Il governo dà l’ok alle Regioni: riaperture differenziate dal 18 maggio

Bar, ristoranti, parrucchieri ed estetisti potranno rialzare le serrande secondo modalità e tempi ancora da chiarire, in base alle diverse situazioni del contagio. Le linee guida attese entro venerdì.

Tra giovedì e venerdì, sulla base dei dati del monitoraggio, arriveranno le linee guida per consentire alle Regioni di riaprire dal 18 maggio commercio al dettaglio, bar e ristoranti, estetisti e parrucchieri. È quanto emerso, secondo quanto si è appreso, nel corso dell’incontro tra governo e Regioni. Le linee guida e i protocolli di sicurezza saranno indicati per ogni attività, viene spiegato, perché possano riaprire nella massima sicurezza.

TOTI: «CONTE HA ACCOLTO LE RICHIESTE DELLE REGIONI»

«Il premier Conte ha accolto la richiesta di autonomia delle Regioni nella gestione della Fase 2, avanzata nei giorni scorsi con una lettera dei governatori indirizzata al premier», ha scritto su Twitter il presidente della Liguria Giovanni Toti. «Dal 18 maggio si potranno quindi aprire le attività sotto la nostra responsabilità e in base alle esigenze del territorio. Il governo farà le sue proposte che verranno integrate da quelle degli enti locali e insieme porteremo avanti il monitoraggio della situazione. Avanti con buon senso! Ripartiamo insieme».

«Ora inizia la fase della responsabilità per le Regioni», ha sottolineato il ministro delle Autonomie Francesco Boccia. Il governo, tuttavia, si riserva la possibilità di intervenire nel caso in cui, in base all’andamento dei dati sulla curva del contagio e dei criteri definiti dalla circolare del ministero della Salute, fosse necessario bloccare una nuova diffusione del virus. Gli interventi saranno tempestivi, viene spiegato, in stretto contatto tra governo e regioni. «Se tutto sarà confermato» – ha commentato il governatore del Veneto Luca Zaia – «considero proficuo per i veneti l’esito dell’incontro. Il Veneto, con estrema coerenza, presenterà in settimana la ripartenza totale».

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Meno di mille in terapia intensiva, ma ancora 179 morti

Reparti mai così vuoti dal 10 marzo. Lieve aumento del numero di vittime nelle ultime 24 ore. Ma prosegue il calo dei contagiati e aumenta il numero dei guariti. Il bollettino.

Continuano a diminuire i ricoveri in terapia intensiva per coronavirus in Italia: sono 999, 28 in meno rispetto a ieri, quando il calo era stato di sette unità. Per la prima volta dal 10 marzo le terapie intensive scendono sotto il muro dei mille ricoverati. In Lombardia sono 341, sette in meno di ieri.

PROSEGUE IL CALO DEI CONTAGIATI TOTALI

Prosegue il calo dei contagiati totali, vale a dire gli attualmente positivi, le vittime e i guariti. Sono 219.814, con un incremento minimo di 744 rispetto a ieri. Leggero aumento, purtroppo, del numero di vittime dalla giornata precedente. Il numero complessivo dei morti per Covid-19 è salito a 30.739, con un incremento di 179 in un giorno. Ieri la crescita dei decessi era stata di 165.

CRESCONO ANCORA I GUARITI

Sono complessivamente 82.488 i malati di coronavirus, in calo di 836 rispetto a ieri, quando la diminuzione era stata di 1.518. I pazienti guariti sono, invece, 106.587, con un incremento di 1.401 rispetto a domenica 10 maggio.

LA LOMBARDIA SUPERA I 15 MILA DECESSI

Con i 68 decessi registrati oggi la Lombardia supera la soglia dei 15 mila morti dall’inizio dell’epidemia di Covid-19, arrivando a 15.054. In lieve aumento i nuovi positivi con +364 (ieri 282) per un totale di 81.871. I ricoverati in terapia intensiva sono 341, sette in meno di ieri quando invece erano aumentati di 18 pazienti mentre i ricoverati in reparto sono 5.397, -31. Ieri erano stati 107 in meno. I tamponi eseguiti sono stati 7.508, ieri 7.369.

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Silvia Romano di nuovo a casa a Milano

La cooperante liberata dopo 18 mesi di sequestro ha varcato il portone del suo appartamento milanese nel tardo pomeriggio. Ad accoglierla una folla di amici, vicini e curiosi. «Sto bene, rispettatemi». A causa degli insulti la prefettura sta valutando una tutela.

Davanti a una folla composta da amici, vicini o semplici curiosi, Silvia Romano ha finalmente fatto ritorno a casa sua. Due giorni dopo la liberazione arrivata al termine di 18 mesi di sequestro e all’indomani dello sbarco in Italia, la giovane cooperante è arrivata a Milano da Roma nel pomeriggio dell’11 maggio.

Silvia, letteralmente assalita da un nugolo di giornalisti per i quali evidentemente non vale il concetto di distanziamento sociale, è scesa dal Suv grigio sul quale si trovava assieme alla madre e alla sorella e ha fatto il suo ingresso in casa protetta da un cordone di forze dell’ordine, limitandosi a dire di «stare bene». «Rispettate questo momento», ha risposto la 24enne a chi le chiedeva se tornerà mai in Kenya. Subito dopo si è levato un lungo applauso spontaneo da parte del quartiere che ha finalmente potuto riabbracciare la sua Silvia.

Pochi istanti dopo, la ragazza si è affacciata dalla finestra della sua abitazione, salutando la folla di persone e operatori dell’informazione che in strada ha accolto il suo ritorno a casa. La giovane cooperante milanese ha mostrato il pollice alzato e si è messa la mano destra sul cuore ringraziando tutti, mentre in strada veniva scandito il suo nome tra gli applausi. Dopo pochi secondi, la ragazza è rientrata nel suo appartamento e la finestra è stata poi chiusa anche con la tapparella.

ODIO E POLEMICHE

Un ritorno che ha portato, ovviamente, gioia e soddisfazione, ma anche una serie di polemiche politiche soprattutto legate alla scelta della ragazza di convertirsi all’Islam, col nome di Aisha, e all’ipotesi del pagamento di un riscatto per liberarla. In più, per lei in queste ore una lista infinita di insulti via social network, tanto che la Prefettura sta valutando il tipo di tutela, fissa o mobile, a cui verrà sottoposta, mentre per ora per 14 giorni dovrà rimanere in isolamento domiciliare come prevedono le disposizioni per il contenimento del coronavirus.

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Mes, Dombrovskis: «In Italia narrative ingannevoli»

Così il vicepresidente della Commissione Ue ha definito le preoccupazioni espresse da una parte della politica italiana.

«Narrative ingannevoli». Così il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis ha commentato le preoccupazioni espresse da alcuni politici italiani sul debito e sul Mes. «Vediamo invece cosa sta accadendo in realtà», ha detto Dombrovskis facendo riferimento alla sospensione del Patto di stabilità, alla maggiore flessibilità per i bilanci degli Stati membri Ue in termini di deficit e sul fatto che per il Mes, come deciso dall’Eurogruppo l’unica condizione è che le spese vadano per la sanità

Nel formulario con cui accedere alla nuova linea di credito, che dovrà essere siglato dal Paese interessato e dalla Commissione Ue e che sostituisce il vecchio Memorandum, vanno dettagliate le spese sanitarie fino al 2% del Pil. «Possono includere la parte della spesa pubblica destinata alla sanità direttamente o indirettamente legata all’impatto del Covid sul sistema, nel 2020 e nel 2021», specifica il modulo.

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Mascherine a 50 centesimi esaurite: per Federfarma è stallo totale

I dispositivi sono sold out. L'Associazione: «Le uniche che stiamo distribuendo sono i 3 milioni provenienti dalla Protezione civile ed entro domani saranno già finite». Latitano anche guanti e alcol.

Le mascherine a 50 centesimi sono esaurite. E anche guanti e alcol latitano. «Nella quasi totalità delle farmacie dove sono state consegnate a prezzo calmierato, per esempio a Roma, le mascherine chirurgiche sono già finite», ha detto Marco Cossolo, presidente di Federfarma. Mentre «non sono state ancora consegnate in altre grandi città, come Milano e Torino,e c’è ancora stallo». I farmacisti, ha aggiunto, «sono disponibili alla vendita, ma le ingenti quantità promesse purtroppo non sono arrivate. Su questo siamo punto e a capo».

MILIONI DI MASCHERINE BLOCCATE E SEQUESTRATE DURANTE I CONTROLLI

«Le uniche che stiamo distribuendo sono quei 3 milioni provenienti dalla Protezione civile ed entro domani saranno già finite a fronte di un fabbisogno di 10 milioni al giorno», ha aggiunto Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, l’Associazione nazionale dei distributori di farmaci e Dpi. «Siamo subissati di richieste e purtroppo ci sono diversi milioni di mascherine bloccate e sequestrate durante i controlli, spesso per intoppi burocratici: bisognerebbe eliminare questo corto circuito».

«GUANTI E ALCOL SONO INTROVABILI»

Come se non bastasse, c’è una fortissima carenza di guanti e di alcol per disinfettare. «Sono introvabili nelle farmacie italiane», secondo Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma. «Il prezzo dei guanti, in lattice o nitrile, si è triplicato o quadruplicato negli ultimi mesi dopo l’emergenza Covid-19» Questo, prosegue, «deriva dall’altissimo costo di acquisto pagato dalla farmacia ai fornitori, per il fatto che le materie prime sono aumentate, la richiesta si è moltiplicata per mille e le giacenze di magazzino
sono ormai finite».

LA CINA VENDE A SPAGNA E FRANCIA

«La società italiana di Perugia importatrice di mascherine dalla Cina, che ci aveva garantito la fornitura nell’accordo chiuso giovedì scorso, pare non sia più in grado di farlo», ha ricordato Mirone. «In effetti, poiché c’è un fabbisogno mondiale, anche i produttori cinesi hanno interessi verso altri mercati: in Spagna e Francia, per esempio, le mascherine calmierate sono a 96 centesimi al netto dell’Iva. Tutto ciò orienta i produttori verso altri Paesi». E, ancora: «Cinque aziende italiane che hanno cominciato a produrre le mascherine non hanno ancora, invece, i quantitativi disponibili».

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Gli Usa accusano la Cina di voler rubare loro il vaccino

Nuova puntata dello scontro a distanza tra Stati Uniti e Pechino. L'ipotesi dell'Fbi : un team di hacker al lavoro per sottrarre i risultati dei ricercatori americani.

Nuova puntata della guerra a distanza tra Stati Uniti e Cina sullo sfondo del contrasto al coronavirus. Ora gli Usa hanno accusato Pechino di voler rubare loro il vaccino contro il Covid-19. Secondo quanto riporta il New York Times l’Fbi avrebbe già lanciato l’allarme: in sostanza, la Cina, attraverso i suoi hacker e la sua rete di spionaggio, starebbe lavorando per tentare di sottrarre ai ricercatori americani le scoperte sul fronte del vaccino e dei trattamenti per combatter il virus. Lo stesso Fbi e il Dipartimento Usa alla sicurezza nazionale si apprestano a emanare un ‘public warning’ per mettere tutti in guardia dall’offensiva di Pechino.

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Crescono i contagi in Corea del Sud: slitta la riapertura delle scuole

Gli studenti sarebbero dovuti rientrare in classe il 13 maggio. Si temono nuovi focolai legati alla vita notturna nei locali di Itaewon, a Seul.

Non solo in Cina, anche in Corea del Sud torna la paura. Nel Paese si sono registrati 35 nuovi casi di coronavirus, il livello più alto dal 9 aprile, con le infezioni collegate alla vita notturna dei locali di Itaewon, a Seul, salite a 79.

«Alle 8:00 di questa mattina, sei ulteriori persone sono risultate positive al Covid-19, portando il totale dei pazienti legati a Itaewon a 79», ha affermato Yoon Tae-ho, funzionario del Central Disaster and Safety Countermeasures Headquarter, rimarcando i rischi di una ripresa dei focolai. I contagi accertati su scala nazionale sono saliti a 10.909.

Per questo Seul ha rinviato di una settimana la riapertura delle scuole inizialmente prevista per mercoledì 13 maggio.

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Velo, riscatto, conversione: le polemiche sul ritorno di Silvia Romano

L'arrivo a Ciampino vestita da donna musulmana e il nuovo nome Aisha scatenano la Rete. Mentre per Salvini «è stato uno spot gratuito ai terroristi». E aggiunge: «Se fossi stato al governo avrei tenuto un profilo più basso».

La conversione, il riscatto, il velo. E quel nome – Aisha – assunto durante la prigionia. Non si placano le polemiche, social e politiche, su Silvia Romano rientrata in Italia il 10 maggio dopo 18 mesi di prigionia.

In Rete è un fiorire di analisi psicologiche sulla scelta della cooperante italiana di abbracciare l’Islam, come fa notare su Twitter Marco Cappato.

Attacchi violenti che possono essere riassunti dal post, poi rimosso, del vicepresidente dell’Assemblea regionale del Veneto Massimo Giorgetti (FdI) che domenica aveva commentato: «Ora avremo una musulmana in più e 4 milionin in meno. Un affare proprio»

SALVINI: «SPOT GRATUITO AI TERRORISTI»

Anche Matteo Salvini unedì è tornato all’attacco. «Il giorno della festa è il giorno della festa e salvare una vita è fondamentale, ma se mi chiede come mi sarei comportato al governo io, probabilmente, avrei tenuto un atteggiamento da parte delle istituzioni più sobrio, un profilo più basso», ha detto parlando a Rtl 102.5. «Perché mettetevi nei panni di quei terroristi islamici maledetti che hanno rapito questa splendida ragazza: l’hanno vista scendere col velo islamico, ha detto che è stata trattata bene, ha studiato l’arabo, letto il Corano, si è convertita, in più hanno preso dei soldi, io penso che un ritorno più riservato avrebbe evitato pubblicità gratuita a questi infami che nel nome della loro religione hanno ammazzato migliaia di persone». Certo, ha aggiunto il segretario della Lega, «qualche domanda deve avere una risposta. In Kenya le donne valgono molto meno dell’uomo perché l’uomo può sposare quante donne vuole e la donna no, visto che c’è la poligamia per legge, e i soldi che sarebbero stati pagati per il riscatto sarebbero stati incassati da questa associazione terroristica al-Shabaab che con attentati e autobombe ha ucciso migliaia di persone».

IL POST DEL CONSIGLIERE REGIONALE LEGHISTA IN ABRUZZO

Nella Lega i toni però sono stati ben diversi. Come dimostra il post su Facebook del consigliere regionale in Abruzzo e sindaco di Ovindoli Simone Angelosante che aveva commentato: «Avete mai sentito di qualche ebreo che liberato da un campo di concentramento si sia convertito al nazismo e sia tornato a casa in divisa delle SS?».

Avete mai sentito di qualche ebreo che liberato da un campo di concentramento si sia convertito al nazismo e sia tornato a casa in divisa delle SS?

Posted by Simone Angelosante on Monday, May 11, 2020

«L’ho sentita questa mattina su Radio Maria, non sono l’unico a pensarla così», si è poi giustificato. «Non mi sembra di aver detto niente di negativo, ho solo riportato un dato storico e oltre tutto non ho fatto nessun nome della ragazza. Ma comunque è una idea che gira sulle radio nazionali».

CIVATI: «SILVIA ROMANO È LIBERA. SCUSATE»

Alle polemiche risponde con un post su Fb Pippo Civati. «Si parla di un riscatto. Non ne sappiamo nulla ma dovremmo sapere che si paga sempre. Lo fanno tutti i Paesi occidentali. Non lo dicono mai ma lo fanno. E speriamo lo facciano per salvare vite umane anche per i religiosi Maccalli e Dall’Oglio (che peraltro sono cattolici, quindi nessuno avrebbe nulla da ridire, giusto?)», ha scritto.

Silvia Romano è libera. Scusate.Il ritorno di Silvia Romano ha una potenza liberatoria tale da provocare reazioni…

Posted by Giuseppe Civati on Monday, May 11, 2020

«È successo agli americani – che hanno addirittura liberato prigionieri di Guantanamo per sbloccare una “trattativa” -, è successo per i giornalisti francesi, succede puntualmente. Questa notizia per darvi un’idea di ciò di cui parlo. Più del velo preoccupano le veline e avremmo avuto bisogno di maggiore sobrietà anche da parte degli esponenti del governo e del loro entourage. Pare abbiano anche litigato per chi lo diceva prima. Velo pietoso, appunto». «Abbandonati per un attimo gli studi di specializzazione in virologia, sono tutti diventati esperti di sindrome di Stoccolma», chiude Civato, «di islamismo (anzi di “quell’islamismo”) e di spionaggio internazionale».

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Riapertura a macchia di leopardo: il fronte delle Regioni

Il ministro Boccia propone a partire dal 18 maggio una differenziazione a seconda dell'andamento dei contagi. La formula piace al toscano Enrico Rossi. Mentre Toti, presidente della Liguria, annuncia l'avvio anche della stagione balneare. Oggi videoconferenza con il governo.

Si avvicina la data del 18 maggio quando potrebbero riaprire bar, ristoranti e parrucchieri, ma con «le necessarie differenze tra regioni», ha spiegato il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia ad Agorà, a seconda dell’andamento dei contagi. Occhio dunque ai dati che saranno diffusi giovedì prossimo.

FONDAMENTALE L’ANDAMENTO DEI CONTAGI

La differenziazione permetterebbe almeno ad alcune aree del Paese di riacquistare una maggiore libertà. «Poi sarà responsabilità delle singole Regioni avere il quadro dei dati: se i contagi andranno giù potranno riaprire anche altre attività, se i contagi saliranno dovranno restringere», ha precisato Boccia.

SALVINI: «GIUSTO CHIEDERE REGOLE CHIARE»

La formula a macchia di leopardo piace a Matteo Salvini. «Mi sembra giusto, ci sono interi pezzi di Italia dove non ci sono morti e contagiati da giorni e giorni, ci sono altre zone, come la mia Milano, dove bisogna avere più attenzione», ha detto il segretario della Lega a Rtl 102.5 «Penso che sia giusto da parte degli italiani chiedere allo Stato e al governo regole chiare».

ROSSI: «IN TOSCANA SIA RIAPERTO IL PIÙ ALTO NUMERO DI ATTIVITÀ»

Anche Enrico Rossi, presidente della Toscana, ha apprezzato la proposta. «Oggi pomeriggio, nel confronto con il governo», ha scritto Rossi in una nota, «mi batterò perché la Toscana sia trattata come merita e sia riaperto in sicurezza il più largo numero possibile di attività». La Regione Toscana «rispettando sostanzialmente gli indirizzi del governo, ha in molti casi adottato misure anche più prudenziali, pur avendo un quadro epidemiologico nettamente migliore rispetto ad altre Regioni e alle medie nazionali», ha continuato il governatore. «Sono convinto che le riaperture dovranno essere graduali e organizzate al fine di impedire concentrazioni di persone e assembramenti e per consentire ai cittadini e agli operatori economici di abituarsi con gradualità, come già sta avvenendo, a misure appropriate nei comportamenti, nel distanziamento e nella protezione individuale».

TOTI: «DAL 18 APRIAMO TUTTO, SPIAGGE COMPRESE»

Sulla riapertura non ha dubbi il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. «Dal 18 maggio riapriamo tutto, spiagge comprese», ha annunciato in un’intervista al Corriere della sera dando il via di fatto alla stagione balneare. «Ho sentito il ministro Francesco Boccia e credo che alla fine ci sarà il via libera. Noi chiediamo due cose: che ci conceda di riaprire le attività dal 18 e che torni alle Regioni l’autonomia concessa dal Titolo V e che ci è stata sottratta dal dpcm. Arrivati alla fase 2, il governo ha tolto il piede dal freno un attimo in ritardo».

LEGGI ANCHE: Braccio di ferro tra Stato e Regioni: cosa dice la Costituzione

I ristoranti apriranno dal 18, spiega ancora Toti, «con i protocolli nazionali dell’Inail, che sono in ritardo. Altrimenti con le nostre regole. Daremo la concessione di suolo pubblico gratuito e più tavoli all’aperto». La preoccupazione maggiore riguarda il comparto turistico che «dà lavoro a 100 mila persone e se si viaggerà tra le Regioni potremmo salvare il 70% della stagione. Basterà la distanza sociale». La Regione Liguria, ha ribadito Toti, sta «sperimentando un braccialetto volontario da mare: se ti avvicini a meno di un metro vibra. Una cosa giocosa. Chissà, magari diventa una moda. Per le spiagge libere decideremo con i Comuni: potrebbero esserci steward per la moral suasion. Sotto lo stesso ombrellone chi vive insieme».

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Decreto Rilancio, Franceschini: «Due miliardi per il turismo»

Secondo il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini il decreto Rilancio garantirà fino a 500 euro a famiglia. Una norma che vale 2 miliardi. E che aiuterà il settore turismo a rialzarsi.

La norma del decreto Rilancio «che aiuterà le persone a poter fare le vacanze vale oltre 2 miliardi di euro per il turismo».

Lo ha detto il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini in un’intervista al Corriere della Sera, in cui fa presente che «saranno vacanze diverse; avremo dei limiti con cui convivere, dal distanziamento alle mascherine, alla prudenza. Sarà l’anno delle ‘vacanze italiane’ perché il turismo internazionale, extraeuropeo, difficilmente potrà ripartire».

Poi spiega: «La misura che aiuterà famiglie e imprese è il tax credit vacanze, un bonus da spendere entro il 2020 in alberghi e strutture ricettive per persone sotto un reddito Isee di 40 o 50 mila euro, stiamo definendo. Parliamo di 150 euro per un single e di una somma fino a 500 euro per coppie con figli». Un sostegno, continua Franceschini, che non solo aiuterà le famiglie ma «porterà nel comparto turismo oltre 2 miliardi di euro diretti, perché questo costa la norma, oltre all’indotto che creerà. Un intervento straordinario, tra i più importanti dell’intera manovra».

Sulla riapertura delle frontiere con l’estero, Franceschini spera che la Commissione europea si pronunci già la prossima settimana. Per le spiagge, dice il ministro, «penso che poi andrà lasciato spazio di scelta alle singole Regioni, perché le spiagge italiane sono profondamente diverse tra loro. Le prescrizioni devono arrivare molto in fretta, perché le imprese devono programmare interventi e bilanci». Inoltre, fa presente che «dal 18 maggio potranno riaprire musei e mostre in grado di rispettare le prescrizioni di sicurezza». Per bar e ristoranti, «approveremo una norma temporanea, per questa estate, che esenterà dal pagamento della tassa di occupazione di suolo pubblico e dai permessi delle soprintendenze».

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Coronavirus: 17 nuovi casi in Cina, 5 a Wuhan

Dopo settimane senza contagi torna ad alzarsi l'allerta nella città focolaio della pandemia.

In Cina dopo giorni senza contagi è tornato l’incubo coronavirus. Domenica si sono registrati 17 nuovi casi, toccando i massimi delle ultime due settimane, di cui 7 importati relativi nella Mongolia interna e 10 domestici, suddivisi tra le province di Hubei (5), Jilin (3), Liaoning (1) e Heilongjiang (1).

I casi dell’Hubei fanno capo al capoluogo Wuhan, il primo focolaio della pandemia: sono asintomatici, ha detto la Commissione sanitaria provinciale, che si aggiungono all’infezione registrata sabato nel distretto di Dongxihu, la prima dal 4 aprile, dove il livello sanitario d’allerta è stato rialzato a basso a medio.

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Confcommercio: 270 mila imprese a rischio chiusura

Sono le stime dell'Ufficio studi nel caso non ci fosse una riapertura piena entro ottobre. Tra i settori più colpiti l'alberghiero, la ristorazione e gli ambulanti.

Sono circa 270 mila le imprese del commercio e dei servizi che rischiano la chiusura definitiva se le condizioni economiche non dovessero migliorare rapidamente, con una riapertura piena a ottobre. È la stima dell’Ufficio Studi Confcommercio.

Quella di Confcommercio è «una stima prudenziale che potrebbe essere anche più elevata perché, oltre agli effetti economici derivanti dalla sospensione delle attività, va considerato anche il rischio, molto probabile, dell’azzeramento dei ricavi a causa della mancanza di domanda e dell’elevata incidenza dei costi fissi sui costi di esercizio totali che, per alcune imprese, arriva a sfiorare il 54%. Un rischio che incombe anche sulle imprese dei settori non sottoposti a lockdown».

TRA I PIÙ COLPITI GLI AMBULANTI E GLI ALBERGHI

Su un totale di oltre 2,7 milioni di imprese del commercio al dettaglio non alimentare, dell’ingrosso e dei servizi, viene spiegato nel rapporto, quasi il 10% è, dunque, soggetto a una potenziale chiusura definitiva. I settori più colpiti sarebbero gli ambulanti, i negozi di abbigliamento, gli alberghi, i bar e i ristoranti e le imprese legate alle attività di intrattenimento e alla cura della persona. Mentre, in assoluto, le perdite più consistenti si registrerebbero tra le professioni (-49 mila attività) e la ristorazione (- 45 mila imprese).

A RISCHIO SOPRATTUTTO LE MICRO IMPRESE

Per quanto riguarda la dimensione aziendale, il segmento più colpito sarebbe quello delle micro imprese – con 1 solo addetto e senza dipendenti – per le quali basterebbe solo una riduzione del 10% dei ricavi per determinarne la cessazione dell’attività.

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Cosa contiene la bozza del decreto Rilancio

Gualtieri assicura lo scioglimento di tutti i nodi politici. Si va verso un taglio dell'Irap per le imprese fino a 250 milioni di fatturato. Sconto Imu per gli alberghi. E stabilizzazione per 16 mila insegnanti.

Calo dell’Irap ma non per tutte le imprese. Via la prima rata dell’Imu per alberghi e stabilimenti balneari. Più fondi per gli ammortizzatori e stabilizzazione di altri 16 mila insegnanti che saranno in cattedra da settembre. Si avvicina a tagliare il traguardo il tanto atteso decreto Rilancio, con le nuove misure per attutire l’impatto economico dell’epidemia del coronavirus. Un provvedimento «molto consistente» ha ribadito il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri spiegando che i nodi politici sono stati superati – tranne a quanto si apprende la regolarizzazione dei lavoratori immigrati su cui il M5s ha alzato le barricate – e ora si tratta solo di chiudere le norme nei dettagli.

BONUS DI 500 EURO PER LE VACANZE IN ITALIA

Tra questi, nelle ultime bozze, ne spuntano diversi che vanno dall’ampliamento di chi potrà usare il 730 per fare la dichiarazione dei redditi, a un aumento delle famiglie che potranno sfruttare il bonus per andare in vacanza in Italia. Il tetto di Isee infatti sale da 35 mila a 50 mila euro per un tax credit che si potrà spendere in strutture ricettive e b&b a fronte di pagamenti registrati (fattura elettronica o documenti con codice fiscale del destinatario dello sconto). Il bonus rimane di massimo 500 euro a famiglia (300 euro in due e 150 euro per una persona sola).

TAGLIO DELL’IRAP DA QUASI 2 MILIARDI

Per aiutare il turismo, il settore più martoriato, ci saranno anche sconti per gli affitti (previsti anche per tutti quelli che hanno avuto perdite ma solo fino al 60%) e ora anche l’abolizione della prima rata dell’Imu (con una copertura di circa 120 milioni), a patto che alberghi e pensioni siano gestiti dai proprietari. La cancellazione dell’Imu vale anche per le strutture turistiche di laghi e fiumi. Il pacchetto per le imprese, comunque, resta uno dei più corposi del provvedimento: confermati contributi a fondo perduto per micro-aziende, commercianti, artigiani e autonomi sotto i 5 milioni di ricavi, mentre si sta ancora lavorando agli aiuti per le imprese di medie dimensioni. La novità è quella del taglio dell’Irap che potrebbe valere circa 1,5-2 miliardi. La platea al momento sarebbe quella delle attività tra 5 e 250 milioni di ricavi, come ha confermato Gualtieri: si tratterebbe di circa 54 mila imprese su un totale di 1,8 milioni di attività produttive, artigianali e commerciali sottoposte all’Irap. Ma si starebbe ancora cercando di allargarla anche alle imprese più piccole.

AL VAGLIO MISURE PER LE RICAPITALIZZAZIONI

Le coperture arriverebbero dai 10 miliardi già previsti per gli aiuti a fondo perduto. Difficile indicare comunque sia la platea sia il risparmio effettivo per le imprese che non andranno alla cassa entro il 16 giugno per pagare saldo e acconto dell’imposta, sia perché l’acconto si potrà calcolare tenendo conto dell’andamento reale della propria attività (secondo norme introdotte con i precedenti decreti), sia perché al momento è previsto un paletto legato alle perdite di fatturato legate al Covid (almeno due terzi nel confronto tra aprile 2019 e aprile 2020). Ancora in valutazione anche le misure a sostegno delle ricapitalizzazioni, nelle prime ipotesi un mix tra sconti fiscali e intervento dello Stato attraverso Invitalia, mentre per le grandi imprese dovrebbe essere confermato il coinvolgimento di Cdp con un fondo apposito.

FONDI PER SANIFICAZIONE E DISPOSITIVI DI PROTEZIONE

Per le imprese sono in arrivo anche altri fondi per rendere più sicuri i luoghi di lavoro e ridurre il rischio contagio. I primi 50 milioni messi a disposizione di Invitalia con il programma Imprese sicure sono finiti il primo giorno, davanti a un boom di domande per oltre un miliardo di richieste di rimborsi per i soli acquisti di mascherine e dispositivi di protezione. Ora dovrebbero esserci altri 600 milioni tra credito d’imposta per le sanificazioni e i dispositivi e aiuti a fondo perduto sempre per adeguare i posti di lavoro: le imprese fino a nove dipendenti potranno avere massimo 15 mila euro, 50 mila euro fino a 50 dipendenti e quelle più grandi massimo 100mila euro.

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Ma in Confindustria vige ancora il Protocollo Montante?

Sul sito della confederazione degli Industriali si trova un documento del 2010 relativo alle «iniziative per accrescere i livelli di legalità e di concorrenza leale nello svolgimento dell’attività d’impresa». Ma c'è di più: il loro coordinamento risulta affidato all'imprenditore siciliano coinvolto in vari scandali e tuttora colpito da obbligo di dimora ad Asti.

Quando si dice la tempestività della comunicazione. Se vi capita di entrare nel sito della Confindustria – ma ci vuole una password – a sinistra troverete una serie di voci, tra cui una chiamata “Normativa di sistema”.

Dentro trovate un documento di 10 anni fa dal titolo “Protocollo di legalità 10 maggio 2010” siglato tra il ministero dell’Interno e Confindustria, i cui contenuti sono poi stati rinnovati il 19 giugno 2012. Trascuratezza, direte voi. Certo, perché un sito con in bella vista documenti così vecchi è a dir poco scarsamente o distrattamente manutenuto.

DIECI ANNI DI NULLA DI FATTO

Ma non finisce qui. Perché, vi si legge, «quel Protocollo si inserisce nel contesto delle numerose iniziative promosse da Confindustria per accrescere i livelli di legalità e di concorrenza leale nello svolgimento dell’attività d’impresa». Allora voi penserete: vuol dire che negli ultimi 10 anni su questo terreno la Confindustria non ha più fatto niente. Imperdonabile, ma c’è ancora di peggio. Perché – si legge sempre – «lo sviluppo e il coordinamento di tali iniziative, sia all’interno del Sistema associativo che nei rapporti con le istituzioni pubbliche e con le principali componenti della società civile ed economica impegnate nel contrasto alla criminalità, è stato affidato ad Antonello Montante, sulla base di una specifica delega per la Legalità, istituita nel 2008 con la Presidenza di Emma Marcegaglia e riconfermata nel 2012 dal Presidente Giorgio Squinzi».

Il Protocollo di Legalità sul sito di Confindustria.

IL PROTOCOLLO MONTANTE È ANCORA VALIDO?

Sì, avete letto bene: Montante. Proprio l’imprenditore siciliano, diventato simbolo della lotta alla mafia e salito ai vertici di Confindustria nazionale, che è stato coinvolto in vari scandali e arrestato, e tuttora colpito da obbligo di dimora in quel di Asti. Domanda: ma quel documento è ancora valido? Le modalità per l’adesione al Protocollo e per la realizzazione dei relativi impegni – poi precisate nelle linee guida attuative e negli altri documenti predisposti dalla commissione per la Legalità, istituita presso il ministero dell’Interno e composta dai rappresentanti delle parti firmatarie del Protocollo – sono ancora attuali per cui le imprese oggi possono farvi riferimento? Perché delle due l’una: o sono cose superate, e allora sarebbe bene toglierle di mezzo, o sono ancora pienamente operative, e allora se si vuole rendere minimamente credibile quel Protocollo sarebbe bene togliere di mezzo il nome di Montante, che ha scritto una delle pagine peggiori della storia della confederazione degli industriali. Come si vede, c’è lavoro da fare per il nuovo Presidente

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Tutti i misteri della vicenda Romano

Dal giallo del riscatto all'identità del gruppo jihadista che avrebbe commissionato il rapimento. Fino alla conversione che la cooperante assicura essere stata spontanea. Le tappe della prigionia della 25enne liberata dopo 18 mesi.

Provata ma «serena». Così è apparsa agli inquirenti Silvia Romano, la cooperante italiana tornata libera dopo 18 mesi di prigionia in Somalia, ascoltata per quasi 4 ore nella caserma del Ros in via Salaria, a Roma, alla presenza del pm titolare del fascicolo Sergio Colaiocco.

Un atto istruttorio lungo e sul quale chi indaga mantiene il più stretto riserbo. Restano ancora alcuni punti non chiariti: dal riscatto pagato ai rapitori all’identità degli stessi.

«Voglio dire subito», ha detto Silvia agli inquirenti, «che durante la prigionia sono stata trattata bene, non sono mai stata minacciata di morte». Un concetto, quello dell’assenza di coercizione, ribadito più volte anche in relazione alla conversione all‘Islam. Con l’aiuto di chi da Roma ha condotto le indagini sulla sua vicenda, la cooperante milanese ha cercato di mettere a fuoco i ricordi, partendo dal giorno in cui è stata prelevata da una banda armata in Kenya probabilmente su commissione di un gruppo jihadista.

IL TRASFERIMENTO IN SOMALIA

Erano in otto, una azione compiuta forse su commissione dei militanti del gruppo islamista al Shabaab a cui la ragazza è stata poi ceduta dopo un lungo viaggio di trasferimento in Somalia. Un trasferimento che è durato circa un mese, in moto ma anche a piedi. «Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa e così è stato, non ho subito violenze», ha aggiunto la ragazza che ha poi raccontato di avere cambiato spesso luoghi di prigionia. «Avvenivano spesso i trasferimenti», ha proseguito. «Sono stata portata sempre in luoghi abitati, non sono mai stata legata, ho cambiato quattro covi. Mi chiudevano in stanze di abitazioni, sono sempre stata da sola, non ho visto altre donne». Covi che, ha precisato Silvia, «erano raggiunti sempre a piedi camminando per chilometri». Silvia ha spiegato agli investigatori di essere stata sempre con gli stessi carcerieri. «Loro erano armati e a volto coperto, ma sono sempre stata trattata bene ed ero libera di muovermi all’interno dei covi, che erano comunque sorvegliati», ha precisato.

LA LETTURA DEL CORANO E LA CONVERSIONE SPONTANEA

Per quanto riguarda, infine, la sua conversione, la 25enne ha ribadito che è stata una scelta «spontanea» e di aver preso il nome di Aisha. «È successo a metà prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata», ha spiegato. Insomma una conversione spontanea non legata, stando al suo racconto, al matrimonio con un carceriere: «Non c’è stato alcun matrimonio né relazione, solo rispetto», ha detto ai pm. I carcerieri, ha detto Silvia, erano sempre presenti almeno in tre. «Mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura, ho imparato anche un po’ l’arabo: il mio processo di riconversione è stato lento e spontaneo».

IL GIALLO DEL RISCATTO E LE POLEMICHE

Parlando con gli inquirenti Silvia Romano ha detto di non aver mai sentito parlare di riscatto, ma ha aggiunto «avevo capito che volevano soldi». Come scrive il Corriere, il gruppo è accusato di aver rapito altri occidentali. «Io non ho mai visto nessun altro», ha assicurato però la 25enne. Stando sempre al Corriere la cifra pagata oscillerebbe tra i 2 e i 4 milioni di euro provenienti, come sempre, da fondi riservati. La svolta per l’intelligence è un video del 17 gennaio visionato a metà aprile in cui la donna diceva di stare bene. I servizi turchi presenti in Somalia hanno confermato. Parte così l’ultima trattativa per il rilascio. E proprio sull’ipotesi che l’intelligence abbia pagato un riscatto si è innestata la polemica politica a Roma. A partire da Matteo Salvini: «È chiaro che nulla accade gratis ma non è il momento di chiedere chi ha pagato cosa», ha affermato il leader leghista, mettendo in guardia sui «rischi» corsi dalle forze dell’ordine per questo tipo di operazioni. «Se Salvini è a conoscenza del pagamento di un riscatto il presidente del Copasir lo convochi per riferire tutto», ha replicato il segretario del comitato parlamentare sui servizi Federica Dieni.

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Ora salviamo Silvia Romano da Feltri e Sallusti

Gli attacchi sui social e i titoli dei giornali salviniani contro la cooperante liberata portano a due considerazioni. La prima è che ci sono italiani con cui non si può prendere neppure il caffè. La seconda è che finché questi energumeni non saranno al governo nel nostro Paese ci sarà ancora speranza

Alcune, in verità forse centinaia, reazioni sui social e i titoli dei giornali salviniani portano a due considerazioni.

La prima è che ci sono concittadini con cui non si può prendere neppure il caffè.

La seconda è che finché si riuscirà ad avere governi, belli o brutti, che non siano guidati da questi energumeni l’Italia sarà sempre il Paese della speranza.

LA CRUDELTÀ DI MEDIA E OPINIONE PUBBLICA

Mi auguro che i genitori, finita la quarantena, portino Silvia Romano lontano. Molti ex rapiti si sono allontanati sia fisicamente sia dai media per non esser sottoposti a un trattamento da parte di una fetta della opinione pubblica che, per crudeltà, assomiglia a quella dei suoi rapitori.
Noi che restiamo e che siamo felici per Silvia e che vogliamo sapere di lei quello che lei avrà voglia di dirci, dovremo convivere con italiani, nostri vicini di casa, nostri concittadini, “nostri” insomma, da cui vorremmo tenerci lontani e che ci fanno schifo.

NON C’È PIÙ LIMITE ALLA SCONCEZZA

Sarà che invecchiando ho un ricordo edulcorato del passato e anche degli scontri politici del passato, mi riferisco a quelli verbali perché gli altri, che spero non tornino, fanno orrore, ho in mente le cosacce che ci dicevamo non solo noi comunisti contro i fascisti e viceversa, ma anche gli improperi che i democristiani ci lanciavano contro essendo essi stessi nel nostro tiro. Il salto di qualità negativo di questa nostra stagione è che non sembra esserci limite alla sconcezza. La gara è a chi la spara più grossa. La cosa non riguarda solo il caso di Silvia. Persino un giornalista relativamente moderato come Stefano Zurlo mette o accetta che sia messo in capo a un suo articolo un titolo in cui si dice che questo governo colpisce gli imprenditori e favorisce i mafiosi.

LA SINISTRA HA SOTTOVALUTATO LA DEGENERAZIONE

Da anni non c’è un limite all’offesa politica e la sinistra giustizialista (quella che si è angosciata per lo scontro Bonafede-Di Matteo) porta una grave responsabilità per aver corroso la vita pubblica con la distruzione sistematica e personale di qualunque avversario, anche dell’ex amico. Si può tornare indietro? No. Ricostruire una nuova umanità è impresa pressoché impossibile a meno che nelle nuove generazioni non nasca un sentimento in cui passioni anche controverse siano unite dalla voglia di convivenza. Le colpe della sinistra, perché la sinistra ha delle colpe, ha sempre delle colpe e preferisco dirle io piuttosto che lasciare questo terreno ad altri, è di aver sottovalutato questa degenerazione che in parte nasceva anche al proprio interno. Non si è aperta una battaglia culturale ad alzo zero contro chi praticava la violenza verbale, si trattasse di Umberto Bossi o del giornalista legato alle procure. Via via questo corso d’acqua si è fatto limaccioso, è diventato impetuoso, ha fatto nascere partiti politici che oggi raccolgono gran parte del voto degli italiani.

SILVIA ORA DEVE DIFENDERSI DA FELTRI, SALLUSTI & CO

Silvia nella sua generosità, nella sua ingenuità in questo mondo è tornata. È sempre un mondo migliore di quello dei suoi rapitori, ma non sarà il mondo della sua serenità. Quella dovrà procurarsela da sé, perché, dopo essersi difesa dai rapitori, ora dovrà difendersi da Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti e accoliti.

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Disabili dimenticati: quando l’emergenza è cronica

Nessuna task force se ne occupa. Gli aiuti non arrivano. E le associazioni sono ormai allo stremo. Il peso di tutto grava sulle spalle dei congiunti. Come sempre. Mentre chi è portatore di un handicap cognitivo è condannato a un lockdown costituzionale. E senza fine.

Si preoccupano di tutto e per tutti, a parole, ma dall’agenda restano fuori i reclusi in se stessi, prigionieri della loro debolezza.

In una comunicazione logorroica, a suon di decreti annunciati, verbosi, dirigibili di retorica, i diversamente abili, i disabili, le persone con handicap, chiamale come vuoi, non sono contemplati, il che vuol dire che non esistono.

Ma esistono invece. Esistono per i loro congiunti, affetti stabili che non sanno più come arginare.

ASSOCIAZIONI SENZA SOSTEGNO

Scrive su Facebook un avvocato di Ancona: «Penso a mio fratello che è privato del centro diurno che costituisce la base e la gioia della sua vita sociale quotidiana, non io. Mi si stringe il cuore per Lui (…). Questi soggetti non mi sembra siano trattati come una delle priorità dell’agenda politica (per usare un eufemismo) (…). Ma non si può stare zitti e fare finta che vada tutto bene. Forse “andrà tutto bene”, ma adesso non ne va bene una. La vita delle persone diversamente abili andrebbe diversamente tutelata, ma forse questa è un’idea solo mia». L’avvocato non è uno del qualunquismo populista, è un progressista, impegnato in attività culturali di matrice progressista. Però è uno che ragiona.

LEGGI ANCHE: Centri diurni per disabili, un’emergenza di serie B

E ragiona la madre di Roma, anch’ella progressista, col figlio recluso insieme a lei, e invece avrebbe bisogno di aria, di sole, di primavera come un fiore, un albero. Ma hanno chiamato una associazione e l’associazione ha spiegato: nessun aiuto è previsto, perché gli aiuti (che, peraltro, arrivano a chiunque col contagocce, ammesso che arrivino) il governo li ha tarati su una condizione di eccezionalità, di emergenza, nella quale i disabili psichici non rientrano.

SE L’EVASIONE SORVEGLIATA È UNA NECESSITÀ

Ah, no? Certo, queste persone la loro emergenza la vivono ogni giorno; l’eccezionalità è la loro unica normalità. Però farne una discriminazione in punta di cavillo, è proprio una porcata. Quindici task force, 500 componenti, nessuno che si sia posto il problema dei fiori malati, di chi ha ancora più bisogno di una evasione sorvegliata. Di chi, nella camicia di forza di quattro mura, impazzisce ancora di più, e rende insano chi gli sta a fianco. E il cronista è sommerso di questi appelli disperatamente inutili, che intercetta in Rete o lo raggiungono al telefono; seppellito di messaggi in bottiglia, che non arrivano da nessuna parte, galleggiano all’infinito nel mare delle parole.

L’UNICO MONDO POSSIBILE È IL LOCKDOWN

Bambini autistici, adulti con sindromi gravi, persone private di un appuntamento quotidiano: non pervenute, tanto il loro lockdown è già infinito, è costituzionale, l’unico dei mondi possibili per loro. Quanti sono? Non si sa, il governo, la comunicazione ufficiale si guardano bene dal farlo sapere. Sono dati a perdere, inghiottiti dall’omertà. Scontano la colpa di essere infortunati; non servono, attualmente, alla propaganda, anzi sono un peso, un problema di più. Se la vedano i congiunti. Gli affetti stabili. Però senza aiuti, senza sostegni, senza attenzione. Ha predicato, da Londra, il supermanager Vittorio Colao: tornare alla bicicletta, tornare a una società più naturale. Lo dicevano meglio le nonne in vernacolo: hai voluto la bicicletta, adesso pedala. Ma c’è chi nemmeno in bicicletta può salire, peccato che Colao coi suoi 17 superesperti non se ne accorga, peccato che nessuno dei 500 competenti sparsi per commissioni ne abbia sospetto.

MANCANO ANCORA I PRESIDI SANITARI

Ha denunciato lo scorso 14 aprile Alberto Fontana, presidente Centri clinici Nemo: «Oggi molte attività di assistenza domiciliare non ci sono più. Mancano dispostivi come le mascherine e talvolta gli assistenti vanno a casa dei malati e sono totalmente vulnerabili». L’Anffas-Auser stima in 800 mila il numero di disabili e non autosufficienti a vario titolo ospitati in strutture residenziali; restano fuori dal computo i soggetti che vivono con i familiari. Gli alunni disabili sono 272 mila e «l’85% non ha la tecnologia necessaria per seguire le lezioni». Quanto ai lavoratori, «sono tantissimi quelli che non possono continuare a essere operativi da casa». Hanno chiesto tamponi e aiuti ad hoc: trovatevi le mascherine, ha risposto il governo.

ECCO COME SI MISURA IL LIVELLO DI UN PAESE

Se la vita condizionata dalla disabilità è già sfibrante, in regime di isolamento da pandemia diventa insostenibile. I “congiunti”, i genitori tengono duro, perché altro non possono fare, ma crolleranno domani, se e quando tutti torneranno alla normalità possibile. Per questi, la normalità possibile è un impossibile vivere: i costi, fisici, mentali, non sono contemplati. Ma è la sensazione di isolamento nell’isolamento, di abbandono nell’isolamento, a consumare di più. È da queste cose che si misura il livello di un Paese, dal livello di attenzione per gli ultimi veri, abbandonati come sassi in fondo a un fiume. Cari disabili, non avete voluto la bicicletta, pedalate lo stesso.

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Coronavirus: solo 802 i nuovi contagi, 165 i decessi

Scendono anche se di poco i ricoveri in terapia intensiva. Lombardia in controtendenza. I guariti sono 105.186 con un incremento di 2.155 nelle ultime 24 ore. In Germania l'indice R0 sale a 1,1.

Calano i nuovi contagi – 802 – e il numero di vittime – 165. Sono numeri incoraggianti quelli relativi alla pandemia di Covid-19 diffusi dalla Protezione civile domenica 10 maggio. Per il 28esimo giorno consecutivo calano i ricoveri in terapia intensiva: in totale ora sono 1.027, sette in meno rispetto a sabato quando il calo era stato di 134. In controtendenza la Lombardia in cui i ricoveri sono ora 348, 18 in più di ieri.

I malati in Italia sono 83.324, in calo di 1.518 unità rispetto a ieri. I pazienti guariti salgono a 105.186 con un incremento di 2.155 nelle ultime 24 ore. Sono ricoverate con sintomi 13.618 persone, 216 meno di sabato mentre 68.679 si trovano in isolamento domiciliare (-1295 rispetto a sabato).

Attualmente i contagiati totali dal coronavirus (attualmente positivi, vittime e guariti) sono 219.070, con un incremento di 802 unità rispetto a ieri quando l’aumento era stato di 1.083.

IN GERMANIA L’INDICE R0 SALE A 1,1

Se i dati italiani oggi sono abbastanza rassicuranti, preoccupa invece la Germania dove la diffusione del coronavirus potrebbe registrare un’accelerazione dal momento che gli ultimi dati ufficiali dall’Istituto Koch indicano che l’indice R0 – che misura la capacità di contagio – è salito a 1,1, ciò vuol dire che una persona positiva al Covid-19 ne contagia in media 1,1. Perché l’epidemia sia considerata sotto controllo l’indice R0 deve rimanere sotto l’1. Solo lo scorso mercoledì il R0 in Germania si era assestato allo 0,65, inducendo la cancelliera Angela Merkel ad affermare che il Paese si era lasciato alle spalle la ‘fase uno’.

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I mesi di trattativa e l’arrivo in Italia: la liberazione di Silvia Romano

La cooperante è atterrata a Ciampino avvolta in un abito verde e con il capo coperto. «Ora voglio stare solo con la mia famiglia». A partire da metà gennaio si erano intensificate le trattative con i sequestratori. Un lavoro sottotraccia dell'intelligence italiana con la collaborazione di quella turca e somala. Intanto montano le polemiche sul riscatto.

Sorridente e avvolta in un lungo abito verde con il capo coperto. Appena atterrata a Ciampino, con mascherina e guanti, Silvia Romano si è aperta in un sorriso. Ad attenderla oltre alla famiglia, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte.

L’abbraccio tra Silvia Romano e la madre (Ansa).

«ORA VOGLIO STARE SOLO CON LA MIA FAMIGLIA»

«Sono stata forte», ha ribadito Silvia Romano abbracciando, tra le lacrime, i genitori e la sorella. «Grazie alle istituzioni. Ora voglio stare solo con la mia famiglia», ha aggiunto assicurando di stare bene «fisicamente e mentalmente». Nel pomeriggio la cooperante verrà ascoltata nella caserma dei Ros a Roma. L’atto istruttorio sarà svolto dal pm della Procura di Roma, Sergio Colaiocco e dagli ufficiali dell’antiterrorismo del Raggruppamento operativo dell’Arma che in questi mesi hanno svolto le indagini. Gli inquirenti intendono ricostruire le varie fasi del sequestro

LE 16 SETTIMANE DECISIVE

Un sequestro lungo 18 mesi, il suo, fatto di molti silenzi che in certi momenti avevano fatto temere il peggio. Fino alla tanto attesa svolta: la liberazione da parte dell’intelligence italiana con la collaborazione dei servizi turchi e somali.

Rapita in Kenya, Silvia Romano lavorava per l’onlus marchigiana Milele che opera nella contea di Kilifi, dove seguiva un progetto di sostegno all’infanzia con i bambini di un orfanotrofio. Dopo il sequestro era stata subito venduta a un gruppo jihadista legato agli al Shabaab.

🔴 Silvia Romano è in Italia

Posted by Luigi Di Maio on Sunday, May 10, 2020

LO SCAMBIO A 30 KM DA MOGADISCIO

L’operazione dell’Aise è scattata nella notte di venerdì 8 maggio. Silvia è stata liberata a 30 chilometri da Mogadiscio, in una zona in condizioni estreme perché colpita negli ultimi giorni dalle alluvioni. A blitz compiuto, la cooperante è stata condotta in un compound delle forze internazionali nella capitale somala e poi all’ambasciata italiana.

«È in forma, provata ovviamente dallo stato di prigionia ma sta bene», aveva reso noto il presidente del Copasir Raffaele Volpi, ringraziando «l’incessante lavoro mai alla luce della ribalta» dell’Aise e del suo capo, il generale Luciano Carta, che chiude in bellezza il suo incarico per assumere la presidenza di Leonardo.

LEGGI ANCHE: La liberazione di Silvia Romano è un premio alla tenacia di Pippo Civati

IL VIDEO DELLA “SVOLTA”

Un lavoro sottotraccia e complicato, quello dell’intelligence, visto l’ambiente in cui ha dovuto operare: una Somalia dove negli ultimi anni gli al Shabaab hanno seminato morte e terrore, mettendo in scacco le fragili istituzioni. Proprio dalla Somalia è arrivato l’input a rapire Silvia Romano, secondo quanto ha ricostruito la procura di Roma che ha coordinato le indagini in collaborazione con gli inquirenti kenioti. Come ricostruito dal Corriere, un video dei rapitori del 17 gennaio 2020 dimostrava che la cooperante italiana era in vita e in buone condizioni. La prova che l’intelligence aspettava per terminare la trattativa e dare l’ok al pagamento del riscatto. Anche se su questo non ci sono conferme ufficiali, è quasi certo che il rapimento – come accaduto anche nel caso di un cittadino britannico anni fa – fosse a scopo di estorsione. Da quel momento, sono seguiti quasi quattro mesi di attesa e trattative fino alla notte di venerdì.

Silvia Romano con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

SILVIA ROMANO AVREBBE DETTO DI ESSERSI CONVERTITA

La donna era vestita da somala. Quando, riporta ancora il Corriere, è stata portata all’ambasciata italiana in Somalia non si è voluta cambiare d’abito spiegando di essersi convertita all’Islam. Notizia confermata da fonti investigativa secondo cui la conversione potrebbe essere frutto «della condizione psicologica in cui si è trovata durante il rapimento».

LE POLEMICHE SUL RISCATTO: DA SALVINI A BIGNAMI

Come sempre, sul pagamento del riscatto la destra sta sollevando le solite polemiche politiche. Matteo Salvini, in collegamento con Lucia Annunziata a Mezz’ora in più su RaiTre ha ricordato il sequestro e la liberazione di Greta e Vanessa. «Una volta liberate dissero subito: ‘noi torneremo là’…Credo che fosse il caso di pensarci un po’…», ha sottolineato il segretario leghista. «È chiaro che nulla accade gratis ma non è il momento di chiedere chi ha pagato cosa. Io ho visto come lavorano le nostre forze dell’ordine e porto enorme rispetto verso chi corre rischi, penso a agente Apicella. Prima di fare cose che mettono a rischio la vita di donne e uomini delle forze dell’ordine, in Italia e all’estero, pensarci cento volte». Dello stesso avviso il deputato di FdI Galeazzo Bignami che su Fb ha scritto: «Siamo felici che una persona privata della libertà personale sia libera, anche se diverse zone d’ombra andranno chiarite. Ma sono molto preoccupato per il pericolo che d’ora innanzi tutti gli italiani, se all’estero, correranno: essere dei bancomat mobili alla mercé di terroristi e banditi, pronti per essere sequestrati perché il nostro governo riconosce candidamente che il crimine, questo crimine, paga».

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I cretini dei Navigli sono una minoranza: l’Italia è altro (per fortuna)

Se da un lato assistiamo a comportamenti idioti che mettono a rischio la ripresa del Paese, dall'altro la maggior parte dei cittadini si è adattata alle nuove regole. Mentre i marchi e le aziende sono in prima linea contro la pandemia. Sostituendo a volte la politica.

Si accantona. Si mette da parte. «Fieno in cascina» come dicevano i nostri nonni. E nel frattempo, per le società quotate, ci si cautela da eventuali tentativi di takeover, proteggendo il valore delle azioni e preparandosi per eventuali operazioni straordinarie che dovessero rendersi necessarie.

Lo fa Brunello Cucinelli, lo fa Prada, lo fa Salvatore Ferragamo. Responsabilità, previdenza.

L’altra faccia della massa degli imbecilli dell’aperitivo ai Navigli senza mascherina, gli invincibili dell’idiozia, quelli che poi si lamentano che non c’è lavoro per i ggiovani quando, con il loro comportamento, rischiano di far chiudere il Paese una seconda volta e, come dice l’ufficio relazioni istituzionali di una delle tre aziende citate, questa volta sarebbe la fine.

UNA MINORANZA RISCHIA DI FARE SALTARE DEFINITIVAMENTE IL BANCO

Da una parte la riserva di birra del giovedì, lo shottino e la sigaretta da fumare passeggiando; dall’altra la riserva straordinaria. Mai come in questo momento è evidente – uso una terminologia appunto da aperitivo ai Navigli – il divario etico e culturale fra vincenti e perdenti, winner and loser; con la differenza, purtroppo, che i perdenti di oggi rischiano di portare al proprio livello anche la prima categoria e di far saltare il banco.

IN REALTÀ GLI ITALIANI SI SONO ADATTATI AL CAMBIAMENTO

Quando, nell’editoriale della scorsa settimana, ironizzavamo sulla difficoltà dell’italiano medio, in particolare di sesso maschile, di indossare correttamente i dispositivi di protezione e di rispettare il distanziamento fra persone, non immaginavamo che avremmo colto nel segno in maniera al tempo stesso così precisa e così estesa.

La zona dei Navigli, a Milano, è tornata a riempirsi (Ansa).

Ma, mentre da più parti si chiede al sindaco di Milano di costringere i vigili a pattugliare la città (grazie a un succoso accordo sindacale, da qualche anno sono stati sostanzialmente equiparati a manager e non c’è verso di farne uscire uno dall’ufficio) e a comminare multe salatissime, dalla multinazionale della comunicazione media Initiative arrivano invece dati confortanti sulle nuove abitudini degli italiani e sulle reazioni alla crisi indotta dal Covid-19. Secondo una ricerca condotta fra Uk, Francia, Italia e Usa e diffusa nelle ultime ore, la maggior parte degli italiani sembra essersi infatti adattata al cambiamento e aver introiettato le nuove regole. Non solo: trova conforto nella lettura dei giornali più di ogni altro Paese fra quelli considerati, e si tratta di un dato abbastanza incredibile, considerando che gli italiani leggono certamente meno dei francesi e degli inglesi.

L’IMPEGNO DELLE AZIENDE E DEI BRAND CONTRO LA PANDEMIA

La ricerca rileva ansia nei riguardi del futuro, ma anche grande speranza per il recupero, per la “luce in fondo al tunnel”, oltre a evidenziare grande fiducia nell’impegno delle aziende contro la pandemia. Che il 22% degli italiani si dichiari «rassicurato» per l’impegno delle società «e di come si siano attivate e riorganizzate per offrire il proprio contributo» la dice lunga sul ruolo etico che i marchi hanno acquisito nel tempo, quasi fossero un’alternativa alla politica, cioè soggetti sociali: dai dati non pare che sia stato fatto un confronto diretto fra le due realtà, ma il fatto resta significativo. Lo è soprattutto in un momento in cui il vasto pubblico dichiara di non voler spendere. Di voler accantonare quanto possibile. Deriva da questo sentimento, è evidente, la serie di campagne di solidarietà, destinate a generare sentimenti positivi, che vediamo in questo momento in televisione e sui quotidiani anche da parte di marchi noti fino a oggi per la loro insistenza sul prodotto, vedi per esempio Lavazza con il celebre discorso di Charlie Chaplin, molto favorevolmente commentata sui social in questi giorni.

Parlare di acquisti, in questo momento, è un grave errore, al punto che il team di ricercatori di Initiative segnala come i marchi che «cercano di inserirsi in modo improprio nelle conversazioni e nel dibattito attuale con l’evolversi della crisi e il lockdown provochino nelle persone reazioni negative»: addirittura al 41% in Uk, ma al 23% in Italia e al 16% in Francia. Insomma, in giro c’è voglia di responsabilità e di sicurezza. I cretini dello shottino sono una minoranza (e comunque, quando ne vedete uno, rimproveratelo).

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