Lo spread, l’indebitamento italiano e la tempesta perfetta sull’Eurozona

Quando al timone dell’Italia c’è un governo di centrodestra e lo spread si scalda, subito il riflesso pavloviano è automatico: 2011, tempesta finanziaria, crollo dell’esecutivo, fine politica di Silvio Berlusconi. Ora che siamo nel 2023, la situazione non sembra la stessa ma gli scossoni sotto Giorgia Meloni cominciano a farsi sentire. Cosa sta succedendo realmente? Il mercato obbligazionario dell’Eurozona è agitato per via di rendimenti su livelli che non si vedevano da 10 anni: i titoli di Stato sprofondano, mentre lo spread si allarga. Nella giornata di giovedì 28 settembre, quando il rendimento dei Btp ha sfiorato il 5 per cento, l’ormai famigerato differenziale tra Btp e Bund tedeschi è schizzato in modo allarmante oltre la soglia psicologica dei 200 punti, per poi chiudere a 193. L’approvazione da parte del governo Meloni della Nadef, la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, non ha riacceso la fiducia dei mercati verso il nostro Paese. Tutt’altro: anche secondo il Financial Times la crescita del mercato dei bond europei è causato principalmente dai progetti di maggior indebitamento illustrati dal nostro ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti alla Camera.

Come l’indebitamento italiano influisce sullo spread tra Btp-Bund e sul mercato obbligazionario dell'eurozona.
Giancarlo Giorgetti (Ansa).

Il deficit in rialzo dell’Italia e il debito pubblico stabile preoccupano l’Europa

Giorgetti ha annunciato che per il 2024 è stato fissato un rapporto deficit/Pil al 4,3 per cento, ben superiore dunque al limite del 3 per cento previsto dai Trattati dell’Unione europea. La decisione permetterebbe di mantenere gli interventi essenziali a favore dei redditi medio-bassi, insieme a consistenti stanziamenti per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Il deficit in rialzo fa paura all’Europa, insieme al debito pubblico previsto stabile al 140 per cento, perché attorno ci sono altri elementi di incertezza. Per esempio le previsioni sulla crescita economica, giudicate (troppo) ottimistiche. E un possibile incremento delle emissioni, su un mercato che potrebbe non essere in grado di assorbire l’offerta. E così il 28 settembre i prezzi dei titoli di Stato europei sono crollati bruscamente, su un mercato obbligazionario già turbato dalla decisione della Banca centrale europea di aumentare ancora i tassi di interesse per abbassare l’inflazione.

Come l’indebitamento italiano influisce sullo spread tra Btp-Bund e sul mercato obbligazionario dell'eurozona.
Piazza Affari, Milano (Ansa).

Dalla Francia alla Spagna, la spia rossa dello spread si è accesa dappertutto

La spia rossa dello spread si è accesa in tutta Europa. In Italia, come detto, il rendimento a 10 anni è salito di 0,12 punti percentuali fino al 4,89 per cento, il livello più alto dal 2013, per uno spread schizzato sopra i 200 punti. Ma dal 2,83 al 2,93 per cento sono saliti anche i rendimenti degli stessi Bund tedeschi, benchmark su cui vengono calcolati gli spread dei titoli degli altri Paesi dell’eurozona. In Francia, dove il governo è stato criticato dall’autorità di vigilanza fiscale per non aver tagliato la spesa pubblica abbastanza da evitare di violare le regole fiscali dell’Ue nel 2024, il rendimento a 10 anni è balzato a oltre il 3,5 per cento, livello più alto dal 2011. Ai massimi da un decennio anche i titoli di Stato in Spagna, saliti oltre il 4 per cento. Piet Haines Christiansen, direttore della ricerca sul reddito fisso alla Danske Bank, ha detto al Financial Times che il mercato obbligazionario si trova nel pieno di una «tempesta perfetta», in cui il sell-off delle obbligazioni è stato guidato dalle revisioni dei deficit di Italia e Francia, dagli alti tassi di interesse e dall’aumento del prezzo del petrolio. Tra l’altro non si parla solo di Eurozona, visto che i rendimenti decennali sono aumentati leggermente anche nel Regno Unito, così come negli Stati Uniti.

Come l’indebitamento italiano influisce sullo spread tra Btp-Bund e sul mercato obbligazionario dell'eurozona.
Un operatore di Borsa segue l’andamento dello spread (Ansa).

Il differenziale è schizzato molto in alto, ma non deve far preoccupare (per ora)

Il differenziale tra i Btp italiani decennali e i Bund tedeschi è l’indicatore che si muove quando cambia la percezione dei mercati rispetto al rischio Paese. Gli investitori internazionali guardano sempre con una certa cautela verso l’Italia, che si porta dietro il peso di un debito storicamente troppo alto rispetto al Pil. In questo caso, sottolineano da più parti gli analisti, il balzo in alto dello spread non deve far preoccupare eccessivamente: il governo gode infatti di una maggioranza solida e i fondamentali dell’economia sono migliori rispetto al 2011, quando si verificò la pesante crisi del debito sovrano italiano. Secondo l’economista e professoressa della London Business School Lucrezia Reichlin, interpellata da La Stampa, il pericolo maggiore arriverà nel 2024: «Credo che la reazione dei mercati sia temporanea, ma questo dipenderà anche dalla reazione della Commissione e dei partner europei. Gli investitori non apprezzano le tensioni tra l’Italia e l’Europa. Il ministro Giorgetti ha detto di non voler fare nulla di pro-ciclico, ma l’anno prossimo l’economia andrà peggio».