stati realizzati ben tre trailer», aveva detto Miyazaki in un’intervista riportata anche dall’Hollywood Reporter. «Se li guardi tutti, sai praticamente quello che succede nel film. Ci sono persone che potrebbero non venire al cinema, quindi non ho voluto niente». Gli ha fatto eco Toshio Suzuki, storico produttore dello Studio Ghibli sin dai tempi di Nausicaa della Valle del Vento (1984). «Perché non abbiamo voluto il marketing? Non abbiamo bisogno di invogliare la gente in sala». Una scommessa più che vinta, dato che in Giappone Il ragazzo e l’airone ha totalizzato 45 milioni di dollari al botteghino.

L'ultimo film di Hayao Miyazaki uscirà l'1 gennaio in Italia, dopo il grande successo in Giappone. Che non rappresenterà agli Oscar.
A destra, l’unico poster in Giappone del film (Getty Images).

Il nuovo anime dello Studio Ghibli non rappresenterà il Giappone agli Oscar

Contrariamente alle aspettative, Il ragazzo e l’airone non rappresenterà il Giappone agli Oscar 2024. Anche se è molto probabile che l’anime finisca nella cinquina dei migliori film di animazione, il Sol Levante non lo ha scelto per la categoria dei lungometraggi stranieri. Al suo posto ha prevalso Perfect Days del regista tedesco Wim Wenders, il primo non giapponese della storia. La trama segue un uomo di mezza età che lavora a Tokyo in una ditta di pulizie, vittima di una routine quotidiana da cui non riesce a uscire. A parte il regista, il resto del cast è interamente giapponese e recita in lingua madre.

Giuliano Montaldo, i film in streaming: da Gli intoccabili a Sacco e Vanzetti

Il mondo del cinema piange Giuliano Montaldo, scomparso nella sua casa romana a 93 anni. Per ricordarlo, sono disponibili sulle varie piattaforme streaming alcuni suoi film indimenticabili, dai lavori come regista ai primi esordi da attore. Da Sky a Disney+ e Amazon Prime Video, passando per RaiPlay e Mediaset Infinity, ecco dove ritrovare i film più celebri del decano del grande e del piccolo schermo, che in carriera ha vinto due David di Donatello, uno come miglior attore non protagonista per Tutto quello che vuoi nel 2018, e uno alla carriera. In bacheca anche un Globo d’oro per il suo impegno nella storia del cinema, ottenuto nel 2021. L’accesso è gratuito, previa registrazione, per quanto riguarda le piattaforme di Rai e Mediaset, occorre sottoscrivere un abbonamento invece per visualizzare i film su Disney+, Sky e Prime Video.

Non solo i cult, ma anche gli esordi da attore e i documentari che lo ricordano. Dove recuperare i film di Giuliano Montaldo in streaming.
Giuliano Montaldo con il David di Donatello nel 2018 (Getty Images).

Gli intoccabili, Ad ogni costo e Marco Polo, i film diretti da Giuliano Montaldo

Dopo l’esordio con Tiro al piccione nel 1961, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, Montaldo ha realizzato numerosi film di grande successo. Nel 1967 diresse Ad ogni costo con Edward G. Robinson e Janet Leigh. Disponibile tramite abbonamento su Amazon Prime Video, racconta la storia di un docente che, dopo aver chiuso la carriera da insegnante a Rio, inizia a rubare diamanti. Sempre sulla piattaforma del colosso americano dell’e-commerce è possibile ritrovare il cult Sacco e Vanzetti del 1971 con Gian Maria Volonté e L’Agnese va a morire del 1976, tratto dall’omonimo romanzo di Renata Viganò. Il primo narra la storia vera di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due anarchici italiani emigrati in America. Il secondo, con Ingrid Thulin nei panni della protagonista, racconta l’epoca della Resistenza.

Diversi i film in streaming anche su Mediaset Infinity e RaiPlay. Sulla piattaforma del Biscione è possibile guardare il capolavoro Gli intoccabili del 1969, in concorso al 22esimo Festival di Cannes, con protagonisti John Cassavetes e Britt Erkland. On demand anche il film Got Mit Uns (Dio è con noi), uscito nelle sale italiane l’anno successivo. Nel cast Franco Nero, volto del guardiamarina Bruno Grauber, e un giovane Bud Spencer nei panni del caporale Jelinek. La storia, ambientata nell’Olanda del 1945, segue due disertori del regime nazista che tentano di rientrare in Germania. Su RaiPlay, infine, sono disponibili i film Il giorno prima e Circuito chiuso, ma soprattutto la miniserie in otto episodi Marco Polo. Ambientata nel XII secolo, narra le avventure dell’esploratore attraverso l’Asia e le sue meraviglie.

Da Achtung! Banditi! a Il caimano, in streaming anche il Montaldo attore

Prima di spostarsi dietro la macchina da presa, Giuliano Montaldo prese parte ad alcuni progetti nelle vesti di attore. Esordì nel 1951, sotto la regia di Carlo Lizzani, nel film Achtung! Banditi! con Gina Lollobrigida, dove interpretò il commissario Lorenzo. Disponibile a noleggio su Amazon Prime Video, vantava nel cast anche Vittorio Duse, Andrea Checchi e Maria Laura Rocca. Su Disney+ è invece possibile reperire Il caimano, di Nanni Moretti con Silvio Orlando e Margherita Buy. Nel lungometraggio, Montaldo interpreta un vecchio regista di nome Franco Caspio. Su Sky e RaiPlay infine è possibile recuperare la performance in Tutto quello che vuoi, sua ultima recitazione risalente al 2018. L’interpretazione dell’anziano poeta Giorgio gli valse il suo primo David di Donatello come miglior attore non protagonista.

I documentari e lo speciale del Tg1 disponibili on demand su RaiPlay

Il catalogo di RaiPlay presenta anche diversi documentari che raccontano la vita e la carriera di Giuliano Montaldo. È possibile recuperare Giuliano Montaldo: quattro volte 20 anni di Marco Spagnoli che ne ripercorre le tappe più importanti attraverso immagini di repertorio, ma soprattutto Cavaliere di cinema e tv. Si tratta di un’intervista di Antonello Aglioti in cui il regista si racconta a cuore aperto, passando in rassegna i suoi film più importanti. Infine spazio anche per lo speciale del Tg1 realizzato da Fabrizio Corallo dal titolo Vera & Giuliano, che racconta la lunga relazione d’amore tra il regista e sua moglie Vera Vergani. Quest’ultima è al centro anche di una puntata della prima stagione de Il segno delle donne, produzione RaiStoria con Matilde Gioli.

Venezia 80, perché si parla del film sulle atlete trans e la questione di genere nello sport

La regista Julia Fuhr Mann ha presentato alla Settimana della Critica, nell’ambito della 80esima Mostra del cinema di Venezia, il film Life is not a competition, but I’m winning, che porta sugli schermi il tema del coinvolgimento delle atlete transgender nelle competizioni internazionali. Tra le storie al centro della trama ci sono quelle di Amanda Reiter, maratoneta che si è confrontata con i pregiudizi degli organizzatori sportivi, o di Annet Negesa, atleta degli 800 metri spinta dai responsabili delle federazioni sportive internazionali a sottoporsi a chirurgia ormonale. Quando ormai manca meno di un anno all’inizio dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, il progetto offre un punto di vista interessante.

 

Ad aiutare la realizzazione del film e il coinvolgimento delle atlete è stata anche la composizione del team impegnato dietro le quinte, come ha svelato la filmmaker: «Eravamo un gruppo queer e molto al femminile, credo abbia contribuito a trasmettere le idee che avremmo parlato delle loro storie in modo diverso da quello tradizionale». Gli spettatori potranno così ascoltare delle testimonianze emozionanti, grazie alle scelte compiute dalla regista che hanno posto le atlete al centro della narrazione: «Ho chiesto a loro cosa volessero raccontare. Non desideravo, per esempio, mostrare come vive ora l’atleta dell’Uganda o farle rivivere quanto accaduto. Le ho chiesto come voleva raccontare la propria storia e abbiamo lavorato insieme per capire come portarla nel migliore dei modi sugli schermi. Loro hanno proposto molte idee».

Il mondo dello sport ancora raccontato molto dal punto di vista maschile

Spesso il mondo dello sport e di chi lo anima viene raccontato da un punto di vista maschile, essendoci ancora poco equilibrio di genere tra le persone che lavorano nel settore come commentatori o intervistatori, pur essendoci da anni qualche lieve miglioramento. Fuhr Mann ha sottolineato: «Vedo del progresso perché le donne nello sport ottengono più attenzione, come per quanto riguarda il recente Mondiale di calcio femminile, ma per quanto riguarda questioni di genere e per la suddivisione in categorie, non credo ci sia molto progresso. Ad esempio nell’atletica hanno deciso di bannare completamente alcune atlete e non c’è molta apertura nei confronti delle persone trans».

Le Olimpiadi e quel legame poco ricordato con la propaganda nazista

Scelte e divieti che alimentano un lato oscuro dello sport, raccontato anche in Life is not a competition, but I’m winning che non esita a ricordare i legami tra le Olimpiadi e i nazisti. Julia Fuhr Mann ha ricordato: «Basta pensare alla torcia olimpica che viaggia intorno al mondo, tra l’entusiasmo della gente, ed è in realtà legata alla propaganda nazista. Mi chiedo come sia possibile ignorarne la storia e continuare a pensare che sia legata all’antichità e ai greci… Ma ce la “vendono” come una tradizione positiva e senza lati oscuri. E penso poi all’uso dello stadio di Berlino che, ovviamente, ha un grande legame con l’epoca nazista e la promozione delle loro idee. Hanno organizzato comunque nello stesso spazio i giochi olimpici anni dopo, senza che nessuno pensasse a quanto accaduto in precedenza in quel luogo e al suo significato simbolico».

Una divisione in categoria come nella boxe o per le Paralimpiadi

Potrebbe quindi essere l’arte ad avere un ruolo nel cambiare le idee o a dare una spinta a un’evoluzione del settore: «C’è una reale possibilità di ottenere l’attenzione degli appassionati di sport, in modo che inizino a pensare e a mettere in discussione le proprie idee sulla suddivisione in categorie, sulle differenze di genere. Penso che molte persone, prima di ora, non abbiano mai fatto delle domande specifiche sulla questione». Attualmente, tuttavia, non è facile prevedere cosa accadrà in futuro sulle regole che definiscono le categorie. La regista, dopo l’esperienza vissuta dietro la macchina da presa e l’incontro con le atlete, ha condiviso un possibile approccio: «Penso che si potrebbe procedere come accade nella boxe, suddividendo in base al peso, o come ai giochi Paralimpici in cui la differenza è in base al tipo di disabilità, in base alle capacità fisiche».

Atlete che si sentono trattate come fenomeni da baraccone

Nell’attesa si può tuttavia cercare di offrire una visione più inclusiva e rispettosa dello sport, anche tramite la realizzazione dei documentari. Le atlete coinvolte, per esempio, hanno espresso la propria gratitudine nei confronti della filmmaker: «Hanno visto il film e la loro reazione è stata di orgoglio, si sono sentite “viste” in modo diverso rispetto al passato. Alle volte vengono ritratte o si parla di loro come se fossero degli “esseri”, ma quasi come un fenomeno da baraccone o qualcosa di strano».

Festa del cinema di Roma, Anna Magnani sull’immagine ufficiale

Anna Magnani è la protagonista dell’immagine ufficiale della 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Fra i maggiori talenti della recitazione internazionale, fu la prima attrice italiana a vincere il premio Oscar, conquistato nel 1956 grazie a La rosa tatuata di Daniel Mann. La foto presente sul poster, che ritrae l’interprete sorridente e circondata di fotografi, risale proprio alla conferenza stampa in occasione della cerimonia di premiazione negli States. Anna Magnani mostra all’obiettivo un fazzoletto su cui, appunto, è raffigurata una rosa, identificativo della pellicola in cui recitò al fianco di Burt Lancaster e Marisa Pavan e per cui si aggiudicò anche il Bafta e il Golden Globe. Per ricordarne i 50 anni dalla morte, la Festa del Cinema di Roma la descrive come «donna forte, determinata e affascinante, indimenticabile simbolo del nostro cinema nel mondo».

Anna Magnani ottenne anche una seconda nomination ai premi Oscar nel 1958 grazie a Selvaggio è il vento di George Cukor, pur senza aggiudicarsi il premio. La performance, che le valse la candidatura anche a Bafta e Golden Globes, le consentì di vincere il primo dei suoi due David di Donatello (seguito da quello l’anno successivo per Nella città l’inferno). Star del grande schermo e simbolo della romanità nel mondo, ha legato la sua carriera anche a pellicole cult come Roma città aperta, Bellissima e Mamma Roma. L’ultima sua apparizione risale invece al 1972, grazie a un cameo nel film Roma di Federico Fellini.

Festa del Cinema di Roma, in apertura l’esordio alla regia di Paola Cortellesi

Sebbene manchino ancora diverse settimane all’inizio della Festa del Cinema di Roma, è già noto il film scelto per l’apertura. Sarà C’è ancora domani, che segnerà l’esordio alla regia di Paola Cortellesi. La pellicola, interamente girata in bianco e nero, si svolgerà nell’Italia del dopoguerra e racconterà la storia di Delia, che vive nella Capitale italiana con il marito Ivano e i loro tre figli. Vittima ogni giorno della prepotenza del partner, la protagonista trova conforto soltanto nell’amica Marisa, con cui ama condividere momenti di leggerezza e intimi segreti. Nel cast, oltre alla regista Cortellesi, figurano Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli e Giorgio Colangeli.

L'attrice premio Oscar sul poster della 18esima edizione. Ad aprire la Festa del cinema di Roma l'esordio alla regia di Paola Cortellesi.
Paola Cortellesi esordirà alla regia con il film C’è ancora domani (Getty Images).

Venezia 80: al Lido dominano biopic e storie vere

L’edizione numero 80 della Mostra del Cinema di Venezia, dopo la rinuncia di Luca Guadagnino a presentare il suo Challengers a causa dello sciopero degli attori in corso, si apre con Comandante diretto da Edoardo de Angelis con Pierfrancesco Favino, film che dà il via a un’edizione in cui a dominare saranno le storie vere e i progetti biografici. Si parte dunque dalla storia di Salvatore Todaro, e dal suo gesto eroico durante la Seconda Guerra mondiale, e si chiude con La società della neve, sulla drammatica lotta per la sopravvivenza di un gruppo di sopravvissuti a un incidente aereo firmato da Juan Antonio Bayona.

Attesa per il ritorno di Garrone con Io Capitano 

Tra le opere italiane più attese al Lido di Venezia non si può non citare il ritorno di Matteo Garrone che si è ispirato alle storie vere di Kouassi Pli, Adama Mamadou, Arnaud Zohin, Amara Fofana, Brhane Tareke e Siaka Doumbia per scrivere la sceneggiatura di Io Capitano. Il film, in concorso, racconta l’odissea di due giovani senegalesi che decidono di partire per l’Europa vista come una terra promessa. Le riprese sono durate ben tre mesi e sono state effettuate tra Dakar e il Marocco. Giorgio Diritti porta invece sugli schermi con Lubo la storia degli jenish, i rom svizzeri. Protagonista del film ambientato nel 1939 è un giovane artista di strada (Franz Rogowski) che lotta contro un governo che gli ha portato via i figli, mentre si trova al fronte a combattere, solo perché nomade.

Da Maestro a Priscilla, fino a Ferrari: i grandi biopic hollywoodiani

Presenti in concorso anche molti biopic. Pare già proiettato verso gli Oscar Maestro, film diretto e interpretato da Bradley Cooper su Leonard Bernstein, il celebre direttore d’orchestra, compositore e pianista e sul tormentato rapporto con la moglie Felicia Montealegre (Carey Mulligan). Il trailer ha già scatenato numerose polemiche per il  naso finto di Cooper-Bernstein che secondo i detrattori nalimenterebbe gli stereotipi sugli ebrei. A smorzare le critiche ci hanno pensato gli eredi dell’artista che hanno confermato il loro totale sostegno al regista, supportato anche da un produttore come Steven Spielberg.

 

Attesa anche per Priscilla di Sofia Coppola. Il film, con protagonista Cailee Spaeny, racconta Elvis Presley dal punto di vista della moglie ed è basato sul memoir di Priscilla Presley Elvis and me del 1985. Inevitabile il confronto con il recente Elvis di Baz Luhrmann. L’assenza dei brani originali del re del rock – la richiesta alla Elvis Presley Enterprises è stata respinta – non dovrebbe aver inciso troppo sul racconto, almeno secondo la stessa Coppola che ha anzi dichiarato: «Ci ha reso più creativi».

Un irriconoscibile Adam Driver sarà Enzo Ferrari nel biopic diretto da Michael Mann. Dopo aver interpretato Maurizio Gucci, la star si confronterà dunque con il Drake, un’altra icona italiana. Totalmente sopra le righe è invece il ritratto di Pinochet tratteggiato da Pablo Larrain che con il suo El Conde immagina che il dittatore cileno sia sopravvissuto e diventato un vampiro. Avrà invece come star Mads Mikkelsen ila pellicola The Promised Land, del regista danese Nikolaj Arcel, che riporta gli spettatori nel 1755 quando il capitano Ludvig Kahlen, caduto in disgrazia, decise di fondare una colonia in nome del re in una brughiera inabitabile, con lo scopo di ottenere un titolo nobiliare.

Fuori concorso The Caine Mutiny Court-Martial ultimo film di Friedkin

A volte storie già raccontate più volte trovano nuove sfumature e dettagli nelle mani di nuovi registi. Oltre al già citato La società della neve – che riporta sul grande schermo la storia della squadra di rugby uruguaiana già al centro di I sopravvissuti delle Ande e Alive cult assoluto di Frank Marshall del 1993 – fuori concorso verrà presentata l’ultima opera di William Friedkin, scomparso lo scorso 7 agosto. Si tratta di The Caine Mutiny Court-Martial sull’ammutinamento raccontato nel film del 1954 con Humphrey Bogart e in quello di Robert Altman del 1988. L’originalità surreale e grottesca che contraddistingue il cinema del regista Quentin Dupieux regalerà infine un ritratto imperdibile di Salvador Dalì: il film DAAAAAALI! insisterà sul narcisismo degli artisti partendo dall’iconico pittore. Pur non rientrando nelle proposte di cinema di finzione, non si può non citare un ritratto emozionante che verrà proposto al Lido: quello di Ryuichi Sakamoto firmato da suo figlio Neo Sora in Opus, un film concerto pensato dallo stesso artista, morto a 71 anni il 28 marzo scorso, che ha compiuto un ultimo sforzo per lasciare un dono indimenticabile al mondo dell’arte, alla sua famiglia e agli amanti della musica.

Venezia 80, al via la Mostra del Cinema: apre Comandante con Favino

Tutto pronto per l’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, la più importante rassegna italiana per il grande schermo. Mercoledì 30 agosto alle ore 19, sul palco della Sala Grande del Palazzo del cinema ci sarà Caterina Murino, nuova madrina della kermesse che ha già fatto la tradizionale passeggiata e il bagno sulla battigia del Lido. «Sono strafelice, ho accettato questo ruolo come un regalo», ha dichiarato l’attrice, ex Bond Girl in Casino Royale. «Per la cerimonia d’apertura sarò spontanea, una padrona di casa. Chiedo già perdono al direttore Barbera». Nella serata inaugurale è prevista anche un’esibizione di Malika Ayane, che interpreterà Il cielo in una stanza di Gino Paoli. Sebbene mancheranno alcune star di Hollywood a causa dello sciopero in corso fra attori e sceneggiatori Usa, da oltreoceano arriveranno i protagonisti dei vari film indipendenti come Ferrari, che porterà al Lido Adam Driver.

Il 30 agosto la cerimonia di apertura con Malika Ayane che canta Gino Paoli. Madrina di Venezia sarà Caterina Murino. Il programma.
La madrina di Venezia Caterina Murino nel tradizionale shooting sulla spiaggia (Getty Images).

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Venezia 80, il programma della prima giornata della Mostra del Cinema

Oltre alla performance musicale di Malika Ayane, la serata inaugurale di Venezia 80 vedrà già l’assegnazione di un premio. La Biennale ha infatti deciso di assegnare il Leone d’oro alla carriera a Liliana Cavani, regista che ha diretto Francesco d’Assisi e I cannibali. «Sono molto felice», ha detto la cineasta sul sito ufficiale. «Ringrazierò sempre la Mostra per questa sorpresa bellissima». Ad accompagnarla sul palco l’attrice britannica Charlotte Rampling, che per lei ha recitato ne Il portiere di notte del 1974 al fianco di Dirk Bogarte. «Liliana è un’artista polivalente dal pensiero anticonformista e libero da preconcetti», ha spiegato il direttore Alberto Barbera. «Una protagonista del nostro cinema che ha segnato gli Anni 60». Il 2 settembre invece riceverà il Leone d’oro alla carriera anche Tony Leung Chiu-wai, attore di Hong Kong e protagonista in Lust, Caution di Ang Lee (2007).

Il 30 agosto la cerimonia di apertura con Malika Ayane che canta Gino Paoli. Madrina di Venezia sarà Caterina Murino. Il programma.
La regista Liliana Cavani riceverà il Leone d’Oro alla carriera (Getty Images).

Quanto ai film, il compito di alzare il sipario sull’80esima Mostra del Cinema di Venezia sarà nelle mani di Edoardo De Angelis con il suo Comandante. Prima della proiezione ufficiale del film, gli attori e il regista sfileranno sul red carpet, dove è atteso fra gli altri anche Pierfrancesco Favino. Ambientata nella Seconda guerra mondiale, la trama segue le gesta di Salvatore Todaro, al comando del sommergibile Cappellini della Regia Marina. Nel 1940, nel pieno del conflitto, decise di salvare 26 naufraghi belgi nemici per portarli nel più vicino porto sicuro, come previsto dalla legge del mare. Una decisione che mise a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini. Nel cast anche Silvia D’Amico, Arturo Muselli e Massimiliano Rossi.

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Da Adam Driver a Jessica Chastain, le star di Hollywood presenti al Lido

Sebbene a Hollywood prosegua senza sosta lo sciopero di attori e sceneggiatori, che rispettivamente hanno superato i 40 e i 100 giorni di protesta, Venezia potrà accogliere alcune celebrità. Il sindacato Sag-Aftra e la sua presidente Fran Drescher hanno infatti concesso una deroga provvisoria per tutti gli interpreti coinvolti in film indipendenti, ossia non rappresentati dall’Amptp, associazione delle major americane come Disney o Netflix contro cui si sta combattendo. Al Lido ci sarà, come ha sottolineato anche Variety, Adam Driver ma non Penélope Cruz per Ferrari, l’atteso biopic di Michael Mann. Presente anche Priscilla Presley, moglie del re del rock Elvis, per la presentazione del film sulla sua vita diretto da Sofia Coppola. Previsto l’arrivo sul red carpet anche degli attori protagonisti Cailee Spaeny e Jacob Elordi.

A Venezia 80 ci sarà anche Mads Mikkelsen, volto principale di Bastarden di Nikolaj Arcel. Ufficiale la presenza di Jessica Chastain per Memory di Michel Franco, prima performance dopo l’Oscar in Gli occhi di Tommy Faye nel 2022. Non ci saranno purtroppo Bradley Cooper per il suo Maestro, Emma Stone e Willem Dafoe per Povere creature e Michael Fassbender per The Killer, nuovo film del regista di Fight Club David Fincher.

Johnny Depp, arriva al cinema il nuovo film Jeanne du Barry

A un anno dalla conclusione del processo per diffamazione contro l’ex moglie Amber Heard, Johnny Depp torna al cinema. Il divo di Hollywood sarà infatti dal 30 agosto nelle sale italiane con Jeanne du Barry – La favorita del re diretto dalla regista francese Maïwenn. Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2023, racconta la storia di una giovane donna che nel XVIII secolo utilizza il proprio fascino e l’acuta intelligenza per entrare nelle grazie del sovrano ed elevare il suo stato sociale. Nel cast, oltre alla star americana e alla stessa regista, figurano anche Pierre Richard nei panni del Duca di Richelieu e Pauline Pollmann in quelli di Maria Antonietta. Al doppiaggio italiano Fabio Boccanera tornerà all’ombra di Depp, mente Claudia Catani restituirà nella nostra lingua le battute della protagonista.

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Jeanne du Barry, trama e cast del nuovo film con Johnny Depp

La narrazione del film, che adatta per il grande schermo una storia realmente accaduta, si concentra sul personaggio di Jeanne Vaubernier (Maïwenn). Nata nel 1743 come figlia illegittima di una povera sarta, nonostante le sue umili origini ha trovato spazio nella vita mondana grazie a cultura e intelligenza, che ha saputo unire al suo fascino. La sua scalata sociale la porta, un giorno, persino alla corte dei Re Luigi XV (Johnny Depp), che inizialmente ignora completamente il suo status di cortigiana. Si avvicina talmente tanto al sovrano da ottenere persino la nomina ad amante ufficiale e il titolo di contessa du Barry.

Al cinema dal 30 agosto, vede Johnny Depp nei panni di Re Luigi XV di Francia. Trama, cast e reazioni della stampa internazionale al film.
Johnny Depp e Maiwenn in una scena del film (Screenshot YouTube).

Dal canto suo, il monarca ritrova un amore spassionato per la vita che aveva perso tra matrimonio e impegni per la corona. La forte passione per Jeanne porterà il re a infrangere le regole di decoro, tanto da permettere alla sua amante di vivere a Versailles, condividendone il letto. Un gesto che solleva immediatamente un polverone in tutta la corte, che non perde tempo per gridare allo scandalo. Mettendo in cattiva luce, parallelamente, soprattutto la giovane Jeanne. È già disponibile online una clip ufficiale del film Jeanne du Barry, che presenta il primissimo incontro tra Luigi XV e la giovane protagonista che, per via della sua sfrontatezza, attira subito gli sguardi dei sudditi presenti.

Le reazioni della stampa estera e gli altri film su Jeanne du Barry

Pur apprezzandone la regia e le inquadrature, la stampa estera non ha accolto con grande ottimismo il ritorno di Johnny Depp al cinema. Il Guardian ha infatti parlato di un film «pretenzioso e stravagante, proprio come le leccornie che vengono sgranocchiate a corte». Per Variety invece è una narrazione che, tentando di ricostruire la reputazione della protagonista, «risulta inaspettatamente piatta trasformando così lo scandalo in una potenziale noia». Se per l’Hollywood Reporter è un film «moscio e superficiale», il Telegraph ha parlato di una pellicola «girata splendidamente con panorami pittorici». Anche in questo caso però la trama non ha convinto a pieno, mentre è stata lodata la recitazione dei due attori pricipali. Per Depp si tratta tra l’altro della prima interpretazione interamente in lingua francese.

Al cinema dal 30 agosto, vede Johnny Depp nei panni di Re Luigi XV di Francia. Trama, cast e reazioni della stampa internazionale al film.
Johnny Depp al Festival di Cannes 2023 (Getty Images).

Jeanne du Barry non è il primo film a portare al cinema la storia dell’omonima protagonista. Il progetto più recente, che ha ispirato Maïwenn per la sua versione, è Maria Antonietta di Sofia Coppola, uscito nel 2006. Nel cast figuravano Kirsten Dunst nei panni della protagonista e la nostra Asia Argento in quelli di Jeanne. Celebre anche la pellicola del 1954 di Christian Jacque, intitolata semplicemente Madame du Barry, con Martine Carol nelle vesti della cortigiana di Luigi XV. Il primo adattamento della storia invece risale al 1912, con il cortometraggio muto di Albert Capellani Un amour de la Du Barry con protagonista l’attrice francese Stacia Napierkowska.

Oppenheimer re degli incassi in Italia: scalzata Barbie

Il botteghino cinematografico in Italia ha un nuovo padrone. Oppenheimer, ultimo film di Christopher Nolan che racconta la creazione della bomba atomica, ha battuto la concorrenza totalizzando 8,96 milioni di euro di incassi, di cui poco più di 2 soltanto nella giornata di domenica 27 agosto. Molto più staccato La casa dei fantasmi della Disney che nelle ultime 24 ore ha guadagnato 315 mila euro, arrivando a quota 1 milione in poco meno di una settimana. Cade così dopo oltre un mese Barbie, che si accontenta di altri 234 mila euro ma supera quota 30 milioni al box office italiano. È abbondantemente il film più visto dell’anno solare in Italia, con poco più di 4 milioni di biglietti venduti, oltre il 50 per cento in più di Super Mario Bros, piazzatosi secondo.

La classifica Cinetel vede ai piedi del podio Shark 2 – L’abisso con Jason Statham, che con altri 84 mila euro ha abbattuto il muro dei 5 milioni al botteghino. Si avvicina ai risultati del primo capitolo, che nell’agosto 2018 si fermò a 5,8 milioni di euro. In Top 5 anche Blue Beetle con altri 70 mila euro domenica 27 agosto e un totale di appena 910 mila. Con un ottimo weekend al cinema, Oppenheimer in meno di una settimana ha già battuto i risultati in Italia di Tenet e Dunkirk, gli ultimi due film di Christopher Nolan. Il primo, uscito però nel pieno della pandemia, si fermò infatti a 6,7 milioni di euro, mentre il secondo ha totalizzato 8,8 milioni di euro. Ancora distanti però Il cavaliere oscuro e soprattutto Il cavaliere oscuro – Il ritorno, capaci di raggiungere 13 e 18 milioni di euro nel nostro Paese.

Box office Usa, vince Gran Turismo davanti a Barbie: Oppenheimer solo quarto

Quanto agli States, invece, in cima al botteghino c’è Gran Turismo, adattamento dell’omonimo videogame di corse automobilistiche. Atteso in Italia il 20 settembre, racconta la storia vera di Jann Mardenborough, adolescente abile negli eSport divenuto pilota professionista della Nissan. Nel cast anche Orlando Bloom. Secondo i dati Mojo Box Office, nel weekend ha incassato 17,3 milioni di dollari (circa 16 milioni di euro), riuscendo a superare seppur di poco Barbie. Il cult sulla bambola Mattel con Margot Robbie ha guadagnato altri 17,1 milioni di dollari (circa 15,9 milioni di euro), arrivando all’incredibile cifra di 1,34 miliardi in tutto il mondo. Diventa così il 18esimo film più redditizio di sempre, il secondo del 2023. Super Mario Bros, però, con i suoi 1,35 miliardi è ormai prossimo a cedere il primato. Terzo Blue Beetle, quarto Oppenheimer.

Oppenheimer e l’esaltazione del talento di Cillian Murphy

La sua interpretazione in Oppenheimer sembra avergli già assicurato un posto da protagonista nella corsa agli Oscar, ma chi segue da tempo la carriera di Cillian Murphy sa che il successo ottenuto grazie al film diretto da Christopher Nolan è solo il più recente tassello di un percorso che ha sempre messo in evidenza il suo talento versatile.

I primi passi nella musica e la folgorazione col teatro

L’attore irlandese ha iniziato la sua carriera a teatro, dopo aver provato a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo grazie a una band musicale jazz-rock, Sons of Mr. Green Genes. Il passaggio alla recitazione non è però avvenuto a causa del flop del progetto: il gruppo aveva infatti ricevuto un’offerta, poi rifiutata a causa degli impegni scolastici e della cifra esigua che avrebbero guadagnato, che li avrebbe potuti portare a firmare un prestigioso contratto discografico. Cillian, durante dei fallimentari studi in legge all’Università di Cork, ha però successivamente trovato la sua vocazione nella recitazione, iniziando a ottenere piccoli ruoli in spettacoli teatrali.

Oppenheimer e l'esaltazione del talento di Cillian Murphy
Cillian Murphy a Cannes nel 2004 (Getty).

Disco pigs, a 20 anni e senza esperienze di rilievo

Il primo progetto importante è quindi arrivato nel 1996 quando, dopo un’audizione, ha ottenuto la parte di un teenager dal carattere complicata in Disco pigs di Edna Walsh. A soli 20 anni e privo di esperienze di rilievo, Murphy è riuscito a diventare protagonista dell’acclamato show grazie alla sua presenza scenica: Walsh ha infatti ricordato in varie interviste che durante il loro primo incontro aveva notato la sua capacità di risultare enigmatico e carismatico. Dopo il tour di Disco Pigs, andato in scena in varie parti del mondo tra cui anche Australia e Canada, Cillian ha ampliato le sue esperienze con progetti televisivi e cinematografici, come The Trench con l’allora talento emergente Daniel Craig.

Il successo internazionale nel 2002 grazie agli zombie

A regalargli il successo internazionale è stato però 28 giorni dopo, l’horror post-apocalittico firmato da Danny Boyle in cui ha interpretato Jim, un giovane che si risveglia da un coma e si ritrova alle prese con un mondo invaso dagli zombie. Dopo il film, uscito nelle sale nel 2002, Cillian non ha smesso di recitare a teatro, pur continuando a mietere consensi con le sue performance sugli schermi, tra ruoli da co-protagonista come quello in Intermission accanto a Colin Farrell, a brevi apparizioni in progetti di grande richiamo come Ritorno a Cold mountain o La ragazza con l’orecchino di perla.

La svolta grazie alla collaborazione con Christopher Nolan

Tra i pilastri della sua carriera e della sua vita personale c’è quindi la collaborazione con Christopher Nolan. Il regista, nel 2005, lo aveva persino considerato un possibile interprete di Bruce Wayne in Batman Begins, affidandogli poi la parte del Dottor Jonathan Crane, ossia lo Spaventapasseri, villain che si è ritagliato un posto nella classifica dei fan dedicata ai migliori cattivi negli adattamenti dei fumetti della DC. Murphy e Nolan hanno successivamente collaborato nuovamente nei due successivi progetti con al centro il Cavaliere Oscuro, e sul set di Inception e Dunkirk.

Oppenheimer e l'esaltazione del talento di Cillian Murphy
Christopher Nolan con Cillian Murphy (Getty).

Personaggi complessi e ricchi di sfumature, come la donna transgender

In attesa di ottenere una parte da assoluto protagonista in uno dei progetti del regista, Cillian ha però continuato a far parlare di sé mettendosi costantemente alla prova con personaggi complessi e ricchi di sfumature: dalla donna transgender in cerca della madre nel film Breakfast on Pluto, diretto da Neil Jordan, al giovane dottore Damien O’Donovan protagonista del film storico Il vento che accarezza l’erba di Ken Loach, vincitore della Palma d’oro, che ha avuto per lui una particolare importanza raccontando la guerra civile irlandese.

Oppenheimer e l'esaltazione del talento di Cillian Murphy
Cillian Murphy nell’interpretazione della donna transgender.

Pubblico e critica definitivamente conquistati con Peaky Blinders

Senza mai mettere in secondo piano la sua passione per il teatro, Cillian ha trovato il tempo anche per lavorare nuovamente sotto la guida di Boyle in occasione di Sunshine e l’attore ha recentemente rivelato che spera ancora di girare il sequel di 28 giorni dopo, ironizzando che potrebbe intitolarsi 28 anni dopo, considerando il tempo trascorso dalla prima volta che ha interpretato Jim. Prima dell’importante ruolo di Robert Oppenheimer, Cillian Murphy aveva già conquistato negli ultimi anni il pubblico e la critica in modo unanime grazie al ruolo di Thomas Shelby nella serie Peaky Blinders ideata da Steven Knight. La storia del leader della gang al centro della trama ha tenuto incollati agli schermi gli spettatori per ben sei stagioni e i fan stanno ora attendendo il film e gli altri progetti in fase di sviluppo per scoprire cosa accadrà all’ormai iconico personaggio.

Dieta rigida per interpretare lo scienziato Oppenheimer

Nonostante la grande amicizia e il rapporto di stima reciproca che li lega da anni, Cillian ha ammesso che è rimasto sorpreso quando Nolan gli ha offerto il ruolo da protagonista in Oppenheimer: «Ogni attore al mondo vuole lavorare con lui ed essere un protagonista. Non potrei pensare a un’altra parola oltre al fatto che si tratta di un sogno che diventa realtà. Sembra un cliché, ma è la verità. Ma non avevo idea del fatto che mi avrebbe chiamato, lo ha fatto a sorpresa e non sapevo il motivo. Poi ha detto: “Realizzerò questo film su Oppenheimer e vorrei che tu interpretassi Oppenheimer”. Si tratta di un grande shock, e molto piacevole, ma poi pensi “Okay, ho molto lavoro da fare”». Non solo l’attore ha così compiuto diverse ricerche per poter interpretare nel migliore dei modi lo scienziato, ma si è totalmente immerso nella sua performance, seguendo una dieta incredibilmente rigida per ottenere un fisico il più possibile simile a quello di Oppenheimer, e rimanendo costantemente concentrato, al punto da non socializzare con gli altri membri del cast nemmeno durante le pause delle riprese.

Oppenheimer e l'esaltazione del talento di Cillian Murphy
Cillian Murphy nei panni di Oppenheimer.

«Non ho mai assistito a un sacrificio più grande compiuto da un attore»

Matt Damon ha sottolineato: «Il suo cervello era semplicemente troppo pieno». Emily Blunt, interprete della moglie del protagonista, ha invece aggiunto che Cillian doveva fare i conti con l’incredibile pressione mentale e fisica, rendendo quindi totalmente comprensibile la sua assenza dalle cene di gruppo. A lodare l’interpretazione del collega è stato anche Robert Downey Jr che non ha usato mezzi termini nel dichiarare: «Non ho mai assistito a un sacrificio più grande compiuto da un attore protagonista nella mia carriera. Sapeva che sarebbe stata una vera impresa quando Chris l’ha chiamato, ma penso inoltre che abbia l’umiltà richiesta per sopravvivere all’interpretazione di un ruolo come questo».

Oppenheimer e l'esaltazione del talento di Cillian Murphy
Il cast di Oppenheimer col regista Nolan (Getty).

Nel futuro c’è ancora una volta un ritorno alle “origini”

Un’umiltà che ben si riflette nel modo in cui la star difende la propria vita privata, proteggendo la moglie Yvonne McGuinness e i due figli dall’attenzione mediatica. Dopo Oppenheimer, e la più che prevedibile nomination agli Oscar, nel futuro di Cillian Murphy c’è ancora una volta un ritorno alle “origini”: l’attore collaborerà con il regista Tim Mielants, con cui ha lavorato a Peaky Blinders, e con la sceneggiatrice Enda Walsh per realizzare il film Small Things Like These, in cui avrà la parte di un uomo che scopre un segreto che coinvolge la sua vita e il passato di un convento della sua città.