Il Congresso spagnolo nega definitamente la fiducia a Feijòo

Con 173 sì e 177 no il Congresso dei deputati, ovvero la camera bassa del parlamento spagnolo, ha negato definitivamente la fiducia ad Alberto Nunez Feijòo, leader del Partito popolare. A questo punto la parola passa al re Felipe VI che, molto probabilmente, affiderà al socialista Pedro Sanchez un nuovo incarico per formare un governo.

Il Congresso spagnolo nega definitamente la fiducia a Feijòo. Probabile incarico al leader socialista e premier uscente Sanchez.
Pedro Sanchez (Getty Images).

Due i voti di fiducia, identico il copione

Dopo un mese di trattative, seguite all’incarico ricevuto da re per tentare di formare un governo, nel primo dei due voti del Congresso dei deputati – avvenuto mercoledì 27 settembre – Feijòo aveva mancato la maggioranza per sei seggi. A favore si erano espressi il Pp, l’ultradestra di Vox, i due rappresentanti di Navarra e Canarie. Poco meglio è andato il secondo tentativo, in cui ha guadagnato due seggi, comunque non sufficienti. «Daremo voce agli oltre 11 milioni di cittadini che vogliono cambiamento, stabilità e moderazione con un governo che difenda l’uguaglianza di tutti gli spagnoli», aveva detto Feijòo. Ma così non è stato.

Il Congresso spagnolo nega definitamente la fiducia a Feijòo. Probabile incarico al leader socialista e premier uscente Sanchez.
Alberto Nunez Feijoo e Santiago Abascal, leader di Vox (Getty Images).

Sanchez può ottenere il sì, ma non è scontato

Una sfiducia-bis annunciata, quella incassata da Feijóo, che avendo Vox come alleato sapeva di non poter allargare i consensi tra le formazioni autonomiste e indipendentiste. Ma almeno ha utilizzato i propri interventi al Congresso per cercare di sbarrare la strada della Moncloa a Sánchez, nella speranza di andare a nuove elezioni il 14 gennaio. Non è lo scenario più probabile. Sanchez ha infatti maggiori possibilità di ottenere la maggioranza, anche se per farlo dovrà coinvolgere in un’unica coalizione partiti molto diversi tra loro. All’orizzonte si profila un esecutivo socialista sulla falsariga di quello uscente, sostenuto dalla sinistra di Yolanda Diaz e dalle già citate formazioni autonomiste/indipendentiste, compresa Junts per Catalunya, di centro-destra e guidata dal redivivo Carles Puigdemont. L’appoggio di quest’ultimo, fondamentale per la maggioranza parlamentare (che non sarebbe politica), non è tuttavia scontato.