Le autorità della Repubblica non riconosciuta del Nagorno-Karabakh (Artsakh) hanno annunciato che è stato raggiunto un accordo per un cessate il fuoco completo a partire dalle 13 (ora locale) di mercoledì 20 settembre. L’intesa, raggiunta grazie alla mediazione russa, prevede anche che le truppe armene si ritirino «dalla zona di schieramento del contingente russo di peacekeeping» (forze dispiegate nell’area dallo scoppio della guerra nel 2020) e che le unità armate dell’esercito di difesa del Nagorno-Karabakh siano sciolte e disarmate». Condizioni che suonano come una resa incondizionata all’Azerbaigian.
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I negoziati si terranno il 21 settembre nella città azera di Yevlakh
Giovedì 21 settembre, fanno sapere i funzionari locali di Stepanakert e Baku, nella città azera di Yevlakh si terranno i negoziati. Inoltre saranno discusse con i rappresentanti della popolazione armena e le autorità azere questioni relative ai diritti, al sostentamento e alla sicurezza degli abitanti del Nagorno Karabakh «nel quadro della Costituzione dell’Azerbaigian». Baku, che ha chiesto lo scioglimento del governo locale della Repubblica, ha affermato che i colloqui includeranno anche piani per la “reintegrazione” della regione nell’Azerbaigian.

L’attacco di Baku e il bilancio dei bombardamenti
Il cessate il fuoco e la resa a Baku arrivano dopo un giorno di scontri. Il 19 settembre l’Azerbaigian ha lanciato un’operazione anti-terrorismo nel Nagorno Karabakh con l’obiettivo di «ripristinare l’ordine costituzionale». Nei fatti ha bombardato l’area assicurando di aver colpito solo obiettivi militari. Il leader dell’Atsakh Gegham Stepanyan ha denunciato la morte di 32 persone, tra cui sette civili. I feriti sarebbero più di 200 tra cui 35 civili.