Meloni: «I soliti noti vorrebbero un governo tecnico, lo spread? È stato molto più elevato»

Si è svolto a Malta, nella giornata di venerdì 29 settembre, a margine del vertice Med9, l’incontro trilaterale tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Al centro il dossier migranti e il piano in 10 punti proposto da von der Leyen a Lampedusa.

Macron: «Con Meloni e Ue approccio comune»

«L’incontro con Giorgia Meloni è andato bene, come sempre. È stato efficace. Abbiamo potuto fare passi avanti. Con la Commissione europea abbiamo trovato un approccio comune che proporremo ai colleghi per dare una risposta comune a questa che è una sfida totalmente europea. Penso che la capacità europea di prevenire questi flussi sia la chiave». Ha detto all’Ansa il presidente francese Emmanuel Macron, commentando l’esito del trilaterale sulla crisi migratoria.

Meloni: «Soluzioni strutturali o saremo travolti»

«Chi pensa che il problema dei migranti possa essere rinchiuso entro i confini di una nazione europea prende un abbaglio. Senza risposte strutturali prima saranno travolte le nazioni di primo approdo, ma poi tutti quanti verranno travolti da questo problema», ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle dichiarazioni finali dei leader al termine del vertice. Il «piano di azione presentato da Ursula von der Leyen a Lampedusa è una ottima cornice di partenza, è fondamentale renderlo concreto e operativo».

Sullo spread: «Non vedo questo problema»

La sinistra «continui a fare la lista dei ministri del governo tecnico che noi intanto governiamo»  ha aggiunto la premier. Interpellata sull’andamento dello spread: «Non vedo questo problema, vedo questa speranza da parte dei soliti noti, mi fa sorridere. Voglio tranquillizzare: il governo sta bene la situazione è complessa l’abbiamo maneggiata con serietà l’anno scorso, e anche quest’anno. Lo spread che lanciate come se fosse la fine del governo Meloni stava adesso a 192 punti, a ottobre scorso 250 durante l’anno precedente al nuovo governo è stato più alto e i titoli non li ho visti».

«Non si fa solidarietà con i confini degli altri»

«Non si può fare solidarietà con i confini degli altri» ha detto Meloni a margine del vertice Med9 a Malta, parlando delle richieste della Germania sul regolamento delle crisi inserito nel Patto sulla migrazione e l’asilo. «Ho avuto degli scambi con il cancelliere Scholz nella giornata di ieri. La Germania è arrivata con alcuni emendamenti, uno in particolare, quello che riguarda le ong, per noi rappresenta un passo indietro. Abbiamo chiesto di avere tempo, non si poteva decidere ieri così».

Parco dello Stretto, Avs presenta una proposta di legge in alternativa al Ponte

Un parco nazionale che comprenda due Regioni, la Sicilia e la Calabria, al posto del Ponte sullo Stretto di Messina, sul modello delle Cinque Terre in Liguria. Questo è quanto è inserito nella proposta di legge presentata alla Camera da Gerardo Pontecorvo, co-portavoce di Europa Verde nella città metropolitana di Reggio Calabria. Primo firmatario è Angelo Bonelli, ma a sottoscriverla sono stati tutti i membri dell’Alleanza Verdi e Sinistra italiana. L’idea sarebbe quella di creare un’area protetta naturale che comprenda lo Stretto di Messina e la Costa Viola, due zone vicine con un’identità etnica e storica precisa.

Pontecorvo: «Vogliamo dare un’alternativa»

Come racconta Adnkronos, Pontecorvo ha spiegato: «La nostra proposta nasce dall’esigenza di fornire alle popolazione dello Stretto e della Costa Viola un’alternativa alla proposta che incombe sullo Stretto di Messina e in tutta l’area da decenni, ma che negli ultimi tempi ha assunto ulteriore importanza. La proposta tende a creare un parco nazionale che comprende più regioni, ma molto simile a quello delle Cinque Terre in Liguria».

Parco dello Stretto, Avs presenta una proposta di legge in alternativa al Ponte
Gerardo Pontecorvo (Imagoeconomica).

Le zone interessate tra Messina e Reggio Calabria

Il co-portavoce ha sottolineato come alcune norme vigenti in Sicilia e Calabria già tutelino le zone interessate. Nel Messinese, le aree interessate sarebbero la Zps dei Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e l’area marina dello Stretto di Messina. Ed è inclusa anche la Laguna di Capo Peloro, riconosciuta nel 2001 come riserva naturale e una delle più danneggiate in caso di costruzione del ponte. In Calabria, invece, sarebbe inclusa la Costa Viola, che è zona di conservazione speciale cioè una Zcs. L’area è ricca di grotte marine e siti di interesse.

Elisa Romano: «Modernizzare le infrastrutture presenti»

Anche Elisa Romano, membro della direzione nazionale di Europa Verde, ha sottolineato l’esigenza di preservare l’ecosistema dell’area. Per lei bisogna rispettare i luoghi e contemporaneamente «ripristinare e cercare di modernizzare le infrastrutture presenti sul territorio».

Elezioni suppletive a Monza 2023: data, candidati e come si vota per il seggio di Berlusconi in Senato


Il 22 e il 23 ottobre si voterà per scegliere chi prenderà il seggio di Silvio Berlusconi al Senato per il collegio numero 6 della Lombardia, che comprende 55 comuni di Monza e Brianza. Otto i candidati in corsa per il seggio, tra i favoriti Adriano Galliani per l'area di centrodestra e Marco Cappato per il centrosinistra. Il collegio è uninominale maggioritario, viene eletto chi ha un voto in più degli avversari.
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Su Fb accosta la morte di Napolitano a quella di Messina Denaro: sospeso esponente di FdI di Saluzzo

«È morto Napoletano! È morto Giovanni Messina Denaro, quindi l’anno si può dichiarare concluso nel migliori dei modi». Recitava così, errori compresi, il messaggio postato su Facebook dal presidente del circolo di Fratelli d’Italia di Saluzzo Mario Pinca che ha ben pensato di accostare le morti del Presidente della Repubblica emerito e del boss di Cosa Nostra. Il post, poi cancellato, ha da subito generato molte polemiche e imbarazzo nel partito di Giorgia Meloni, tanto che è arrivata la sospensione di Pinca dal suo incarico.

Post di Mario Pinca (Facebook).

La reazione di Fratelli d’Italia

La reazione di Fratelli d’Italia, come detto, è stata pressoché immediata, con il coordinatore della provincia di Cuneo, William Casoni, che ha previsto il commissariamento del circolo di Saluzzo e la sospensione del suo presidente. «Pinca ha fatto dichiarazioni che non sono in linea col partito», ha dichiarato Casoni a La Stampa, «per ora è sospeso e la questione è in mano agli organi competenti, si vedrà cosa decideranno da Roma». Dalla provincia piemontese la notizia è giunta fino ai Palazzi romani dove il responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, sta pensando all’espulsione del dirigente locale. Mario Pinca, dal canto suo, dopo aver rimosso il post incriminato non ha potuto fare altro che accettare la sospensione. «Ho sbagliato e me ne assumo tutta la responsabilità», ha chiarito, precisando tuttavia di non essere stato lui a scrivere il post, ma il nipote che gli avrebbe sottratto il cellulare contro le sue volontà.

Il messaggio di Marta Fascina per il compleanno di Berlusconi

Asserragliata ad Arcore sin dalla scomparsa di Silvio Berlusconi, con diversi tra amici e conoscenti che la descrivono come «inconsolabile» e «reclinata sul dispiacere», Marta Fascina è ricomparsa sui social nel giorno in cui l’ex compagno avrebbe compiuto 87 anni. Con un post pubblicato sul suo profilo Instagram, ha voluto ricordare il Cav tra sfera pubblica («A Te che sei baluardo di democrazia e di libertà») e privata («a Te che ogni giorno scaldi ed illumini il mio cuore») descrivendo il legame e l’amore che li ha legati e li legherà per sempre. Di seguito il post completo.

Luna contro Ferraris, Cipolletta highlander e altri spifferi

Riccardo Luna deve avere qualche conto in sospeso con Luigi Ferraris. Lo attacca, ma non lo nomina. Nell’ultimo numero di dLui, l’ex direttore dell’Agi, parlando della strage di Brandizzo, va giù duro: «Ogni volta che c’è un incidente ferroviario si va alla ricerca dei fonogrammi per individuare le responsabilità e i colpevoli che di solito sono dei poveri cristi e quasi mai gli amministratori delegati che hanno fatto utili risparmiano sulla sicurezza». Al lettore tocca il compito ingrato di cercare chi ricopre la carica, visto che Luna non individua con nome e cognome l’ad.

Luna contro Ferraris, Cipolletta highlander e altri spifferi
L’ad delle Ferrovie dello Stato Luigi Ferraris col ministro dei Trasporti Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Meloni e i 10 milioni di case da riqualificare

Una preoccupazione in più per Giorgia Meloni: Confimi Edilizia sottolinea che in Italia «più di un edificio su due è in classe G, avrebbe quindi bisogno di una riqualificazione edilizia sia sul piano energetico sia su quello sismico. Ma c’è di più, secondo i dati Enea sarebbero circa 9,7 milioni gli edifici che, precedentemente al Superbonus, avrebbero avuto diritto ai 150 mila euro di massimale da portare in detrazione in 10 anni. A spanne, parliamo di circa 1.455 miliardi di euro di detrazioni fiscali con le classiche misure». L’unica soluzione che ha la presidente del Consiglio è fermare tutta le legislazione europea sul tema ambientale: che è come voler fermare con un dito la fuoriuscita di acqua da una diga.

Cipolletta non molla

Innocenzo Cipolletta, classe 1941, non ha proprio voglia di andare ai giardinetti: ora è diventato il nuovo presidente dell’Aie, l’Associazione italiana editori, punto di riferimento per chi pubblica libri, riviste scientifiche e prodotti dell’editoria digitale. Cipolletta è anche componente del consiglio di amministrazione della casa editrice Laterza e presidente di Confindustria Cultura Italia, e subentra a Ricardo Franco Levi. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è stato rapidissimo nel commentare la nomina: «I migliori auguri di buon lavoro a Cipolletta alla guida dell’Associazione italiana editori. Ci aspettano mesi di intenso lavoro in vista della partecipazione dell’Italia ospite d’onore alla Buchmesse di Francoforte 2024, che affronteremo insieme con impegno e passione nel superiore interesse dell’editoria nazionale». Ogni riferimento a Levi era puramente casuale.

Luna contro Ferraris, Cipolletta highlander e altri spifferi
L’ex presidente dell’Aie Ricardo Franco Levi (a sinistra) stringe la mano al suo successore Innocenzo Cipolletta (Imagoeconomica).

Al papa piace Casarini

Chi partecipa al sinodo, invitato dal papa? Luca Casarini, storico esponente no global: ma non ricordatelo a Giorgia Meloni. Tra le sacre mura succede di tutto: sarà una giornata campale quella di sabato 30 settembre in Vaticano. Per sottolineare il legame con Israele, Pierbattista Pizzaballa, già Patriarca latino di Gerusalemme, è stato scelto da papa Francesco per essere uno dei 99 nuovi cardinali che rappresenteranno la cristianità nel mondo. «Il turismo religioso è fondamentale per Israele e questa elezione è per noi motivo di grande gioia, in nome di una continua e perpetua collaborazione», ha detto subito Kalanit Goren, direttrice dell’Ufficio nazionale israeliano del turismo a Milano.

Luna contro Ferraris, Cipolletta highlander e altri spifferi
Luca Casarini (Imagoeconomica).

Dopo Meloni anche Nordio lancia guerra ai trafficanti di essere umani

«Dobbiamo ingaggiare una guerra totale e globale senza sconti ai trafficanti di esseri umani. L’impennata degli sbarchi deve imporre una riflessione seria». Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, durante la celebrazione a Palermo per i 20 anni della Convenzione Onu contro il crimine organizzato. Ribadendo il concetto già espresso da Giorgia Meloni sia all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sia durante la conferenza stampa del dl Cutro quando dichiarò che le autorità italiane avrebbero cercato gli scafisti in tutto il «globo terracqueo», senza peraltro specificare come. «L’impegno nella lotta al traffico dei migranti», ha aggiunto il Guardasigilli, «deve unire i Paesi, la collaborazione col sistema Onu è fondamentale. Il presidente Meloni l’ha ricordato pochi giorni fa alle Nazioni Unite». Il ministro della Giustizia ha evidenziato tre punti programmatici necessari per la cooperazione internazionale: «Organi investigativi comuni, utilizzo tecniche investigative speciali e nuovi accordi bilaterali regionali per uso di queste tecniche in sede giudiziarie». «Al termine di questa conferenza», ha aggiunto, «firmerò questo protocollo con i colleghi del bacino mediterraneo».

Migranti, Tajani incontra Baerbock a Berlino: «Nessuno fa la guerra alle ong»

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato a Berlino la collega tedesca Annalena Baerbock per un vertice sui migranti, dopo le polemiche degli ultimi giorni. Dopo il confronto, durante una conferenza stampa congiunta, è stata la ministra ad assicurare che «non lasceremo soli singoli Stati europei». E ha confermato il sostegno della Germania: «Abbiamo tutti visto le immagini da Lampedusa, la situazione è insostenibile: è una grande sfida per l’Italia, questo lo capiamo». Tajani ha risposto auspicando che «gli sforzi finanziari dei singoli Stati si concentrino su soluzioni strutturali della questione migratoria».

Migranti, Tajani incontra Baerbock a Berlino «Nessuno fa la guerra alle ong»
I due ministri, Tajani e Baerbock, durante la conferenza stampa (Getty Images).

Tajani: «Nessuno fa la guerra alle ong ma serve azione europea»

Il riferimento è stato ai finanziamenti concessi dalla Germania alle ong. Tajani ha spiegato il punto di vista del governo italiano: «Nessuno fa la guerra alle ong, però non possono essere una sorta di calamita per attrarre migranti irregolari che, guarda caso, vengono portati sempre e soltanto in Italia perché è il porto più vicino. Le navi delle ong possono fare soccorso in mare, ma non si può trasformare l’Italia nel luogo dove tutte le ong portano i migranti, anche perché non vogliono venire». Il ministro degli Esteri ha poi fatto il punto sull’incontro con Baerbock: «Italia e Germania sono convinte che serve un’azione europea, le sue parole mi hanno fatto piacere».

Migranti, Tajani incontra Baerbock a Berlino «Nessuno fa la guerra alle ong»
Il saluto dei due ministri (Getty Images).

Baerbock: «Il 90 per cento viene salvato dall’annegamento»

La ministra Baerbock, dal canto suo, ha dichiarato: «Ogni vita ha un valore e ogni persona annegata non è solo un numero nelle statistiche ma un padre, un figlio, un amico. Almeno 2.300 persone sono morte dall’inizio dell’anno: sono 2.300 destini, persone, speranze per un futuro migliore. Questo non deve diventare routine. Fortunatamente molti vengono salvati: lo dico con gratitudine. Oltre il 90 per cento di quelli che partono vengono salvati dall’annegamento, siamo grati alla guardia costiera italiana ma anche ai volontari che hanno un ruolo e si impegnano per salvare vite nel Mediterraneo, mentre la missione europea Mare Nostrum non c’è più. Questo impegno ha il nostro sostegno».

Renzi contro Meloni: «Un’influencer bravissima, meglio di Chiara Ferragni»

Matteo Renzi è tornato ad attaccare la premier Giorgia Meloni. Il leader di Italia Viva, ha parlato a margine dell’evento Cambiare rotta, i migranti e l’Europa, organizzato dalla Fondazione Oasis all’Università Cattolica di Milano. E ha sfruttato il caso dello spot dell’Esselunga degli ultimi giorni per attaccare la presidente del Consiglio: «Giorgia Meloni è la più brava influencer di questo paese, ma non sta facendo la presidente del Consiglio e mostrandosi ieri sensibile alla pesca dell’Esselunga ha fatto l’influencer. È la numero uno come influencer, ha spodestato Chiara Ferragni. Ma come premier non c’è una sola risposta ai problemi del Paese».

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Renzi contro Meloni «Un'influencer bravissima, meglio di Chiara Ferragni»
Matteo Renzi in uno studio televisivo con alle spalle una foto di Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Renzi: «L’unico obiettivo del governo è apparire»

Il riferimento di Renzi è stato alle politiche migratorie. L’ex premier ha infatti commentato: «Sul tema dell’immigrazione il governo ha un unico obiettivo: apparire. È il governo che ha parlato di blocco navale. I migranti sono raddoppiati. Le parole della campagna di Meloni e Salvini non appartengono alla dignità della politica». Poi ha evidenziato che «l’unico blocco navale in questo paese è stato fatto dalla sinistra. Da Napolitano e Prodi nel 1997, con i profughi che provenivano dall’Albania».

Renzi contro Meloni «Un'influencer bravissima, meglio di Chiara Ferragni»
Matteo Renzi (Imagoeconomica).

E ha insistito: «Dopo Cutro, ho ricordato a Meloni che la storia italiana che non cambia. Noi da duemila anni accogliamo tutti e salviamo tutti: io sono orgoglioso di questa tradizione italiana, che risale addirittura a Virgilio. Questa cultura c’era anche durante fascismo: l’ammiraglio Todaro, nel 1940, dopo aver fatto affondare un piroscafo belga ha salvato tutti quelli che erano in mare. Rispondendo ai belgi e ai nazisti, ha detto “Sono italiano, salvo tutti”».

La soluzione: «Mandare le persone a lavorare»

Renzi ha poi parlato di quella che ha definito «la soluzione migliore per il problema migratorio». Il leader di Italia Viva ha spiegato che secondo lui è «la legalità, cioè mandare queste persone a lavorare. Perché se le lasci in stazione senza un permesso, una possibilità di lavoro o un controllo diventano un fattore di insicurezza. La sicurezza e la legalità si fanno con il lavoro e non con i decreti fuffa di Salvini». Infine un passaggio sulla Nadef, la Nota di aggiornamento al Def: «Da quello che si vede, c’è un poderoso sforzo in Europa non per abbassare le tasse ma per mantenere il piccolo abbassamento fatto a maggio dello scorso anno. Mi sembra che la Meloni debba chiedere aiuto all’Europa. Mi sembra però che non ci sia un aiuto al ceto medio».

Nei sondaggi Fratelli d’Italia cala ma resta in vetta col 28,5 per cento

La Supermedia dei sondaggi politici realizzata dai Agi/YouTrend registra, anche questa volta, il primato di Fratelli d’Italia che, seppur in calo, domina ancora sugli altri partiti. A un anno esatto dalle ultime elezioni politiche, vinte da Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio resta dunque a capo dello schieramento in cui gli italiani ripongono maggiore fiducia, anche se, rispetto alle precedenti rilevazioni delle due settimane precedenti, si registra un calo dello 0,7 per cento, con il partito che si attesta al 28,5 per cento (due punti percentuali in più rispetto alle elezioni politiche del 2022).

La Supermedia dei sondaggi politici

Dietro Fratelli d’Italia, la Supermedia riporta le principali forze di opposizione: il Partito democratico di Elly Schlein al 19,7 per cento  (+0,1 per cento in due settimane) e il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte al 16,5 per cento (+0,1 per cento). Subito sotto il podio è il turno degli alleati di governo di Meloni, con la Lega di Matteo Salvini al 9,3 per cento (+0,2) e Forza Italia che, invece, ha perso uno 0,1 per cento attestandosi al 6,9 per cento. Dietro Azione al 3,9 per cento (+0,2), Verdi/Sinistra 3,3 per cento (-0,1), Italia viva 2,9 per cento (=), +Europa 2,4 per cento (-0,1), Italexit 1,9 per cento (-0,1), Unione Popolare 1,3 per cento (-0,1) e Noi Moderati 1,1 per cento (+0,2). I dati portano le coalizioni parlamentari a questo risultato:

  • Centrodestra 45,8 per cento (-0,3);
  • Centrosinistra 25,4 per cento (-0,1);
  • M5S 16,5 per cento (+0,1);
  • Terzo Polo 6,9 per cento (+0,3);
  • Italexit 1,9 per cento (-0,1);
  • Altri 3,5 per cento (+0,1)

Il confronto con le Politiche 2022

Confrontando i dati dell’ultima Supermedia con i risultati delle elezioni politiche 2022 ci si rende conto di come il partito di Giorgia Meloni abbia continuato a crescere, registrando un +2,5 per cento rispetto al risultato delle urne. Bene anche il Movimento 5 Stelle che ha guadagnato un 1,1 per cento. A crescere sono anche il Pd (+0,6) e la Lega (+0,5), mentre chi ha perso di più è Forza Italia che, in un anno e complice soprattutto la morte di Silvio Berlusconi, ha visto il suo consenso decurtato dell’1,1 per cento.

Caivano, don Patriciello in Senato: «Tornano coi kalashnikov per sfidare lo Stato»

Don Maurizio Patriciello, il parroco della chiesa di Parco Verde, a Caivano, è intervenuto in audizione al Senato e ha raccontato ai senatori la realtà dell’area. Dopo gli stupri, le forze dell’ordine hanno intensificato la propria attività nella zona ma in risposta sono arrivati i raid notturni, con uomini in scooter ad aprire il fuoco con fucili e pistole. Patriciello ha spiegato: «Serve un esercito di maestre elementari. Un altro un esercito di assistenti sociali. Però la verità va detta: quando l’altra notte c’è stata l’ultima “stesa” sono arrivati armati di kalashnikov, non di pistole o coltelli. Questi folli sono arrivati subito dopo la visita della Meloni con i ministri ed è sembrata veramente una sfida allo Stato. In quei momenti alla gente non serve un maestro elementare ma le forze dell’ordine».

Don Patriciello, parroco di Parco Verde, a Caivano, ha raccontato la situazione attuale in Senato: «Sono coi fucili, non con pistole e coltelli, per sfidare lo Stato».
L’incontro tra Giorgia Meloni e don Maurizio Patriciello (Imagoeconomica).

Don Patriciello: «Qualcosa di concreto si vede»

Il parroco ha proseguito: «In questo mese a Parco Verde, definita una delle piazze di spaccio più grande d’Europa, non si è venduto un solo grammo di droga perché la polizia e i carabinieri stanno per la strada. Qualcosa di concreto si vede». E poi Don Patriciello ha analizzato la storia di Caivano: «Mi chiedo come sia stato possibile da parte dello Stato permettere che questi quartieri come Parco Verde potessero esistere. Ci vuole poco per rendersi conto che questi quartieri non potevano che produrre questi frutti. Ammassare in un solo posto tutte le famiglie povere dei quartieri più poveri e degradati di Napoli dopo il terremoto del 1980 e abbandonarli a se stessi è stata una tragedia immane di cui nessuno può lavarsi le mani adesso, né i vecchi politici né coloro che ne sono gli eredi».

La critica alla politica: «Quartieri poveri sono serbatoi di voti»

Don Patriciello ha poi criticato la politica: «Questi quartieri così poveri e così degradati sono un ottimo serbatoio di voti. Voti che poi si contano e pesano, e prima o poi ti presentano il conto». Ed è passato poi alla Terra dei fuochi, la zona con un’alta percentuale di casi di tumori tra gli abitanti a causa delle sostanze tossiche sotterrate negli anni: «Un giorno mi sono buttato in ginocchio pure davanti a Carmine Schiavone, il cassiere dei Casalesi, per il dramma della Terra dei fuochi, perché dovevo capire bene cosa succedeva. Non ce la facevo più a benedire bare bianche, di bambini morti di leucemia e di cancro. Un camorrista che non avrei voluto vedere mai in vita mia, ma mi sono detto se può aiutarmi farò anche questo. Il problema è un dramma che stava lì da anni e poi è venuto a galla».

Ponte sullo Stretto, Salvini: «Nella manovra ci sarà il finanziamento»

Il Ponte sullo Stretto si farà e verrà finanziato già nella prossima manovra. Ne è convinto il ministro dei Trasporti Matteo Salvini che dal palco del convegno The Young Hope ha detto: «Sul finanziamento all’opera non sono sereno, di più, sono assolutamente soddisfatto di quello che abbiamo pianificato», aggiungendo poi che «quando fai la Legge di Bilancio cadono tanti uccelli del malaugurio perché o un finanziamento per il ponte c’è o non c’è. Tertium non datur».

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Salvini accelera sul Ponte sullo Stretto

Matteo Salvini ha ribadito pubblicamente qual è l’obiettivo che si è dato il suo ministero e, verosimilmente il governo, ovvero far sì che «il primo treno attraversi il collegamento stabile tra Palermo, Reggio, Roma, Milano, Berlino e Stoccolma, nel 2032». «Il Ponte», ha aggiunto il segretario della Lega, «nasce per norma di legge nel 1971, l’obiettivo è che il 52esimo compleanno coincida con la copertura economica dell’intero costo che non dovrà superare i 12 miliardi in 10 anni, con una ricaduta positiva ampiamente superiore all’investimento fatto». I cantieri per la nuova infrastruttura dovrebbe aprirsi nell’estate del 2024, con il ministro dei Trasporti che ha invitato fin da adesso a presenziare all’evento la commissaria europea ai Trasporti Adina-Ioana Vlean.

Il gelo di Giorgia Meloni sul ponte

All’entusiasmo di Matteo Salvini si contrappone il gelo mostrato da Palazzo Chigi, e dunque da Giorgia Meloni, sul tema dell’avvio dei lavori e dei finanziamenti per il Ponte sullo Stretto. In particolare la premier, contrariamente a quanto il leader leghista dice da giorni, riterrebbe che nella manovra del 2024 non possa esserci margine per il finanziamento di un’infrastruttura così dispendiosa. Indicative in tal senso sono le parole del Capogruppo Fdi alla Camera Tommaso Foti: «Il ponte in manovra è una spesa d’investimento e quindi penso possa essere una posta di bilancio che riguarda un programma pluriennale». «Nel 2024 bisogna vedere», ha aggiunto il meloniano, «io dubito che il prossimo anno saremo già agli appalti. Allo stato mi pare che non abbiamo un progetto esecutivo, poi io non mi occupo della progettazione. Prudenzialmente posso pensare che nel 2024 ci possa essere il progetto esecutivo».

Approvata la Nadef: i punti principali su debito, Pil e tagli

Il Consiglio dei ministri ha approvato la Nadef, Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, ossia lo strumento che permette di aggiornare gli obiettivi delle politiche di finanza pubblica in base all’attuale andamento macroeconomico. Il ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, ha parlato di scelte responsabili da parte del governo, con la Nadef che punta a rimettere in discussione le regole del patto di stabilità europeo e che, in vista della Legge di Bilancio del 2024, stima un Pil italiano allo 0,8 per cento nel 2023 e dell’1,2 per cento nel 2024.

Il rapporto deficit/Pil passa al 5,3 per cento

La Nadef stima un’innalzamento del rapporto deficit/Pil, che passa dal 4,5 per cento del Def al 5,3 per cento per effetto, come ha riferito il ministro, del Superbonus e dei bonus edilizi, che hanno avuto un forte impatto negativo sulle casse dello Stato, con il debito che in loro assenza sarebbe sceso quasi di un punto percentuale. In vista della prossima Legge di Bilancio, l’obiettivo dichiarato nella Nadef è quello di sospendere questi bonus, facendo scendere il deficit al 4,3 per cento (meno 0,7 punti percentuali, circa 14 miliardi di euro). Per quanto riguarda il Pil, Prodotto interno lordo, la Nadef prospetta un crescita aggiornata dello 0,8 per cento nel 2023, dell’1,2 per cento nel 2024, dell’1,4 per cento nel 2025 e dell’1 per cento nel 2026.

La spesa per i redditi medio bassi attraverso il taglio del cuneo

Nel corso della presentazione della Nadef, Giorgetti ha anche precisato che l’obiettivo del 4,3 per cento del deficit nel 2024 lascia al governo la possibilità di agire in beneficio dei redditi medio bassi, sopratutto attraverso il taglio del cuneo e «misure premiali per la natalità oltre a stanziamenti significativi per rinnovo del contratto del pubblico impiego». Come evidente, l’Italia dunque prospetta di non rispettare la soglia limite del 3 per cento del rapporto deficit/Pil, ma questo, dice Giorgetti, «non induce a ritenere di fare politiche procicliche che alimentano la recessione e quindi l’asticella si sposta a un livello di ragionevolezza».

Tagli alla spesa di 2 miliardi e investimenti tipo il Ponte sullo Stretto

Sono stabiliti anche tagli alla spesa della spending review, con il ministero dell’Economia che ha previsto un taglio delle spese nel 2024 di circa 2 miliardi compreso quanto già era stato previsto, ovvero 300 milioni. Rispetto, invece, agli investimenti di Stato, nella Nadef si fa anche riferimento al Ponte sullo Stretto di Messina per il quale nel 2024 ci sarà un primo stanziamento attraverso il fondo opere infrastrutturali.

Calenda attacca Landini su Magneti Marelli: «Il sindacato fa politica, non attacca Repubblica»

Carlo Calenda attacca Maurizio Landini sul caso Magneti Marelli. L’azienda ha deciso di chiudere lo stabilimento di Crevalcore. Un caso che l’ex ministro dello Sviluppo economico ha ricordato di aver già seguito quando al vertice di Fiat (oggi Stellantis) c’era Sergio Marchionne. L’allora ministro dello Sviluppo economico si spese per evitare il trasferimento all’estero della produzione e la chiusura.

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L’attacco a Landini: «Sindacato fa politica, più importante Repubblica»

Dopo la morte di Marchionne nel 2018,  «John Elkann la prima cosa che ha fatto è vendere Magneti Marelli, cedendola a una società giapponese posseduta da un fondo » continua Calenda, il tutto senza alcun vincolo. Dopo aver attaccato il governo Conte che nulla fece per sanare la situazione, passa a Maurizio Landini. «Voi avete visto una battaglia di Landini su questo?», chiede il leader di Azione. «Io no. Sapete perché Landini non ha fatto una battaglia né sulla diminuzione della produzione Fiat né sullo spostamento dei centri decisionali in Francia, né su Marelli? Perché John Elkann ha fatto una mossa geniale: ha comprato Repubblica, cioè il principale giornale della sinistra. E da quel momento, siccome il sindacato in Italia fa politica, per il sindacato è stato più importante andare d’accordo con l’azionista di Repubblica che combattere contro la deindustrializzazione del settore automotive». Calenda conclude: «Questa è una delle evidenze più tristi che in questo Paese i problemi non sono tutti nella politica. Ma sono anche altrove».

La carriera e le sparate di Andrea Crippa, testa d’ariete della Lega

Stavolta il “gomblotto” non è “demo-pluto-giudaico-massonico”, ma è più banalmente colpa di quei neonazi dei tedeschi. Attenzione, mica quelli dell’AfD alleata della Lega, no, affatto: piuttosto gli hitleriani travestiti da socialdemocratici, verdi e liberali che governano con il cancelliere Olaf Scholz, pronti a usare Ong e legioni di migranti per spezzare le reni al centrodestra italiano.  È il pensiero, riassunto in breve, del vicesegretario della Lega Andrea Crippa, classe 1986, monzese, laurea in Scienze politiche, tifosissimo del Monza calcio, già assistente di Matteo Salvini all’Europarlamento e deputato alla seconda legislatura. «All’amico Crippa dico: ma a che serve alzare i toni, fare continue fughe in avanti trasformandosi nell’opposizione all’interno del governo? Così ci facciamo solo del male da soli», avverte il moderatissimo Maurizio Lupi parlando al Foglio. E persino un giornalista come Alessandro Sallusti, non certo nemico della maggioranza, dalle colonne del Giornale definisce strampalate le parole di Crippa, anzi «una boiata pazzesca». I 92 minuti applausi però non si sentono da nessuna parte stavolta, rimane solo l’eco fantozziana di chiacchiere da bar che contribuiscono ad aumentare il frastuono per nascondere problemi e responsabilità. Crippa appare dunque un coerente teorico dell’iperbole, un fautore della sparata sempre più grossa, secondo la logica di chi un tempo sapeva calamitare l’attenzione nelle chiacchiere da bar e oggi fa lo stesso sui social network. “Facite ammuina” non lo dicevano dalle parti della Brianza, ma non nasce certo oggi il meccanismo tipico di certa propaganda per cui serve sempre un nuovo nemico sul quale alzare il tiro, soprattutto nei momenti di difficoltà.

Le sparate di Andrea Crippa, testa d'ariete della Lega
Andrea Crippa e Matteo Salvini (dal profilo Fb di Crippa).

Gli attacchi ripetuti al Museo Egizio di Torino

Questo ragazzone dai modi schietti è stato attivista della Lega sin dalla prima gioventù. Nel 2012 è eletto al consiglio comunale di Lissone, nel 2014, come detto, va a Strasburgo a seguito di Salvini, ma nel 2015 diviene coordinatore federale dei Giovani padani. In quel ruolo finisce nel mirino dei Radicali italiani per aver firmato a Mosca, nel 2018, un accordo con la “Giovane Guardia di Russia Unita” di Putin. Il Capitano ovviamente lo premia e nel 2019 diventa il numero due del Carroccio, con la delega all’organizzazione. Alle Politiche del 2018 è candidato al collegio uninominale di Bollate e batte la cinquestelle Michaela Piva. Mentre l’anno scorso è stato confermato nel collegio di Seregno contro la candidata del centrosinistra, Jenny Arienti. Grande sostenitore del generale Roberto Vannacci, Crippa è spesso pronto a immolarsi come un kamikaze per il suo leader. A cominciare dal caso Santanchè, lui e il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari si sono distinti nel ruolo di teste d’ariete del Salvini vietcong che in vista delle Europee cerca di sabotare Giorgia Meloni restando mezzo nascosto tra i cespugli dell’obbligata fedeltà a governo e maggioranza. Crippa, per il resto, non ama molto l’iniziativa legislativa in Parlamento, almeno in proprio, e infatti non è promotore di alcuna proposta di legge. Non risultano nemmeno atti di indirizzo o sindacato ispettivo, malgrado una buona percentuale di presenza ai lavori di Montecitorio. Chiaramente è più un uomo-macchina per il partito che un ligio legislatore. In compenso, ha un vecchio conto aperto con la gestione del Museo Egizio di Torino. Di recente è tornato ad attaccare, chiedendone le dimissioni, il direttore Christian Greco, colpevole, a suo dire, di alcune iniziative di promozione a favore dei cittadini di lingua araba che avrebbero discriminato gli italiani e, quindi, piegato la cultura agli interessi e all’ideologia della sinistra. Ma già tre anni e mezzo fa Crippa era stato in un primo momento condannato a un risarcimento dal Tribunale di Torino per aver messo in scena, a favore di social, una finta telefonata in vivavoce al Museo Egizio. Lo scopo era ottenere informazioni su eventuali agevolazioni in corso e poter così protestare contro gli sconti agli arabofoni, con tanto di falsa notizia su fantomatici finanziamenti statali ricevuti dall’ente. L’esponente leghista si era successivamente salvato in appello grazie al “diritto di critica” tutelato dalla Costituzione. Adesso il vice di Salvini è tornato a sparare ad alzo zero contro Greco, ma con poca fortuna: la stessa dirigenza della Lega in Piemonte è rimasta fredda di fronte al suo attacco, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi lo ha bacchettato parlando di «imprudenza del giovane Crippa» e il ministro Gennaro Sangiuliano, che secondo il leghista avrebbe dovuto cacciare il direttore del museo, ha liquidato: «Greco? Continui a lavorare, vale la competenza».

Le sparate di Andrea Crippa, testa d'ariete della Lega
Andrea Crippa a Pontida (Imagoeconomica).

Gli attacchi a Meloni e Tajani

Meglio allora concentrarsi sui dossier Europa e immigrazione. Tanto ce n’è da dire per disturbare la guida di Giorgia Meloni. E così Crippa è tra i più oltranzisti sulla linea salviniana che mette in difficoltà la premier e il vicepremier Antonio Tajani con l’obiettivo di riunire tutte le forze di centrodestra in Ue contro i socialisti che oggi governano nella maggioranza Ursula. Mentre, dall’altra parte, a Repubblica il vice del Capitano ha spiegato: «La via diplomatica sull’emergenza immigrazione mostra ogni giorno di più i suoi limiti. Temo che dovremo fare da soli, utilizzando i mezzi che l’Italia ha a disposizione. Bisogna tornare ai respingimenti». Come a dire: Meloni fa un buco nell’acqua inseguendo la Tunisia e si stava decisamente meglio con Salvini al ministero dell’Interno. La campagna elettorale è ancora lunga e Crippa, c’è da giurarci, avrà praterie su cui scorrazzare.

Il finto divorzio tra Marcello Dell’Utri e la moglie: «Accordati per evitare i sequestri»

L’ex senatore Marcello Dell’Utri ha divorziato dalla moglie Miranda Ratti: lo scioglimento del matrimonio risale al 10 giugno 2020. Tuttavia, secondo la Direzione Investigativa Antimafia lo avrebbe fatto per finta, quindi per salvare i beni e per far ricevere a lui i soldi di Silvio Berlusconi. A parlare degli affari di famiglia dell’ex Publitalia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa è una relazione di consulenza dei periti della procura di Firenze, che indaga su Dell’Utri per le stragi del 1993 a Milano, Firenze e Roma. La relazione indaga i flussi finanziari che hanno dato vita al gruppo Fininvest-Mediaset nei primi anni Settanta e una nota della Dia del 15 settembre scorso sui rapporti economici tra i due.

I coniugi non hanno abbandonato l’ambiente domestico comune

Consiglio dei ministri: dalla Nadef al nuovo decreto migranti

Durante la riunione del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi, tenutasi mercoledì 27 settembre, è stata approvata la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef). Come anticipato, approvato anche il decreto migranti che contiene una stretta sulle espulsioni e sul fenomeno dei falsi minorenni. Confermato l’aumento del contingente militare dell’operazione Strade sicure, con ulteriori 400 unità.

Nadef e Pil

Nella Nadef, che arriverà in Aula alla Camera l’11 ottobre, il governo ha indicato un’impostazione di bilancio «all’insegna della serietà e del buon senso» riporta l’Agenzia. Secondo quanto si apprende, sì «agli aiuti alle famiglie con redditi medio bassi» e «al taglio del cuneo». Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha inoltre affermato: «Abbiamo dovuto rivedere le stime sulla crescita di quest’anno allo 0,8 per cento, e anche le stime per l’anno prossimo».

Il Pil del 2024 crescerà dell’1,2 per cento, mentre il deficit/Pil nel 2023 sale dal 4,3 per cento al 5,3 per cento interamente per l’effetto del Superbonus 110 per cento. I bonus edilizi avranno infatti un impatto negativo sui conti pubblici e, in assenza di questi, il debito sarebbe sceso di un punto percentuale all’anno.

Migranti, accertamenti più rapidi sull’età

Il decreto migranti approvato dal Cdm, spiegano fonti di governo citate dall’Ansa, «prevede la possibilità di svolgere più rapidamente gli accertamenti per verificare l’età del minore straniero non accompagnato». Gli accertamenti sono autorizzati dalla procura dei Minorenni. «Se l’età dichiarata non corrisponde al vero» – hanno aggiunto – «lo straniero è condannato per falsa attestazione.

Stretta sulle espulsioni

La condanna per il reato di false dichiarazioni al pubblico ufficiale può essere sostituita dall’espulsione dal territorio nazionale. Qualora lo straniero presentasse una nuova domanda di protezione internazionale durante l’esecuzione di un provvedimento di espulsione, il presidente della Commissione territoriale valuterà preliminarmente e immediatamente l’eventuale inammissibilità della domanda reiterata di protezione internazionale.

Tutela delle donne migranti

Finora «le donne in stato di gravidanza o le madri con minori venivano inserite subito nel sistema di accoglienza di secondo livello». Per tutte le altre «la normativa prevedeva lo stesso identico trattamento degli uomini adulti». Con il decreto appena approvato, tutte le donne migranti, dunque non più solo quelle in stato di gravidanza, vedranno garantito «l’accesso nelle strutture di maggiore tutela».

Smart working e proroghe

Approvato anche il decreto proroghe sullo smart working. Il Consiglio dei ministri, fa sapere l’Agenzia, ha approvato il dl in materia di proroga di termini normativi e versamenti fiscali, con il prolungamento fino al 31 dicembre dello smart working per i lavoratori fragili nella P.a.

 

Con Meloni e Salvini lo spot Esselunga entra in campagna elettorale

La prima è stata Giorgia Meloni che, tra una Nadef, un decreto Immigrati (il terzo in quattro mesi sulla cosiddetta emergenza) e il gelo con Parigi e Berlino, ha comunque trovato il tempo di dire la sua sul tema caldo delle ultime 48 ore: lo spot Esselunga. «Leggo che questo spot avrebbe generato diverse polemiche e contestazioni. Io lo trovo molto bello e toccante», ha commentato la presidente del Consiglio sui social apprezzando il cortometraggio, firmato dalla pluripremiata agenzia Small, in cui la bambina triste prova a far riappacificare i genitori separati regalando al padre una pesca comprata al supermercato. Segno che la campagna elettorale sta (ri)cominciando e che le battaglie identitarie non possono essere ignorate.

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Così Matteo Salvini rincorre Giorgia Meloni

E poteva Matteo Salvini non cavalcare l’hype, lasciando all’alleata-avversaria un vantaggio mediatico? No di certo. «Dare voce ai tanti genitori separati, a quelle mamme e a quei papà quasi mai citati e spesso troppo dimenticati, al legame indissolubile con i figli», ha commentato sui soliti social. «Trasformare uno spot in uno splendido messaggio di Amore e Famiglia merita solo sorrisi. Come fa certa gente a insultarlo e deriderlo solo perché non narra il “modello” che vorrebbero loro?».

 

La passione di Salvini per la pubblicità

Del resto non stupisce che il segretario leghista e vicepremier commenti una pubblicità cogliendo il solito trending topic. Nel giugno del 2020 in chiave nostalgica postò su Facebook il famoso spot della Barilla con la bambina che salva un gattino sotto la pioggia. «Chi non lo ricorda? Altro che “Italietta”!», commentò. «Era un’Italia più sicura, più fiduciosa, più sorridente. Siamo il Paese più bello del mondo, possiamo tornare ad essere grandi. Buonanotte Amici, vi voglio bene». Anche in quel caso lo spot che oggi si definirebbe “emozionale” era stato usato per esaltare l’Italia degli Anni 80, «quella che era davanti alla Germania» dopo uno scontro a diMartedì con Massimo Giannini che ricordando la svalutazione l’aveva definita appunto «Italietta».

L’idillio con Barilla però durò poco. Nell’agosto dello stesso anno Salvini si spinse oltre. Sui social del Carroccio venne pubblicato uno scatto in cui il leader stringeva la mano a un ragazzo di colore durante il tour elettorale sotto al celebre spot della Ringo accompagnato dal claim: «Uniti di vince».

 

Una “appropriazione indebita” di spot, tanto che la stessa Barilla fu costretta a mettere in chiaro le cose con un tweet: «Il Gruppo Barilla conferma che non ha autorizzato e non autorizza l’utilizzo dei propri marchi – compreso il brand Ringo – da parte di nessun movimento o gruppo politico».

La sfuriata di Giovanardi contro lo spot Ikea

Per restare al rapporto politica-pubblicità, come dimenticare poi l’attacco di Carlo Giovanardi allo spot Ikea. Bisogna riavvolgere il nastro fino al lontano 2011, quando l’allora sottosegretario alla Famiglia del Popolo della libertà condannò la réclame che ritraeva una coppia gay mano nella mano con la scritta: «Siamo aperti a tutte le famiglie». «Contrasta a gamba tesa contro la nostra Costituzione», tuonò Giovanardi. «L’Ikea è libera di rivolgersi a chi vuole e di rivolgere i propri messaggi a chi ritiene opportuno. Ma quel termine “famiglie” è in aperto contrasto contro la nostra legge fondamentale che dice la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio, in polemica contro la famiglia tradizionale, datata e retrograda». Sembra trascorsa un’era geologica, ma siamo ancora inchiodati allo stesso punto. Ora bisogna capire a quale modello di famiglia anche la pubblicità dovrà adeguarsi.

Ponte sullo Stretto, FdI smentisce Salvini: «Dubbi su appalti nel 2024»

Per il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini i cantieri per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina saranno aperti nell’estate 2024. Ma per Fratelli d’Italia non è così. La maggioranza si spacca sull’infrastruttura divenuta un cavallo di battaglia del leader della Lega. A frenare l’entusiasmo di Salvini è stato il capogruppo del partito di Giorgia Meloni alla Camera, Tommaso Foti, che ha dichiarato: «Dubito che nel 2024 saremo già agli appalti».

Ponte sullo Stretto, FdI smentisce Salvini «Dubbi su appalti nel 2024»
Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Foti: «Nel 2024 il progetto esecutivo»

Intercettato dai giornalisti fuori da Montecitorio, Foti ha commentato la previsione di Salvini: «Allo stato mi pare che non abbiamo un progetto esecutivo, poi io non mi occupo della progettazione. Prudenzialmente posso pensare che nel 2024 ci possa essere il progetto esecutivo». E ha aggiunto: «Il ponte sullo Stretto in manovra? Il ponte in manovra è una spesa d’investimento e quindi penso possa essere una posta di bilancio che riguarda un programma pluriennale. Nel 2024 bisogna vedere, io dubito che saremo già agli appalti. In genere i soldi servono per la progettazione e per gli appalti, ma servono più per gli appalti, non per la progettazione».

Ponte sullo Stretto, FdI smentisce Salvini «Dubbi su appalti nel 2024»
Un plastico del Ponte sullo Stretto di Messina (Imagoeconomica).

Salvini: «Cantieri dall’estate 2024»

Dall’altra parte, il ministro Salvini, al congresso dell’Ordine degli Ingegneri, ha dichiarato: «Stiamo fortunatamente, positivamente e con tanta pazienza rispettando il cronoprogramma che ci siamo dati dieci mesi fa». E parlando di tempistiche ha rimarcato quanto già detto negli ultimi mesi: «L’obiettivo è aprire i cantieri, dopo 52 anni di parole, nell’estate dell’anno del Signore 2024 e la chiusura nel 2032 con il primo treno, la prima auto, la prima moto, il primo camion che attraverseranno il collegamento stabile».

WeBuild: «Pronti a iniziare a marzo»

Quello delle tempistiche relative all’avvio dei cantieri del Ponte sullo Stretto resta un tema caldo. Nel luglio 2023 a parlarne è stato Pietro Salini, amministratore delegato di WeBuild: «Spero di poter dire al ministro che siamo pronti per marzo a iniziare fisicamente le opere». E ha aggiunto: «Abbiamo già cominciato le attività di aggiornamento progettuale. Dobbiamo riuscire a fare sì che queste grandi opere non siano solo sfide di terreno politico ma diventino invece vita per i cittadini, futuro per i ragazzi e capacità di attrarre talenti».

Meloni sullo spot di Esselunga: «Molto bello e toccante»

Tra emergenza migranti, Pil in frenata e compagnia bella, la premier Giorgia Meloni trova il tempo per dire la sua via social sullo spot Esselunga finito al centro delle polemiche. «Leggo che questo spot avrebbe generato diverse polemiche e contestazioni. Io lo trovo molto bello e toccante», ha commentato la presidente del Consiglio apprezzando il cortometraggio, firmato dalla pluripremiata agenzia Small, in cui una bambina triste prova a far riappacificare i genitori divorziati regalando al padre una pesca comprata al supermercato.

La stessa presidente del Consiglio è figlia di genitori separati

Lo spot è finito sotto accusa per aver strumentalizzato i sentimenti dei bambini che soffrono a causa della separazione dei genitori, stigmatizzando il divorzio. In tanti si sono spinti oltre, leggendo tra le righe una critica alle famiglie non tradizionali. Sui social, inoltre, c’è chi scrive che la vicenda di Emma (la bambina protagonista) «risveglia sofferenze in chi ha provato l’esperienza della separazione». La presidente del Consiglio è evidentemente di diverso avviso. Meloni tra l’altro  è figlia di genitori separati e ha avuto a lungo un rapporto conflittuale con il padre Francesco, scomparso nel 2012 che aveva abbandonato la famiglia quando lei era molto piccola, per rifarsi una nuova vita alle Canarie.

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La presidente del Consiglio ha detto la sua sulla pubblicità finita al centro di polemiche
Giorgia Meloni (Getty Images).

Anche Michela Vittoria Brambilla è d’accordo con la premier

Lo spot pare aver diviso l’Italia. Oltre alla valanga di critiche e sfottò, c’è infatti una buona fetta di utenti che sui social hanno apprezzato lo sforzo di raccontare una storia diversa da quella delle solite famiglie felici. Sullo spot si è espressa anche Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza: lo spot, afferma la deputata, accende i fari sul «disagio psicologico di bambini e adolescenti figli di coppie separate».

L’eterno lutto di Forza Italia, un partito morto assieme a Silvio Berlusconi

Ci sarà un Silvio Berlusconi virtualmente vivo alla convention di Forza Italia di Paestum. Un ologramma del fondatore riceverà i partecipanti all’ingresso, così da dare l’impressione che Lui è ancora lì, tra loro. Era troppo poco una gigantografia dietro al palco, un filmato con in sottofondo il racconto delle sue gesta, un opuscolo illustrato. A Forza Italia non basta la memoria di Berlusconi per tenere uniti i suoi adepti, gli serve ricrearlo in 3D. Del resto “Berlusconi è tra noi” è il refrain che ha accompagnato tutte le uscite pubbliche del partito da quando Silvio non c’è più. Da allora Antonio Tajani, tenutario su mandato della famiglia di un’eredità politica nata e morta con il padre politico, più che un segretario sembra un sacerdote intento a celebrare riti devozionali al fine di riempire l’horror vacui della sua assenza.

L'eterno lutto di Forza Italia, un partito morto assieme a Silvio Berlusconi
Antonio Tajani e, sullo sfondo, un’immagine di Silvio Berlusconi (Imagoeconomica).

Bisogna guardare indietro, perché davanti non c’è più il Cavaliere

Si direbbe che Forza Italia ritrova in una perpetua elaborazione del lutto le condizioni della sua sopravvivenza. Deve guardare indietro, perché davanti non c’è più il Cavaliere a tenere tutti insieme. Ma un partito che si riduce al culto di un morto è anch’esso morto, non ha futuro. E i primi ad averne contezza, nonostante gli auspici e le promesse di chi è rimasto, sono proprio i militanti. Quelli che a ogni comizio del fondatore intonavano a mo’ di rassicurante mantra “meno male che Silvio c’è”, un inno alla sua indispensabilità. E insieme una dichiarazione che senza di lui non ci sarebbe stato futuro. Per questo quello di Paestum, tra vestigia di templi greci, è solo un raduno di inconsolabili nostalgici. Senza peraltro che la più inconsolata di tutti, Marta Fascina, finta sposa e ora finta vedova, sia tra di loro.

Decreto migranti, stretta sui minori: chi mente sull’età sarà espulso

Espulsioni più facili «per gravi motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato», stretta sul fenomeno dei falsi minorenni con l’espulsione di chi mente sull’età, possibilità di accogliere nei Centri ordinari – e non in quelli per minorenni – chi ha tra i 16 e i 18 anni, impiego della Guardia costiera negli hotspot, 400 militari in più a presidio delle principali stazioni ferroviarie italiane. Sono i contenuti della bozza del decreto sui migranti atteso mercoledì 27 settembre in cdm. Si tratta della terza misura a riguardo dopo il decreto Cutro e quello che ha previsto un allungamento del trattenimento nel Cpr.

Decreto migranti: la condizione dei minorenni

La bozza del nuovo decreto migranti prevede che «in caso di momentanea indisponibilità di strutture ricettive temporanee», il Prefetto possa «disporre la provvisoria accoglienza del minore di età non inferiore a 16 anni in una sezione dedicata nei centri e strutture» ordinari, ma «per un periodo comunque non superiore a 90 giorni». Altro aspetto molto contestato riguarda il trattamento delle donne incinte. In un primo momento, infatti, era sembrato che potessero non rientrare nei soggetti considerati vulnerabili. Palazzo Chigi però ha smentito.

Chi mente sull’età rischia l’espulsione

Stretta invece su chi una volta giunto in Italia dichiari il falso in merito alle proprie generalità. Si prevede infatti che l’autorità di pubblica sicurezza, in caso di arrivi consistenti, possa disporre lo svolgimento di rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti a individuare l’età del migrante, comunicandolo al tribunale dei minorenni che deve autorizzare. Chi dichiara il falso rischia di essere espulso. Un’altra possibilità di espulsione è legata ai casi in cui il migrante sia un soggetto ritenuto socialmente pericoloso. A disporre l’espulsione sarà, in questi casi, il Prefetto, mentre in situazioni di gravi motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato il ministro dell’Interno. Questo, più nel dettaglio, dovrà fornire tempestiva comunicazione al Presidente del Consiglio dei ministri così come al ministero degli Esteri.

Misure per alleggerire il sovraffollamento degli hotspot

Altra criticità che il provvedimento intende affrontare è quella del sovrafollamento degli hotspotLampedusa in primis – in caso di arrivi massicci. Si dà quindi la possibilità al ministero dell’Interno di avvalersi del concorso delle attività logistiche delle Capitanerie di porto – Guardia costiera. Nel contempo, dal 2024 al 2028, è autorizzato il reclutamento nel Corpo, per ciascun anno, di 100 volontari. Si potrà poi derogare – nei casi di situazioni di estrema urgenza connesse ad arrivi consistenti e ravvicinati – ai parametri di capienza per le strutture fissate da Regioni ed enti locali, nella misura non superiore al doppio di quella prevista.

Bozza dl migranti: sedicenni nei centri ordinari con gli adulti

Nel caso di «momentanea indisponibilità di strutture ricettive per migranti» minorenni il prefetto «può disporre la provvisoria accoglienza del minore di età non inferiore a sedici anni» in una sezione dedicata nei centri ordinari, «per un periodo comunque non superiore a novanta giorni». Così prevede la bozza del nuovo decreto migranti che andrà all’esame del Consiglio dei ministri mercoledì 27 settembre. Inoltre, quando lo straniero è condannato per il reato di falsa attestazione della sua età, la pena può essere sostituita dall’espulsione dal territorio nazionale. Il decreto facilita anche le espulsioni per «gravi motivi di sicurezza» e prevede che il Viminale possa avvalersi della Guardia costiera negli hotspot «in caso di arrivi consistenti e ravvicinati di migranti nel territorio nazionale provenienti dalle rotte marittime del Mediterraneo».

Incremento personale Forze armate

Dal 2024 al 2028 è autorizzato il reclutamento nel Corpo, per ciascun anno, di 100 volontari mentre per rafforzare i dispositivi di controllo e sicurezza nelle principali stazioni ferroviarie italiane il contingente di personale delle Forze armate dell’operazione Strade sicure – così la bozza del nuovo decreto migranti – è incrementato dall’1 ottobre al 31 dicembre 2023 di ulteriori 400 unità. Per l’attuazione della misura è autorizzata la spesa complessiva di 2,8 milioni di euro.

L’art.8 e le categorie vulnerabili

Nell’articolo 8, quello dedicato all’accoglienza delle categorie vulnerabili, è stata soppressa la dicitura “donne in gravidanza”, ma nella relazione introduttiva viene precisato che, tra i vulnerabili, vanno considerate tutte le donne e non solo quelle in stato di gravidanza. Per quanto riguarda la capienza dei centri «Si può derogare ai parametri previsti», ma con un limite: «nella misura non superiore al doppio dei posti previsti dalle medesime disposizioni». Mentre per i centri destinati ai minori, non si può eccedere «la misura massima del 50 per cento rispetto ai posti previsti».

Sondaggi politici, la Lega supera il 10 per cento

Secondo l’ultimo sondaggio Swg per il Tg La7, in una settimana è la Lega ha guadagnato lo 0,3 per cento nelle intenzioni di voto degli italiani e ha superato per la prima volta il 10, fermandosi al 10,1. Un risultato importante per il partito di Matteo Salvini, premiato probabilmente dalle politiche dure sui migranti. Anche se un’altra rilevazione Swg mostra come l’elettorato di maggioranza non sia pienamente soddisfatto per le scelte attuali, considerate ancora troppo deboli dal 51 per cento degli intervistati. Perde lo 0,1 per cento, invece, Fratelli d’Italia. Stabile il Pd, male il Movimento 5 stelle.

FdI resta sotto al 30 per cento

Il partito di Giorgia Meloni non riesce a risalire oltre il 30 per cento e in sette giorni ha perso anche lo 0,1. Fratelli d’Italia si ferma così al 28,7 per cento, poco meno di 9 punti percentuali sopra al Pd. I dem guidati da Elly Schlein restano stabili al 19,8 per cento. Dietro, sono i pentastellati di Giuseppe Conte a cedere lo 0,3 per cento, scivolando al 16,9 e perdendo terreno. Bene, invece, Forza Italia. Il partito guidato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani guadagna lo 0,2 per cento, salendo al 6,5.

Sondaggi politici, la Lega supera il 10 per cento
Antonio Tajani (Imagoeconomica).

Azione e +Europa salgono, scivola Renzi

Bene, invece, Carlo Calenda. Azione ha guadagnato un ulteriore 0,1 per cento e sale a quota 3,8. Un risultato importante perché contemporaneamente è stato Italia Viva di Matteo Renzi a perdere lo 0,1 per cento, fermandosi invece al 2,7 e ampliando la forbice tra i due partiti che fino a pochi mesi fa erano alleati. A crescere è anche +Europa, che ha guadagnato lo 0,2 per cento e ora tallona proprio IV, a quota 2,6 per cento. La stessa percentuale è stata persa da Alleanza Verdi e Sinistra, ora al 3,2 per cento. Due partiti a quota 1,6 per cento: si tratta di Per l’Italia con Paragone e Unione Popolare.

Sondaggi politici, la Lega supera il 10 per cento
Carlo Calenda e Matteo Renzi insieme durante un convegno dell’ex Terzo Polo (Imageoconomica).

Sul rigassificatore a Vado è scontro tra Calenda e Toti

È  scontro tra Carlo Calenda e il presidente della Liguria Giovanni Toti sul futuro del rigassificatore attualmente collocato a Piombino. Toti ha infatti promesso di trasferirlo tra Vado e Savona, scatenando il putiferio.

 Calenda: «Non siamo favorevoli a spostarlo da Piombino a Vado per ragioni politiche»

Calenda su X si era detto favorevole all’idea, se utile. «Anzi, ho dichiarato che sono pronto ad andare a spiegarlo ai cittadini di Vado come fatto a Piombino. Ma non siamo favorevoli a spostarlo da Piombino a Vado per ragioni politiche». Un modo forse per giustificare le ambiguità di Azione che se a Piombino si era schierata per il sì, in Liguria, con il voto del consigliere regionale Pippo Rossetti appena entrato nei centristi dal Pd, è orientata per il no. Per Calenda tutto sta nelle intenzioni. «La questione è perché si sposta il rigassificatore di Piombino a Vado visto che a Piombino ha tutte le autorizzazioni e a Vado no. La realtà è che la Meloni vuole favorire il suo sindaco (di Piombino) e Toti vuole fare il terzo mandato in Regione».

La replica di Toti: «La Liguria è il simbolo del fallimento di Calenda»

La risposta di Toti non ha certo calmato le acque: «Calenda ha prima stretto un accordo con Letta, poi ha fatto il Terzo Polo con Renzi, poi ci ha ripensato. A Genova è venuto ad appoggiare Marco Bucci e poi ci ha ripensato in cambio di qualche vecchio arnese al Pd», attacca il governatore con riferimento a Rossetti e alla consigliera comunale Cristina Lodi passati dai dem ad Azione. «Se per due consiglieri in più si cambia idea sulle politiche energetiche del Paese, in un partito nato per promuovere modernità e sviluppo, mi sa che Azione ha fallito in partenza. Calenda sa benissimo che la valutazione ambientale prevede che a Piombino l’impianto stia tre anni, la decisione l’ha presa il governo Draghi, oggi raccontare una storia diversa solo per giustificare il voto tra il populista e il velleitario dei suoi neo consiglieri credo qualifichi il movimento. La Liguria è il simbolo del fallimento di Calenda». Accuse a cui l’ex ministro ha ribattuto: «Toti piantala di fare il bambacione, devi spiegare ai liguri che senso ha portare il rigassificatore di Piombino a Vado, a parte fare un favore a Meloni per farti dare il terzo mandato. Io sono favorevole a farne altri dieci di rigassificatori».

 

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