Le misure anti coronavirus vietano manifestazioni. Ma ricordiamo i passi avanti fatti dall'ultima Giornata Internazionale della donna: la condanna di Weinstein a due anni dal #MeToo, il revenge porn diventato reato, gli assorbenti gratuiti in Scozia, i diritti riconosciuti alle calciatrici e l'aborto (presto) legale in Argentina.
Non è un 8 marzo come gli altri. La Giornata internazionale della donna è drasticamente ridimensionata in Italia per l’emergenza coronavirus e per rispettare le misure di contenimento varate il 4 marzo. Il Quirinale ha dovuto annullare la cerimonia prevista per domenica, ed è stato bloccato su indicazione della commissione di garanzia dei sindacati anche lo sciopero femminista del 9 marzo lanciato dal movimento Non Una di Meno al quale avevano anche aderito sigle sindacali come i Cobas, i Cub, l’Usb e alcune strutture regionali della Cgil.
NIENTE EVENTI, MA I TEMI RESTANO CALDI
Tanti altri eventi, da Nord a Sud, dalla fiera romana dell’editoria Feminism 3 a incontri e presentazioni di libri, sono stati annullati. Un 8 marzo diverso, composto, dove non si può scendere in piazza, stare insieme, agitare cartelli per le strade. Ma i temi che hanno portato le donne a manifestare in questi anni, sull’onda internazionale del #MeToo e non solo, restano al centro di questa giornata, più urgenti che mai.
ALLARME FEMMINICIDI E GENDER GAP
C’è la conta infinita dei femminicidi – 14 donne ammazzate dall’inizio del 2020, 75 nel 2019 (il report Istat riferito al 2018 sottolinea che otto su 10 conoscevano il proprio assassino), più centinaia di casi di violenza – e resiste ancora il gender gap economico, senza dimenticare gli attacchi alle conquiste delle donne a cominciare dalla legge per l’interruzione di gravidanza, dal Pillon di casa nostra fino ai Paesi Usa – pensiamo all’Alabama – che a maggio ha approvato un disegno di legge che vieta l’aborto in tutto lo Stato, anche nei casi di stupro e incesto, in qualsiasi fase della gravidanza.
PUBBLICITÀ SESSISTE E MOLESTIE SUL LAVORO
In un quadro critico dove bisogna ricordare anche le pubblicità sessiste che ancora oggi campeggiano troppo spesso nelle vie delle nostre città e la piaga delle molestie sul lavoro, vogliamo pensare a questo 8 marzo in positivo: ricordandoci di tutta la strada che ancora deve essere fatta, ma anche di qualche passettino in avanti che dall’8 marzo 2019 a oggi abbiamo fatto.
1. LA CONDANNA DI HARVEY WEINSTEIN
A due anni dall’esplosione del caso Weinstein, è arrivata la seconda condanna dell’era #MeToo (la prima è quella a Bill Cosby), quella decisiva. L’ex magnate di Hollywood, 67 anni, rischia da cinque a 25 anni di prigione e fino a quattro anni di libertà condizionata dopo esser stato riconosciuto colpevole a New York di due capi di imputazione: atto sessuale criminale di primo grado e stupro di terzo grado.

Dopo quasi cinque giorni in Camera di consiglio, la giuria ha invece scagionato Weinstein di altre tre imputazioni, tra cui la più grave, atto sessuale criminale predatorio, che avrebbe comportato l’ergastolo, ma il «due volte colpevole» ha stabilito un precedente dando parziale soddisfazione al movimento #MeToo. Sei donne hanno testimoniato contro Weinstein al processo di New York, ma il caso della procura era costruito sulle accuse di soltanto due di loro, l’ex assistente Miriam Hailey e l’aspirante attrice Jessica Mann, mentre le altre dovevano servire di supporto. Una condanna non assoluta ma significativa, che dimostra che le testimonianze delle vittime sono necessarie.
2. LE AZZURRE AL MONDIALE E I PASSI VERSO IL PROFESSIONISMO
Il 2019 è stato l’anno delle Azzurre al Mondiale di calcio, che sono tornate a qualificarsi dopo 20 anni di assenza. La loro è stata una presenza importante: hanno dimostrato non solo che le donne possono giocare a calcio e farlo anche bene – nonostante siamo ancora indietro dal punto di vista dei diritti e il professionismo sia ancora un miraggio – ma hanno anche avuto il merito di avvicinare i tifosi italiani al calcio femminile scardinando almeno una parte ben radicata di pregiudizi e stereotipi.

Il calcio è una roccaforte estremamente maschilista, durante il Mondiale non sono mancate battute sessiste e commenti svilenti, ma non si erano mai viste milioni di persone davanti alla tivù a tifare per 11 calciatrici. Resta forte il gap del professionismo e degli stipendi: le donne, indipendentemente dal livello in cui giocano, rimangono delle giocatrici dilettanti. I loro sponsor e i guadagni sono ridicoli in confronto a quelli dei colleghi maschi. Ma anche per la visibilità del Mondiale, a fine 2019 è stato approvato un emendamento alla manovra presentato dal senatore del Partito democratico Tommaso Nannicini che estende alle donne «le tutele previste dalla legge sulle prestazioni di lavoro sportivo».
Una recente notizia riguarda anche L’Arabia Saudita, che tenta di sbarazzarsi della sua immagine di regno ultraconservatore, lanciando il campionato di calcio femminile: un altro passo nelle riforme economiche e sociali volute dal principe Mohammed bin Salman che comportano, tra l’altro, un alleggerimento dei divieti imposti alle donne (fino a gennaio 2018 non potevano nemmeno entrare allo stadio).
3. IL CODICE ROSSO E IL REVENGE PORN DIVENTATO REATO
A luglio 2019 il nostro Paese ha assistito al libera definitivo del Senato al ddl sulla tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, il cosiddetto Codice rosso, che ha come compito primario quello di velocizzare la macchina della giustizia in seguito alle denunce: significa che la polizia giudiziaria deve comunicare al magistrato le notizie di reato di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate avvenute in famiglia o tra conviventi. E la vittima dovrà essere sentita dal pm entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato. Le pene di violenza sessuale sono salite a 6-12 anni rispetto ai 5-10 precedenti, per quanto riguarda lo stalking la reclusione è passata dal minimo di sei mesi al minimo di un anno.

E poi una conquista importante: il revenge porn è diventato reato. Chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda foto o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito di una persona senza il suo consenso, rischia da uno a sei anni di carcere e una multa da 5 mila a 15 mila euro. «Mi piace pensare che Tiziana in questo momento ovunque si trovi stia sorridendo», fu il commento di Maria Teresa Giglio, in prima linea in questa battaglia, madre di Tiziana Cantone, suicida nel 2016 per un video con contenuti sessuali diffuso dall’ex ragazzo.
4. ASSORBENTI GRATIS: PER LA PRIMA VOLTA NEL MONDO IN SCOZIA
Mentre in Italia la Tampon Tax per il momento ce la teniamo (gli assorbenti hanno l’Iva al 22% come i diamanti e a novembre l’emendamento firmato da Laura Boldrini che voleva detassarli è stato bocciato), un’ottima notizia in tema di salute delle donne è arrivata a fine febbraio dalla Scozia, dove il parlamento ha approvato in prima lettura una legge che, se definitivamente approvata, renderà gli assorbenti gratuiti per tutte le donne.

La legge è stata votata da tutti i partiti – con tutti i 112 parlamentari favorevoli. La Scozia si prepara così a diventare il primo Paese al mondo a rendere gli assorbenti gratuiti per tutte le donne. Noi italiani invece restiamo tra gli ultimi sei con l’Iva ancora sopra al 21% sui prodotti di igiene femminile.
5. VERSO L’ABORTO LEGALE IN ARGENTINA
Dopo anni di battaglie del movimento femminista, l’Argentina avrà presto una legge di depenalizzazione e legalizzazione dell’aborto. L’annuncio è stato fatto il primo marzo in parlamento dal presidente Alberto Fernández che ha affermato che «nel XXI secolo ogni società deve rispettare la decisione dei suoi membri di disporre liberamente del loro corpo». Il capo dello Stato, che passerà alla storia argentina come il primo a presentare un progetto di legge sull’aborto, ha ricordato che «dal 1921 in Argentina si penalizza l’interruzione volontaria della gravidanza nella maggioranza dei casi».

Fernández ha anche reso noto che insieme alla legge sull’interruzione della gravidanza ne sarà inviata una seconda per garantire l’assistenza e la cura di una madre incinta e il diritto suo e dei figli nei primi mille giorni di vita. Una vittoria per il movimento femminista, i cosiddetti pañuelos verdes (fazzoletti verdi) che da anni scendono in piazza a chiedere l’Aborto Legal, Seguro y Gratuito. L’Argentina si prepara a diventare il primo grande Paese dell’America Latina in cui questo diritto verrebbe riconosciuto. In un continente di 21 nazioni, l’aborto è legale solo a Cuba, Uruguay e nella minuscola Guyana ex colonia inglese.
Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it