Russia, condannato a sei anni per aver danneggiato i manifesti dell’esercito

Sei anni di reclusione per aver screditato l’esercito di Mosca che combatte al fronte in Ucraina. Un tribunale di Togliatti, città della Russia centrale, ha condannato un uomo di 46 anni per aver vandalizzato e distrutto i manifesti cittadini che inneggiano all’eroismo dei militari del Cremlino. Nel 2022 il presidente Vladimir Putin aveva firmato una legge che proibisce le critiche alle forze armate e gli atti vandalici, per le cui violazioni si prevedono fino a 15 anni di carcere. Come ha sottolineato il tribunale, «il colpevole dovrà scontare la pena in una colonia correzionale a regime generale». Secondo il Moscow Times, la sentenza è arrivata a porte chiuse, senza testimoni né stampa.

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Chi è il 46enne condannato in Russia per aver screditato l’esercito

Le autorità di Mosca non hanno divulgato il nome dell’autore del crimine, ma il gruppo per i diritti umani in Russia Memorial lo ha identificato come Alexei Arbuzenko. Attivo nei circoli culturali di Togliatti, il 46enne scrive poesie e opere in prosa, suona la chitarra e lavora come insegnante. Stando a ulteriori fonti riportate dal Moscow Times,  sarebbe anche un logopedista e uno psicologo. Per il suo gesto ha coinvolto anche il figlio minorenne, come dimostrano alcuni video delle telecamere di sicurezza. Nei filmati infatti si vedono due persone di età differente mentre lanciano pietre e zolle di terra contro un grande cartellone pubblicitario posizionato lungo la strada principale della città. Un’azione che avrebbe ripetuto in altre cinque occasioni.

Un 46enne di Togliatti, in Russia, dovrà scontare sei anni di prigione per aver danneggiato i poster dell'esercito impegnato in Ucraina.
Una donna passeggia davanti a un manifesto dell’esercito in Russia (Getty Images).

Arbuzenko non è tuttavia il primo a ricevere una condanna simile. Stando a quanto ha scritto Radio Free Europe, a ottobre un tribunale di Novosibirsk aveva multato una donna di nome Irina Bocharova di 15 mila rubli (circa 155 euro) per aver abbattuto un poster in cui si inneggiava al valore patriottico dell’esercito. La signora aveva motivato il gesto dicendo che non voleva permettere che suo figlio vedesse la propaganda. Durante lo stesso mese, il numero di condanne ai sensi della legge sulle fake news erano aumentate del 30 per cento, mentre i casi di alto tradimento erano cresciuti addirittura di quattro volte rispetto al 2022.