Del Vecchio, Milleri e Bardin vogliono farsi pagare pure le tasse sull’eredità

Avranno pure intenzione di scalare le Generali, ma prima in casa Del Vecchio c’è qualcosina da mettere a posto. E non di poco conto. Quel qualcosina è la miliardaria eredità lasciata dal fondatore Leonardo alla sua morte, avvenuta nel giugno dell’anno scorso. Avendo sei figli avuti da mogli diverse, e alcuni manager di fiducia da premiare (a cominciare dall’amministratore delegato Francesco Milleri cui ha voluto assegnare un generosissimo lascito, nella fattispecie un pacchetto di azioni EssiLux del valore di 340 milioni di euro) si capisce bene che il passaggio dei beni rischia di scontentare più di qualcuno e scombinare i delicati assetti seguiti all’uscita di scena del re degli occhiali.  Gli eredi mugugnano, non vorrebbero farsi carico del lascito a Milleri, che proprio in questi giorni si è visto bocciare una richiesta di un rimborso da 56 milioni di euro su cui più avanti ci soffermeremo.

Del Vecchio, Milleri e Bardin vogliono farsi pagare pure le tasse sull'eredità
Francesco Milleri (Imagoeconomica).

Escluse dai crediti le richieste di rimborso delle imposte di successione avanzate da Milleri e Bardin 

Chiaro quindi che ciascuno tenda a cautelarsi, prendendo posizione sulle varie partite creditorie nell’ambito della procedura concorsuale di liquidazione dell’eredità. È il caso di Luca Del Vecchio, 22 anni, bocconiano, uno dei due figli che il re degli occhiali ha avuto da Sabina Grossi, il quinto dei sei in ordine cronologico. Tra tutta la progenie sembra essere quello più attento alla spartizione di un impero che vale almeno 30 miliardi. Ebbene, il giovane Luca ha voluto stilare una classificazione di tutte le dichiarazioni di credito pervenute entro il 24 maggio scorso. Una miriade di richieste. Che vanno da consulenze a spese mediche, parcelle di perizie immobiliari, onorari di avvocati, stipendi e arretrati da saldare, manutenzione dello yacht Moneikos, e via discorrendo. Con l’assistenza del notaio milanese Mario Notari, i crediti sono stati suddivisi per capitoli: crediti per la procedura, crediti sorti per la gestione e il mantenimento dei beni e dei diritti dell’eredità, crediti ereditari, crediti derivanti da legati c.d. “obbligatori”, in sostituzione di legittima, crediti non ammessi al passivo (ossia crediti per i quali è pervenuta dichiarazione di credito, ma che non sono ammessi al passivo del presente stato di graduazione, in quanto ritenuti insussistenti e/o infondati e/o estranei alla procedura di liquidazione concorsuale dell’eredità beneficiata). Ed è quest’ultimo il capitolo che riserva la sorpresa più clamorosa. Anzi, le due sorprese. Perché non ammessa al passivo secondo Luca Del Vecchio, confortato immaginiamo dal parere dei suoi legali, c’è la richiesta avanzata da Milleri di rimborso delle imposte di successione sulle azioni ricevute per un ammontare di 56.156.945 euro. E quella di Romolo Bardin, tra i più stretti collaboratori di Del Vecchio e amministratore delegato di Delfin, la finanziaria cui fanno capo tra gli altri per esempio gli investimenti in Mediobanca e Assicurazioni Generali, la cui richiesta di rimborso è per 580.930 euro a fronte di un pacchetto di azioni pari a circa 3,5 milioni di euro.

Del Vecchio, Milleri e Bardin vogliono farsi pagare pure le tasse sull'eredità
dalla Gazzetta Ufficiale.

In sostanza i due manager vorrebbero che nelle spese di liquidazione di quanto ricevuto rientrasse anche la parte che loro devono versare al fisco. Detto banalmente, vorrebbero che il lascito venisse loro corrisposto al netto delle tasse. Una pretesa francamente discutibile, di cui evidentemente Luca del Vecchio (e vedremo se anche qualcun altro dei fratelli sarà della sua stessa opinione) non ha alcuna intenzione di farsi carico. Del resto Luca non è nuovo al dissenso interno. In occasione dell’ultima assemblea di Mediobanca, come titolare di 50 azioni dell’istituto di Piazzetta Cuccia, ha votato in maniera difforme da Delfin, la finanziaria di famiglia di cui è al 12,5 per cento azionista.