Forum e accordi economici hanno lavato le mani di bin Salman

Forse bisognerebbe chiedere scusa a Matteo Renzi, o almeno assolverlo dalla congerie di sfottò e accuse che gli sono piovute addosso per la sua amicizia (retribuita) con il principe saudita Mohammed bin Salman. Magari lasciandone solo una: non va bene che un senatore della Repubblica in carica sieda in fondazioni e faccia conferenze retribuite per un Pease terzo, si tratti di una dittatura o di un campione di democrazia. Ma per il resto, ora che il fu impresentabile Bin Salman è stato sdoganato, con Riad così fan tutti. Si vede che le sue mani, come si scrisse all’epoca, lorde di sangue per aver fatto tagliare a pezzi Jamal Ahmad Khashoggi nei locali del consolato saudita di Istanbul, sono diventate improvvisamente pulite.

Forum e accordi economici hanno lavato le mani di bin Salman
Matteo Renzi e bin Salman raffigurati in un murales a Roma (Getty Images).

Anche il governo Meloni ora si scopre filo-saudita

Solo mettendo in fila gli episodi più recenti l’irrefrenabile esplosione di amorosi sensi tra i due Paesi passa, tra i tanti episodi, da un forum italo-saudita lo scorso 4 settembre a Milano dove oltre 1.000 tra grandi e piccoli imprenditori hanno sgomitato per cercarsi almeno uno strapuntino nelle more dell’accordo tra il ministro Adolfo Urso, vessillifero del made in Italy, e il suo omologo arabo. A quell’incontro ha presenziato, in qualità di sindaco della città ospitante, anche Giuseppe Sala, visibilmente soddisfatto che proprio dalla capitale economica del Paese prendesse il largo l’intesa. Chissà se era lo stesso Sala che quattro anni prima, era il marzo del 2019, aveva severamente bacchettato Alexander Pereira, allora sovrintendente del Teatro alla Scala, imponendogli di restituire l’anticipo di un ricco contratto (3 milioni su 15) che avrebbe fatto di Riad uno dei soci forti della sua Fondazione. E chi alla velocità di un attosecondo si era prontamente unito alla reprimenda? Ma naturalmente Matteo Salvini. Lo Zelig del Carroccio aveva tuonato: «Non si può andare in piazza per difendere i diritti umani e poi fare affari con Paesi, come l’Arabia Saudita, che non permettono molte libertà». Ma si sa che sulle sue dichiarazioni, specie quando si contraddice clamorosamente, il capo della Lega ha la memoria del pesce rosso.

Forum e accordi economici hanno lavato le mani di bin Salman
Il ministro degli Investimenti saudita con il ministro Urso e il sindaco di Milano Sala (Imagoeconomica).

Roma-Ryadh Season: l’accordo con il ‘nemico’

Buon ultimo,è arrivato un pingue accordo – 25 milioni di euro in due anni –  tra la Roma calcio e la Riyadh Season (una specie di festival dei possibili investimenti stranieri in terra araba che inizierà a fine ottobre) che fa dei sauditi il principale sponsor del club giallorosso. In barba al fatto, ma di fronte ai soldi son dettagli, che la città eterna e Riad sono rivali nella corsa per aggiudicarsi l’Expo del 2030. Quindi il Comune di Roma, che tanto ci tiene ad ospitare la manifestazione (sempre che la città sopravviva al suo oramai ineluttabile degrado), si è visto arrivare in pompa magna il nemico in casa. Nelle geometrie variabili della geopolitica, i sauditi si avviano a diventare per l’Italia quello che furono i cinesi prima che scendesse il gelo nei loro rapporti con gli americani e via della Seta si trasformasse in via dalla Seta. Una manna i petrodollari per un governo affamato di soldi come il nostro. E i diritti umani, la repressione del dissenso, la sottomissione delle donne, il giornalista Khashoggi e la sua brutale uccisione? Ma no, tutte invenzioni. Erava una puntata un po’ truce di Scherzi a parte.