Hanno firmato un manifesto, inviato ai commissari straordinari, di dissenso contro la vecchia mala gestio. Perché il vero cambiamento culturale passa anche dal livello manageriale intermedio. È il primo atto di disobbedienza civile nel mondo della finanza.
Non è demagogia, ma la storia ce lo ha sistematicamente confermato: le rivoluzioni partono sempre dal basso. Le vere rivoluzioni hanno una visione ampia, capace di fornire risposte e nuovi strumenti di prospettiva, hanno la forza di rimettere in circolo una libertà che non è solo presunzione, ma senso della misura, equilibrio, armonia. Le rivoluzioni, quando sono vere rivoluzioni, cambiano i rapporti, li fanno diventare più umani, più capaci di definire limiti e necessità.
ERRORI LEGATI A INADEMPIENZE UMANE
Si parte dalla consapevolezza che da soli non sia possibile, che ci voglia qualcosa o qualcuno che sappia entrare in comunione con la natura umana, con l’uomo e le sue necessità, i suoi valori, le sue aspettative. La vera rivoluzione è silenziosa. Passa attraverso lo spirito della legge, si guarda attorno e si mette a servizio. Si umilia e si prostra perché quel mondo che ci ruota attorno possa esprimere al meglio la sua condizione. Le grandi crisi e le grandi rivoluzioni arrivano dopo grandi errori, che si legano alle inadempienze umane.
ESEMPIO DI “BANALITÀ DEL BENE”
E finalmente è arrivato nel mondo della finanza il primo atto di disobbedienza civile, un atto di coraggio compiuto da chi sostiene, magari rischiando il posto di lavoro o comunque la sua serenità familiare, di agire come che ogni altro persona al suo posto avrebbe fatto. Una “banalità del bene”, come ci raccontano Steve Crawshaw e John Jackson in Small Act or Resistance. How courage, tenacity and ingenuity can change the world, che dovrebbe creare immancabilmente un effetto contagioso.
TENTATIVO DI TUTELARE IL FUTURO
È quanto hanno fatto alcuni dipendenti della Banca Popolare di Bari che hanno redatto un manifesto, inviato ai commissari straordinari, in cui esprimono dissenso nei confronti della “vecchia” mala gestio, di prenderne le distanze e soprattutto di tutelare il futuro di quella comunità di onorabili colleghi, nel segno del merito, della lealtà e della trasparenza.

Ci hanno messo la faccia, i loro nomi e cognomi, hanno abbandonato la strada della tutela sindacale, sono usciti dal torpore della complacency per affermare (e confermare quanto sostengo da anni) che risulta piuttosto urgente rimuovere situazioni di incompatibilità, conflitti di interessi tra dipendenti che, appartenendo a stessi nuclei familiari o in qualità di soggetti comunque “interessati”, gravitano e operano negli stessi ambiti aziendali, assicurando la giusta complicità che ha consentito e che continua, neppure in modo così tanto latente, a permettere a certi rappresentanti aziendali e/o certo sindacato di perseverare in condotte al limite della decenza e della moralità.
DOVEROSA RIFLESSIONE SUL MIDDLE MANAGEMENT
È il primo atto della storia del nostro sistema bancario in cui gli “ultimi” escono dalla loro zona di comfort per denunciare gli esponenti della terra di mezzo, invitando i commissari a una doverosa riflessione sulla permanenza nei ruoli di talune risorse, soprattutto del middle management (ruolo chiave per la diffusione della cultura aziendale, la guida delle persone, il presidio dei meccanismi e l’ottimale funzionamento dei processi), che da anni in Banca Popolare di Bari, non a caso, condiziona e tiene ostaggio colleghi e organizzazione del lavoro al solo scopo di assicurarsi continuità nella gestione del “potere”, fino a ieri visto come forma di fedele appartenenza.
RIBELLIONE CONTRO I CAPI DIRETTI
Finalmente si ribellano contro i loro capi diretti riconoscendo e confutando quanto consolidato invece nell’immaginario collettivo e cioè che l’inefficienza del management bancario sia da associare solo ai nomi dei top manager (presidenti, amministratori delegati, direttori generali) che hanno causato disastri e che mancavano, a monte, dei prescritti requisiti di onorabilità.
DA QUI PASSA IL CAMBIAMENTO CULTURALE
Ripetiamo da anni, però, che il vero tumore da estirpare per iniziare un processo di cambiamento culturale e comportamentale nel settore bancario è, invece, il livello manageriale intermedio rappresentato dai cosiddetti direttori commerciali, moderni colonnelli di un esercito di disillusi. Sono quelli che poi diventano, nel 90% dei casi, top manager (presidenti, amministratori delegati, direttori generali). Se cambia il top management ma non cambia quello di mezzo, nulla può cambiare.
UNA DATA CHE RIMARRÀ A SUO MODO STORICA
Ci siamo! Il processo è partito, l’iniziativa dei dipendenti della BpB è il chiaro segnale di un cambiamento in atto, il manifesto delle avanguardie di un popolo di circa 200 mila bancari italiani che, tranne le eccezioni di poche migliaia di dirigenti ancora motivati, iniziano a trovare il coraggio di manifestare la propria delusione, l’insoddisfazione, il disinganno. Come tutte le avanguardie, questi personaggi rappresentano il reparto che precede il grosso delle truppe, l’unità operativa che sta esplorando il campo di battaglia per aprire il varco a un esercito di soldati scoraggiati, disinteressati, sfiduciati e senza una vision rassicurante sul futuro della professione. Un’armata composta da vecchi ufficiali, esperti ma inutilizzati, che contano i mesi per arrivare allo scivolo pensionistico e/o a un riciclaggio in nuove avventure lavorative e da una nuova leva, inesperta e formata solo alla vendita selvaggia, mal retribuita e senza una formazione qualificata. La storia che racconteremo tra qualche decennio terrà conto di questa data.
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