Nîmes, morto in una sparatoria un bambino di 10 anni: lo scontro a fuoco per un traffico di droga

Un bambino di 10 anni è morto nella notte tra il 21 e il 22 agosto a Nîmes, in Francia, dopo essere rimasto coinvolto in uno scontro a fuoco legato ad un regolamento di conti per traffico di droga.

Muore un bambino di 10 anni in una sparatoria a Nîmes: ferito anche lo zio

Le forze dell’ordine locali sono attualmente sulle tracce dei responsabili della sparatoria, quattro individui che dopo il crimine si sono dati dalla fuga. I fatti sono avvenuti intorno alle 23.30 di lunedì 21 agosto, quando i residenti del quartiere di Pissevin hanno iniziato a sentire alcuni colpi di arma da fuoco sparati per strada. Lo scontro si è consumato nelle vicinanze della mediateca Marc-Bernard, chiusa da ormai diversi proprio per traffico di droga e per le reiterate minacce rivolte al personale del Comune. Stando a quanto riportano i media e le autorità francesi, il bambino che ha perso la vita si trovava al momento della sparatoria a bordo della macchina dello zio, insieme al parente che era al volante e ad un altro bambino rimasto rimasto illeso. L’uomo alla guida è stato colpito da tre proiettili, il bambino invece da una pallottola sola, che è però risultata fatale. A nulla è servita la corsa dello zio in ospedale: quando l’auto è arrivata al Centre Hospitalier Universitaire di Nîmes il piccolo era già morto.

Lo sdegno e il dolore delle autorità: «Una tragedia che non rimarrà impunita»

A poche ore dal dramma, a prendere la parola via social riguardo alla tragedia è stato tra gli altri anche il ministro degli Interni francese Gérald Darmanin, che su Twitter ha dichiarato: «Nîmes: un bambino di 10 anni ucciso durante quello che sembra essere un regolamento di conti tra trafficanti. È una tragedia enorme che non rimarrà impunita. La polizia ha già arrestato molti trafficanti nelle ultime settimane e intensificherà la sua presenza con fermezza».

Richard Schieven, assistente alla sicurezza della città di Nîmes, ha inoltre aggiunto: «È terribile. Sono vittime collaterali, sono lì soltanto perché le loro famiglie vivono in quel quartiere. In 10 giorni abbiamo registrato quattro feriti nello stesso quartiere, tre minori e un giovane di 21 anni. Non è più possibile. Bisogna assolutamente rinforzare le misure di sicurezza».