Augias, la superiorità morale della sinistra e l’horror vacui senza età

Corrado Augias lascia la Rai dopo 63 anni di quasi ininterrotta militanza. Ha spiegato in lungo e in largo che se ne va perché i nuovi padroni di viale Mazzini vogliono riscrivere la storia, e non certo nel senso che la nostra Costituzione auspica. Siccome i nuovi padroni sono arrivati a ottobre del 2022, ci ha messo più di un anno a rendersene conto. Per carità, ognuno ha i suoi tempi di elaborazione, però possiamo dire che il suo è stato quanto meno un processo laborioso. In questi casi la domanda maliziosa è irresistibile: ma se ne sarà andato per convinzione o perché nei palinsesti della tivù di Stato non c’era più posto per i suoi programmi?

La7 di Cairo è sempre più la ridotta dei perseguitati di ogni regime

Un indizio viene da una delle sue tante considerazioni sulla vicenda che lo riguarda: non mi trovavo più a mio agio, e poi nessuno mi ha trattenuto. Insomma, ha perso la sua confort zone («vorrei lavorare con persone amiche in un ambiente cordiale»), ma i dirigenti Rai non hanno fatto nulla per fargli cambiare idea costringendolo a lasciare quella che considerava la sua casa. Per la cronaca, andrà a La7, la tivù di Urbano Cairo che è sempre più la ridotta dei perseguitati di ogni regime. Operazione che ricorda, ma con altri presupposti, il trasferimento nell’allora nascente tivù berlusconiana di star della Rai allettate dai soldi più che perseguitate dall’ideologia. Andò male, perché all’epoca le regole della tivù commerciale divergevano da quelle della tivù pubblica e i transfughi ritornarono a capo chino sui loro passi. Ma i tempi sono cambiati, e il clamoroso successo del passaggio di Fabio Fazio a Discovery per il giornalista-scrittore suona benaugurante. Lui, e lo si vede dalle numerose esternazioni che stanno accompagnando il suo addio, è un incrollabile e convinto rappresentante della superiorità morale della sinistra così derisa e offesa dalla barbara orda meloniana che sta affossando i palinsesti della tivù di Stato. A La7 troverà sicuramente un ambiente ben disposto a riconoscerglielo.

Augias, la superiorità morale della sinistra e l'horror vacui che non ha età
Corrado Augias (Imagoeconomica).

Inutile scandalizzarsi per l’horror vacui di un quasi 90enne

Forse per giustificare la sua uscita bastava dire che molti programmi Rai e relativi conduttori sono inguardabili, ma conveniamo che il tentativo di riscrivere la storia in senso sovranista e aspirazionalmente autoritario ne rinforza le motivazioni. Per altro, non tutti i programmi di Augias sono riusciti col buco. Specie ultimamente, dove risultavano un po’ tirati via (pensiamo a Città segrete) e sembravano obbedire più al suo spasmodico desiderio di apparire che a una ben congegnata filosofia di prodotto. Perché il nostro, e il suo è un destino condiviso da molti presenzialisti del piccolo schermo, se non sta dietro la lucina di una telecamera soffre di horror vacui. Cosa che rende oziosa l’altra obiezione che gli è stata mossa, cioè che alla vigilia degli 89 anni uno potrebbe serenamente chiudere e lasciare spazio alle nuove generazioni e andare a vedere i cantieri. Un passaggio che a parole tutti riconoscono come ineludibile e doveroso. Il problema è che il sentimento dell’horror vacui non ha età, e non perdere la scena è l’unico modo per esorcizzarlo pena lunghe sedute psicoanalitiche. Quindi scandalizzarsi è inutile quanto teorizzare il proprio auto-pensionamento. Ci avevano provato nel 2007 un gruppo di intellettuali, giornalisti e manager che avevano firmato un Patto generazionale che impegnava moralmente i contraenti a fare un passo indietro dai loro ruoli apicali una volta compiuti i 60 anni. Su internet il manifesto, con relativi firmatari tutt’ora molto noti, è ancora facilmente reperibile. Ce ne fosse uno che quel passo indietro l’ha fatto.