Un cane robot fa la guardia nella residenza di Trump in Florida: ha una telecamera al posto della testa


La sicurezza del neo-eletto presidente degli Stati Uniti ha acquistato Spot, un cane da guardia robotico realizzato dall'azienda Boston Dynamic. Oltre all'aspetto, tra il futuristico e il grottesco, alcuni esperti sollevano dubbi sulla deriva che questi dispostivi potrebbero presto prendere e i rischi per la sicurezza delle persone.
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Salernitana, ventata di Primavera

di Marco De Martino

SALERNO – E’ terminata con la più classica delle sfide in famiglia, quella contro la formazione Primavera allenata da Luca Fusco, la prima settimana di lavoro per il neo tecnico della Salernitana Stefano Colantuono. Una settimana caratterizzata da tante doppie sedute proprio per approfittare della sosta del campionato ed inculcare nei calciatori il proprio credo tattico. Colantuono ha anche fatto svolgere ai suoi un importante richiamo sotto il profilo atletico per mettere carburante nel serbatoio in vista del tour de force che attende la Salernitana chiamata, a partire dalla sfida di sabato prossima contro il Sassuolo, ad un autentico tour de force con sette partite nel giro di poco più di un mese.
FUSCO JR SUGLI SCUDI Ieri mattina gli uomini di mister Stefano Colantuono hanno svolto un allenamento congiunto con la formazione Primavera guidata da Luca Fusco. La sgambatura è terminata con il punteggio di 8-0. Nel primo tempo sono andati a segno Njoh, Soriano e Gerardo Fusco, impiegato con la prima squadra. Proprio Fusco junior deve a Colantuono il suo esordio in serie A nella passata stagione quando entrò nei minuti finali del match contro l’Hellas Verona all’Arechi. Chissà che il rinforzo per il reparto offensivo la Salernitana non lo trovi proprio in casa… Nella ripresa il risultato è stato arrotondato da una doppietta di Simy e dalle reti di Reine-Adélaïde, Braaf e Velthuis.
INFERMERIA AFFOLLATA Lavoro differenziato per Luigi Sepe, Franco Tongya e Pawel Jaroszynski. Decisivo l’inizio della settimana per questi tre calciatori per capire se potranno essere della partita contro il Sassuolo oppure saranno ancora costretti a mordere il freno. Fisioterapia e palestra per Giulio Maggiore che ne avrà per almeno un mese. Stesso discorso per Ernesto Torregrossa che ha svolto terapie e lavoro specifico in piscina. Regolarmente in gruppo invece Reine-Adelaide ormai ristabilitosi pienamente. Sempre assenti i calciatori impegnati con le rispettive nazionali: Ajdin Hrustić, Petar Stojanović e Szymon Włodarczyk. I tre calciatori dovrebbero rientrare alla spicciolata a cominciare dai primi giorni della prossima settimana, anche se il discorso per Hrustic è più complicato visto che dovrà sostenere il solito volo transoceanico dall’Australia che gli costerà almeno un giorno di ritardo in più. Stojanovic è comunque squalificato e non sarà dell’incontro a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Per oggi Colantuono ha programmato un giorno di tregua. infatti la preparazione della Salernitana riprenderà domani pomeriggio alle ore 15:00 al Mary Rosy.

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Agrumi, elisir di bontà e salute

Gli agrumi, con i loro colori brillanti e il sapore unico, rappresentano un ingrediente versatile e prezioso in cucina. Da novembre a marzo, arance, limoni, mandarini e pompelmi raggiungono il loro apice di bontà, diventando protagonisti di ricette che spaziano dall’antipasto al dolce. Il loro aroma fresco e la nota acidula permettono di esaltare i sapori di ogni piatto, rendendoli ideali non solo per ricette tradizionali ma anche per interpretazioni creative.
Ricchi di vitamina C, antiossidanti e minerali, gli agrumi non sono solo buoni, ma fanno anche bene alla salute. Aiutano a rafforzare il sistema immunitario, contrastano i radicali liberi e favoriscono la digestione. Inoltre, il loro succo e la scorza sono perfetti per marinare, condire o decorare i piatti, regalando un tocco di freschezza.
Porridge all’arancia
INGREDIENTI
100 ml di Bevanda alla Soia o altro tipo
100 ml di Acqua
40 g di Fiocchi di Avena Integrali
100 ml di Albume Pastorizzato
1 Arancia bio.
PREPARAZIONE
Per prima cosa grattugiare un po’ della scorza di arancia, poi dividere l’arancia in due parti per ricavarne un paio di fette e spremere il succo con ciò che rimane dell’arancia.
Versare la bevanda alla soia e l’acqua in un pentolino, mettere i fiocchi di avena integrali piccoli, aggiungere la scorza di arancia grattugiata e accendere il fuoco.
Lasciar cuocere a fiamma bassa mescolando spesso, finché i fiocchi risulteranno morbidi e avranno assorbito quasi tutti i liquidi.
A questo punto unire l’albume pastorizzato e continuare a mescolare fino a quando il composto risulterà cremoso (ci vorranno pochi minuti).
Spegnere il fuoco e mescolare il composto con 50 ml della spremuta di arancia.
Trasferire il porridge in una scodella e terminare con le fette di arancia.

Marmellata di mandarini

Ingredienti
– 1 kg di mandarini non trattati
– 500 g di zucchero
– Succo di 1 limone

Procedimento
Lavare i mandarini e spazzolarli per eliminare eventuali residui. Sbucciarli, tenendo da parte 3-4 bucce senza la parte bianca.  Eliminare i semi dalla polpa, tagliarla a pezzi e frullarla grossolanamente (opzionale).
Tagliare le bucce a striscioline sottili.  Mettere in una pentola la polpa, le bucce, lo zucchero e il succo di limone. Mescolare e lasciare riposare 30 minuti.  Portare a bollore a fuoco medio, mescolando spesso, e cuocere per 40-50 minuti. Per verificare la consistenza, fare la prova del piattino: versare un cucchiaino di marmellata su un piatto freddo; se non cola, è pronta.  Versare la marmellata calda in vasetti sterilizzati, chiuderli e capovolgerli per creare il sottovuoto. Lasciar raffreddare.
Tenere i vasetti in un luogo fresco e asciutto. Una volta aperti, conservare in frigorifero e consumare entro due settimane.
Biscotti con frolla alle nocciole e marmellata di mandarini

Ingredienti(per circa 20 biscotti)
– 250 g di farina 00
– 100 g di nocciole tostate e tritate finemente
– 150 g di burro freddo a pezzetti
– 80 g di zucchero semolato
– 1 uovo
– 1 cucchiaino di lievito per dolci
– 1 pizzico di sale
– 1 cucchiaino di estratto di vaniglia (facoltativo)
– Marmellata di mandarini
Procedimento
In una ciotola capiente, setaccia la farina e il lievito. Aggiungi le nocciole tritate, lo zucchero e un pizzico di sale. Mescola bene gli ingredienti secchi. Unisci il burro freddo a pezzetti e lavora l’impasto con le dita fino a ottenere un composto sabbioso.  Aggiungi l’uovo e la vaniglia. Impasta velocemente fino a ottenere un panetto liscio e omogeneo.
Avvolgi l’impasto nella pellicola trasparente e lascia riposare in frigorifero per almeno 30 minuti.
Preriscalda il forno a 180°C. Su una superficie leggermente infarinata, stendi la frolla con un mattarello fino a uno spessore di circa 3 mm. Con un coppapasta, ricava dei dischi di frolla. Metti un cucchiaino di marmellata di mandarini e ricopri con l’altro disco premendo delicatamente sui bordi per sigillare il ripieno.
Disponi i biscotti su una teglia rivestita di carta forno e cuoci in forno caldo per 12-15 minuti, o fino a quando non sono dorati sui bordi.
Raffaella D’Andrea

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Salerno. La città statica. E i ragazzi scappano via

di Alessandro Turchi

Presidente di Salerno Migliore Avrà più di settanta anni, affacciato dal suo negozio osserva il passeggio sul Corso, con aria indolente e senza espressione, poi guarda la sua vetrina, il volto impassibile, diffidente, serio, sospettoso. Sbuffa, si lamenta con il vicino e dà un’ennesima ritoccatina alla mercanzia sugli scaffali, con i prezzi (esagerati) ben esposti, nella consapevolezza che le fiumane di passeggiatori andranno ancora a comprare da lui, come facevano negli anni d’oro della Salerno opulenta e padrona del commercio. Il tempo, per lui, non è passato, tutto scorre come scorreva decenni fa. Potremmo definirlo, questo signore, il rappresentante di una Salerno immobile e incapace di guardare avanti, l’esponente dei tanti che non si fanno una ragione di un passato svanito via, con i giovani che non si ritrovano in questa città, tanto da lasciarla appena possono. Il mondo avanza, l’intelligenza artificiale, internet, le connessioni digitali, le app, le vendite online, i contratti a distanza, i pagamenti dal cellulare. Ma c’è una parte di Salerno che è rimasta indietro, che continua a ragionare in termini analogici, che conserva i soldi in fasci di banconote nei cassetti, che non usa il POS, una Salerno ben rappresentata dalle nostre amministrazioni, statiche ed indolenti. Cantieri ventennali, lavori infiniti, zero incentivi alla modernizzazione, convegni stantii con discussioni vecchie, cultura inesistente, improvvisazione e tanta, tanta, retorica. In un recente articolo abbiamo messo in evidenza il fenomeno della fuga dei nostri figli, basti dire che nell’ultimo decennio dalla nostra provincia sono scappati via in quarantamila, spesso preparati e qualificati, risorse fresche che sono andate a cercare fortuna altrove. Abbiamo parlato della débâcle della nostra città, incapace di trattenerli con proposte e programmi possibili, incapace di guardare oltre il proprio naso. L’immagine di quel commerciante impassibile e immobile riflette proprio l’impossibilità, per questa città, di mutare pelle, di abbandonare vecchie consuetudini e antichi riti per guardare avanti. Una città che invece si accontenta, spesso egoista e distaccata, che non riesce a formulare proposte valide, che si svuota della sua gioventù migliore, più competente, più moderna e dinamica, sotto l’occhio di quel commerciante, troppo occupato a lamentarsi dei clienti che non si fermano e degli abusivi sul Corso. Sono tanti i nostri cittadini che stanno a guardare, che non si interessano, che sbuffano contro il traffico o contro la chiusura dei negozi o contro una TARI fra le più alte d’Italia, salvo poi lamentarsi a ripetizione, nelle conversazioni private, nei bar, con gli amici o dietro la tastiera anonima di un social. L’importante è farlo di nascosto, senza clamore, “zitto zitto”, facendo capire più che dicendo, con la consapevolezza implicita di non voler “disturbare il manovratore”. Intanto i giovani se ne vanno, se non hanno la fortuna di far parte di una tradizione familiare, come gli avvocati figli di avvocati, o i figli dei grandi ingegneri e dei commercianti di rilievo che nei tempi d’oro hanno fatto fortuna nella città prosperosa. Tradizioni e continuità che non si perpetueranno per molte generazioni e che, soprattutto, non metteranno al riparo questa città da un domani incerto. C’è una mesta pigrizia che avvolge tanti, e che allontana come “indesiderabile” lo spirito del cambiamento, la voglia di nuovo, di modernizzare, di modificare una città sempre più immobile e con una decrescita infelice. In pochi, ad esempio, provano un minimo di euforia per la nuova dimensione turistica che sempre più, con le sue storture, con un’organizzazione assente, con le improvvisazioni quotidiane, va delineandosi da un po’ di anni come la nuova vocazione della città, a quanto pare l’unica. Nessun entusiasmo, specialmente se il nuovo sfiora le piccole tradizioni secolari, gli antichi miseri privilegi, le rendite di posizione, il parcheggio sotto casa, l’auto in doppia fila, i controlli degli inesistenti Vigili. Come una sorta di idiosincrasia permanente per tutto ciò che modifica l’esistente e apre nuovi orizzonti. I giovani se ne vanno da questo immobilismo, dalla incapacità di adeguarsi al nuovo, con una amministrazione assolutamente, a sua volta, inerte, neanche sfiorata dall’idea di dover accompagnare in qualche modo lo sviluppo della città e la sua evoluzione. Da questo spazio abbiamo più volte inneggiato alla smart city, ad una città che sappia guardare avanti, non solo in termini di grandi opere architettoniche, ma anche e soprattutto in termini di innovazione, di trasparenza, di comunicazioni rapide, di agevolazioni per i cittadini. Il sospetto è che se le nostre amministrazioni rimangono ferme e continuano a barcamenarsi fra lucine d’artista e inaugurazioni, fra verifiche di maggioranza e terzi mandati, fra cantieri infiniti e sermoni televisivi, non vedremo mai nulla di nuovo. Per esempio quella modernizzazione che può portare competitività in un turismo moderno e abituato a confrontarsi con hotspot, free Internet, servizi di wi fi indoor nelle biblioteche, nei musei, nei palazzi. Il popolo della pennichella dopo pranzo, delle “vasche” sul corso, della macchina in doppia e tripla fila, del caffè al volo, quanto e in che misura auspica e vuole cercare il nuovo che avanza, la Salerno digitale con la realtà aumentata, con i touchwindow ad ogni angolo, o con postazioni gratuite per la ricarica di telefonini e tablet? Quanto, la città statica, ha voglia di innovare e di offrire idee imprenditoriali nuove e colte ai propri giovani, oggi costretti a fuggire a gambe levate?

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Ideologico o pragmatico? Scuole di pensiero in politiche da somari

di Aldo Primicerio

Il dibattito su ideologia e pragmatismo – apparentemente sublime, per noi invece più da suola di scarpe – ormai impazza da tempo in politica.  A cavalcarlo oggi sono, sull’ambiente e su COP 29, il presidente ed il vice presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e Matteo Salvini.  La prima raccomanda che l’approccio con l’ambiente deve essere pragmatico e non ideologico. Il secondo, sempre sull’ambiente, ammonisce tutti con un no a ideologia e fanatismo, e con un sì al pragmatismo.  Ma a discettare su questi alti pensieri è stato 30 anni fa Silvio Berlusconi, lui che amava affrontare il mondo reale, non quello ideale. Attenzione, ideale e non ideologico, diceva Silvio, persona intelligente e colta di studi.

I nostri governanti di oggi invece non si pongono il problema della lingua italiana.

Ideale, dal greco ἰδέα e dal latino video, è un aggettivo che indica ciò che si vede, cioè un concetto di rappresentazione del reale. Ideologico indica invece una combinazione di idee e di visioni del mondo, che poi diventa dottrina ed orienta un gruppo sociale. Vaglielo a spiegare a gente che non ha mai studiato nella vita. Quindi, in sostanza, le idee sono percezioni degli individui. Le ideologie sono invece sistemi di idee, con il compito di formare l’opinione pubblica. Ma tutto questo che gliene frega ai nostri due eccelsi governanti in carica? Loro non si pongono il problema semantico e non vanno per il sottile. Per loro non c’è differenza tra ideale e ideologia. Secondo una nota community, l’ideale poggia su un’esperienza presente che rende felici subito, ma che si compirà in futuro. L’ideologia si regge invece su un progetto futuro che si insegue sempre, e che forse non accade mai. L’ideale produce scoperte nuove e personali, perché si realizza a ogni passo. L’ideologia uniforma tutto in ripetizione e discorso. L’ideale genera amicizia, l’ideologia invece burocrazia. L’ideale esalta la comunione, l’ideologia il capo. L’ideale non delude e sprona, l’ideologia invece delude sempre. L’ideale accoglie chiunque, l’ideologia ha bisogno di nemici. Ma la politica, certa politica, deve sforzarsi di capirlo, a cominciare dal nostro Presidente. A proposito, Giorgia non è il nostro premier, come ripete spesso certo giornalismo frettoloso ed un pò incolto. In Italia il premier, o primo ministro, non è eletto a suffragio universale dai cittadini elettori. E’ nominato dal Presidente della Repubblica, dopo essere stato indicato dal partito o dalla coalizione che vince le elezioni.

Il neo euroscetticismo pragmatico meloniano invece del suo vecchio (ideologico) antieuropeismo

Ma tornando al distinguo tra ideologia e pragmatismo, l’euroscetticismo di questa maggioranza si spiega con il suo neo- eurorealismo pragmatico, rispetto al antieuropeismo della destra. Per il governo Meloni il suo neoeuropeismo intende conseguire l’obiettivo di un sostegno all’Europa in una chiave utilitaristica di interesse nazionale, in una visione di “Europa delle patrie”, alla Orban insomma. Il pragmatismo meloniano emerge, ad esempio, dalla linea della destra sul contrasto al cambiamento climatico e sulla transizione energetica. Una linea che mette sull’avviso sui costi sociali ed economici della pur necessaria transizione. Alla COP 29 di Baku (una ridicola conferenza sulle energie alternative svoltasi in Azeirbagian, la patria del petrolio) il nostro presidente ha ripetuto quello già detto alla COP28 di Dubai: garantire una transizione energetica “non ideologica”, che tenga conto delle esigenze di sostenibilità sociale ed economica dei processi di decarbonizzazione.

La crisi delle ideologie di ieri e la ricerca spasmodica del pragmatismo di oggi

Quindi, ci si svuole sbarazzare ovunque delle vecchie ideologie. Sono ritenute responsabili della profonda crisi che stiamo vivendo. E quindi ecco spiegato il pragmatismo. Secondo Meloni-Salvini è la panacea di tutti i mali, la via per liquidare la mano morta del passato, per giudicare finalmente le cose per quelle che sono, legate alla realtà del nostro presente, alla velocità del praticismo che vaporizza le lentezza del teorismo. Forse un giudizio sensato in generale, ma  – cara Giorgia, caro Matteo – un grave errore in politica. L’agire, specie in politica, non può essere guidato dall’empirismo, quell’approccio pratico e sperimentale alla conoscenza teorizzato nel ‘600 dal filosofo inglese John Locke. L’empirismo-pragmatismo è un metodo basato sull’a-posteriori, cioè sull’esperienza del dopo, in quanto la conoscenza non sarebbe universale ma dipendente dall’esperienza del soggetto. E di qui – è la nostra opinione – la scelta, da parte dell’italiano medio, della comoda via del pragmatismo, senza preoccupazione per la moralità.  Il bello e comico è che, per molti di noi, la concezione etica e rigorosa va bene per gli altri, ma quando di tratta di noi stessi, facciamo tutto quello che è pratico conveniente ed utile, senza freni etici.

Secondo noi, il pragmatismo in politica è un grave errore. Se la Meloni ci leggesse, le consiglieremmo di rifletterci su, da persona intelligente quale è. L’azione politica non può essere guidata solo dalla quotidianità. E’ indispensabile che dietro ci sia sempre una visione, un’idea (e non una ideologia) della società che si vuole costruire. Le aspirazioni a lungo termine vanno fondate, devono fondarsi sulle teorie e sui valori. La politica non è solo fare, ma è soprattutto desiderar di fare e di cambiare. Ed il cambiamento, nel promettere progresso, fa immaginare, stimolare visioni, sogni. Per raggiungere uno scopo ci vuole un pensiero, da cui nasce un’azione, che porta a un risultato concreto e soprattutto – ciò che più conta – indica, fissa e conferma un’identità. Il pragmatismo è importante, ma per l’immediato. Se si vuole trasformare e migliorare la società occorrono sogni, visioni e idee. Che poi Meloni, Salvini e compagnia bella, confondono con le ideologie. E di qui il retrocedere del nostro Paese verso tre culture degradanti: quella del sospetto, quella della dietrologia, e quella post-ideologica e pragmatica. Tre culture tipicamente italiane che hanno avvelenato i pozzi di quella democrazia pazientemente costruita dopo la guerra.

E qui, a “certa politica” da somari – senza offesa per questi animali dotati invece di un acuto spirito di osservazione – è utile ricordare una massima di Winston Churchill: “Mi piacciono gli italiani perchè vanno alla guerra come fosse una partita di calcio, e vanno a una partita di calcio come fosse la guerra”. Negli 80 anni che sono passati, da noi non è cambiato nulla. E per cambiare ci vogliono le idee.

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