È morto nella serata di martedì 19 settembre a Torino Gianni Vattimo, padre del «pensiero debole». Aveva 87 anni. Il filofoso era stato ricoverato, dopo Ferragosto, in gravi condizioni all’ospedale di Rivoli. A dare la notizia con un post su Facebook, era stato Simone Caminada, 38 anni, assistente e compagno del filosofo fotografato sul social nel letto ospedaliero.
Vattimo è stato un filosofo di fama mondiale, esponente della filosofia ermeneutica. Tra i massimi studiosi di Heidegger, Nietzsche e Gadamer, è stato direttore della Rivista di estetica, socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino. Oltre alla carriera accademica, Vattimo ha anche intrapreso quella politica come europarlamentare. Ha contribuito alla divulgazione della filosofia conducendo programmi televisivi per la Rai e collaborando come editorialista per i quotidiani La Stampa e La Repubblica e per il settimanale L’Espresso.
Nato a Torino il 4 gennaio 1936, era figlio di un carabiniere calabrese di stanza a Torino, morto di polmonite quando il piccolo Gianni aveva solo un anno e mezzo. Cresciuto in condizioni disagiate, aveva sempre rivendicato le sue origini proletarie. A diciotto anni era divenuto delegato diocesano degli studenti dell’Azione cattolica, dalla quale però era stato presto espulso per le sue posizioni critiche verso l’autorità ecclesiastica. Laureatosi nel 1959 con una tesi su Aristotele, nel 1964 aveva intrapreso l’insegnamento come incaricato di Estetica, a soli 28 anni. L’anno prima era uscito il suo libro Essere, storia e linguaggio in Heidegger (Marietti, 1963). Per le sue opere ha ricevuto lauree honoris causa dalle università di La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima. È stato più volte docente alle Vacances de l’Esprit (1995, 1997 e 2004).