Il diario di Friederike Brun nell’ultimo lavoro di Federico Guida

di Vito Pinto

Non vi è periodo della storia dell’uomo in cui le strade d’Italia non siano state percorse da mercanti, artisti, studiosi, pellegrini, predicatori oltre che da conquistatori, banditi, avventurieri e nullafacenti. Una schiera ininterrotta di umanità che veniva, in ordine sparso, nelle italiche contrade per conoscere il gusto della grecità, il sapore della romanità, il pathos struggente dell’antico, il messaggio del cristianesimo, lo splendore del Rinascimento. Ma fu solo nel Sei-Settecento, e parte nell’Ottocento, che questi viaggi furono, per così dire, istituzionalizzati: il nostro Paese diventava la mèta privilegiata di giovani rampolli dell’aristocrazia europea, per lo più uomini di cultura accompagnati da artisti, che sistematicamente intraprendevano quel viaggio che ben presto sarà definito “Grand Tour”. Sono gli anni dell’enigmatico e contradditorio Giambattista Piranesi che giunge a Paestum ed esegue una serie di disegni dei monumentali templi. Sono gli anni del “Voyage dans le royaume de Naples” come lo definì J.J. Bouchard o del “Italienische Reise” di W.A. Goethe e del suo amico J.P. Hackert, senza dimenticare l’Abate di Saint Non, William Turner, Henry Swinburne e il Conte di Caylus. Una schiera di rampolli per un viaggio che, sulle prime, era tutto al maschile e praticamente inibito alle donne. Poi fu la volta di Elisabeth Vigée Le Brun, Sydney Morgan, Madame de Staël, Mary Shelley, di quelle donne, in pratica, appartenenti all’aristocrazia e alla borghesia britannica, francese, tedesca, scandinava che considerano il “viaggio in Italia” come l’unica possibile occasione per fuggire dalla reclusione domestica, dai suoi doveri e dai suoi riti. Donne pervase da un desiderio di libertà che rende più vivo il bisogno di conoscenza. E nelle loro relazioni di viaggio viene fuori tutta la loro acuta osservazione di ciò che visitano e quelle ambizioni culturali che altrimenti non avrebbero avuto modo di coltivare e di esprimere. In questo contesto si inseriscono anche i viaggi in Italia di Friederika Brun, poetessa danese di lingua tedesca, che segue itinerari già appartenuti a Goethe e, soprattutto, al fratello Friedrich Münter. Ne l’âge des lumières, per una borghese che teneva alla sua reputazione, viaggiare da sola era praticamente impossibile, ma la Brun ha un buon motivo: la sua salute precaria che richiede un clima mite e bagni di fango. Di Friederika Brun, qualche tempo fa, l’attento ricercatore e studioso cavese Federico Guida ha pubblicato il “Diario” che la viaggiatrice teneva con cura e che cominciò a pubblicare quando quei suoi viaggi in Italia (ne fece quattro dal 1795 al 1810) terminarono allorquando il marito Constantin Brun, console danese a San Pietroburgo, smise la sua missione e lei fece definitivamente ritorno a Copenaghen, dove abitava con la famiglia. Pagine di diario nelle quali «ricorda con nostalgia – scrive Ulrike Böhmel Fichera – i soggiorni in Italia, le bellezze artistiche, gli splendidi paesaggi, la vivacità di intellettuali, artisti e viaggiatori incontrati a Roma e in altre località». Anche se inserita in una sorta di limbo del dilettantismo da un mondo di intellettuali e letterati dell’epoca, dominata da una cultura maschilista, Friederike Brun nei suoi viaggi individua argomenti che la colpiscono particolarmente, per cui descrive con dovizia di particolare i luoghi a lei dintorno e osserva la capacità de “gli uomini semplici” ad integrarsi con la natura. La Brun giunse in Italia, la prima volta, per curarsi a Ischia con bagni di fango. Ma il suo interesse era anche per il patrimonio artistico e storico italiano: Il padre, Balthasar Münter, pastore evangelico, le aveva permesso di “assistere” (e non apprendere) alle lezioni di greco e latino impartite al fratello. All’inizio di giugno del 1796, – ricorda Federico Guida – La Brun giunse a La Cava e prese alloggio a Casa Carraturo, la stessa dove aveva abitato Gaetano Filangieri e Carolina Frendel, durante l’esilio volontario dalla Corte di Napoli, “trascorrendo felici periodi di riposo”; annotava «Ah! Qui visse Filangieri per due dei più felici anni della sua breve e gloriosa vita, nella pace domestica». Ben presto la cittadina metelliana, definita dalla Brun “figlia delle costellazioni celesti”, diventa “ancoraggio della mia anima, cittadina amata e indimenticabile”. Il suo soggiorno dura un mese e i giovamenti sulla salute si fanno notare. Scrive nel Diario: «Tutta la stanchezza era svanita. Respirai insaziabilmente la fresca aria carica di aromi di erbe profumate che pervadeva tutti gli aperti atri dell’ariosa casa, e mi deliziai nella pienezza della valle più bella del mondo». La giovane donna danese nelle sue lunghe passeggiate ebbe una stretta vicinanza con le popolazioni locali della Valle con le quali si intratteneva; numerose erano le piccole escursioni che faceva soprattutto nei dintorni de La Cava, per respirare quell’aria lieve e balsamica che portava giovamento alla sua salute. E tra queste ne fece una anche alle grotte del Bonea, luogo pittoresco che sedusse l’animo della viaggiatrice: “il suo fascino – scrive Federico Guida – esercitò un influsso particolare sull’immaginazione poetica della scrittrice danese, perché quel solitario antro naturale apparve ai suoi occhi un ideale rifugio per gli innamorati”. Annotava la scrittrice: «Dovunque lungo queste rocce, sgorgano fuori ruscelli e si aprono grotte profonde. Una di queste grotte era tutta aperta… con il tortuoso ruscello ai nostri piedi, luce e frescura scorrevano giù nella valle… L’incantevole posto non mancava di essere anche un luogo sacro; in un posticino all’asciutto, giusto in mezzo a due nicchie, come su un sacro focolare di ninfe, due uccelli avevano fatto il nido nel morbido muschio. Timidamente volarono verso di noi. Come mi fu due volte cara questa grotta! Divenne per me il tempio dell’amore». Immediata è la consapevolezza di quanta sensibilità d’animo fosse dotata La Brun, che sapeva cogliere aspetti del paesaggio, del clima cavese nelle diverse ore del giorno: volto nascosto de La Cava del Settecento. E fu da quei luoghi, tra anfratti di rocce, gocciolii di stalattiti e armonie di ruscelli che la poetessa, nel 1796, fu ispirata a scrivere “Invito nella valle de La Cava”, versi immaginifici che, nel 1813, vennero musicati dal compositore tedesco Friedrich Kuhlau. «Grazioso amore, dolce amore vieni o vieni in questa Valle!» scrive la Brun ed “è difficile trovare nella letteratura di viaggio locale – annota Guida – un’altra poesia che sia paragonabile a questa della poetessa danese”. Testi e musica rimasti dimenticati per ben due secoli e che ora Federico Guida con sapienza di studioso, ha dato alle stampe per le edizioni di “areablu” di Cava de’ Tirreni, presentando questo suo ultimo, interessante lavoro, intitolato come la poesie, nel corso di un evento nel salone di rappresentanza del Comune metelliano, durante il quale il “Deutsche Lied” (o romanza che dir si voglia), per voce e pianoforte, in prima assoluta, è stato eseguito con maestria dagli alunni della sezione musicale del Liceo “I.I.S. De Filippis-Galdi”, diretto dalla prof. Maria Alfano. La preparazione musicale degli alunni è stata del prof. Ivan Iannone e del compositore Maurizio Cogliani. Un libro che è la continuazione ideale delle precedenti ricerche del Guida sulla Brun la quale, con questi suoi versi, proiettò nei salotti culturali europei ottocenteschi il nome de La Cava. Ad onor del vero la Brun dedicò poesie anche a Napoli, Piano di Sorrento e Pompei, ma in questi luoghi la poetessa danese è stata dimenticata, per cui va dato merito al Guida se la presenza di queste donne straniere resta ancora come momento di riflessione per gli uomini di oggi. Scrive Federico Guida: «Questo testo (la poesia) ha un grande valore simbolico e ideale poiché racchiude in nuce una sorta di tacita espressione di un riconoscente omaggio che la Brun volle rivolgere a La Cava».

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Salerno, Inaugurata la Casetta del Libro

di Erika Noschese

Incentivare la cultura attraverso piccoli gesti in grado di rendere migliore la città perché, si sa, a volte sono i piccoli gesti a fare la differenza. Nasce così l’iniziativa dell’associazione Progetto Terra con l’obiettivo di incentivare la lettura tra i giovani e i giovanissimi. Sabato sera, ai giardini Mariele Ventre è stata inaugurato una piccola, accogliente “mini-biblioteca” a forma di casetta, dove tutti possono prendere o riporre libri senza bisogno di tesseramento. Con questo piccolo progetto l’Associazione Progetto Terra vuole promuovere lo scambio di libri tra adulti, bambini e ragazzi che vivono il quartiere Pastena e che frequentano la Villa Giardini Mariele Ventre. L’iniziativa del libro condiviso in strutture libere ha avuto origine negli Stati Uniti nel 2009, dove sono comparse le prime “Little Free Library”, che in breve tempo si sono diffuse ovunque e nasce, oggi, sul territorio salernitano, in particolare nel quartiere Pastena, dalla passione per la lettura e la divulgazione culturale del Presidente dell’Associazione Valeria Palo. La casetta del libro è un progetto che sposa in pieno il concetto di sostenibilità poiché nasce da un’idea di riutilizzo di un gioco in legno di due bambine e poi riadattata a funzione di casetta per accogliere libri di varie dimensioni e grandezze. La Casetta conterrà volumi per tutte le età e sarà installata all’interno della Villa Giardini Mariele Ventre a portata di lettura di tutti, un’iniziativa utile per favorire la cittadinanza attiva nella nostra comunità, un modo per educare i più giovani alla lettura prendendo in prestito un libro senza nessun vincolo se non la responsabilità di restituirlo e rimetterlo a posto per altri che vorranno leggerlo. Piccoli gesti che aiutano al rispetto delle regole, a prenderci cura delle cose che sono di tutti e perché no, alla condivisione di piccoli grandi sogni. Come funziona Il funzionamento è molto semplice: chiunque voglia può prendere uno dei libri collocati all’interno della casetta, leggerlo in villa oppure portarlo a casa per poi restituirlo appena terminato. Chiunque può lasciare o donare un proprio libro a propria scelta. Si tratta di un vero e proprio scambio gratuito, che è alla base della filosofia del progetto. Perché è importante leggere: i maggiori benefici per la salute Leggere, leggere, leggere. Non è solo un dovere, quando per esempio si studia oppure si preparano prove molto importanti. E’ innanzitutto un piacere, tutto da scoprire e coltivare, un timbro autentico per uno stile di vita sostenibile. La lettura accompagna la crescita, pone le basi per uno sviluppo cognitivo e creativo, è arricchimento della persona, delle conoscenze nonché delle competenze. E nel tempo l’immersione in parole e racconti ci porterà in una dimensione per cui, proprio grazie alla lettura, non avremo mai sprecato tempo, gioia, talento e relazioni umane, ma rafforzeremo le Nostre abilità anche rispetto alle curve pericolose della vita. Il progetto Il progetto prevede la collaborazione di diverse risorse associative, culturali e formative del territorio salernitano tra cui il Centro di Formazione di Federica Panciulo e l’Associazione La Rosa di Gerico di Serenella Cestaro; molte altre risorse culturali e educative, in futuro, saranno coinvolte in attività laboratoriali per bambini, ragazzi ed adulti, convegni, seminari ed eventi di presentazione di libri. A fornire supporto logistico Carlo Avallone di Avallone Grafica per la proficua e costante collaborazione con le attività dell’Associazione Progetto Terra e soprattutto per l’importante supporto logistico. Durante la presentazione della Casetta si sono tenute attività di laboratorio per i bambini, musica e occasione di poter interloquire con i curatori del Progetto. «La casetta del libro nasce come progetto per divulgare la passione per la lettura, una mini biblioteca che accoglie libri per tutte le fasce d’età e la consultazione è gratuita. Le persone possono recarsi ai giardinetti, leggere il libro e poi restituirlo alla casetta e chi vuole può donare un libro alla Casetta», ha dichiarato Valeria Palo, presidente dell’associazione Progetto Terra. A sostenere l’iniziativa il consigliere comunale Fabio Polverino: «Lo scopo è di vivere sempre di più il nostro territorio, le nostre ville e i nostri parchi – ha detto il presidente della commissione Bilancio – Lo scambio di libri favorisce la cultura, l’aggregazione sociale e l’amministrazione è riuscita a portare avanti questa iniziativa con l’associazione». Un invito alla lettura, come ha sottolineato la consigliera Alessandra Francese: «oggi viviamo in un mondo troppo social, siamo presi dai cellulari ed è bene ritornare alla lettura. Un modo interessante per aggregarsi, riunirsi, ritrovare rapporti umani – ha detto la Francese – Questa casetta non è altro che un gioco, trasformato da un nonno in casetta e noi non possiamo far altro che custodirla».

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Scivola in montagna e precipita per 500 metri: lo scialpinista Tom Arent muore a 26 anni


Si chiamava Tom Arent Van de Plassche lo scialpinista di 26 anni morto domenica 12 maggio sull'Ortles, in Alto Adige. Intorno alle 9 di mattina, dopo aver raggiunto la cima insieme a un amico e forse per la scarsa visibilità causata dalla nebbia, è scivolato ed è precipitato per 500 metri. Il 26enne, nato in Olanda ma residente a Trento, era un atleta di alto livello e impegnato nel sociale.
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Unisa fuori dalla campagna elettorale

di Antonio Manzo

Il rettore dell’università di Salerno, Vincenzo Loia, non consenta l’inopportuno utilizzo dell’ateneo in campagna elettorale. <Giungono più segnalazioni che il candidato alle Europee Maurizio Sibilio del movimento 5 Stelle confonda i momenti della didattica con quelli elettorali>. Antonio Iannone, commissario regionale di Fratelli d’Italia in Campania si accorge che il prorettore dell’università di Salerno, prima avversario di Loia, per il rettorato, e poi fidatissimo alter ego, si è candidato alla Europee con i 5 Stelle. Non solo, il senatore di Fratelli d’Italia minaccia anche una interrogazione parlamentare al ministro dell’università Annamaria Bernini <se dovessero ripetersi episodi di chi – osserva – avendo sempre predicato corretti comportamenti pubblici poi se ne dimentica all’occorrenza per motivi elettorali>. Quella che al momento è solo una minaccia per portare il “caso Sibilio” nelle aule parlamentari inizia a diventare concreta ipotesi di fronte all’ultimo schiaffo all’autorevolezza del campus. Da giorni, ormai staziona nel parcheggio del bar prospiciente l’ingresso in ateneo un camion pubblicitario, meglio noto come camion vela, con l’invito a votare Sibilio e Cinque Stelle. Il fatto importante è che un parlamentare della Repubblica scenda in campo mostrando interesse istituzionale sull’ateneo di Salerno è novità rilevante. Ci si augura che il rinnovato interesse per l’Ateneo non riguardi solo il breve periodo ed il tornaconto elettorale con le relative schermaglie annesse ma che i parlmentari salernitani, sia di centro destra che di centro sinistra, possano con più attenzione osservare le dinamiche che caratterizano la gestione corrente dell’Ateno nell’esclusivo interesse della comunità scientifica e degli studenti. Non c’è solo la campagna elettorale per le Europee ma anche la storia dell’attacco hacker che svuotò i computer d’ateneo con un data breach introdotto da una nota sigla di attacchi hacker. Tre anni fa uguale attacco informatico avvenne ai sistemi informatici della Regione Lazio determinarono tre sanzioni del Garante privacy ed Autority nazionale, che dopo una istruttoria irrorano pesanti multe alla società che gestisce i sistemi informatici della Regione Lazio. L’Autority guidata dal presidente Pasquale Stanzione avrebbe aperto da tempo una istruttoria sul attacco haker all’università di Salerno ma non è ancora stata resa nota la definizione del provvedimento aperto. C’è chi comunque gode di estrema fiducia nell’Autority considerato che il suo presidente Pasquale Stanzione è uno dei “padri nobili” dell’ateneo salernitano dove per decenni ha insegnato diritto privato lasciando la impronta del sapere a docenti formatisi alla sua scuola e tuttora in servizio. Nessun parlamentare salernitano è stato mosso dall’interesse di capire cosa accadde ed accadrà dopo il clamoroso attacco hacker all’università diversamente da quanto accaduto nell’analogo caso citato Regione Lazio dove i parlamentari 5 Stelle (senatori Gabrielle Di Girolamo, Elisa Piero e Luigi Nave) chiesero repentinamente al Garante e al Governo notizie ed aggiornamenti circa le misure adottate nella Regione Lazio. Cosa diversa avvenuta a Salerno dove i criminali informatici hanno potuto godere fino ad oggi del silenzio dell’intera classe politica salernitana. Andrà inoltre approfondita dalle autorità competenti la questione legata all’appalto per il sistema informatico ad Oracle per circa 4 milioni di euro che risulta mai entrato in funzione, per sostituire il sistema Cineca.

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Eboli. Cornito, la lottizzazione della discordia

di Peppe Rinaldi

Dietro un libro, un articolo, uno scritto c’è sempre una persona, una storia, una vita, ci sono circostanze, fatti e dettagli che li precedono: vale per le opere così dette «dell’ingegno», vale per quelle artistiche e vale, pure, per i semplici atti della pubblica amministrazione, nel senso che sotto la coltre algida e formale del dettato burocratico possono celarsi antichi vizi e nuove virtù, o viceversa. E questa non è sempre una buona notizia. Proviamo a farci capire. I nostri affezionati cinque lettori si saranno accorti che sul territorio ebolitano, paradigma delle condizioni di salute generali di ampie parti del Paese, c’è un problema di “legalità” (tra virgolette) in materia di edilizia, condizionato dalle concessioni rilasciate dall’autorità pubblica. In parole povere, c’è un problema nella dinamica corrente tra interessi privati e rilascio dei permessi pubblici. Non è tanto l’abusivismo in quanto tale a farsi notare, mentre lo è, invece, la schizofrenia degli enti pubblici che la notte si rimangiano ciò che di mattina avevano formalmente accolto e autorizzato. Succede. Il gran pasticcio del Prato Il caso delle famose «villette» in località Prato è emblematico: diverse unità abitative sono sorte col via libera ufficiale lì dove c’erano catapecchie agricole o ruderi vari stravolgendo la destinazione urbanistica di una vasta area; oggi si trovano ancora sotto sequestro per un’ipotesi di lottizzazione abusiva, reato non propriamente banale come potrebbe sembrare, a breve inizierà il primo dei presumibili molteplici processi già incardinati. Non tutti furono in buona fede, nel senso che molti scommisero sul fatto che, grazie al famoso Piano casa della Regione, sarebbero potute passare sottotraccia certe tipiche furberie e così, saldando tante e tali aspettative con la «bulimia» della precedente amministrazione, che aveva spremuto oltremisura gli uffici tecnici con le note conseguenze, alla fine si crearono le condizioni affinché la magistratura sigillasse tutto con il famigerato nastro rosso-bianco. Altri furono in buona fede, in Comune veniva loro risposto qualcosa del tipo “Ok, questo lo puoi fare, questo no, questo forse, versa gli oneri e non ti preoccupare”. Storia vecchia, carta conosciuta si direbbe in volgare. Risultato? Guai e problemi per tutti e per molti anni a venire, tempo e soldi per avvocati, tecnici e periti vari, insomma la via crucis è garantita: tutto perché, molto banalmente, al vertice della macchina c’era un gruppo di avventurieri – buona parte dei quali oggi confluita nella nuova maggioranza senza traccia di minimo rossore in volto – guidati da un ambiguo corsaro che con la realtà aveva perso ogni legame, inducendo così la convinzione che tutto fosse possibile, che non c’erano problemi, che «figurati se vengono a controllare proprio noi» o roba del genere. Poi è finita con il (solo) sindaco in manette e una marea di morti e feriti sul campo. Memoria corta Su tutti si veda il caso del noto imprenditore ebolitano, tutt’oggi «insospettabile», trascinato nel costoso inghippo di una costruzione eretta addirittura sull’uscita dell’ex A3, una storia destinata a entrare nel Guinness delle stramberie urbanistiche italiane. Situazione aggravata, poi, con l’arrivo dei nuovi amministratori, che pure avevano ingenerato nell’imprenditore la speranza della soluzione a un problema che solo una nuova sanatoria nazionale potrebbe, forse, offrire: la nostra memoria è corta, cortissima, viviamo tutti con la testa nei social dove le cose durano al massimo 30 secondi, ma non andrebbe dimenticato che una sorta di legittimazione ex post del presunto abuso sullo svincolo autostradale arrivò, su carta intestata del Comune, dall’amministrazione in carica che, attraverso una nota sottoscritta dall’assessore all’Urbanistica Marisei, spiegava a questo giornale che di problemi non ve ne fossero. Invece ce n’erano eccome, tant’è che dopo qualche giorno assunsero i connotati del Palazzo di giustizia col relativo nastro sopra citato. La vicenda parte da lontano? Fatta questa premessa per mera, ancorché prolissa, descrizione del contesto, segnaliamo un’altra vicenda «originale», richiamando quanto scritto nelle righe introduttive di questo articolo. Si ricorderà che un’altra lottizzazione sarebbe stata realizzata in località Cornito di Eboli. Il soggetto interessato è un noto imprenditore ebolitano di Santa Cecilia, si chiama Gerardo Alfano. Anche nel suo caso, più o meno, si sono verificate condizioni «particolari» nel relativo iter procedurale e amministrativo. Semplificando al massimo, diciamo che Alfano aveva fatto richiesta di divisione di un unico lotto su cui c’era un rudere dal quale sarebbero dovute nascere nuove unità abitative. Il Comune in un primo momento dà il via libera, poi qualcuno si accorge che c’è qualcosa che non quadrerebbe e i permessi vengono revocati: tu, caro Alfano, non puoi fare ciò che ci hai chiesto e che pensavamo potessi fare autorizzandoti, perché non sei il titolare del diritto di proprietà bensì un enfiteuta e, quindi, la tua qualificazione giuridica non ti consente di accedere a un determinato iter non avendone titolo. Non solo sei un enfiteuta ma su quel terreno – dice il Comune, seppur tardivamente – c’è il gravame degli usi civici. Accidenti – avrà pensato Alfano – possibile che nessuno se ne sia accorto prima? E poi, io sono il proprietario, il mio diritto reale è pieno, da dove sbucano queste cose adesso? Appunto, da dove sbucano? E qui torniamo a quanto supposto in esordio di articolo come suggestione di cronaca: dietro le carte ci sono gli uomini, le persone, le storie, le amicizie e le inimicizie, antiche o sopraggiunte, insomma c’è la vita di ciascuno di noi. Infatti, non è da escludere l’illazione che descrive una specie di «faida» tra Alfano (e famiglia) e l’attuale gruppo di potere politico-istituzionale, incarnato a sua volta da un’altra famiglia, di solida tradizione e scuola politica, quella dei Conte che, come si sa, nell’attuale esecutivo annovera due cugini diretti e una cugina indiretta, oltre ad un altro congiunto molto presente nella sostanza e negli indirizzi politico-amministrativi pur senza ruoli formali. Insomma, pare vi sia una prevalenza «casalinga» nella composizione della giunta, con i pregi e i difetti che un tale assortimento può determinare. Gli Alfano e i Conte sono stati, in varie forme, nuclei familiari che hanno segnato la storia dell’area più produttiva della città, Santa Cecilia: prima legati da antichi rapporti politici e personali, poi, come spesso accade, l’acqua passata sotto i ponti ha cambiato la fisionomia delle relazioni, in qualche caso si è giunti a scontri aspri legati anche alla sempiterna questione dei terreni dell’Istituto Orientale di Napoli. Una vicenda che neppure le pietre cittadine ignorano: poi, ci si mise la politica con i suoi meccanismi nella fase più avanzata del «nomadismo» della famiglia Conte, quando cioè veleggiava tra le sponde dei partiti e delle coalizioni senza trovare approdo definitivo (ciò che accade tuttora riverberandosi anche sulla efficienza amministrativa): una delle tante “primarie” del Pd fece il resto e qualcuno si legò, forse, qualcosa al dito. Chi tra i due gruppi familiari l’abbia fatto per primo, non lo sappiamo né potremmo saperlo, sempre che la cosa abbia importanza: importa, invece, che da fatti più o meno privati discendano conseguenze generali, com’è nel caso dello scontro giudiziario tra il Comune e gli Alfano culminato con il successo delle ragioni di questi ultimi al Consiglio di Stato, dove l’ente neppure si è costituito. Storia conclusa dunque? Non si sa, non lo si capisce né è possibile immaginarlo adesso perché in ballo ci sono decisioni importanti da prendere: a partire dall’ipotesi che i danni causati dall’ondivaghezza amministrativa potrebbe aver procurato all’imprenditore, il quale rischia, tra altro, la perdita di importanti sgravi fiscali. Com’è altrettanto possibile che tutto possa ritorcersi contro. Ma questo lo vedremo.

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Inondazioni e colata di lava fredda uccidono 41 persone sull’isola di Sumatra in Indonesia


È di 41 morti e 17 dispersi il bilancio delle inondazioni che stanno mettendo in ginocchio l'isola di Sumatra, in Indonesia. Tra le vittime ci sarebbero anche diversi bambini. Gli allagamenti sono stati causati dalle piogge monsoniche e dai torrenti di lava fredda e fango che sono scesi lungo le pendici del vulcano Monte Merapi, uno dei più attivi del Paese.
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