Diversi record relativi alle temperature sono stati stracciati nel 2023, anno caratterizzato da ondate di caldo sempre più intense, così come da inondazioni e periodi di siccità che hanno causato numerose vittime in tutto il mondo. Ma il peggio, come avvertono gli scienziati in vista della COP28, deve ancora venire. Secondo il nuovo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), intitolato “Record infranto”, a meno che le emissioni globali di gas serra non diminuiscano drasticamente, il mondo si troverà a fronteggiare un «infernale» aumento delle temperature di 3°C, con impatti climatici ancora più ampi e distruttivi.
Lontano l’obiettivo di ridurre il riscaldamento globale a 1,5°C, stabilito dall’Accordo di Parigi
Lontano dunque l’obiettivo di ridurre il riscaldamento globale a 1,5°C come previsto dall’Accordo di Parigi: l’attuazione delle politiche già promesse dai Paesi delle Nazioni Unite ridurrebbe di appena 0,1°C l’aumento delle temperature. E i tagli alle emissioni a cui sono disposti i Paesi in via di sviluppo – a condizione di ricevere sostegno finanziario e tecnico – non permetterebbe comunque di scendere sotto i 2,5°C. Lo scenario si prospetta catastrofico e per questo, ribadisce l’UNEP, c’è da agire presto e con decisione.
Guterres: «Estirpare la radice velenosa della crisi climatica: i combustibili fossili»
Per raggiungere l’obiettivo concordato a livello internazionale di 1,5°C è necessario tagliare 22 miliardi di tonnellate di CO2 dal totale attualmente previsto nel 2030, afferma il rapporto. Si tratta del 42 per cento delle emissioni globali, equivalente alla produzione dei cinque peggiori inquinatori del mondo: Cina, Stati Uniti, India, Russia e Giappone. Non riuscirsi, secondo Antonio Guterres, sarebbe «un fallimento della leadership, un tradimento dei più vulnerabili e un’enorme opportunità mancata». Le energie rinnovabili, ha sottolineato l’alto ufficiale delle Nazioni Unite non sono mai state così economiche e accessibili: «Sappiamo che è ancora possibile rendere realtà il limite di 1,5 gradi. Occorre estirpare la radice velenosa della crisi climatica: i combustibili fossili». Guterres ha affermato che i vari Paesi devono impegnarsi alla COP28 a triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030 e ad eliminare gradualmente i combustibili fossili, con un calendario chiaro.
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Nessuno dei Paesi del G20 sta riducendo le emissioni a un ritmo coerente con i propri obiettivi
All’inizio di novembre l’Onu aveva avvertito che i produttori mondiali di combustibili fossili stavano pianificando espansioni in grado di bruciare più di due terzi del bilancio mondiale del carbonio nei prossimi 30 anni. Il più recente report dell’UNEP sostiene che, se tutti gli impegni a lungo termine dei Paesi di ridurre le emissioni a zero entro il 2050 venissero rispettati, l’aumento della temperatura globale potrebbe essere limitato a 2°C. Tuttavia, si legge, questi impegni «non sono attualmente considerati credibili». Nemmeno quelli dell’Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc) di Sultan Ahmed Al Jaber, che presiederà una COP28 nemmeno iniziata e già partita nel segno delle contraddizioni: nel complesso nessuno dei Paesi del G20, che insieme producono l’80 per cento della CO2, sta riducendo le emissioni a un ritmo coerente con i propri obiettivi di zero emissioni nette.
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