«Non esiste persona più sola di chi ha il cancro», dice Schittulli. «Abbiamo istituito una linea telefonica di supporto psicologico». Chemio e interventi possono essere rimandati, ma l'importante è rassicurare i malati: «Non sono destinati al peggio».
Quante volte in queste settimane abbiamo sentito annunciare in tivù un decesso da Covid-19 e abbiamo sentito commentare da qualcuno, come per rassicurarci, «ma era un paziente oncologico». Come se valesse di meno degli altri. E come se i sani avessero la convinzione di ammalarsi mai. In una situazione di emergenza come quella che sta affrontando attualmente l’Italia, chiusa nelle proprie case per evitare i contagi, come vive questa pandemia una persona malata di cancro? Francesco Schittulli, chirurgo senologo e presidente Lilt (Lega Italiana Lotta Tumori) ha detto a Lettera43.it che in questa situazione di pandemia in cui siamo tutti preoccupati di non contrarre il coronavirus «stiamo dimenticando le condizioni in cui versano molti dei nostri cittadini. Di tutto questo risentono particolarmente i malati di cancro ai quali, come a tutti gli altri cittadini, giustamente viene chiesto di isolarsi». Queste persone, sottolinea il professore, hanno un problema enorme, anche se spesso non lo manifestano per non pesare sui familiari: la solitudine. «Non esiste persona più sola di chi è malato di cancro», dice Schittulli, che in prima persona si sta impegnando affinché i pazienti oncologici non si sentano abbandonati o soli.

UNA LINEA TELEFONICA PER IL SOSTEGNO PSICOLOGICO
«Per questo il 18 marzo abbiamo attivato un servizio Sos tumori – disponibile dalle 10 alle 15 al numero 800998877 – dove al telefono ci sarà una psicologa che darà conforto e risposte ai pazienti oncologici». «Se sarà necessario lo amplieremo con il supporto di specialisti settorializzati», spiega il professore, per dare tutta la nostra vicinanza ai malati di cancro in questo momento complesso. «Il cancro è già di per sé una malattia destabilizzante, spesso più sotto l’aspetto psicologico che fisico. Se a questo aggiungiamo la paura del Covid-19 questa sofferenza viene amplificata. Noi di Lilt ci impegniamo a non lasciare solo nessuno».
LA CHEMIOTERAPIA È GARANTITA, MA PUÒ ESSERE RIMANDATA
Sentir ripetere dai media che gran parte delle vittime del Covid-19 sono pazienti oncologici non li aiuta mentalmente parlando: «Li debilita ancora di più e va ad abbassare le difese immunitarie che ognuno di noi dovrebbe cercare di tenere a un livello elevato in questo momento». E poi c’è il tema delle cure. L’Associazione Italiana di Oncologia Medica ha fatto sapere che tranne i casi urgenti è «meglio rinviare i trattamenti di chemioterapia in ospedale e le visite programmate di controllo», sottolineando la necessità, di fronte all’emergenza, di posticipare in alcuni casi le cure anticancro programmate. Il professor Schittulli sottolinea che i casi vanno valutati singolarmente: «Se a un paziente viene diagnosticata una patologia neoplastica non può attendere troppo tempo. E attendere di entrare in trattamento, che sia chemioterapico o chirurgico, in un momento in cui si deve restare soli, rende più drammatica la quotidianità». Le chemioterapie sono ovviamente garantite, «possiamo rinviarle per i pazienti che hanno le difese immunitarie troppo basse, ma non possiamo bloccarle», spiega il professore. Intanto in attesa che la Regione Lombardia comunichi ufficialmente gli ‘hub’ dedicati ad accogliere i malati di tumore non positivi al coronavirus nell’ottica di recuperare letti, i due Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, l’Istituto dei Tumori di Via Venezian e l’Istituto Europeo di Oncologia, hanno riorganizzato i loro servizi. I reparti oncologici degli ospedali resteranno aperti, ma progressivamente i loro malati non positivi verranno concentrati nei centri monospecialistici altamente specializzati mentre i pazienti oncologici infetti verranno curati fuori dagli ‘hub’.
I MALATI ONCOLOGICI NON SONO VITTIME DESIGNATE
E gli interventi? «Dove ci sono casi di cancro accertati», dice il chirurgo, «cerco comunque di portarli in sala operatoria. Ma cercando di esprimermi con queste donne in termini estremamente positivi. Se gli interventi vengono rimandati di una settimana o un mese non succede niente. L’importante è che tutti ci impegniamo a offrire la nostra disponibilità in maniera totalmente gratuita». Schittulli ci tiene a sottolineare che certamente il paziente oncologico è più fragile di per sé, sotto più aspetti. Vanno attenzionati rispetto al rischio di contagio da Covid-19, come gli altri malati di patologie croniche, ma «non vanno perseguitati come se fossero i prossimi candidati al peggio». I pazienti con patologie più esposte sono certamente quelle relative all’apparato respiratorio e gli anziani che hanno difese immunitarie limitate, poi tutti gli altri malati. Ma non lasciamoli soli.
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