Le politiche di sostenibilità di Poste Italiane si affermano sul piano mondiale e per la prima volta conquistano la vetta del Corporate Sustainability Assessment di Standard&Poor’s Global nel settore Insurance con il punteggio complessivo di 85/100. La classifica ha assegnato a Poste Italiane il punteggio di 96/100 nella sezione Social per le proprie politiche e pratiche di attrazione e sviluppo di talenti, di tutela dei diritti umani e di inclusione finanziaria. Inoltre, con riferimento alla dimensione di Governance, il Gruppo è stato premiato per la conduzione etica e trasparente del business, per le pratiche legate alla gestione dei rischi e della sicurezza informatica, mentre si è distinto nella dimensione Environmental per la solidità della propria strategia climatica.
Il rating si aggiunge ai numerosi riconoscimenti ottenuti dal Gruppo in ambito ESG
Standard & Poor’s Global confronta le aziende di 61 settori giudicando le loro performance di sostenibilità in maniera complessiva. Il rating assegnato da S&P Global funge da base preliminare di valutazione per stabilire l’ingresso delle imprese negli indici Dow Jones Sustainability World Index e Dow Jones Sustainability Europe Index. Il primo posto nella classifica globale del settore assicurativo si aggiunge ai numerosi riconoscimenti ricevuti dal Gruppo Poste Italiane per le sue pratiche di sostenibilità. Tra questi la medaglia di platino ricevuta da EcoVadis, la conferma della valutazione di AA nel rating MSC, il miglioramento del punteggio ottenuto da parte di Moody’s e l’inclusione tra i più prestigiosi indici di sostenibilità internazionali (come Euronext Vigeo-Eiris Indices, Integrated Governance Index, Euronext Equileap Gender Equality Eurozone 100, FTSE4Good, Bloomberg Gender-Equality Index e Stoxx Global ESG Leaders).
Del Fante: «Motivo di orgoglio»
La presidente di Poste Italiane, Silvia Rovere, ha così commentato il traguardo raggiunto: «Questo straordinario risultato conferma il percorso del Gruppo che fa della sostenibilità il cardine della propria missione industriale. Vorrei cogliere l’occasione di questo traguardo mondiale per ringraziare le donne e gli uomini di Poste per la propria dedizione nel servizio verso tutte le comunità, le imprese e le istituzioni in ogni angolo del Paese».
Silvia Maria Rovere (Imagoeconomica).
Le ha fatto eco l’amministratore delegato Matteo Del Fante: «La vetta nella classifica mondiale di S&P Global è motivo di orgoglio e prova ancora una volta l’efficacia della nostra strategia di integrazione della gestione dei rischi e delle opportunità ESG nella strategia di business, che ci mette nelle condizioni migliori per affrontare al meglio le sfide proposte dal contesto economico. Il primo posto premia il nostro impegno orientato alla creazione di valore condiviso per gli stakeholder e alla crescita socio-economica del Paese, aumentando in modo significativo la reputazione di Poste Italiane in ambito mondiale».
Lasco: «Frutto di una strategia con chiari obiettivi a breve, medio e lungo termine»
Queste infine le dichiarazioni del condirettore generale di Poste Giuseppe Lasco: «Sono estremamente orgoglioso per il punteggio raggiunto nella valutazione di S&P Global nella sezione Social. Naturalmente, ogni persona di Poste Italiane ha contribuito al prestigioso risultato nel Corporate sustainability assessment con il proprio lavoro e il proprio impegno quotidiano profuso negli anni. Il risultato è frutto di una strategia ESG di Gruppo con chiari obiettivi a breve, medio e lungo termine. Crescere responsabilmente grazie al decisivo contributo di chi lavora in azienda per il successo sostenibile, l’innovazione, la digitalizzazione e la coesione sociale del Paese è l’obiettivo del Gruppo Poste Italiane».
Sostenere la costruzione di nuove unità di social housing nel cuore di Milano, promuovendo l’accesso ad alloggi di qualità e sostenibili per le famiglie a reddito medio-basso. Questi gli obiettivi del finanziamento da 34 milioni di euro concesso dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) al Fondo Ca’ Granda, gestito da Investire Sgr (Gruppo Banca Finnat) e partecipato da Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, da Cdp Real Asset Sgr attraverso il FIA – Fondo Investimenti per l’Abitare e da Fondazione Cariplo.
Verranno demolite e ricostruite 200 unità abitative nel quartiere Sarpi
L’accordo è stato annunciato e sottoscritto lunedì 27 novembre 2023 presso l’Archivio Storico del Policlinico di Milano in Via Francesco Sforza 28, durante l’evento Il partenariato acceleratore di rigenerazione urbana e sociale. Grazie alle risorse della BEI, verranno riqualificati oltre 200 appartamenti nel centro di Milano, nel quartiere Sarpi. Le unità abitative verranno demolite e ricostruite seguendo i più alti standard di efficienza energetica e di sostenibilità ambientale e saranno poi assegnate alla fascia intermedia della popolazione che non è in grado di accedere né al libero mercato né all’edilizia residenziale pubblica. Si tratta della prima operazione finanziaria della Bei in Italia realizzata direttamente con un fondo immobiliare a favore dell’edilizia sociale, resa possibile anche grazie alle finalità etiche e al forte impegno del Policlinico di Milano a favore della sostenibilità ambientale con il Fondo Cà Granda. Negli ultimi cinque anni, la Bei ha finanziato progetti di edilizia sociale e a prezzi calmierati per oltre 6,5 miliardi di euro in 11 Paesi europei sostenendo nuove costruzioni, ristrutturazioni e riqualificazioni del patrimonio abitativo esistente.
Badot (BEI): «Dimostriamo il nostro impegno per l’edilizia sociale»
Gilles Badot, direttore per le operazioni BEI in Italia, ha commentato: «Con questa operazione, la BEI dimostra il proprio impegno a favore dell’edilizia sociale. Questo progetto non solo migliorerà la qualità della vita dei residenti, ma contribuirà anche a migliorare l’efficienza energetica e quindi la sostenibilità ambientale a Milano».
Gilles Badot (Imagoeconomica).
Gli ha fatto eco Giancarlo Scotti, amministratore delegato di CDP Real Asset SGR: «Salutiamo con particolare favore il finanziamento della BEI al Fondo Ca’ Granda, di cui siamo partner finanziario con il nostro fondo FIA. Il sostegno delle risorse europee, al fianco di quelle di investitori istituzionali nazionali, conferma l’esistenza di un impegno comune su progetti capaci di ridurre il disagio abitativo nelle nostre città, anche attraverso la rigenerazione urbana e l’inclusione sociale».
Ha preso il via, con un incontro nazionale tenutosi presso la sede di Caritas Italiana a Roma il 22 novembre, il progetto PEPE (Promuovere Engagement di comunità contro la Povertà Educativa) coordinato da Caritas Italiana e con il sostegno di UniCredit. Pensato quale “opera segno” per affrontare la povertà educativa in tutte le sue forme, l’iniziativa intende contribuire a sviluppare sistemi territoriali di contrasto alla povertà minorile, che pongano al centro i giovani, in un’ottica di comunità educante e di welfare generativo. Un’attenzione specifica sarà dedicata ai NEET, ossia a quei giovani che non studiano, non lavorano né sono in formazione.
Iniziative in cinque diocesi italiane nei 18 mesi di sperimentazione
La fase di sperimentale di avvio, della durata di 18 mesi, si articolerà in diverse iniziative in cinque diocesi italiane – al Sud Caltanissetta, al Centro Roma, nel Nord Italia Mantova, Pavia e Modena – con l’intento di sviluppare buone pratiche replicabili in tutto il Paese. Il progetto propone un modello di azione basato sull’incontro con ragazzi in situazioni di disagio non conclamato in un’ottica di prevenzione. Prevede il protagonismo e la partecipazione attiva dei giovani, la personalizzazione degli interventi di accompagnamento, la costruzione e la scommessa su una comunità capace di essere “educante”.
Don Marco Pagniello: «Vogliamo aiutare i ragazzi a vivere i propri sogni»
«Con questo progetto», ha sottolineato il direttore di Caritas Italiana don Marco Pagniello «vogliamo pensare ragazzi e giovani come protagonisti della loro vita, aiutarli ad abitare la propria storia anche quando ciò può essere faticoso e a vivere i propri sogni. Per fare tutto questo è fondamentale che ci sia una comunità educante, che si assuma questa responsabilità. Per questo il progetto si declina in territori concreti, nei quali le cinque Caritas diocesane coinvolte sono chiamate a sviluppare percorsi in base al proprio contesto, con l’impegno di Caritas Italiana di collegarli attraverso lo sviluppo di una comunità di pratiche e la scelta di linee di azione comuni: educativa di strada, coinvolgimento della comunità che educa, percorsi personalizzati».
Taricani: «Vogliamo agire come motore di crescita collettiva»
Gli ha fatto eco Remo Taricani, deputy head of Italy di UniCredit: «Siamo orgogliosi di affiancare Caritas nella realizzazione di questo progetto che intende rispondere in modo articolato e sostenibile ai diversi bisogni della povertà educativa. Il programma propone un’ampia progettualità per fornire l’aiuto più idoneo alle diverse comunità locali in base ai loro bisogni specifici. Come banca vogliamo agire da motore di crescita collettiva e contribuire allo sviluppo dei nostri territori e delle loro persone. Il nostro obiettivo è consentire alle comunità di progredire e il progetto PEPE va esattamente in questa direzione, perché l’educazione è uno dei fattori determinanti della sostenibilità. L’istruzione è un catalizzatore di sviluppo, è un elemento chiave nella lotta contro le disuguaglianze e nella riduzione della povertà, è il motore essenziale per un futuro migliore e più sostenibile. Il nostro sostegno al progetto, attraverso il Fondo Carta Etica di UniCredit con cui già da anni destiniamo risorse a diverse iniziative di solidarietà su tutto il territorio, rientra nel più ampio focus del Gruppo verso la formazione e i giovani, aspetti fondamentali per il benessere individuale e la prosperità collettiva e per promuovere il progresso sociale ed economico a lungo termine. L’attenzione di UniCredit ai temi sociali è infatti centrale, tanto che a livello di Gruppo nel 2022 abbiamo investito 36,5 milioni di euro in iniziative sociali e filantropiche, di cui 8 milioni proprio a favore di istruzione e giovani».
UniCredit ha confermato alla Fondazione Teatro di San Carlo il suo impegno nell’ambito della sponsorizzazione alla stagione d’opera, concerti e balletto 2023/2024 nel ruolo di main sponsor a partire dall’inaugurazione con Turandot di Puccini in scena il 9 dicembre. Inoltre, attraverso l’art-bonus, UniCredit rinnova il sostegno alle attività di formazione e inclusione sociale delle Officine San Carlo. Una partnership di valore e ispirazione per la città di Napoli, con le le due realtà coinvolte che hanno illustrato, alla presenza di Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente della Fondazione Teatro di San Carlo, di Stéphane Lissner, sovrintendente e direttore artistico della Fondazione Teatro di San Carlo e di Annalisa Areni, head of Client strategies di UniCredit Italia, i risultati di uno straordinario anno di collaborazione nel 2023 e condiviso le progettualità future per il 2024.
Le prospettive, dalla borsa di studio in memoria di Giovanbattista Cutolo ai laboratori nelle periferie di Napoli
L’obiettivo della partnership tra UniCredit e Teatro di San Carlo è quello di dare nuovo impulso e slancio ai laboratori artistici che coinvolgono gratuitamente i giovani della città per avvicinarli a percorsi formativi legati alle professionalità dello spettacolo e ai mestieri del palcoscenico. Nascerà inoltre la borsa di studio in memoria di Giovanbattista Cutolo, il musicista di 24 anni ucciso a Napoli il 31 agosto, a cui potranno partecipare i musicisti emergenti della città di Napoli. Ogni anno sarà selezionato come vincitore un giovane talento. Tra le prospettive per il 2024 anche l’ampliamento dell’offerta formativa per i giovani, da parte del Teatro San Carlo grazie a UniCredit, con lo scopo di rompere sempre di più le barriere e a rendere l’arte teatrale accessibile a tutti, indipendentemente dal contesto sociale o geografico. La Fondazione continuerà a lavorare per estendere la magia del teatro alle comunità delle periferie a rischio di Napoli, affrontando le sfide sociali e offrendo esperienze culturali che ispirano speranza e crescita.
I successi del 2023 tra spettacoli sold-out, artisti coinvolti e laboratori offerti
Il 2023 è stato un anno eccezionale per le Officine San Carlo. Sono stati realizzati numerosi progetti che hanno lasciato un’impronta significativa sulla comunità. L’ente ha attivato due edizioni di laboratori e spettacoli per nove mesi di programmazione, una prima edizione nel periodo compreso tra marzo e luglio e una seconda nel trimestre settembre – novembre. I 16 laboratori formativi, completamente gratuiti, hanno raccolto oltre 500 candidature e contano un attivo di circa 300 studenti. Spettacoli, seminari e masterclass hanno registrato una straordinaria risposta di pubblico con dati in costante crescita: 14 sold-out e un totale di circa 3.500 presenze. Da aprile a novembre 2023, l’attività social di Officine San Carlo su Instagram e Facebook ha raggiunto più di 775 mila persone. Molti contenuti sono diventati virali grazie anche ad ospiti d’eccezione, come Maurizio De Giovanni – L’utilità pratica della scrittura (621 mila views, 22 mila like) – e Vincenzo Comunale – Inoltrato molte volte (33 mila views, 782 like). Tra i tanti artisti e intellettuali coinvolti si ricordano Cristina Donadio, Jacopo Fo, Gianfranco Gallo, Federico Vacalebre, Geolier, Enzo Avitabile e Francesco Di Bella.
Teatro San Carlo (Imagoeconomica).
Importante è stata anche la presenza dei laboratori specifici di formazione ai mestieri del palcoscenico, come quello di sartoria teatrale circolare. Un laboratorio di costumi teatrali per produzioni professionali realizzati quasi totalmente con materiali di recupero e la cui direzione è affidata a Giusi Giustino, direttrice Sartoria del Teatro di San Carlo. Tra i laboratori offerti anche quello di scenografia diretto da Anna Nasone, capo scenografo dei Laboratori artistici del Teatro di San Carlo a Vigliena, finalizzato a fornire i rudimenti fondamentali della prassi esecutiva pittorica nell’ambito della produzione scenografica teatrale.
Areni: «Sostegno alla cultura porta a sviluppo sociale ed economico»
Queste le dichiarazioni di Annalisa Areni, head of Client strategies di UniCredit Italia: «La partnership con il lirico napoletano, il più antico d’Europa e un vanto del nostro Paese nel mondo, ci ha permesso già lo scorso anno di sostenere, oltre all’intera stagione teatrale, anche numerose iniziative sociali che si svolgono nelle Officine San Carlo. Anche per quest’anno abbiamo fortemente voluto che il nostro contributo fosse indirizzato a dare impulso e slancio a queste attività, attivando nuovi progetti formativi totalmente gratuiti per i partecipanti, oltre a laboratori legati alle arti e ai mestieri dello spettacolo finalizzati all’inserimento professionale dei giovani della città. Particolarmente significativa è la nascita della borsa di studio in memoria di Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista e innocente vittima del disagio minorile, che permetterà a musicisti di famiglie svantaggiate di poter continuare coltivare le proprie passioni artistiche. La convinzione di UniCredit è che l’impegno in cultura possa innescare anche processi di sviluppo sociale ed economico sostenibile e la sponsorizzazione del San Carlo ne è una testimonianza concreta, oltre a essere una conferma dell’attenzione che come banca destiniamo alla città di Napoli e al Sud in generale».
UniCredit supporta 20 associazioni italiane del Terzo settore grazie alla prima edizione della campagna di solidarietà e sensibilizzazione organizzata dal Gruppo e denominata Dono di Squadra. Le donazioni complessive raccolte dalla banca ammontano a 200 mila euro, risultato raggiunto grazie a più di 500 sostenitori operanti sulla piattaforma ilMioDono che hanno permesso di raccogliere oltre 80 mila euro. UniCredit ha invece messo a disposizione fino a 120 mila euro del fondo Carta E, destinato a sostenere iniziative di solidarietà sul territorio alimentato con una percentuale di ogni spesa effettuata dai clienti che utilizzano, senza alcun costo aggiuntivo, le carte di credito a contribuzione della banca. Grazie al sito www.ilmiodono.it, la piattaforma web di UniCredit il cui fine è quello di mettere in relazione le organizzazioni non profit aderenti con una vasta platea di sostenitori, la banca ha donato dal 2010 complessivamente oltre 4,2 milioni di euro grazie alle differenti iniziative messe a disposizione negli anni.
Prima classificata un’associazione di Termoli a cui saranno donati 9 mila euro
Primo classificato nell’ambito della campagna Dono di Squadra è risultato il Centro di solidarietà di Termoli, che opera dal 2004 per educare mediante gesti concreti di carità. Le attività principali sono il sostegno a famiglie indigenti mediante la fornitura gratuita e a domicilio di alimenti, la gestione di un magazzino satellite del Banco alimentare dell’Abruzzo per le attività di rifornimento mensile dei prodotti, a servizio degli enti di beneficenza della diocesi di Termoli-Larino associati al Banco, e il coordinamento per il basso Molise della Giornata nazionale della colletta alimentare, promossa dalla Fondazione Banco Alimentare. L’organizzazione beneficerà di 9 mila euro di donazione UniCredit.
Al secondo posto un ente di Milano, che beneficerà di 5 mila euro
Seconda classificata è la milanese AISA, associazione italiana per la lotta alle sindromi atassiche che opera su tutto il territorio nazionale per incoraggiare e promuovere la ricerca scientifica – genetico molecolare e biochimica – sulle atassie, malattie neurologiche progressive e gravemente invalidanti, di origine genetica e che si manifestano inizialmente attraverso la perdita di coordinazione motoria. A questi sintomi spesso si aggiungono problemi di natura cardiaca e diabete. L’organizzazione beneficerà di 5 mila euro di donazione UniCredit.
Terza un’associazione di Sona (Verona), a cui andranno 9 mila euro
Terza classificata è invece l’associazione Servizio operativo sanitario organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS) di Sona (Vr), che opera nel settore dei servizi sociosanitari extra ospedalieri, in particolare nell’ambito dell’emergenza territoriale e dei trasporti secondari. L’associazione svolge servizio nel territorio dell’ULSS 22 di Bussolengo (Vr) e dal 2004 è attivo all’interno dell’associazione un nucleo di Protezione civile riconosciuto dal dipartimento di Protezione civile nazionale. All’associazione andranno 9 mila euro donati da UniCredit.
Lunedì 20 novembre 2023 si sono svolti in 120 filiali UniCredit, ubicate in tutto il territorio nazionale, i Laboratori Digitali. L’iniziativa, dedicata a tutti i clienti della banca, è nata con lo scopo di portare questi ultimi a familiarizzare in autonomia e sicurezza con gli strumenti digitali che il Gruppo mette a disposizione, in coerenza con l’obiettivo strategico dell’istituto di coltivare e diffondere un digital mindset.
L’obiettivo di UniCredit è mostrare ai clienti le potenzialità degli strumenti digitali offerti
Remo Taricani, deputy head of Italy di UniCredit, ha sottolineato che, con questa iniziativa, la banca si è proposta di «promuovere un nuovo approccio: non solo utilizzare il digitale ma viverlo nella quotidianità, accompagnando i clienti nella scoperta delle potenzialità offerte dai nostri strumenti, che rendono possibile effettuare operazioni in modo semplice, veloce e sicuro». In un mondo in costante evoluzione, in cui la tecnologia ha modificato lo stile di vita di tutte le generazioni, «in UniCredit offriamo la possibilità di vivere una rinnovata customer & employee experience, dove la banca digitale è un canale aggiuntivo per rispondere al meglio ai diversi bisogni finanziari». Il digitale, ha aggiunto, «è da sempre tra gli argomenti al centro delle attività formative della nostra Banking Academy – ESG Italy». Nel 2023, in soli otto mesi, «abbiamo coinvolto 120 mila partecipanti in lezioni su banca e finanza, digitalizzazione, sostenibilità, ESG e cultura d’impresa».
La promozione della cultura digitale con OfficinaDigitale
Sul tema della digitalizzazione, in particolare, la Banking Academy promuove OfficinaDigitale per la popolazione con bassa cultura digitale. Si tratta di una serie di lezioni sugli strumenti digitali a supporto dei pagamenti on line o da remoto, al fine di consentire a tutti un utilizzo consapevole e in sicurezza. Un percorso di educazione finanziaria che offre anche approfondimenti su come funziona Internet, sugli acquisti on line, sulle frodi più ricorrenti e sulle cautele da osservare. L’ultima edizione ha visto la partecipazione di 5 mila persone, in particolare over 65.
PostePay si conferma leader nei pagamenti digitali in Italia con la carta Postepay e con il successo della Postepay Evolution, la prepagata dotata di iban che ha raggiunto il traguardo di 10 milioni di carte distribuite da PostePay Spa, la società del Gruppo specializzata nei sistemi di pagamento e nelle telecomunicazioni. Dal 2003, anno di lancio sul mercato, la carta Postepay ha rapidamente ottenuto il favore degli italiani, diventandone lo strumento preferito per eseguire pagamenti e transazioni in modo semplice e sicuro in particolare sui canali online, acquisendo così un ruolo decisivo nello sviluppo dell’eCommerce in Italia.
PostePay conta più di 500 milioni di transazioni e-commerce
Grazie alla carta Postepay, PostePay Spa ha indubbiamente contribuito a rendere familiari gli strumenti digitali per una generazione di italiani attraverso un nuovo modo di fare acquisti e pagamenti. Questo percorso di innovazione ha permesso a Postepay di raggiungere una posizione di leadership nel mercato dei pagamenti digitali, lanciando soluzioni sempre più evolute e sicure. Con più di 500 milioni di transazioni e-commerce oggi Postepay non è solo una carta, ma un autentico ecosistema digitale di servizi e funzioni innovative pensati per rendere semplice la vita di tutti giorni e in grado di generare connessioni di valore per i quasi 30 milioni di carte Postepay, di cui ben 10 milioni Postepay Evolution, la carta prepagata che ha anche il vantaggio di essere una carta conto.
I vantaggi di PostePay Evolution
La Evolution è infatti dotata di iban per rispondere alle esigenze di chi ha bisogno di uno strumento completo per operazioni di pagamento in sicurezza e per ricevere e disporre bonifici, accreditare lo stipendio o la pensione. Negli anni la Postepay Evolution si è costantemente arricchita di nuovi servizi e funzioni, disponibili sulla rete dei 12.800 uffici postali e sui canali digitali, sul sito e sull’app Postepay. Attraverso la gamma di carte prepagate, PostePay Spa risponde alla strategia omnicanale disegnata da Poste Italiane, con una forte connessione tra i canali fisici e digitali. La carta Postepay Evolution si può acquistare infatti presso tutti gli uffici postali, ritirandola immediatamente attiva e pronta all’utilizzo. È inoltre richiedibile anche sul canale digitale, direttamente dall’app Postepay e dal sito postepay.it, dove è disponibile in versione digitale, per poi essere inviata nella versione fisica all’indirizzo indicato dai clienti.
Il successo di PostePay, dalla sicurezza dei pagamenti online agli sconti
Quattro le innovazioni-chiave che hanno caratterizzato la storia di successo di Postepay:
pagamenti online sicuri: Postepay è stata all’avanguardia nell’introduzione di standard di sicurezza avanzati per i pagamenti online, garantendo transazioni sicure per i propri clienti consumer e business;
mobile app: con oltre 11 milioni di digital wallet attivi e 24 milioni di download, la mobileapp di Postepay rappresenta un vero e proprio ecosistema di servizi digitali, che permette ai clienti di gestire facilmente e in mobilità le proprie disponibilità, anche tramite pagamenti evoluti che non richiedono la carta ma operano in modalità QR code;
servizi di ricarica e prelievo: Postepay ha semplificato la vita degli italiani offrendo soluzioni sempre più innovative come la possibilità di effettuare acquisti on line, consentendo alla carta di ricaricarsi “automaticamente” durante l’operazione di pagamento e di effettuare prelievi in modalità cardless;
sconti & partnership: Postepay collabora con oltre 30 partner italiani e internazionali, aprendo la strada a offerte e sconti speciali che prevedono fino al 20 per cento di cashback sugli acquisti effettuati dai titolari carta, rendendo l’esperienza di shopping online ancora più conveniente.
TIM rende possibile attivare online le eSIM utilizzando l’identità digitale, senza la necessità di recarsi in negozio per perfezionare l’acquisto con il documento di identità e il codice fiscale o attendere la consegna della TIM Card da parte del postino. La eSIM (embedded SIM) è l’evoluzione della attuale SIM fisica, completamente digitale e che permette di utilizzare una linea mobile semplicemente inquadrando con la telecamera dello smartphone il QR Code fornito. Ha vita illimitata ed è possibile trasferirla su un nuovo smartphone utilizzando il QR Code.
eSIM di TIM attivabili con SPID: successivamente anche con CIE
Da mercoledì 22 novembre 2023 i clienti potranno attivare un nuovo numero e iniziare subito a navigare, effettuare e ricevere chiamate o avviare il processo di portabilità del numero già in uso con semplici passaggi. Basterà selezionare l’offerta scelta, effettuare l’autenticazione online con lo SPID dopo aver ricevuto il QR Code via mail e configurare la eSIM sul proprio smartphone inquadrando il QR Code. L’identità digitale SPID può essere utilizzata anche per attivare in modo semplice una nuova linea, fare la portabilità del numero o acquistare una SIM fisica, senza dover ricorrere alla videoidentificazione. Il servizio sarà esteso successivamente anche ad altre identità digitali come la Carta Identità Elettronica (CIE). Con l’introduzione della eSIM di TIM si semplifica ulteriormente l’esperienza d’acquisto in completa sicurezza e riducendo l’impatto sull’ambiente. Ulteriori informazioni sono disponibili sulla pagina dedicata del sito TIM.
Il panorama del settore non è certo tra i più rosei. In Europa, negli ultimi mesi, i titoli dei colossi dei pagamenti quotati in Borsa hanno subito una costante perdita di valore, intervallata da qualche piccolo timido rimbalzo. Ma è probabile che, dopo aver toccato il fondo, ora che anche la corsa dei tassidi interesse si è fermata, riprendano a crescere. L’olandese Adyen, quotata a 240 euro nel 2018, è ritornata sopra i 1.000 euro dopo aver sfiorato i 600 lo scorso ottobre, complice una semestrale al di sotto delle aspettative. Tuttavia è ancora lontana dal suo massimo di oltre 2.700 euro raggiunto nel novembre del 2021. Andamento identico per la francese Worldline, che ora quota intorno ai 14 euro, dopo aver toccato anche i 9 il mese scorso sull’onda del risultato dei primi nove mesi. Ma anche qui siamo ancora distanti dagli 84 del luglio 2021. Il recente tracollo borsistico di Worldline è dovuto alla revisione degli obiettivi finanziari per il 2023 e 2024. In particolare, la società ha sospeso i servizi con una parte della clientela tedesca con relativa perdita di ricavi per 130 milioni. In questo caso gli investitori si muovono con i piedi di piombo, non avendo certo scordato quanto successo a Wirecard, altra società del settore quotata in Germania, che nel 2022 era fallita sotto 3,5 miliardi di debiti dopo che era stato scoperto che un quarto dell’intero bilancio era falso. Ancora oggi a Berlino si chiedono come sia stato possibile che gli organismi di vigilanza non si siano accorti di quanto stava accadendo. Ma dietro la truffa ci sarebbe un affaire ben più scottante, così come emerso dalle indagini della magistratura riprese con grande evidenza dai media: Jan Marsalek, direttore operativo di Wirecard e latitante dal 2020, era il coordinatore di una rete di spie bulgare che lavoravano per la Russia in Inghilterra.
La foto segnaletica di Jan Marsalek (Getty Images).
Il caso Nexi e le voci di una possibile opa
E veniamo all’Italia che, grazie a una serie di fusioni e acquisizioni, vanta un campione europeo del settore come Nexi. Il gruppo, grazie anche alle voci di possibile opa, è risalito dai 5 euro per toccare i 7 dopo aver presentato i conti dei primi nove mesi del 2023. Anche qui siamo però lontani dai massimi, ovvero i 19 euro raggiunti nel 2021 dopo aver annunciato la fusione con l’italiana Sia e la danese Nets. Comun denominatore delle tre società, pur con diverse accentuazioni, i ricavi in crescita grazie all’ineluttabile processo di sostituzione dei pagamenti in contanti con quelli elettronici. Ma anche il forte indebitamento, per tutte sostenibile, dato il margine operativo lordo che continuano a macinare, ma nel caso Nexi un po’ più critico, visto che ha raggiunto i 5,5 miliardi di euro con un multiplo di 3,2 sull’ebitda. I destini della società guidata da Paolo Bertoluzzo negli ultimi mesi sono stati oggetto di ampia discussione tra azionisti e analisti. I primi si sono visti più volte costretti a svalutare la partecipazione nei loro bilanci, effetto del fatto che Nexi ha distrutto valore e in più non ha mai distribuito dividendi, se non prima della quotazione del 2018, quando ancora non si era fusa con Sia e Nets, a vantaggio dei soli soci internazionali Bain, Advent e dell’italiana Clessidra. Gli attuali grandi azionisti sono principalmente fondi internazionali e due società legate allo Stato italiano: Helmann & Friedman con il 19,9 per cento, Bain, Advent e Clessidra con il 9,4 per cento, Cassa Depositi e Prestiti con il 13,6 per cento, Eagle con il 6,08 per cento, Poste Italiane con il 3,5 per cento, Ab Europe con il 2,01 per cento, Neptune Bc con il 2,01 per cento, GIC con il 2,58 per cento. Il resto è in mano al mercato. Alcuni soci hanno ancora iscritto a bilancio la partecipazione a circa 12 euro (ad esempio Cassa Depositi e Prestiti), molti l’hanno già svalutata a 7. Ma per tutti il problema è lo stesso: primo come ridare valore al titolo. Secondo come procedere: vendere la partecipazione o continuare a tenerla in portafoglio?
Il logo Nexi .
I tentativi di vendere Sianet al fondo F21: un’operazione da 600 milioni per abbattere il debito
Dalla primavera di quest’anno i grandi azionisti hanno dato una chiara indicazione al management: stop alle acquisizioni, procedere con le vendite di asset e la diminuzione dei costi. Il Corriere della Sera ha recentemente riportato la notizia, mai smentita, che all’inizio di novembre una riunione ristretta del consiglio di amministrazione ha bocciato due proposte del management: un buy back (l’acquisto di azioni proprie) al fine di far crescere il valore del titolo. E una possibile acquisizione in Francia. Il quotidiano riportava anche una postilla velenosa collegata al fatto che il management fosse stato bloccato su decisione dei grandi soci, lasciando intravvedere un forte disaccordo tra le parti che peraltro in società smentiscono. Nexi sta anche cercando di vendere Sianet al fondo infrastrutturale italiano F2i. Se l’operazione andasse in porto, entrerebbero nelle sue casse circa 600 milioni di euro buoni per abbattere il debito e 700 dipendenti lascerebbero la società per passare nella newco che sarà controllata da F2i. Il deal è sul tavolo, ma non si è ancora chiuso perché Nexi punta a incassare dalla vendita. Facile però che l’affare si concluda prima di fine anno, anche perché, trattandosi dei servizi per le banche centrali, non solo europee soggette a stretta vigilanza da parte delle autorità, difficile se non impossibile che quell’asset possa essere ceduto ad altri.
Dopo il taglio di 400 dipendenti nell’Est e Sud Europa il gruppo dovrebbe procedere con l’Italia (Cdp permettendo)
Nexi ha anche recentemente comunicato la cessione del business eID nei Paesi nordici a IN Groupe per circa 127 milioni. E da tempo sta tentando di vendere anche Ratepay, la società tedesca entrata con la fusione di Nets in Nexi, che si occupa dei servizi connessi alla modalità “acquista oggi, paga domani”, di questi tempi non molto apprezzati dai fondi di private equity. Dal lato della diminuzione dei costi, una delle promesse fatte al momento della fusione di Nexi con Sia e Nets, il gruppo è in ritardo, soprattutto nella migrazione delle transazioni dei clienti in una sola piattaforma, in modo da sfruttare così le economie di scala. Nexi sta invece procedendo a tagliare 400 dipendenti nell’Est e Sud Europa. E nel 2024 dovrebbero iniziare importanti tagli di personale anche in Italia. Sempre che Cdp, socio pesante e collegato allo Stato italiano, non si metta di traverso.
Dario Scannapieco, ad di Cdp (Imagoeconomica).
Alcuni grandi fondi internazionali stanno studiando il dossier per acquistare in toto o subentrare ai soci che vogliono uscire
Tutti temi che le recenti voci di opa hanno finito però col mettere in secondo piano. La possibilità che il gruppo sia oggetto di una scalata ha ravvivato le cronache finanziarie dell’ultimo mese. Secondo i rumors ci sarebbero fondi internazionali stanno valutando la società pronti ad acquistarla in toto oppure subentrare a quei soci vogliono uscire. Sta di fatto che Cvc, Brooksfield e Silverlake stanno studiando il dossier per decidere se e come procedere. A oggi sono solo ipotesi. Di certo non gradite agli attuali soci di Nexi che vorrebbero prima ridare valore al titolo, per poi vendere. Ma se si arrivasse veramente all’opa, c’è da capire qualche potrebbe essere la reazione di Cassa Depositi e Prestiti: darà semaforo verde o chiederà invece al governo di applicare la golden share, cioè la normativa che salvaguardia gli assetti proprietari delle società operanti in settori strategici. Ipotesi, quest’ultima, che vede però gli analisti scettici, visto che il 50 per cento dei bonifici e pagamenti europei sono oggi processati da una società, Swift, americana come i fondi interessati all’acquisto di Nexi. Ma non si sa mai, visto come Palazzo Chigi si è recentemente comportato nel caso di Pirelli per fronteggiare le avance di un socio cinese, con la controversa motivazione che la tecnologia degli pneumatici è strategica per il Paese. Ma gli Stati Uniti non sono la Cina, e dopo aver deciso di cedere la rete delle telecomunicazioni al fondo Kkr, difficile che qualcuno possa eccepire sul fatto che siano un partner indesiderato.
Paolo Bertoluzzo, Ceo di Nexi (Imagoeconomica).
I rumors su un possibile cambio al vertice di Nexi: da via Goito potrebbe arrivare Francesco Mele
In questo contesto si fanno strada anche le voci di un possibile cambio al vertice di Nexi, con l’uscita dell’ad Bertoluzzo e del cfo Bernardo Mingrone che guidano la società dal 2016, il cui mandato peraltro scade con la presentazione del bilancio 2024. E del possibile arrivo di un manager da Cassa Depositi Prestiti. Più precisamente si fa il nome di Francesco Mele, attuale amministratore delegato di Cdp Equity, scelto un anno e mezzo fa dall’attuale numero uno di via Goito Dario Scannapieco, anche lui in scadenza nel maggio 2024. I patti parasociali tra i grandi soci indicano la strada del cambio di vertice in modo dettagliato, specificando anche l’emolumento e i poteri del prossimo amministratore delegato. Il mercato, nel frattempo, guarda con attenzione al futuro della società e alle grandi manovre nell’azionariato, sperando che Nexi come ai bei tempi possa finalmente tornare sexy.
Francesco Mele, ad di Cdp Private Equity (Imagoeconomica).
Il tradizionale Black Friday di fine novembre diventa Yellow Friday in Poste Italiane, con sconti riservati alle 200 mila famiglie di dipendenti e pensionati del gruppo. Si parte con le promozioni sui prodotti di Poste come il Conto BancoPosta, l’offerta luce e gas di Poste Energia, la connessione Internet PosteCasa Ultraveloce e le spedizioni Poste Delivery Web e Firma Digitale Remota. Sconti che si aggiungono alle oltre 500 offerte di prodotti e servizi di aziende partner nei settori del benessere, la cura della casa, i viaggi, lo sport, la gastronomia e tanto altro ancora.
Le iniziative di Yellow Friday a sostegno di famiglie, salute e prevenzione
L’iniziativa, attiva dal 20 al 30 novembre – si inserisce nell’ambito del più ampio piano di welfare aziendale di Poste Italiane che comprende Poste Mondo Welfare, grazie al quale i dipendenti possono convertire in beni e servizi il Premio di Risultato godendo dei vantaggi fiscali offerti dalla normativa. Di fronte alla crisi demografica, Poste Italiane mette in campo anche diverse iniziative per sostenere i dipendenti che diventano genitori come Fiocco giallo, che prevede l’invio di un cofanetto con tutto l’occorrente per i bebè – dal biberon ai prodotti per la cura e l’igiene personale fino ai capi d’abbigliamento per i primi mesi.
Dipendente di Poste Italiane (Poste Italiane).
A queste si affiancano le iniziative dedicate alla salute e alla prevenzione, a partire dalla realizzazione, presso la sede centrale di Roma, del Poste Centro Medico, un polo di eccellenza dedicato alla cura dei dipendenti di Poste Italiane, dei loro familiari e dei pensionati. A novembre, infine, busta paga più corposa per i dipendenti dell’azienda, che riceveranno un bonus una tantum di 1.000 euro per contrastare il caro vita.
Editoria siciliana in subbuglio. La notizia è che il 91enne Mario Ciancio Sanfilippo, storico editore de La Sicilia e di un gruppo di televisioni e radio collegate, ha deciso di vendere il quotidiano catanese, uno dei più diffusi dell’isola. A comprare, secondo indiscrezioni sempre più insistenti, sarà Dario Mirri, dal 2019 presidente del Palermo Calcio e titolare di numerose iniziative imprenditoriali.
Mario Ciancio Sanfilippo, a sinistra, negli Anni 80 assieme all’Avvocato Agnelli (Imagoeconomica).
Nell’affare anche Perricone, presidente di Magnolia e di Ntv
A fargli da consulente sarà Antonello Perricone, figura ben nota nel mondo dell’editoria, in passato amministratore delegato di Rcs, di Itedi e Sipra, la concessionaria di pubblicità della Rai, nonché presidente della casa di produzione Magnolia e di Ntv, la società proprietaria di Italo treno. Perricone vanta una lunga frequentazione con Mirri, e in passato è stato anche membro del cda del club rosanero.
Antonello Perricone (Imagoeconomica).
Il nuovo direttore? Si fa già il nome del palermitano Marcello Sorgi
Con La Sicilia verranno anche ceduti gli stabilimenti che fanno capo alla Etis 2000, la più grande tipografia del Sud, le cui rotative oltre al quotidiano catanese stampano le copie dei principali quotidiani nazionali. Intanto già si pensa al nome del futuro direttore del quotidiano. E tra i più gettonati c’è quello di Marcello Sorgi, siciliano doc, ex direttore del Tg1 e de La Stampa, di cui è a tutt’oggi editorialista di punta per la politica.
Quando le grandi battaglie finanziarie si incrudeliscono, ci sono uomini che danno il meglio di sé, rivelando doti fino a quel momento nascoste. Ce ne sono altri che invece rivelano, per citare quella che fu la fortunata rubrica di un noto settimanale, il loro lato debole. Prendi la vicenda Tim, i cui incerti destini stanno tenendo banco da oltre un anno, complice un governo dove l’elevata schiera di ministri e sottosegretari che hanno voluto metterci becco ha creato una babele. E un azionista di riferimento, Vivendi, che di mosse incomprensibili ne ha fatte, inclusa quella di ritirare i suoi rappresentanti dal consiglio d’amministrazione salvo poi cercare di condizionarlo dall’esterno con una campagna acquisti (sia detto in senso puramente metaforico) che non ha dato i frutti sperati, se è vero che nella decisione di vendere la rete agli americani di Kkr, cosa che i francesi hanno sempre visto come l’aglio i vampiri, s’è ritrovata dalla sua parte solo tre consiglieri rispetto agli 11 che gli hanno votato contro.
Bolloré e soci impantanati anche sul fronte Mediobanca e Mediaset
Insomma, qualcosa non ha funzionato. Premesso che è difficile per chiunque muoversi in un Paese che non è il tuo, Vincent Bolloré e soci non hanno fatto tesoro della passata esperienza che ha visto i loro obiettivi sviliti per ben due volte, prima in Mediobanca e poi in Mediaset, dove sono tuttora impantanati senza che alle viste ci sia un onorevole e non oneroso disimpegno. E anche gli uomini su cui avevano puntato per difendere le loro ragioni in cda, o sono caduti sotto la controffensiva del governo, vedi l’ex capo dell’Aise Luciano Carta, mossa che nelle intenzioni avrebbe dovuto ammorbidire l’ostilità di Palazzo Chigi che però al generale ha sbarrato la strada. O sono passati dalla parte nel nemico e nel momento cruciale hanno voltato le spalle. Come ha fatto l’ineffabile Massimo Sarmi, manager di lunghissimo corso, di cui nella carriera non si contano, tanti sono, gli incarichi svolti.
Massimo Sarmi (Imagoeconomica).
Per Sarmi un posto in cda e la presidenza di FiberCop
Era soprattutto a lui che Vivendi aveva affidato la difesa delle sue ragioni, prima favorendo il suo ingresso nel cda al posto del suo candidato dimessosi. Poi, per dimostrare quanto fosse per loro importante, dandogli la presidenza di FiberCop, la società che possiede le chiavi della rete secondaria. Il 75enne Sarmi poteva vantare anche un pedigree politicamente corretto per i tempi che corrono, visto che da sempre il suo cuore batte forte a destra. In teoria aveva dunque tutte le caratteristiche per essere abile e arruolabile sotto le insegne d’oltralpe.
Massimo Sarmi col ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso (Imagoeconomica).
Il doppio salto carpiato in cambio di una poltrona di indubbio prestigio
Ma poi ci sono gli uomini con le loro ambizioni, e con quelle è difficile fare i conti a tavolino. Fatto sta che nel momento cruciale, quello in cui era chiamato a schierarsi con i suoi dante causa francesi, con un doppio salto carpiato il manager è passato dall’altra parte. Si dice che governo e Kkr non ci abbiano messo molto a fargli cambiare idea, promettendogli la presidenza della nuova società che gestirà, una volta scorporata, la rete. Una poltrona in più delle cento su cui si è seduto, ma di indubbio prestigio e visibilità. Di sicuro maligne insinuazioni che l’interessato respingerà con sdegno. Ci saranno sicuramente nobili ragioni alla base della sua giravolta, sulle quali però solo lui può illuminarci.
Sviluppare l’intermodalità fra trasporto marittimo e ferroviario con maggiori e più efficaci sinergie per ampliare la rete logistica del trasporto merci da e verso i porti italiani ed europei, attraverso una newco per la creazione di nuovi terminal. È il principale obiettivo del memorandum of understanding firmato a Ginevra da Sabrina De Filippis, ad di Mercitalia Logistics, capofila del Polo Logistica del Gruppo FS Italiane, e Giuseppe Prudente, chief Logistics officer di MSC e presidente di MEDLOG. Presenti Luigi Ferraris, ad del Gruppo FS, e Gianluigi Aponte, chairman del Gruppo MSC.
Verranno creati nuovi terminal per sviluppare il traffico intermodale marittimo
L’accordo prevede la creazione di una nuova società controllata da Mercitalia Logistics (51 per cento) e partecipata da MEDLOG (49 per cento), società del Gruppo MSC che si occupa di intermodalità e logistica, con la finalità di progettare, realizzare e gestire nuovi terminal merci all’interno dei siti dei due gruppi in Italia. Il memorandum segue quello firmato tra le due società a settembre 2022, proprio con la finalità di verificare la possibilità e il reciproco interesse a realizzare un progetto di partnership commerciale e operativa finalizzato allo sviluppo del trasporto marittimo combinato. La collaborazione consentirà quindi di creare nuova capacità di terminal in funzione dello sviluppo del traffico intermodale marittimo, da e verso i porti italiani, migliorando la qualità dei servizi e fornendo un’alternativa competitiva al trasporto su strada ed anche sull’asse Italia-Nord Europa. Tali iniziative si inquadrano nella mission comune di Ferrovie dello Stato Italiane e Gruppo MSC per sostenere lo sviluppo dell’economia italiana tramite l’uso sempre maggiore della mobilità ferroviaria, modalità molto più sostenibile dal punto di vista ambientale.
Mercitalia Logistics: «Continua l’impegno di FS per diventare player europeo della logistica»
Sabrina De Filippis, ad di Mercitalia Logistics, ha così commentato l’intesa: «Il memorandum firmato oggi, con un importante partner internazionale, conferma l’impegno che il Gruppo FS sta portando avanti per diventare il player europeo della logistica. L’accordo rientra tra le azioni del nostro Piano Industriale, che prevede il potenziamento dei terminal esistenti e la realizzazione di nuovi hub multimodali, tecnologicamente avanzati e a basso impatto sull’ambiente. Questo permetterà di incrementare i volumi delle merci trasportate in treno anche grazie a connessioni sempre più efficaci dei nostri porti e dei nostri terminal alla rete nazionale e ai corridoi ferroviari europei, consolidando l’integrazione dei sistemi di trasporto mare-ferro-gomma».
MSC: «Soluzioni ottimizzate e sempre più sostenibili»
Gli ha fatto eco Giuseppe Prudente, chief Logistic officer del Gruppo MSC e Presidente di MEDLOG: «Crediamo fortemente nella collaborazione tra i nostri Gruppi. Questo importante accordo è figlio di un progetto aziendale nato con l’ambizione di diventare uno degli operatori più importanti in Europa, per offrire ai clienti soluzioni logistiche ottimizzate e sempre più sostenibili. Inoltre, va ricordato come la riduzione del trasporto su gomma per le lunghe distanze, contribuisce non solo a minori emissioni ma anche ad una maggiore sicurezza e qualità di vita per i nostri dipendenti».
I risultati dei primi nove mesi del 2023 confermano la solidità e resilienza di Fincantieri, che prosegue con successo la delivery del Piano 2023-2027 basato su una visione di lungo periodo e sulla concentrazione sul core business della cantieristica Cruise, Difesa e Offshore.
EBITDA in crescita: più 60 per cento
In particolare, i ricavi del leader mondiale nello shipbuilding sono stati pari a 5,4 miliardi di euro, lievemente in crescita rispetto ai primi nove mesi del 2022 (5,3 miliardI). L’EBITDA è salito invece a 276 milioni di euro (+60 per cento), con un margine del 5,1 per cento. Confermate le previsioni al 5 per cento per il 2023.
Carico di lavoro pari oltre quattro volte i ricavi
Il carico di lavoro complessivo è stato pari a 32,6 miliardi – circa 4,4 volte il fatturato del 2022 – di cui 22,2 miliardi di backlog (86 navi in consegna fino al 2030) e circa 10,4 miliardi di euro di soft backlog. I nuovi ordini acquisiti sono stati pari a 4,0 miliardi di euro, di cui 1,9 miliardi nel terzo trimestre, con un book to bill superiore a 1. La posizione finanziaria netta è risultata negativa per 2,7 miliardi di euro, in linea con l’andamento dei fabbisogni operativi e di investimento del periodo.
Le navi da crociera valgono metà del fatturato
I ricavi relativi all’area di business Cruise sono stati pari a 2,9 miliardi di euro, pari alla metà del fatturato totale. In questo segmento ci sono alcune novità non ancora contemplate nei conti: Fincantieri ha finalizzato a ottobre un ordine per due navi a idrogeno che si uniranno alla flotta MSC Explora Journeys e il contratto con la Regione Sicilia per la costruzione di un nuovo traghetto Ropax a propulsione ibrida (diesel e gas naturale liquefatto) che coprirà le tratte tra la Sicilia e le isole di Lampedusa e Pantelleria.
La Difesa: crescono i volumi nei cantieri americani
Nel segmento Naval, i ricavi sono stati pari a 1,4 miliardi di euro, circa un quarto del totale. Sono cresciuti i volumi dei cantieri americani. Fincantieri ha inoltre sottoscritto nel terzo trimestre contratti per il terzo sottomarino del programma U212NFS per la Marina militare italiana, per tre Offshore Patrol Vessel per la stessa Marina, più altri tre in opzione, e per l’ammodernamento delle fregate classe Horizon italiane e francesi, assegnato a Naviris, la joint venture paritetica con Naval Group, ed Eurosam, un consorzio formato da MBDA e Thales.
Eolico offshore: EBITDA più che raddoppiato
Il settore Offshore e navi speciali ha chiuso i primi nove mesi del 2023 con ricavi in aumento del 28,2 per cento e un EBITDA positivo per 31 milioni di euro, più che doppio rispetto a quello di fine settembre 2022. Inoltre, nel primo semestre di quest’anno il Gruppo ha siglato ordini per otto unità Commissioning Service Operation Vessel (CSOV), cui va ad aggiungersi la commessa finalizzata a ottobre per la progettazione e costruzione di due CSOV ibridi e due in opzione.
Subacquea, Fincantieri «locomotiva della supply chain»
Il Gruppo ha inoltre firmato a ottobre un Memorandum of Understanding nell’ambito della subacquea, rafforzando la collaborazione strategica con Leonardo con l’obiettivo di mettere a fattor comune le rispettive competenze e capacità nel settore dell’underwater. «Siamo la locomotiva di questa nuova supply chain che abbraccia attori istituzionali e civili», ha detto l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero rispondendo agli analisti durante la conference call.
Si è svolta mercoledì 15 novembre 2023 al Centro Congressi Palazzo Rospigliosi, a Roma, la presentazione del secondo Rapporto sul commercio illecito nel settore tabacco ed E-cig realizzato da Eurispes in collaborazione con la Fondazione Osservatorio Agromafie e con il contributo di Philip Morris Italia. L’elaborazione del Rapporto è frutto del lavoro svolto dal Tavolo M.A.C.I.S.T.E. (Monitoraggio Agromafie Contrasto Illecito Settori Tabacchi e E-cig), coordinato dalla Fondazione e che ogni anno coinvolge i principali protagonisti del settore a livello nazionale per restituire un quadro esaustivo del fenomeno criminale nel settore del tabacco.
In Italia illecito del 2,3 per cento
Ai tavoli di lavoro hanno partecipato esponenti delle forze dell’ordine, dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, della Direzione investigativa e della Direzione nazionale antimafia, esperti del settore e i componenti del Comitato scientifico della Fondazione Agromafie. Hanno preso parte ai diversi tavoli, inoltre, diversi esponenti dei ministeri competenti tra cui il ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, il ministero degli Esteri e il ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Secondo gli ultimi dati rilevati, nel 2022 l’Italia, con una quota di illecito sostanzialmente invariata al 2,3 per cento del consumo nazionale, si è confermata una best practice a livello europeo, dove si registra un consumo di sigarette illecite pari a 35,8 miliardi, causando ai governi una perdita stimata di 11,3 miliardi di euro di entrate fiscali, l’8,5 per cento in più rispetto al 2021 (KPMG, 2022). Il mercato dei prodotti del tabacco in Italia vale circa 20 miliardi di euro, con entrate per il fisco che superano i 14,5 miliardi di euro e circa 50 mila lavoratori impiegati.
Persi oltre 280 milioni l’anno
Se circa due sigarette su 100 in Italia sono di provenienza illecita, il Paese si colloca tra gli ultimi posti in Europa per diffusione del fenomeno. Ai primi posti si collocano invece Francia (32,4 per cento), Irlanda (24,4 per cento), Inghilterra (21,2 per cento) e Grecia (20,9 per cento). Che il nostro Paese si collochi in una posizione sicuramente bassa della classifica non deve far perdere di vista la pericolosità di un fenomeno che produce, tra l’altro, un danno erariale rilevante: le perdite per le casse dello Stato italiano si attestano infatti su valori che vanno oltre i 280 milioni di euro l’anno. L’entità dei sequestri testimonia come l’Italia sia comunque un paese di passaggio verso gli altri mercati europei, ben presidiato dalle forze dell’ordine che oppongono un’efficace azione di contrasto nei confronti dei flussi illeciti.
La divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo, in linea con il piano strategico del Gruppo, rafforza il proprio impegno e attenzione nei confronti dei giovani attraverso due iniziative di formazione per l’acquisizione di competenze trasversali e multidisciplinari.
Il Next Generation Executive Program per gli under 36
Ha preso il via, a novembre, la seconda edizione del programma biennale Next Generation Executive Program, in collaborazione con SDA Bocconi School of Management e con Digit’Ed. Il percorso formativo è dedicato a colleghe e colleghi under 36 della divisione IMI CIB che operano in Italia e all’estero. In aumento, rispetto alla prima edizione, sia il numero dei partecipanti – con particolare attenzione alla rappresentatività di genere – sia le ore di apprendimento. I giovani selezionati avranno la possibilità di effettuare test individuali, lavori di gruppo e un project work finale sotto l’attenta supervisione di un team di specialisti del mondo accademico e del Gruppo. L’obiettivo di questa iniziativa è preparare i professionisti e i manager della next generation a lavorare sinergicamente in una community internazionale e multiculturale.
Intesa Sanpaolo punta ai vertici mondiali per impatto sociale
Il programma si inserisce negli obiettivi del piano strategico del Gruppo Intesa Sanpaolo, fra cui il potenziamento dei servizi di advisory per tutti i clienti corporate e la forte attenzione alla digitalizzazione e all’innovazione. Nel biennio 2023-2025, infatti, alle tematiche specialistiche di Corporate & Investment Banking verranno affiancate sessioni dedicate all’acquisizione di competenze in ambiti strategici quali l’ESG, l’intelligenza artificiale e la trasformazione digitale. Con specifico riferimento alla tematica ESG, l’iniziativa rientra nella più ampia cornice del forte impegno del Gruppo in tale ambito, che ha visto la Banca moltiplicare i suoi sforzi per raggiungere una posizione ai vertici mondiali per impatto sociale e focus sul clima, con un contributo pari a circa 1,5 miliardi di euro di costi complessivamente nel quinquennio 2023-2027 al supporto di iniziative per far fronte ai bisogni sociali. Tale impegno ha in particolare trovato testimonianza nell’evento dello scorso 26 ottobre intitolato Nessuno escluso – Crescere insieme in un Paese più equodedicato all’impegno sociale di Intesa Sanpaolo e nel corso del quale è stata data evidenza anche delle iniziative intraprese per l’inclusione educativa e il sostegno all’occupabilità soprattutto dei giovani.
Un ciclo di incontri sui mercati finanziari con gli studenti universitari
A ulteriore conferma dell’attenzione della divisione IMI CIB verso i giovani non ancora inseriti nel mondo del lavoro, viene lanciata una nuova iniziativa che vedrà un ciclo di incontri in alcune delle principali università italiane dal titolo La finanza e le buone storiein collaborazione con Guido Maria Brera, imprenditore e scrittore autore del libro best seller Diavoli. Obiettivo del progetto è avvicinare i giovani in maniera consapevole ai meccanismi che regolano i mercati finanziari moderni. L’autore, nel suo racconto, percorrerà alcuni dei principali avvenimenti che hanno cambiato il volto e i protagonisti della finanza mondiale, come le crisi dei mutui subprime e dei debiti sovrani dei Paesi europei e la stagione del quantitative easing. Il primo appuntamento è fissato il 16 novembre presso l’Università LUISS di Roma, dove è previsto un saluto di benvenuto da parte del direttore del dipartimento di Economia e Finanza, il professore Paolo Santucci De Magistris, e un intervento di Mauro Micillo, chief della divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo. Nei prossimi mesi saranno coinvolte altre importanti università italiane.
Micillo: «Fondamentale trasmettere ai giovani valori etici e professionali»
Queste le dichiarazioni di Micillo a commento delle attività dedicate ai nuovi talenti: «Sono orgoglioso di dare avvio a queste due iniziative, concepite per ispirare i giovani e accompagnarli in un percorso di comprensione della finanza e di acquisizione di competenze trasversali, che bene si sposano con il mio personale impegno quale docente presso l’Università LUISS-Guido Carli a Roma. Sono certo che, grazie all’avvio di questi nuovi progetti, i nostri giovani talenti potranno emergere come veri protagonisti in un mercato, quello del Corporate & Investment Banking, sempre più competitivo e in costante evoluzione Guardando in prospettiva, infine, è fondamentale per la nostra Divisione trasmettere ai giovani talenti i valori etici e professionali che ci guidano quotidianamente all’interno del Gruppo Intesa Sanpaolo».
È Sofia Goggia la protagonista del nuovo spot TIM dedicato al Black Friday on air da mercoledì 15 novembre. La campionessa olimpica di sci e quattro volte vincitrice della Coppa del Mondo di discesa libera, eccellenza dello sport, del talento femminile e dell’italianità nel mondo accompagna la nuova offerta.
Spot TIM con Sofia Goggia (TIM).
Lo spot on air sulle principali emittenti nazionali
Lo spot è il nuovo capitolo della campagna TIM La forza delle connessioni, che sottolinea l’importanza della connettività e della digitalizzazione per rafforzare le relazioni tra persone e condividere le passioni come quella per lo sport. La hit dei MåneskinHoney (Are U Coming?) è la colonna sonora dello spot da 30” e 20”, che è on air sulle principali emittenti nazionali. La campagna televisiva sarà affiancata da una pianificazione stampa, digital adv, videostrategy dedicata, affissione digitale e da materiali BTL nei punti vendita.
Immaginare la SACE del prossimo decennio per accompagnare le imprese italiane nel futuro. Con questo obiettivo, il gruppo assicurativo-finanziario, direttamente controllato dal ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Alessandra Ricci, ha istituito lo Young Advisory Board, il nuovo comitato composto da 15 giovani talenti che contribuiranno a disegnare le nuove direzioni di sviluppo dell’azienda.
Le nuove generazioni per affrontare al meglio i cambiamenti in atto
Il mercato globale in continua evoluzione richiede alle aziende la capacità di cambiare rapidamente, un cambiamento che proprio le giovani generazioni di professionals riescono naturalmente a intercettare. Lo Young Advisory Board non avrà responsabilità di governance, ma giocherà un ruolo strategico nello stimolare prospettive innovative e non convenzionali rispetto alle opportunità aziendali, adottando soluzioni creative. Analizzare i megatrends, esplorare e raccomandare nuove opportunità di crescita e innovazione e contribuire alla trasformazione culturale, alla ricerca di nuovi modelli di business, tecnologie e processi, alla pianificazione strategica, cercando e indicando nuove direzioni e soluzioni. Queste le sfide sulle quali i partecipanti al board sono chiamati a confrontarsi. Lo Young Advisory Board rientra nel percorso avviato con il piano industriale Insieme 2025, con il quale SACE ha ridisegnato il proprio modello organizzativo intorno a gruppi di lavoro autonomi e cross funzionali, costruiti sulla contaminazione generazionale. Un modello di cui la sostenibilità e l’inclusione sono un pilastro e l’innovazione tecnologica e digitale un fattore abilitante.
I 15 giovani dello Young Advisory Board (Sace).
I nomi e i ruoli dei 15 giovani talenti del team
Gianfranco Chimirri, chief people officer di SACE, ha sottolineato: «In un mondo in costante metamorfosi, crediamo che il futuro appartenga a coloro che abbracciano il cambiamento con audacia. Siamo pronti ad accogliere le idee audaci, le visioni innovative, ma anche le criticità che questo team porterà alla nostra visione su come affrontare le sfide dirimenti del futuro, quali ad esempio gli Esg o l’intelligenza artificiale generativa. Benvenuti a bordo, futuri leader!». Lo Young Advisory Board, che sarà rinnovato ogni anno, è composto da: Erika Campedelli Claims, Flavio Castri Rete internazionale, Alessio Cerini Sales pmi, Akwah Lum Chifen Internal audit, Camilla D’Alessandro Credit & restructuring, Maria Cristina Grechi Legal affairs, Cecilia Guagnini Ufficio studi, Claudia Missaglia People care, Giuseppe Modugno Cybersecurity, Adriano Monacelli Risk management, Chiara Piani Business corporate, Fabio Ponti Corporate identity and communication, Luca Saccani Sustainability, Matteo Viola Business corporate e Arianna Savioli, Business inSace Fct.
Si è chiusa mercoledì 14 novembre 2023 la quarta edizione di 4 Weeks 4 Inclusion, la maratona interaziendale sulla diversità e l’inclusione ideata e promossa da TIM che nel 2023 ha coinvolto più di 400 partner in quattro settimane consecutive di eventi digitali tramessi live e on demand. Complessivamente sono state prodotte più di 600 ore di diretta, che hanno avuto come ospiti oltre 1.000 tra manager delle principali aziende italiane, artisti, giornalisti, rappresentanti del mondo della cultura e influencer, generando circa 25 mila interazioni social e più di 4 milioni di visualizzazioni.
I dati raccolti sulla diversità e l’inclusione
L’evento conclusivo, trasmesso dalle 17 alle 20 del 14 novembre, sarà l’occasione per fare il punto sulla sempre maggior consapevolezza sulle tematiche di diversità e inclusione, ma anche su una crescente attenzione al merito evidenziate dalle indagini Quanto ne sai di D&I, realizzata da Work wide women, e Meritorg Check, presentata dal Forum della meritocrazia. Dalla ricerca di Work wide women, che ha registrato più di 15 mila interazioni durante la durata della manifestazione, è emerso che il 63 per cento delle persone coinvolte è a conoscenza di quali sono le difficoltà lavorative post-maternità (child penalty gap), mentre il 97,9 per cento conosce le definizioni di cultura, interculturalità e multiculturalità e il 59 per cento delle persone adotta correttamente un linguaggio inclusivo nei confronti di persone con disabilità. Negli ambiti legati alle tematiche Lgbtqia+ e generazionali si è registrata, invece, una leggera confusione sui termini più appropriati da utilizzare. Sul fronte del merito, le organizzazioni che hanno partecipato al sondaggio hanno ottenuto un punteggio complessivo di 69/100, dimostrando un livello di meritocrazia soddisfacente. Analizzando i risultati in dettaglio, i pilastri con le performance più elevate sono stati quelli delle pari opportunità (84/100), seguito da qualità e sviluppo del capitale umano (77/100), performance e carriera (65/100), attrattività per i talenti (64/100) e regole e trasparenza (57/100).
Dalla parte delle donne, per combattere il #gendergap e dare supporto alle vittime della violenza di genere. Oggi non perdere dalle 16:00 su #4W4I l'evento "TIM si tinge di viola" e scopri la nostra collaborazione con @DonnexStrada.#LaParitàNonPuòAspettare Segui lo streaming
L’evento di chiusura, disponibile in streaming sul sito 4w4i.it, sarà l’occasione per fare un bilancio della manifestazione, con il racconto dei partner, la presentazione delle ricerche e la consegna dei premi della 4W4I. Dopo i saluti di Paolo Chiriotti, responsabile Human resources & organization di TIM e di Andrea Laudadio, responsabile di TIM Academy & development, fra i protagonisti della serata ci saranno i The Pills, gruppo comico di content creator che animerà due live podcast dialogando con tre ospiti di eccezione: la modella Oxana Likpa, il giornalista crossdresser Stefano Ferri, la comica e presentatrice Michela Giraud ed Enrico Galletti, giornalista di Rtl 102.5, che manterrà un filo conduttore con il pubblico in sala e con quello collegato in streaming attraverso WhatsApp. L’edizione 2023 si concluderà definitivamente con lo spettacolo Up&Down messo in scena da Paolo Ruffini, assieme alla compagnia teatrale Mayor Von Frinzius composta da attori neurodivergenti.
Nell’ottobre 2021, da poco bandito dall’allora Twitter e da Meta, Donald Trump annunciò il suo Truth Social, piattaforma che «avrebbe tenuto testa alle grandi aziende tech» e che debuttò nel febbraio dell’anno seguente. Quasi 24 mesi dopo, però, il quadro sembra nettamente diverso. Stando a un nuovo rapporto della Digital World Acquisition Corp (Dwac), la Spac che intende fondersi con Trump Media & Technology Group che possiede il social, dal lancio il network avrebbe perso 73 milioni di dollari (circa 68 milioni di euro). Nettamente più bassi i dati relativi al fatturato netto, che si è assestato attorno ai 3,7 milioni di dollari (3,4 milioni di euro). Numeri che, stando a quanto riporta l’Hollywood Reporter, farebbero anche temere per il futuro dell’azienda.
Truth Social, nei primi sei mesi del 2023 persi 23 milioni di dollari
Come ha sottolineato anche Forbes, si tratta della prima condivisione pubblica dei dati finanziari su Truth Social. Scendendo nel dettaglio, si nota come la piattaforma abbia perso 50 milioni di dollari solamente nel 2022, a fronte di un fatturato netto di soli 1,4 milioni. Una tendenza che non è cambiata nel nuovo anno, con ulteriori perdite di 23 milioni di dollari nonostante le vendite siano salite a 2,3 milioni. La situazione finanziaria è dunque molto preoccupante tanto che, stando al documento della Digital World Acquisition Corp, solleverebbe «sostanziali dubbi sulla sua capacità di continuare a operare». «Il management», si legge ancora nelle 530 pagine del rapporto «dubita che la società disporrà di fondi sufficienti per far fronte al passivo. In caso di mancata fusione con Dwac, Trump Media & Technology Group potrebbe non sopravvivere».
Donald Trump durante un suo comizio elettorale (Getty Images).
Il mancato decollo di Truth Social e le sostanziali perdite avrebbero anche drasticamente modificato i piani per il futuro. Sembra ormai accantonato infatti un aggiornamento che avrebbe portato lo streaming video sulla piattaforma entro pochi mesi. «Per ora è fuori discussione», hanno spiegato gli analisti. Sotto accusa anche numerosi licenziamenti operati dal Trump Media & Technology Group nel 2023. L’1 marzo, infatti, sono saltate diverse posizioni con una revisione generale e una riorganizzazione di tutti i dipartimenti, con un impatto considerevole sulla salute della piattaforma social. Il documento ha sottolineato infine che il successo dell’azienda è fortemente legato alla «reputazione e popolarità» di Trump e «potrebbe diminuire» se il consenso dell’ex presidente «dovesse crollare». Evidenziando i numerosi casi legali in corso del tycoon, Dwac ha spiegato come un esito negativo nei processi avrebbe un impatto disastroso su Truth Social.
Finvacchi, la holding di investimenti che fa capo a Bernardo Vacchi, ha rilevato in asta giudiziale il 100 per cento di Sele Srl, salvando così la storica azienda di Castenaso (Bologna) specializzata nella progettazione, produzione, installazione e manutenzione di sistemi di sollevamento verticale (ascensori, montacarichi, scale e tappeti mobili). Fondata nel 1989 da un gruppo di installatori italiani, la società è considerata un’eccellenza per la tecnologia e il design nella realizzazione di prodotti unici, personalizzabili e attenti all’ambiente che portano la tradizione della manifattura italiana a livelli altamente competitivi in tutto il mondo. Con più di 45 mila sistemi installati, Sele è presente in cinque continenti e 35 Paesi.
Vacchi sull’acquisizione di Sele: «Lavoreremo a un piano industriale ambizioso»
A essersi aggiudicato l’asta per l’acquisizione è stata Boato Spa, la società della Finvacchi leader nell’ingegneria, nella progettazione di impianti per la produzione di materiali bituminosi impermeabilizzanti. Grande la soddisfazione di Bernardo Vacchi, che così ha commentato la nuova acquisizione: «Finvacchi ha saputo fin da subito ben selezionare progetti di investimenti e timing di ingresso negli stessi. Abbiamo dedicato un team di analisti molto bravi che analizzano, valutano e individuano opportunità di interesse. Siamo sulla strada giusta per diventare un player di investimento importante nel panorama dei Family Office nazionali. Boato e Sele si collocano con specializzazioni e lavorazioni diverse a monte nella filiera del settore delle costruzioni e ristrutturazioni edili. Ci proponiamo di ricercare e realizzare forti sinergie commerciali e industriali, caratterizzandoci per le nostre capacità innovative. Lavoreremo fin da subito allo sviluppo di un piano industriale ambizioso, che preveda una forte spinta sia sul prodotto di Sele sia sui mercati nazionale e internazionale». L’imprenditore bolognese aggiunge così un altro asset di pregio confermandosi un investitore molto dinamico e attento a cogliere tutte le opportunità che il variegato mondo dell PMI italiane offre. Finvacchi vanta un portafoglio di tredici partecipazioni industriali, e una partecipazione di rilievo nella Banca del Fucino, di cui è tra i principali azionisti. Nel pirmo semestre 2023 la sua holding ha registrato un attivo netto di oltre 200 milioni di euro e un net asset value di 180.
Sono stati presentati mercoledì 8 novembre 2023, presso l’Accademia nazionale di San Luca, i risultati della ricerca Welfare for people. Sesto Rapporto ADAPT su welfare occupazionale e aziendale in Italia condotta da Fondazione ADAPT in collaborazione con Intesa Sanpaolo.
Presi in considerazione 22 diversi CCNL
Lo studio, curato dalla Scuola di alta formazione in relazioni industriali e di lavoro di ADAPT con il supporto di Gruppo Intesa Sanpaolo, testimonia – a fronte di una popolazione sempre più longeva e di un tasso di denatalità importante – la comune volontà di approfondire il tema del welfare aziendale e occupazionale. Esso rappresenta infatti un fondamentale strumento di integrazione del welfare state e di democrazia economica. Il rapporto si propone, in continuità con le indagini condotte nelle edizioni precedenti, di cogliere i tratti evolutivi del welfare occupazionale e aziendale, passando per un costante sforzo di verifica sul campo, possibile grazie al dialogo con gli operatori e i principali protagonisti del welfare in diversi settori economici, territori e sistemi di relazioni industriali. Per questa edizione sono stati analizzati 22 CCNL afferenti ai settori metalmeccanico, chimico-farmaceutico, industria alimentare, terziario distribuzione e servizi e artigianato. L’analisi, anche di tipo longitudinale, ha preso in considerazione sia gli ultimi rinnovi sia i testi contrattuali a partire dal 2003. Per la contrattazione aziendale, si è attinto dalla banca dati FareContrattazione (che conta più di 5 mila contratti di secondo livello) sottoscritti nei cinque macrosettori contrattuali richiamati, arrivando a individuare una serie di buone pratiche.
Analizzato il welfare occupazionale esistente nel comparto artigiano
Sin dal primo rapporto, nel 2018, il lavoro di analisi e mappatura della contrattazione collettiva secondo una prospettiva metodologica di relazioni industriali ha permesso di ricondurre a sistema una pluralità di frammenti di welfare che, se visti in modo isolato, portano a una lettura parziale e distorta del fenomeno. In questa VI edizione del rapporto è stata offerta un’analisi del welfare occupazionale esistente nel comparto artigiano, dando conto del ruolo importante svolto dalla bilateralità a livello nazionale e territoriale, e si è proseguito con l’analisi delle modalità di raccordo tra welfare occupazionale e dinamiche del mercato del lavoro con un nuovo focus geografico che ha riguardato la Regione Lazio. L’approfondimento tematico, infine, si è focalizzato sul rapporto tra salute e lavoro, in virtù della crescente attenzione per il tema della salute all’interno delle organizzazioni, rilevata nelle precedenti edizioni, e dell’evoluzione del ruolo dei fondi sanitari integrativi istituiti dalla contrattazione collettiva.
Tiraboschi (ADAPT): «Welfare parte della trasformazione del lavoro»
«Con questo sesto rapporto ci proponiamo di continuare a offrire e aggiornare un quadro sufficientemente ampio e attendibile di informazioni, modelli e linee di azione, utile a orientare le scelte di lavoratori e imprese, e contribuire a ricondurre in una logica di sistema le molteplici e variegate esperienze in atto», ha spiegato Michele Tiraboschi, coordinatore scientifico ADAPT «Il nostro intento è quello di inquadrare il tema nell’ambito di quella che, come gruppo di ricerca ADAPT, abbiamo da tempo definito la nuova grande trasformazione del lavoro. Una trasformazione rispetto alla quale il welfare, se utilizzato correttamente, può rappresentare uno dei principali ambiti entro cui delineare un nuovo ordine economico e sociale, sostenibile per la finanza pubblica e funzionale al giusto equilibro tra istanze della produzione e istanze della giustizia sociale», ha aggiunto.
Lamberti (Intesa): «Piani di welfare aziendale volano di sviluppo economico»
«Il nostro obiettivo», gli ha fatto eco Tiziana Lamberti, executive director Wealth Management & Protection di Intesa Sanpaolo, «è essere un punto di riferimento per le esigenze delle aziende e dei dipendenti, forti anche dell’esperienza virtuosa maturata nel nostro contesto aziendale. Abbiamo per questo messo a punto una piattaforma digitale per agevolare la fruizione dei diversi programmi di welfare aziendale disponibili. In collaborazione con la nostra Divisione Insurance, abbiamo infine attivato un ecosistema di prodotti e servizi pensato per la clientela senior, ed i caregiver che li assistono». «I piani di welfare aziendale», ha aggiunto, «sono anche volano di sviluppo economico, stimolo all’incremento della produttività, facilitatore del dialogo tra azienda e lavoratori e strumento di rafforzamento del rapporto con il territorio di riferimento».
Intesa Sanpaolo ha presentato insieme a Prometeia il Rapporto Analisi dei settori industriali ottobre 2023 che esamina l’andamento delle imprese manifatturiere italiane nei primi sette mesi del 2023. Dallo studio, eseguito su un campione di circa 40 mila aziende, è emerso che l’industria italiana ha chiuso il 2022 con ottimi risultati di bilancio e che la crescita è stata sostenuta e diffusa a tutte le classi dimensionali. La competitività delle nostre imprese nell’alto di gamma e nelle nicchie a elevato contenuto tecnologico ha consentito una tenuta dell’export italiano (in crescita del 3,6 per cento a valori correnti, nei primi sette mesi del 2023, stabile a prezzi costanti), nonostante il rallentamento del commercio mondiale, con effetti positivi sul saldo commerciale. La propensione all’export si attesterà su livelli stabilmente superiori al 50 per cento, consentendo all’attivo commerciale di oltrepassare i 106 miliardi di euro nel 2025.
I settori legati alla transizione digitale ed energetica chiuderanno il 2023 in positivo
Il traino del canale estero e la spinta inflativa ancora intensa nel 2023 sosterranno il fatturato a valori correnti dell’industria italiana, che a fine anno dovrebbe confermare il raggiungimento di un massimo storico a 1.169 miliardi di euro. I settori legati alla transizione digitale ed energetica chiuderanno il 2023 in positivo, anche a prezzi costanti, a fronte di un fatturato deflazionato in calo del -0,6 per cento per l’aggregato manifatturiero: autoveicoli e moto (+7,9 per cento, frutto del rimbalzo dai minimi degli scorsi anni), elettronica (+2,9 per cento) ed elettrotecnica (+2 per cento). Stabile il fatturato della meccanica (+0,3 per cento). Anche largo consumo (+2,7) e farmaceutica (+2,5) si collocheranno nella parte alta del ranking, grazie alla migliore tenuta sui mercati internazionali. Le difficoltà maggiori riguarderanno, invece, i produttori di intermedi, in particolare intermedi chimici (-7,8 per cento il fatturato deflazionato 2023), prodotti e materiali da costruzione (-4,6) e metallurgia (-3,3), penalizzati dalla minor dinamica dell’edilizia residenziale e dalla prudenza nella ricostituzione dei magazzini. In calo anche i produttori di beni durevoli per la casa (elettrodomestici e mobili, dopo l’exploit degli anni pandemici), il sistema moda e l’alimentare e bevande che, sul mercato interno, accusano l’impatto dei vincoli di bilancio sui consumi delle famiglie.
Il manifatturiero crescerà a ritmi inferiori all’1 per cento medio annuo
Nel biennio 2024-25, saranno sempre i settori legati alla doppia transizione a presentare prospettive migliori, sostenuti dai finanziamenti europei del NGEU. Il manifatturiero nel suo complesso, invece, è atteso crescere a ritmi inferiori all’1 per cento medio annuo, a prezzi costanti, in uno scenario in cui le politiche monetarie restrittive e le tensioni geopolitiche continueranno a vincolare il recupero della domanda. Alla luce delle prospettive sempre più sfidanti che le imprese dovranno affrontare, gli investimenti volti a rafforzare il posizionamento competitivo rappresentano una strada obbligata. Come testimoniano le analisi relative al quadriennio 2019-22 presentate nel Rapporto, le imprese top performer per margini sono quelle che più di altre hanno puntato su leve strategiche chiave, dall’innovazione tecnologica ai marchi, dagli investimenti diretti esteri all’autoproduzione di elettricità attraverso impianti alimentati da fonti rinnovabili, a conferma della crucialità della variabile energetica per affrontare al meglio le fasi di elevata incertezza e volatilità.
Entra nel vivo il primo accordo attuativo del Protocollo d’intesa tra ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e FS ItalianeMi riscatto per il futuro, che prevede l’attivazione di percorsi volti a favorire il reinserimento sociale dei detenuti. Cinque di loro, tutti provenienti dalla casa di reclusione di Milano Opera, sono stati assunti, con contratti a tempo determinato di sei mesi, da Rete Ferroviaria Italiana e Trenitalia, rispettivamente capofila dei poli Infrastrutture e Passeggeri del Gruppo. Dopo aver completato un percorso di formazione dedicato, lavorano all’interno delle stazioni e degli uffici ferroviari. L’obiettivo è estendere il progetto anche ad altri istituti penitenziari della Penisola.
I detenuti sono stati selezionati da magistratura e addetti alle risorse umane di FS
I primi cinque detenuti che hanno preso parte al progetto sono stati selezionati con la supervisione della magistratura di sorveglianza e sono stati individuati insieme a rappresentanti delle Risorse Umane delle società del Gruppo FS. Tre di loro sono stati assegnati al servizio con Rete Ferroviaria Italiana rispettivamente nei ruoli di addetto alla Sala Blu per i servizi di assistenza ai viaggiatori con ridotta mobilità, addetto a supporto del referente di stazione e addetto a supporto dello staff di formazione della scuola professionale. Gli altri due operano in Trenitalia, in qualità di addetti alla segreteria tecnica di impianto.
Presentazione bilancio accordo tra FS e Mig (Gruppo FS).
Ostellari: «Lavoro utile per abbattere la recidiva e recuperare i condannati»
Un primo bilancio del protocollo, firmato nel luglio 2022 da ministero della Giustizia e Gruppo FS Italiane, è stato presentato martedì 7 novembre 2023 da Andrea Ostellari, sottosegretario di Stato al Mig: «Le nostre carceri accolgono e custodiscono donne e uomini privati della libertà, ma non della loro dignità. Il compito principale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è collaborare al loro pieno recupero e al successivo reinserimento. La bella notizia è che questo compito si può svolgere insieme ad altri attori: imprese e aziende italiane che scelgono di formare e avviare al lavoro detenuti e persone sottoposte a misure restrittive. Ferrovie dello Stato è una di queste e merita la nostra gratitudine e il nostro incoraggiamento. Grazie all’accordo sottoscritto con il ministero della Giustizia, cinque detenuti, formati e abili, hanno iniziato oggi un percorso lavorativo. L’auspicio è che domani possano essere sempre di più. I dati parlano chiaro: il lavoro non è un premio, ma lo strumento più utile per abbattere la recidiva e recuperare i condannati. Promuoverlo significa investire nella sicurezza delle nostre Comunità».
Andrea Ostellari (Gruppo FS).
Ferraris: «Cambiamenti necessari allo sviluppo del Paese»
Gli ha fatto eco Luigi Ferraris, amministratore delegato del Gruppo FS, ha dichiarato: «Oggi diamo concreta attuazione a un impegno, che è anzitutto sociale, siglato lo scorso anno, con l’auspicio di estendere tale iniziativa a un numero sempre maggiore di penitenziari. Ringraziamo il ministero della Giustizia e il DAP per la collaborazione e per aver contribuito alla diffusione di una cultura della responsabilità, presupposto fondamentale per sostenere quei cambiamenti necessari allo sviluppo del sistema Paese e di cui il Gruppo FS si rende portatore».
Luigi Ferraris (Gruppo FS).
Queste infine le parole del capo del DAP Giovanni Russo: «Abbiamo avviato una importantissima sinergia con uno dei più importanti gruppi industriali del Paese che, come l’amministrazione penitenziaria, si estende e raggiunge tutto il territorio nazionale. E quindi, per questo, è potenzialmente in grado di interessare e coinvolgere tutti i 190 istituti penitenziari della Penisola in opportunità di rieducazione e reinserimento della popolazione detenuta. La nostra amministrazione guarda al futuro con occhi nuovi e propositivi e io ringrazio il Gruppo Ferrovie dello Stato per aver deciso di affiancarci in questo impegno per la realizzazione di politiche di sviluppo inclusivo che possono dimostrarsi un grande investimento in campo sociale».
Secondo una ricerca sull’uso del tempo commissionata a SWG da NeN Energia, prima enertech italiana del Gruppo A2A che vende gas e luce 100 per cento green utilizzando esclusivamente canali digitali, molte persone avvertono di gestirlo sufficientemente bene anche grazie all’aiuto della tecnologia.
Scegliere strumenti digitali è considerata la strategia più utile per risparmiare tempo
L’indagine ha coinvolto un campione di 1.200 intervistati di diversa provenienza geografica e anagrafica e ha evidenziato una buona preferenza delle persone a servirsi del digitale per gestire le incombenze periodiche come il pagamento di bollette (64 per cento), di mutui o affitti (60 per cento) e delle tasse (57 per cento). Un po’ indietro la prenotazione per visite mediche o pratiche amministrative (il 25 per cento prenota solo online, il 50 per cento sia online che fisicamente e il 25 per cento solo fisicamente). Scegliere strumenti digitali è considerata la strategia più utile per risparmiare tempo, in particolare per quanto riguarda la gestione dei pagamenti (83 per cento degli intervistati). Gestire online queste pratiche sembra aiutare le persone ad avere un rapporto migliore col tempo che, se “sprecato”, può generare ansia (60 per cento), sensazione di averlo usato per cose che non rendono davvero felici (53 per cento) e desiderio di riavere indietro le ore perdute (69 per cento).
Pagamento online delle bollette percepito come grande vantaggio per gestire il tempo
Le attività gestite attraverso canali fisici che più delle altre vengono associate a una “perdita di tempo di cui si farebbe volentieri a meno” sono il pagamento di tasse e bollette, che il 62 per cento delle persone ritiene del tutto o in parte uno spreco di tempo, seguito dalle attività burocratiche (48 per cento), le riunioni condominiali e scolastiche (41 per cento) e gli spostamenti per lavoro e scuola (34 per cento). Chi usa strumenti o canali digitali percepisce molto meno, invece, la sensazione di perdere tempo. Il 60 per cento di questo campione valuta infatti questi momenti come “per niente una perdita di tempo”, e proprio il pagamento online di bollette e altre incombenze burocratiche viene percepito come un grande vantaggio in termini di gestione del tempo. L’89 per cento delle persone intervistate ha a tal proposito affermato che affrontare queste incombenze online sia molto d’aiuto – così come lo è, o lo sarebbe, potersi occupare in via telematica anche di altri pagamenti o delle prenotazioni per visite mediche o pratiche amministrative. Pagare e gestire online farebbe risparmiare circa 40 minuti al mese rispetto alle stesse attività fatte esclusivamente su canali fisici. Le persone credono che digitalizzare totalmente questi compiti farebbe risparmiare loro del tempo che userebbero volentieri per i propri familiari (23 per cento), per hobby e passioni (35 per cento) o che, in generale, dedicherebbero a se stessi (37 per cento).
Poste Italiane ha comunicato che i ricavi del terzo trimestre 2023 sono stati pari a 2,8 miliardi di euro, in crescita del 3,6 per cento a/a. Salgono così a 8,9 miliardi i ricavi dei primi nove mesi dell’anno, +6,8 per cento su base annua rispetto ai primi nove mesi del 2022. L’utile netto del periodo luglio-settembre ammonta a 382 milioni, in calo del 15,9 per cento su base annua rispetto al terzo trimestre del 2022. Nei primi nove mesi dell’anno è salito 1,5 miliardi, in crescita del 5,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022.
Costi totali pari a 2,3 miliardi, ebit a 539 milioni
In dettaglio, i ricavi da corrispondenza, pacchi e distribuzione del terzo trimestre del 2023 sono aumentati dell’1,9 per cento su base annua a 860 milioni (2,8 miliardi nei primi nove mesi del 2023, in crescita del 4,0 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022), grazie ai volumi dei pacchi in aumento, alle azioni di repricing sulle tariffe e a un migliore mix di prodotti nella corrispondenza. I ricavi totali dei servizi finanziari ammontano a 1,4 miliardi nel terzo trimestre 2023, in calo del 3,1 per cento su base annua, (+3,9 per cento su base annua rispetto ai primi nove mesi del 2022, pari a 4,5 miliardi nei primi nove mesi del 2023), con una solida crescita del margine di interesse. I ricavi dei servizi assicurativi sono stati pari a 371 milioni, in crescita del +6,5 per cento rispetto al terzo trimestre del 2022 (-0,1 per cento su base annua rispetto ai primi nove mesi del 2022, pari a €1,1 miliardi nei primi nove mesi del 2023). I ricavi netti del comparto assicurativo danni sono aumentati del 27 per cento nel trimestre, mentre quelli da pagamenti e mobile sono stati pari a 405 milioni, +36,6 per cento su base annua rispetto al terzo trimestre del 2022 (+44,2 per cento su base annua rispetto ai primi nove mesi del 2022, pari a 1,1 miliardi nei primi nove mesi del 2023). Quanto agli altri dati, i costi totali del terzo trimestre 2023 sono stati pari a 2,3 miliardi, +10,5 per cento su base annua rispetto al terzo trimestre del 2022 (+8,5 per cento su base annua rispetto ai primi nove mesi del 2022), pari a 6,8 miliardi nei primi nove mesi del 2023. Infine, il risultato operativo (ebit) del trimestre ammonta a 539 milioni, in calo del 18,0 per cento su base annua (2,1 miliardi nei primi nove mesi del 2023, in crescita dell’1,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022).
L’ad Del Fante annuncia un premio per i dipendenti
In un’intervista al TGPoste, l’amministratore delegato Matteo Del Fante ha dichiarato che «le attività dell’azienda hanno orizzonti temporali lunghi e sono figlie di scelte strategiche declinate nei piani industriali presentati a partire dal 2018». Sostenendo che «la forza di Poste risiede nella dedizione che i nostri colleghi mettono in campo ogni giorno», come dimostra il fatto che «nel 2018 abbiamo chiesto di consegnare i pacchi e in tre anni siamo diventati il primo operatore nel mercato b2c», il manager ha annunciato un premio di risultato di 1.000 euro, «un riconoscimento doveroso per la dedizione delle nostre persone, la grande forza e l’anima di questa meravigliosa azienda». Il bonus, concordato ad agosto, verrà pagato ai dipendenti a novembre.
Thomas J. Ciampa assume il ruolo di chief operating officer (coo) del Gruppo Rainbow, entrando a far parte del colosso indipendente dell’entertainment Made in Italy che raggiunge gli schermi di tutto il mondo con uno straordinario portafoglio di titoli e licenze grazie ai propri studi Rainbow, Rainbow CGI, Bardel Entertainment Canada e Colorado Film. Il manager italoamericano cresciuto in casa Warner Bros vanta una carriera di 25 anni all’interno della major dove ha ricoperto ruoli chiave sia per il mercato italiano sia per quello internazionale, fino a ricoprire la carica di presidente WarnerMedia Italia, Spagna, Portogallo. Nel suo nuovo incarico, Ciampa avrà un ruolo chiave nello sviluppo strategico del portfolio del Gruppo Rainbow, contribuendo a ideare nuove strategie di sviluppo e investimento.
«Entusiasta di iniziare questa nuova avventura»
Questo il commento di Iginio Straffi, fondatore, presidente e ceo del Gruppo Rainbow: «Thomas è un grande professionista che conosco e stimo da tanti anni, sono davvero felice di dargli il benvenuto nella grande famiglia Rainbow. Avrà il compito di occuparsi dello sviluppo di tutte le divisioni del gruppo con particolare attenzione ai progetti internazionali e alle coproduzioni. Sarà un vero piacere lavorare con Thomas al mio fianco ai tanti progetti sfidanti che ci siamo prefissi di portare al successo nei prossimi anni». Lo stesso Ciampa si è detto «entusiasta di iniziare questa nuova avventura in Rainbow e di lavorare con Iginio Straffi, straordinario rappresentante del Made in Italy nel mondo, un vero orgoglio nazionale». «Iginio, con la sua visione e determinazione, è riuscito a costruire contenuti in grado di emozionare il pubblico italiano ed internazionale. Non vedo l’ora di conoscere nel dettaglio la squadra e contribuire tutti insieme al successo globale di Rainbow», ha aggiunto.
Il Gruppo si è affermato come uno degli studi leader in Europa
Il Gruppo Rainbow vanta quasi 30 anni di successi nel settore dell’intrattenimento e, partendo dalla produzione di contenuti animati per bambini, è arrivato a coprire tutte le fasce di target e segmenti di mercato. Un gruppo indipendente attivo nella creazione, distribuzione, concessione di licenze e merchandising di marchi di proprietà e di terze parti per l’industria dell’animazione e del live-action. Il Gruppo collabora costantemente con le principali società di intrattenimento ed emittenti del mondo e si è affermato come uno degli studi leader in Europa e tra i primi 150 licensor a livello globale.
UniCredit Foundation e il network globale per l’istruzione Teach For All hanno avviato una partnership triennale del valore di 5,5 milioni di euro per fornire un’istruzione di qualità agli studenti delle scuole europee che versano in condizioni di povertà educativa e promuovere le pari opportunità in questo ambito in tutto il continente. L’accordo si concentrerà su sei Paesi in cui la banca opera, ovvero Italia, Germania, Austria, Bulgaria, Romania e Slovacchia. In questo modo, la Fondazione incrementerà anche il sostegno a Teach For All per la formazione di docenti che lavorano nelle scuole dai contesti più svantaggiati di questi Paesi.
L’accordo per combattere le disparità educative dei bambini in Europa
Grazie a questo impegno multimilionario e al potenziamento del sostegno, le due realtà combatteranno le disparità educative dei bambini in tutta Europa e preverranno i tassi di abbandono scolastico tra i giovani, offrendo loro l’istruzione di qualità che meritano per cercare nuove opportunità e realizzare le loro ambizioni di carriera. La nuova partnership costruisce le sue fondamenta sulla base della forte relazione tra Teach For All e il Gruppo UniCredit, istituita per la prima volta nel 2022, che con un investimento di circa 2 milioni di euro nel 2022 ha avuto un impatto profondo sull’istruzione dei giovani in tutta Europa. In un solo anno sono stati formati con successo 592 diversi insegnanti all’interno della rete Teach For All in Europa, migliorando le esperienze educative di oltre 40.600 studenti in tutto il continente.
In Italia il 12,5 per cento dei ragazzi non finisce le scuole superiori
Tra i paesi coinvolti, particolare attenzione viene prestata all’Italia, in cui la diseguaglianza educativa rappresenta una vera e propria emergenza. Qui, infatti, solo il 6 per cento dei bambini i cui genitori non hanno terminato le scuole superiori riesce ad ottenere la laurea. La quota di giovani che non finisce le scuole superiori nel nostro Paese è inoltre tra le più alte in Europa (12,5 per cento). Nelle regioni del Sud la media si alza al 17 per cento, con un picco del 21,1 per cento in Sicilia. Degli studenti che hanno affrontato la maturità nel 2023, 34.850 sono usciti dal nostro sistema formativo senza aver raggiunto il livello minimo di competenze in italiano, matematica e inglese. I tassi più elevati sono in Campania e Sardegna, sopra il 15 per cento, seguiti da Sicilia, Calabria e Basilicata. A questi dati si aggiungono 3 milioni di NEET (Not engaged in Education, Employment or Training), ovvero il 23 per cento dei giovani tra i 15 e i 29 anni. La quota è 10 punti percentuali superiore a quella europea (13,1 per cento). La cifra si alza nel Sud e nelle Isole, con percentuali di NEET che toccano punte del 40 per cento in alcune regioni.
L’obiettivo è raggiungere 7.200 studenti entro il 2026
La collaborazione dell’anno scorso con Teach for All ha consentito, in Italia, di raggiungere ben 3.700 studenti e, con la nuova partnership, la Fondazione supporterà Teach for Italy a raggiungerne 7.200 entro il 2026. L’investimento di 5,5 milioni di euro aiuterà infatti la Fondazione e Teach For All a ottenere risultati ancora più significativi, consentendo agli insegnanti della rete Teach For All in formazione e alle comunità locali di reimmaginare i sistemi educativi in aree con scarse risorse e di costruire ambienti scolastici più inclusivi che offrano un’istruzione di qualità a tutti i bambini, anno dopo anno. La Fondazione e i partner della rete Teach For All formeranno pertanto oltre 1.400 insegnanti trasformativi, che forniranno istruzione a oltre 83 mila studenti entro il 2026. L’ impegno sottolinea la dedizione di UniCredit Foundation alla causa e il suo ruolo centrale all’interno della più ampia strategia sociale della banca, che ha visto il gruppo emettere un volume totale di circa 8 miliardi di euro in finanziamenti sociali attraverso microcredito, impact financing e prestiti alle aree svantaggiate.
Il presidente di UniCredit Foundation Orcel: «Guidiamo la trasformazione della società»
Il presidente di UniCredit Foundation Andrea Orcel ha così commentato l’iniziativa: «Sono lieto di annunciare la partnership di UniCredit Foundation con Teach For All. L’Europa ha il potenziale per diventare un grande blocco economico in grado di guidare il progresso economico globale, promuovendo un futuro di prosperità condivisa. È per questo che la nostra Banca e la Fondazione si sono date come missione comune quella di sviluppare questo potenziale. UniCredit Foundation si impegna a fornire agli studenti gli strumenti essenziali per costruire un futuro migliore per loro stessi, per le loro comunità e per il nostro continente. Insieme a Teach For All, promuoveremo un’istruzione equa in sei regioni in cui opera UniCredit, alimentando la leadership collettiva dei giovani e, a lungo termine, guidando la trasformazione della società».
Andrea Orcel, presidente di UniCredit Foundation (Imagoeconomica).
Pastorelli, ad Teach For Italy: «Moltiplichiamo il nostro impatto sul sistema educativo italiano»
Gli ha fatto eco Andrea Pastorelli, direttore generale di Teach For Italy: «Questa partnership ci permetterà di moltiplicare il nostro impatto sul sistema educativo italiano. Grazie ad UniCredit Foundation, infatti, Teach For Italy riuscirà a essere presente in un minimo di 100 scuole in contesti di povertà educativa in tutta Italia entro il 2025-26, tramite la selezione, formazione e l’accompagnamento di un minimo di 120 docenti fellows all’anno. Giovani talenti, altamente formati, che nel breve periodo lavoreranno per trasformare i risultati didattici e le opportunità degli studenti più bisognosi del nostro paese, mentre nel lungo periodo diventeranno agenti del cambiamento all’interno del sistema scolastico italiano».
Andrea Pastorelli, direttore generale di Teach For Italy (Imagoeconomica)
Il colosso degli uffici condivisi WeWork, da anni in gravi difficoltà finanziarie, ha ufficialmente presentato istanza di fallimento ai sensi del Chapter 11 presso la corte federale del New Jersey, nel tentativo di negoziare la riduzione del proprio debito. Le cause sono rintracciabili nelle perdite finanziarie, nel fabbisogno di liquidità e nel calo del numero dei clienti. La società ha affermato che la misura avrà un impatto sulle operazioni negli Stati Uniti e in Canada, aggiungendo che «secondo le previsioni quelle globali continueranno come al solito».
Uffici WeWork (Getty Images).
La società ha dichiarato passività che vanno dai 10 ai 50 miliardi di dollari
«Ora è il momento per noi di andare avanti affrontando i nostri contratti di locazione preesistenti e migliorando notevolmente il nostro bilancio», ha affermato in una nota l’amministratore delegato David Tolley. Stando a quanto depositato, la società ha dichiarato passività che vanno dai 10 ai 50 miliardi di dollari. «Abbiamo definito una nuova categoria di lavoro e questi passi ci consentiranno di rimanere leader globali nel lavoro flessibile».
Fino al 2019 WeWork era una delle startup di maggior valore al mondo
«Esistono dubbi sostanziali sulla capacità dell’azienda di continuare ad operare». Così all’inizio di agosto WeWork aveva avvertito l’autorità di regolamentazione del mercato azionario statunitense Sec, che temeva per la sua sopravvivenza. L’azienda aveva spiegato di aver perso miliardi di dollari nei primi sei mesi del 2023, a causa di un calo della domanda legato alle cattive condizioni economiche. Fino al 2019 WeWork era una delle startup di maggior valore al mondo e, per un certo periodo, anche quella di maggior valore negli Stati Uniti: vantava infatti il maggior numero di uffici di tutta Manhattan. Poi, con lo scoppio della pandemia di Covid-19, lo smart working ha preso il sopravvento.
Enrico Vita, amministratore delegato di Amplifon, società leader mondiale nelle soluzioni per la cura dell’udito, ha ottenuto il riconoscimento di Best CEO del settore Medical Technology & Services (MedTech) in Europa per i rapporti con la comunità finanziaria nell’ambito della classifica annuale All-Developed Europe Executive Team stilata dall’istituto Institutional Investor. Oltre a questo riconoscimento, Institutional Investor ha premiato il Cfo, Gabriele Galli, al secondo posto nella categoriaBest Cfo e I’Investor Relations & Sustainability Sr Director, Francesca Rambaudi, al primo posto della categoriaBest IR Professionals. Amplifon si è anche posizionata ai vertici della classifica per gli aspetti ESG, programmi di Investor Relations e IR team. Institutional Investor è un istituto di ricerca indipendente, con una elevata reputazione presso investitori istituzionali ed analisti finanziari, che opera sul mercato da oltre 50 anni.
Chi è Enrico Vita, la carriera dell’amministratore delegato di Amplifon
Nato nel 1969, Enrico Vita ha conseguito nel 1993 la laurea in Ingegneria Meccanica presso l’Università degli Studi di Ancona. I suoi primi passi nel mondo aziendale li ha mossi all’interno di Indesit, quando ancora l’azienda si chiamava Merloni Elettrodomestici. Vita ha lavorato in un primo momento nella divisione industriale ricoprendo, per quasi 20 anni, ruoli come Plant Manager in Turchia o ancora Direttore Ricerca e Sviluppo nella divisione Cooling, giusto per fare un paio di esempi. Nel 2007 il manager ha poi assunto il ruolo di Managing Director per le attività commerciali nel Regno Unito e in Irlanda, che in quel periodo rappresentavano i primi mercati dell’azienda a livello di fatturato. Vita ha iniziato la sua avventura in Amplifon nel 2014 in veste di Executive Vice President EMEA. Appena un anno dopo, nel 2015, ha assunto il ruolo di Chief Operating Officer. La nomina ad amministratore delegato dell’azienda è arrivata nell’ottobre del 2015: grazie alla sua guida, Amplifon è riuscita a fare aumentare il valore del suo titolo da 4,5 euro a 33,32, con un fatturato che secondo gli ultimi dati rilevati nel 2022 è più che raddoppiato.