Scontro Italia Viva-Azione, Gelmini fuori dalla commissione Affari costituzionali

Nuovo scontro all’interno dell’ormai ex Terzo Polo. In attesa dello scioglimento dei gruppi parlamentari, continua lo scambio di colpi tra Azione e Italia Viva. L’ultima vittima è Mariastella Gelmini, passata da Forza Italia al partito di Carlo Calenda nell’estate 2022, prima della chiamata alle urne del 25 settembre dello stesso anno. L’ex ministra dell’Istruzione è stata rimossa dalla commissione Affari costituzionali dal capogruppo a Palazzo Madama, Enrico Borghi. Al suo posto è stata inserita la senatrice Dafne Musolino, fresca di ingresso nel gruppo guidato da Matteo Renzi dopo l’addio a Sud chiama Nord, di cui è stata unica esponente al Senato.

Scontro Italia Viva-Azione, Gelmini fuori dalla commissione Affari costituzionali
Dafne Musolino (Imagoeconomica).

Gelmini: «Complimenti per lo stile»

Sui social, Mariastella Gelmini ha commentato: «Non farò più parte della commissione Affari costituzionali del Senato. Non l’ho deciso io, ma Renzi e Borghi, che non hanno avuto neanche il coraggio di dirmelo. La decisione mi è stata comunicata, con non poco imbarazzo, da una funzionaria di Italia Viva. Complimenti per lo stile».

Risponde Borghi: «Disertavi le riunioni, Musolino più affidabile»

A rispondere è stato lo stesso capogruppo Borghi: «Cara Maria Stella, visto che ti sei abituata, in compagnia peraltro, a disertare le riunioni del gruppo dove si affrontano le questioni, per portarle in pubblico, ti risponderò pubblicamente: ritengo che Musolino sia più capace e affidabile di te in Prima commissione. Tocca al capogruppo decidere. E ha deciso, sapendo di esprimere il consenso maggioritario del gruppo. Tutto qui. Stai bene».

Scontro Italia Viva-Azione, Gelmini fuori dalla commissione Affari costituzionali
Enrico Borghi (Imagoeconomica).

Calenda: «Avremmo dovuto mettere il veto sull’ingresso di Borghi»

Dopo il botta e risposta tra Gelmini e Borghi, è stato Carlo Calenda a difendere la sua senatrice: «Quando Borghi è entrato nel gruppo parlamentare, la frattura tra Azione e Italia Viva era già consumata. Da statuto avremmo potuto mettere un veto sul suo ingresso. Non lo abbiamo fatto, ritenendo che avrebbe tenuto un comportamento professionale o almeno conforme alla normale educazione. Amen. Per fortuna tutto ciò è alle nostre spalle». Nessun commento, invece, né da Renzi né da Musolino.