Fiorella Mannoia ha deciso di cambiare il finale a una delle sue canzoni più famose. Si tratta di Quello che le donne non dicono, brano diventato una sorta di manifesto generazionale e che si conclude con la frase: «Ti diremo ancora un altro sì». Una scelta che la cantante ha spiegato a Repubblica e che riguarda il momento attuale, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Fiorella Mannoia ha confessato di non essere mai stata convinta della frase finale e che durante il concerto del 22 novembre all’EuropAuditorium la canzone cambierà forma.
Mannoia: «Quando una donna dice no è no»
Fiorella Mannoia ha spiegato: «È un brano a cui sono molto legata, scritto da Enrico Ruggeri e da Luigi Schiavone e che ho portato a Sanremo nel lontano 1987… Ma ho deciso di cambiare il finale perché era giusto: dicevo sempre “Ti diremo ancora un altro sì”, ma non è mica vero. La cantavo e pensavo “non è mica detto, perché danno per scontato che dobbiamo dire un sì?”. Potrebbe essere un forse, o un no. E quando una donna dice no, con qualsiasi vestito, in qualsiasi circostanza e condizione, è no».
La cantante: «La violenza sulle donne sembra senza soluzione»
Poi ha parlato del momento attuale: «Ci si rende conto che la violenza sulle donne sembra essere una cosa che non trova soluzione, anzi pare che le cose stiano peggiorando, e oggi la rete divulga di più le notizie delle violenze e questo ci dà la dimensione del fenomeno. È una guerra e a innescarla è sempre lo stesso movente. Un uomo che non accetta la volontà di una donna. Ma a preoccuparmi è anche il fatto che alla violenza ci si abitui, per questo è fondamentale mantenere i riflettori puntati. Va abolita l’abitudine di colpevolizzare le vittime e di giustificare il carnefice. C’è ancora molto da fare, ed è un percorso che possiamo fare solo tutti insieme, perché siamo tutti vittime di stereotipi, uomini e donne. Io credo che per cambiare mentalità dovremmo cominciare a parlare nelle scuole già ai bambini delle elementari, che sono più ricettivi. Bisogna insegnare il rispetto reciproco, nei confronti delle donne, del diverso, in generale per insegnare il rispetto umano».