Vaccini Covid, nel Lazio si inizia il 2 ottobre: tutte le informazioni e come prenotare


La Regione Lazio ha reso nota la modalità della campagna di vaccinazione anti Covid-19, che si svolgerà a partire dal 2 ottobre. Il vaccino non è obbligatorio ma accessibile a tutti i cittadini, a cominciare con priorità al personale sanitario, gli ospiti delle strutture sanitarie e sociosanitarie, i cittadini fragili, gli anziani e i caregiver.
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“Siamo vive per miracolo”. Ma Brigida e Maria sono abbandonate dalle istituzioni

Di Marco Visconti
Maria e Brigida Santonastasio sono due sorelle, originarie di San Marzano, vittime di un tentato femminicidio da parte dell’ex compagno di Maria, si tratta di Gaetano P., originario di San Giuseppe Vesuviano. «Siamo vive per miracolo!» spiega Brigida. Al danno si aggiunge la beffa, le 2 donne ora non possono lavorare per i seri danni causati da Gaetano e, in particolare Brigida, non ha aiuti da parte dello Stato. La triste vicenda è accaduta tra il 5 e 6 aprile nei pressi di Vignole di Arco, in una stanza della canonica. Maria sta con Brigida, quest’ultima aiuta la sorella per il trasloco, visto che Maria e Gaetano si sono lasciati dal mese di novembre, dopo che sono stati insieme per 15 anni. L’ex compagno di Maria non accetta la separazione, dunque entra furtivamente nella canonica verso le ore 2 del mattino e colpisce brutalmente Brigida con un cilindro di ferro mentre dorme, la donna va subito in coma. Maria vede la cupa scena in cui è coinvolta la sorella, di seguito viene colpita anche lei alla testa mentre sta in piedi. Dopo l’atto violento, l’uomo si toglie la vita. Poi intervengono prontamente i soccorsi, le 2 donne vengono trasportate all’ospedale di Arco ma, visti i gravi danni che hanno riportato Maria e Brigida, non possono essere soccorse in questo luogo, di conseguenza vengono trasferire all’ospedale di Santa Chiara di Trento, dove ricevono le cure. Prima Maria lavorava in un albergo della provincia di Trento e Brigida era banconista presso alcuni supermercati dell’Agro Nocerino Sarnese, poi si è dedicata alla madre. Ora Maria e Brigida vanno alla ricerca di dignità, vorrebbero lavorare nuovamente, prima, però, devono fare i conti con le terapie riabilitative che sono a pagamento. Maria percepisce il reddito di libertà; invece Brigida non lo percepisce. Il motivo? Maria risiede nella Regione del Trentino Alto Adige e domicilia a Pagani, quindi la regione ha i fondi per dare il reddito di libertà a Maria ma non si può dire la stessa cosa per Brigida: infatti non può percepire il reddito perché la Regione Campania non ha i fondi. «La legge sul reddito di libertà è nazionale ma i fondi in Campania non ci sono» sottolinea Maria. A peggiorare le cose per Brigida è che non percepisce più dal mese di agosto il reddito di cittadinanza, perché è stato rimosso. Loro si stanno battendo anche per il reddito di cittadinanza, sono andate al centro-anti violenza di San Valentino Torio per chiedere come fare a riottenerlo, ed è stato detto a loro di andare dagli assistenti sociali, li hanno incontrati, ma la storia è sempre la stessa: devono andare altrove, questa volta, si devono recare al centro per l’impiego di Nocera Inferiore, tuttavia anche quest’ultimo soggetto non sa che risposta dare alle due.
In pratica nessuno conosce cosa fare per queste due donne. Brigida ha fatto inoltre richiesta di invalidità, ma le è stata concessa solo il 50% perché lei riuscirebbe a muoversi, senza considerare inoltre i pesanti danni psicologici che presenta. Maria fa notare che al centro anti-violenza di San Valentino Torio, dove accompagna la sorella per assistenza psicologica, ci sono donne che all’apparenza sembrano vitali, attive, ma dentro sono distrutte, pietrificate. Maria ha gravi problemi al collo, Brigida ha problemi all’occhio: «Appena mi sono svegliata dal coma, precisa Brigida, è come se si fosse paralizzato un nervo del cervello. L’occhio l’ho avuto chiuso per 3 mesi». Maria assiste la sorella per tutti gli spostamenti, perché Brigida non se la sente di guidare l’auto o di spostarsi per la periferia di Pagani, qui dove vivono. Per di più Brigida dovrebbe seguire un preciso percorso riabilitativo quindi se Brigida non rientrerà in determinati tempi per la terapia, rischierebbe anche di non recuperare appieno il linguaggio. Le 2 donne hanno dialogato anche con le istituzioni locali, in particolare con Camela Zuottolo, sindaco del Comune di San Marzano sul Sarno, e Raffaele Maria De Prisco, sindaco del Comune di Pagani. Brigida e Maria si sono sentite isolate, restano in attesa di ricevere risposta dalle istituzioni locali, quindi hanno chiesto aiuto ai familiari, di cui alcuni, come nel caso del cugino Vincenzo, hanno risposto positivamente. Non manca inoltre la sensibilità della comunità di San Marzano che, dopo la triste vicenda accaduta a Brigida, si è stretta tutta in preghiera.
«Tuttavia, per riprendere le parole di Maria, è stata la squadra calcistica San Marzano sul Sarno ad accendere un faro nelle loro vite. Il presidente della squadra calcistica Felice Romano con il direttore Antonio Langella si è premurato di creare qualcosa per aiutare economicamente queste 2 donne. La società ha stabilito di avviare questa iniziativa che, con tutte le partite in casa della San Marzano Calcio, una parte dell’incasso sarà devoluta a Maria e Brigida. È già iniziata l’iniziativa e durerà per tutto l’arco del campionato. Brigida ricorda con affetto le parole del presidente Romano, «voi non sarete più sole». Nonostante la truce esperienza di queste 2 donne, che sono così diverse tra loro ma sono legate da un amore indissolubile, non smettono di sorridere e sperare di riappropriarsi della propria vita, della propria libertà. Sottolinea Maria, «adesso non so dove mi trovo, ma domani ci voglio credere nella mia libertà e indipendenza». Conclude con un piglio di speranza, «il male non si può sconfiggere, ci sarà sempre, però ci si può educare mentalmente alla scelta di non fare del male».

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Azzannata da un cane in strada: 50enne ferita alla testa, operata per bacino fratturato


Una donna di 50 anni è stata aggredita da un cane a Casaleone, in provincia di Verona. L'animale sarebbe scappato da un cortile per poi avventarsi sulla signora. Dopo essere stata sottoposta a un intervento chirurgico, la 50enne è ricoverata all'ospedale Mater Salutis di Legnago. L'episodio è stato denunciato al servizio veterinario dell'Ulss 9 Scaligera.
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Salernitana, ritorna Bersagliera

di Marco De Martino

SALERNO – Una mission impossible. E’ quella che si troverà ad affrontare la Salernitana che questa sera se la vedrà, in un Arechi pieno come un uovo, con i vice-campioni d’Europa dell’Inter. Contro la squadra probabilmente più attrezzata per la vittoria dello scudetto, Paulo Sousa è obbligato a fare risultato per evitare che il suo destino si compia in larghissimo anticipo rispetto al previsto. La Salernitana ha soli tre punti in classifica ma ciò che più preoccupa la società è che nelle ultime quattro partite, tre delle quali disputate contro delle dirette concorrenti alla salvezza, è stato racimolato un solo misero punticino. L’indegna prestazione di Empoli ha ufficialmente aperto la crisi tecnica che potrebbe toccare l’apice questa sera, dopo il triplice fischio finale della bestia nera Abisso. Nel giro di 48 ore è facile ipotizzare che possa essere cambiato poco nella compagine granata, ma nel calcio, si sa tutto è possibile, anche i miracoli. In questi due giorni di passione Sousa, assieme al ds De Sanctis, ha lavorato più sulla testa che sulle gambe dei propri calciatori, provando a scuoterli dal torpore in cui sono caduti da un mese a questa parte. Al Castellani si è toccato il fondo e quando ciò accade, se non è possibile risalire, il primo a pagare è l’allenatore. L’elemento più facile da colpire per dare la classica scossa e cambiare le cose, ma quasi sempre non l’unico colpevole di una situazione negativa, nata male e gestita peggio da tutti i protagonisti. Ora però non è (ancora) tempo di processi, c’è da cominciare a fare punti ed anche se l’Inter non è l’avversaria migliore per cominciare bisognerà provarci con tutte le forze a disposizione. Dal canto suo Paulo Sousa potrebbe modificare alcune delle sue certezze tattiche e tecniche per riuscire a dare la sterzata decisiva. Forze fresche ma anche qualche piccola variante tattica per cercare di rintuzzare l’enorme forza d’urto di una corazzata come l’Inter ferita dall’inatteso stop casalingo con il Sassuolo ma che ha dimostrato di essere vulnerabile. Proprio il pareggio, conquistato nella passata stagione grazie ad una prodezza fortuita del grande assente di stasera Candreva, cambiò il passo alla Salernitana che iniziò a macinare punti blindando così la salvezza. L’obiettivo, stasera, è proprio questo: umiltà, concentrazione, tenacia e quel pizzico di fortuna che all’epoca prese per mano i granata e che invece, in questo mese, è completamente sparita -vedi i quattro legni consecutivi di Cabral-. Proprio il capoverdiano, in coppia con un Boulaye Dia atteso da una prova degna delle sue capacità, avrà il compito di provare a scardinare il muro difensivo nerazzurro. Inoltre Paulo Sousa sembra orientato ad inserire un centrocampista in più per fornire ai difensori quel filtro che è totalmente mancato in questo traumatico avvio di stagione. Il resto lo faranno i trentamila dell’Arechi che cercheranno di defibrillare il cuore di Ochoa e compagni con una spettacolare coreografia e con il solito, immancabile, sostegno. La mission, per la Salernitana, sulla carta è impossible, ma vale la pena provarci. D’altra parte nessuno, nel calcio, parte già sconfitto.

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L’autunno salernitano della Scarlatti

Riprende stasera, alle ore 19,30, il progetto pianistico dell’Associazione napoletana presieduta da Oreste De Divitiis, che vede protagonista nella chiesa di San Giorgio, il magistero pianistico del Conservatorio Statale di musica “G.Martucci”. Ad esibirsi saranno Luigi Merone ed Alessandro Volpe

Di Olga Chieffi

Saranno i pianisti Luigi Merone ed Alessandro Volpe ad inaugurare la ripresa autunnale del progetto Rachmaninov e dintorni dell’Associazione “Alessandro Scarlatti”, l’ultracentenario sodalizio presieduto da Oreste De Divitiis, in sinergia con il magistero pianistico del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno. Questa sera alle ore 19, 30, nella Chiesa di San Giorgio, riflettori accesi sul gran coda, per ascoltare da Luigi Merone la sonata n°2 in re minore op.14, datata 1912, di un Sergei Prokofiev appena ventunenne, ma già sorprendentemente matura, dedicata a Maksimilian Shmitgoff, suo compagno di studi morto suicida. quattro movimenti nella successione di allegro bitematico, scherzo, movimento lento e finale. Tuttavia la trattazione interna del materiale non si rifà ai principi della “elaborazione” di matrice classica, ma alla libertà della toccata barocca. Il primo movimento, Allegro ma non troppo, si svolge secondo una logica paratattica, che allinea varie situazioni fra loro contrastanti, frontalmente contrapposte. Il breve Scherzo si avvale di una lunga frase composta da brevi incisi ritmici, e basata su una successione ostinata e grottesca di accordi. L’Andante è una pagina che, con la sua lirica concentrazione espressiva e il sapore popolare della melodia, interrompe l’ambientazione prevalente della composizione. Il momento più alto della Sonata è comunque nel Vivace finale, dove il serratissimo pulsare del ritmo e la configurazione pungente e ironica del tema all’acuto – appena interrotti da una contemplativa reminiscenza del primo movimento – danno vita ad un moto perpetuo che costituisce il prototipo, forse ineguagliato, di molte pagine consimili del compositore. Luigi dedicherà, quindi gli tre Etudes-tableaux  op.39 , n°2-4-e 6, per offrire un’idea del pianismo estroso, effervescente, carezzevole, brillante, trascinante, virtuosistico e melodico di questo musicista composti tra il 1916 e il 1917. Rachmaninov si muove lungo la direttrice dell’arte pianistica romantica non dimenticando, oltre alla lezione di Chopin e di Liszt anche quella di Anton Rubinstein, al cui modello di concertismo funambolesco e dalle molteplici sfaccettature timbriche egli si avvicinò con sorprendenti e impareggiabili risultati tecnici, tanto esaltati dalla critica americana dell’epoca. Gli  Études formano un corpus unico per la chiarezza e la scorrevolezza del linguaggio armonico e il carezzevole gusto della melodia, sorretti da una vivissima sensibilità per gli effetti sonori di luce e ombra che sono propri delia tecnica pianistica. Luigi Merone cederà, quindi la tastiera ad Alessandro Volpe, il quale dedicherà al pubblico, dai Morceaux de Salon op.10 di Sergej Rachmaninov, il Notturno n°1, Valse n°2 e la Romance n°6. Qui l’invenzione strumentale è del tutto matura e lo stile si fissa in quello che sarà senza dubbio il capolavoro della sua giovinezza e un momento veramente significativo nella plurisecolare storia dello strumento. Si continuerà con lo studio op.8 n°12 di Alexandr Skrjabin. Il compositore inserì la sua produzione di Studi all’interno del solco tracciato da Chopin. I suoi Studi op. 8 (1894) lavorano su precisi aspetti della tecnica pianistica: torrenti di terzine, complesse stratificazioni ritmiche, movimenti rapidi tra registro grave e acuto, tecnica delle ottave e delle seste, riflessività notturna, effetti timbrici illusionistici. Non mancano mai, però, slanci melodici appassionati, carichi di quell’emotività umana, da cui progressivamente Skrjabin si sarebbe distanziato in favore di un misticismo sovrannaturale. A dominare è una malinconia diffusa, nella quale si avverte il più evidente legame con l’espressività chopiniana: quel senso di malattia inguaribile, che rende romantiche le radici del pensiero di Skrjabin. Le analogie diventano particolarmente esplicite nello Studio finale (op. 8 n. 12) che ricalca l’analoga pagina dell’op. 10 di Chopin (lo Studio n. 12): il sottotitolo Patetico allude alla violenza emotiva di chi sentiva nella rivoluzione una necessaria via di fuga dal presente; la stessa che Chopin narrava nel suo brano ispirato ai moti esplosi, e poi repressi con la violenza nella Varsavia del 1831. Finale con la Sonata n°7 di Prokofiev, in si bemolle maggiore, op. 83, additata dai più come il capolavoro pianistico del genio russo- appaiono concentrati in una struttura di eccezionale compattezza i caratteri salienti della sua musica. Mai come in quest’opera risultano così accentuati i contrasti fra aggressività percussiva e violenza ritmica da un lato e sensualità melodica, nostalgicamente post-romantica dall’altro. Il primo movimento, un Allegro inquieto, fa assumere al ritmo di tarantella che lo pervade una valenza spettrale. L’incedere frenetico dell’Allegro è interrotto due volte dalla cullante vena nostalgica di un Andantino tematicamente affine al motivo principale del movimento. L’Andante caloroso che segue dipana una suadente melodia nel registro medio dello strumento, accompagnandola da una ricca tessitura contrappuntistica.Il movimento finale, Precipitato, è un moto perpetuo tumultuoso e aggressivo nel singolare ritmo di 7/8. La tensione fra irregolarità della battuta e ripetizione ossessiva del modulo ritmico è una delle principali attrattive di questa pagina, fra le più impegnative in assoluto per un pianista.

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Ketty Roselli morta a 51 anni: addio all’attrice di CentoVetrine e Don Matteo

È morta l’attrice Ketty Roselli, volto della dottoressa Flavia Cortona nella soap opera CentoVetrine. Il decesso è avvenuto a Roma, all’età di 51 anni, dopo una lunga malattia. Il triste annuncio è stato postato sul suo account Instagram, inattivo da tempo: «Ketty è partita per il suo nuovo viaggio, dopo aver lottato fino all’ultimo senza mai mollare per la vita che tanto amava. Ricorderemo sempre il suo sorriso, la sua risata, la sua comicità, il suo talento, la sua empatia, il suo preoccuparsi per gli amici, la sua voglia di vivere, di viaggiare e di scoprire nuove cose». I funerali si terranno con cerimonia buddista presso il Teatro Marconi di Roma lunedì 2 ottobre 2023 alle ore 11.00.

Aveva esordito nello spettacolo negli Anni 90

Nata a Torino, Ketty Roselli aveva debuttato nel mondo dello spettacolo negli Anni 90 come ballerina, partecipando a vari programmi tv. Si era poi dedicata alla recitazione in teatro con parti in Jesus Christ Superstar, Grease, Serata d’onore con Gigi Proietti e Sweet Charity con Lorella Cuccarini. Nel 2009 era entrata nel cast ricorrente di CentoVetrine e negli anni seguenti aveva recitato anche in Don Matteo e Nero a metà.

Residuati bellici pericolosi ieri, oggi e domani: la ricostruzione

Residuati bellici pericolosi ieri, oggi e domani.Dopo tanti anni ancora morti e danni per ordigni dispersi nella seconda guerra mondiale. A ottanta anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, purtroppo continuano a verificarsi tragedie legate agli ordigni ancora presenti nel nostro paese. Nei giorni scorsi a Vivaro (Pordenone) un bambino di dieci anni, Gabriele Casaratto, è morto proprio per un’esplosione avvenuta nel garage della sua abitazione di un residuato bellico, ordigno portato a casa dal nonno rimasto anche lui gravemente ferito nello scoppio. Questa eredità pesante fu lasciata anche nel salernitano dopo lo sbarco. Trascorsi i giorni dei combattimenti furono tante le conseguenze per i civili derivanti all’uso incauto di residuati militari che spesso coinvolsero anche minori salernitani. Basta ricordare quanto accadde a due bimbi in via Santa Margherita a Pastena nelle settimane successive allo sbarco. Nella primavera del 1943 i militari tedeschi avevano creato una postazione fortificata nei pressi del sottopasso ferroviario, una postazione rapidamente abbandonata, per attestarsi sulle colline circostanti, il giorno dello sbarco. Tempo dopo quando i pastenesi avevano ripreso le solite attività li avvenne un incidente che avrebbe tragicamente segnato la vita della numerosa famiglia Monetta. Fu proprio lì, nelle adiacenze dell’area, dove i Tedeschi si erano posti, che andarono a giocar tre bambini Monetta, figli di agricoltori. Come ricordava spesso Clelia Monetta il fratello Aldo aveva trovato un aggeggio di ferro, incuriosito l’aveva raccolto e lo rigirava tra le mani. Quando improvvisamente quello strano giocattolo esplose: era una bomba a mano. A causa della deflagrazione Aldo si ferì gravemente, mentre i fratellini, Abele e Lidia morirono. Ordigno perso o dimenticato in luogo dai tedeschi almeno tale fu la convinzione dei civili del tempo. Non fu un caso unico perché nell’immediato secondo dopoguerra in tutto il paese non furono pochi gli episodi tragici che videro coinvolti bambini. Ragazzini inermi e inconsapevoli che maneggiando ordigni inesplosi restavano gravemente feriti o persino uccisi. Tali fatti per anni furono una vera piaga sociale. Fu persino emanata una legge, la n. 1784 del 26 ottobre 1952 (“Norme per salvare i ragazzi d’Italia dalla deflagrazione di ordigni di guerra”), dove era fatto obbligo al Ministero della pubblica istruzione di curare la propaganda per la prevenzione di questi danni, disponendo corsi periodici a cura degli insegnanti delle scuole primarie e secondarie inferiori, per spiegare agli alunni il pericolo mortale al quale andavano incontro nel maneggiare gli ordini rinvenuti. Inoltre chi ritrovava esplosivi di ogni specie, e non ne dava immediata comunicazione alle autorità di pubblica sicurezza, era passibile di pene molto severe, compresa la reclusione fino a sei mesi. Per anni i sussidiari dei bambini portarono richiami, avvertimenti e disposizioni. Oggi anche se sono trascorsi tanti anni l’episodio di Vivaro insegna a non abbassare mai la guardia sulla prevenzione. Del resto il territorio salernitano fu particolarmente interessato a bombardamenti massicci tanto che la storia si fa tragicamente cronaca, perché continua ancora oggi gli interventi degli artificieri per il disinnesco di residuati esplosivi che coinvolgono l’intero territorio nazionale. Gli specialisti del Genio Civile e di altre forze militari fanno annualmente circa tremila operazioni per disattivare e rimuovere bombe d’aereo anche di grandi dimensioni, ma anche d’innumerevoli piccoli ordigni, come bombe a mano, granate di artiglieria e materiale dal potenziale esplosivo inferiore ma non meno letale. Ancora oggi i ritrovamenti sono frequenti come quello avvenuto nei giorni scorsi a Battipaglia. Un fatto che domenica prossima darà disagi a chi dovrà utilizzare il treno. Infatti, alcuni collegamenti ferroviari per la Calabria saranno interessati dall’operazione di rimozione di un ordigno bellico risalente alla II Guerra Mondiale ritrovato nel Comune di Battipaglia nei pressi della sede ferroviaria. L’ordigno, una bomba d’aereo modello GP di fabbricazione inglese da 124 kg dei quali 30 kg di esplosivo, è stato rinvenuto in buone condizioni di conservazione durante i lavori di scavo in un’azienda privata. Le caratteristiche della bomba hanno imposto che l’intervento fosse svolto sul luogo del ritrovamento perché un congegno anti rimozione ne impediva il trasporto per le operazioni di brillamento altrove. Pertanto, l’Esercito ha dovuto adottare una serie di misure di sicurezza necessarie a garantire l’incolumità della popolazione locale. L’operazione comporterà, come disposto dalla Prefettura di Salerno, l’interruzione dalle ore 8.20 alle 19, della circolazione ferroviaria nella tratta tra Pontecagnano e Battipaglia. Una situazione molto simile a quanto avvenne nel settembre 2019 quando per permettere agli artificieri dell’Esercito, di neutralizzare in sicurezza un ordigno bellico, ritrovato nel comune di Battipaglia, dovettero essere evacuate ben 36000 persone. Insomma dopo tanti anni l’emergenza del nostro Paese, non è ancora conclusa.
Giuseppe MdL Nappo
Gruppo Scuola Maestri del Lavoro
del Consolato provinciale di Salerno

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Note azzurre per i caduti di Nassirya

La banda musicale dell’Aeronautica Militare in concerto a Camerota stasera alle ore 18, presso il Teatro Kamaraton. Performance dedicata al cornista Giovanni Battista Cutolo con la madre Daniela Maggio in platea. Doppia emozione per il direttore Maggiore Pantaleo Leonfranco Cammarano che torna nei luoghi dove tutto ha avuto inizio

Di Olga Chieffi

Concerto al tramonto, fissato per le 18, nell’anfiteatro Kamaraton, con la banda Musicale dell’Aeronautica Militare, un emozionante doppio debutto, per la prestigiosa formazione e per il suo Maestro Maggiore Pantaleo Leonfranco Cammarano che torna a Camerota, suo luogo natale dove tutto ha avuto principio. L’occasione per muovere la super-band è stata, oltre le celebrazioni del centenario dell’Arma Azzurra, che fa sempre più proseliti in tutto il mondo, la decima edizione del premio internazionale Nassirya per la pace, l’impegno dell’associazione culturale Elaia, presieduta da Vincenzo Rubano, preludio al ricordo del IXX anniversario della strage che cadrà il 12 novembre, nonché una dedica speciale al giovanissimo cornista GiovanBattista Cutolo, assassinato a Napoli il 31 agosto, che vedrà la madre Daniela Maggio in platea, insieme al Maestro Gaetano Russo, della frazione di Lentiscosa. Un incontro tra le note, che vedrà quale “officiante” Gaetano Stella, in un paese ove tutte le famiglie hanno uno strumentista in famiglia e in cui da sempre si vive con la banda “in testa”. Non a caso, dopo la splendida marcia d’ordinanza composta nel 1937 dal primo maestro direttore della banda della Regia Aeronautica, Alberto Di Miniello, che arrangiò una melodia di Romualdo Marenco, tratto dal balletto “Amor”, il Maestro Cammarano e qui abbiamo l’obbligo di specificare il nome, poiché Leo, insieme alla sorella Daniela, eccellenza del violinismo italiano, vanta natali musicali nobili, del padre Vincenzo, “bacchetta d’oro” di tante importanti bande e non solo, già docente del conservatorio “G.Martucci”, ha scelto di omaggiare Vincenzo Ciociano, maestro e fondatore di una delle prime bande di Camerota, post seconda guerra mondiale con, naturalmente, annessa scuola di musica, dove sono stati avvicinati a questa arte tanti musicisti, con l’esecuzione della marcia sinfonica Nostalgica. Si proseguirà con una pagina originale per banda di Robert Jager, Sinfonia Nobilissima, un fantastico pezzo pluripremiato diviso in tre sezioni, due brillanti e una sezione centrale più lenta ed emozionante. Il 2 agosto 1892 Rachmaninov scrisse, in una lettera al suo amico M. A. Slonov: “Ora sto scrivendo un capriccio per orchestra non su temi spagnoli, come Rimskij-Korsakov, non su temi italiani, come Čajkovskij, ma su temi zingari.” Nell’estate dello stesso anno il lavoro venne terminato, ma la sua orchestrazione fu completata solo nel 1894. Dopo l’opera Aleko, basata sul poema “Gli Zingari di Puškin”, il Caprice bohémien op.12, fu il secondo lavoro di Rachmaninov ispirato al folklore zingaro. Ascolteremo il celebre brano nella trascrizione per banda dello stesso Maestro Leo Cammarano, il quale conclude, così, l’anno celebrativo del doppio anniversario del genio russo. Dopo una breve introduzione delle percussioni, procede con accordi lenti e drammatici espressi dai legni a specchio con gli ottoni bassi breve interludio dei fiati alti porta ad un tema esplosivo agli archi, che riecheggierà varie volte nel corso del brano. La parte centrale dell’opera presenta l’indicazione di tempo Lento lugubre. Nell’ultima parte del pezzo l’orchestra si ricostruisce su diversi temi forti e potenti, con l’idea della vita libera degli zingari offerto dalla vivace sequenza finale. Nino Rota è uno dei massimi rappresentanti e tra i più amati compositori per musica da film, tanto che nel 1999 Mario Monicelli gli ha reso omaggio con un documentario, “L’amico magico: il maestro Nino Rota”. La sua produzione pianistica, cameristica, sinfonica si fece apprezzare per il delicato fluire musicale, talvolta ingiustamente scambiato per semplicismo, lontano da ogni vezzo avanguardistico, ma nemmeno inconsapevole della lezione novecentesca di Igor Stravinskij, Erik Satie e Kurt Weill. La banda eseguirà un omaggio al binomio Rota-Fellini, da Amarcord, alla Dolce Vita, al girotondo di Otto e mezzo, dove ritroveremo partiture fedeli al primato della melodia e basate su  tonalità del tutto prive di complicazioni armoniche, su ritmi e forme simmetriche e immediatamente percepibili, che condurranno l’uditorio in un libero giuoco di associazioni. Si passerà, quindi all’Intermezzo drammatico di Cece, eccellente e raffinato compositore della grande scuola napoletana, una partitura stemperata di sfumata elegia. Finale con il Charlie Chaplin musicista e compositore, il più grande tra quanti abbiano potuto permettersi la schermata “Scritto, diretto e interpetrato da” in apertura del film. Ma l’Oscar non lo ha vinto in nessuno di questi ruoli: lo ha ottenuto, invece, come compositore, nel 1972, per la colonna sonora di Limelight (peraltro uscito vent’anni prima ma rimasto lungamente oscurato negli Stati Uniti per via del maccartismo). Infatti, e questo è un caso assolutamente unico, egli poteva aggiungere a questa già invidiabile centralizzazione di ruoli “musiche di Charlie Chaplin”. La banda regalerà un medley di quei temi, arrangiati da Peeters, che sono nel sentire di tutti noi, che il genio inglese compose, intonando la melodia con la bocca chiusa mentre si accompagnava piano e un giovane David Raksin– che stava lì perché raccomandato da Gershwin- trascriveva le note sulla partitura, dato che Chaplin non sapeva leggere la musica che doveva fungere da “contrappunto” alle immagini, non inseguire la comicità ma sovrapporle uno strato sentimentale. 

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Romania, allerta per possibile sconfinamento di droni russi durante un attacco all’Ucraina

La Romania ha riferito di una possibile violazione del suo spazio aereo durante gli attacchi dei droni russi nella notte tra venerdì 29 e sabato 30 settembre 2023 alle infrastrutture della vicina Ucraina. Il ministero della Difesa ha riferito che, «in seguito al rilevamento di gruppi di droni che si dirigevano verso il territorio ucraino vicino al confine rumeno», i residenti delle municipalità di Tulcea e Galati sono stati allertati. «Il sistema di sorveglianza radar ha indicato un possibile ingresso non autorizzato nello spazio aereo nazionale, con un segnale rilevato su una rotta verso il comune di Galati», ha aggiunto.

Nessun oggetto sembra essere caduto in territorio rumeno

Sempre la Difesa ha dichiarato che nessun oggetto sembra essere caduto in territorio rumeno, ma le ricerche continueranno. Intorno alla mezzanotte, i residenti di Galati e Tulcea, che si affacciano sul porto di Reni nell’Ucraina meridionale attraverso il Danubio, hanno ricevuto un avviso che li invitava a mettersi al riparo. Le misure di allerta sono state revocate circa due ore dopo. All’inizio di settembre, i soldati rumeni hanno costruito rifugi antiaerei per proteggere i residenti del villaggio rumeno orientale di Plauru dopo il ritrovamento di frammenti di droni nella zona.