La cantante ucraina Jamala, vincitrice dell’Eurovision nel 2016 con una canzone che denunciava la deportazione dei tatari della Crimea sotto Stalin, è stata messa nella lista dei ricercati dal ministero dell’Interno russo per crimini non specificati. Il nome di Jamala, al secolo Susana Jamaladinova, compare nella nel database dei ricercati del ministero. L’agenzia Tass, che ha dato la notizia, ha aggiunto che non viene precisato di quali reati sia accusata.
L’ipotesi di «diffusione di false notizie sulle forze armate»
Fonti di polizia sentite dall’agenzia hanno ipotizzato che la cantante possa essere stata incriminata per la «diffusione di false notizie sulle forze armate». Un’accusa prevista in base a una riforma del Codice penale introdotta nel 2022 e mossa contro molti attivisti, giornalisti e oppositori in Russia che si sono schierati contro l’operazione militare in Ucraina. Jamala è nata in Crimea ed è di ascendenza tatara. Sette anni fa trionfò all’Eurovision con 1944, una canzone decisamente anti-russa. Una posizione che ha sempre mantenuto fin dall’annessione della Crimea alla Russia nel 2014 e ribadita con forza dopo l’inizio dell’intervento di Mosca in Ucraina, nel febbraio del 2022.
Jamala sostenitrice del movimento Lgbt
Nell’aprile dello stesso anno Jamilova fu inserita nella lista degli artisti ucraini a cui è proibito l’ingresso in Russia per 50 anni. La cantante, sottolinea la Tass, è anche una sostenitrice del movimento Lgbt e del matrimonio tra persone dello stesso sesso in Ucraina. Proprio questa potrebbe essere una discriminante. Pochi giorni fa, infatti, il ministero della Giustizia russo ha chiesto alla Corte Suprema di mettere fuori legge il movimento internazionale per i diritti Lgbt. E questo in quanto le sue attività «incitano alla discordia sociale e religiosa» in violazione delle leggi anti-estremismo del Paese. L’omosessualità è stata un reato in Russia fino al 1993 ed è stata poi considerata una malattia mentale fino al 1999.