La donna più ricca d'Africa, Isabel dos Santos, è accusata di aver costruito la sua fortuna sulle spalle del suo Paese, l'Angola. Figlia dell'ex dittatore Jose Eduardo, avrebbe costruito il suo impero grazie alla corruzione.
Isabel dos Santos, la donna più ricca dell’Africa con un patrimonio di oltre 2 miliardi di dollari, avrebbe ammucchiato le sue fortune sfruttando le ricchezze e la gente del suo Paese, l’Angola, e usando l’arma della corruzione, in un Paese dove la maggior parte della popolazione vive con due dollari al giorno. A sostenerlo è l’International Consortium of Investigative Journalists (Icij) – diventato famoso in tutto il mondo per lo scandalo Panama Papers – giunto in possesso di nuovi documenti che confermerebbero il sospetto della illiceità dei suoi affari aprendo la strada a nuove azioni giudiziarie nei suoi confronti. Il dossier è stato battezzato Luanda Leaks, dal nome della capitale dell’ex colonia portoghese. Indagata per corruzione nel 2018 in Angola, dove il governo ha congelato i suoi beni, Isabel dos Santos è poi finita sotto inchiesta anche in Portogallo e ha deciso di prendere la residenza ufficiale negli Emirati Arabi Uniti, ma vive di fatto a Londra, dove si è laureata al King’s College e dove conta diverse proprietà. Figlia dell’ex presidente dell’Angola Jose Eduardo dos Santos che ha governato il Paese per 38 anni, dal 1979 al 2017, e della sua prima moglie, Tatiana Kukanova, originaria dell’Azerbaigian, Isabel ha incontrato a Londra anche suo marito, Sindika Dokolo, un collezionista congolese figlio di una danese e di un milionario di Kinshasa. Si sono sposati nel 2002 a Luanda, con una festa per mille invitati costata 4 milioni di dollari. Tutti ricchi di famiglia, ma la fortuna maggiore per Isabel, e per suo marito, giunge con una serie di accordi di favore ottenuti, con l’aiuto del padre presidente, su terre, petrolio, diamanti e telecomunicazioni. Lei nega, affermando che le accuse contro di lei sono del tutto false e che esiste una caccia alle streghe a scopi politici portata avanti dal governo angolano. Ora, però, la stampa ha avuto accesso a oltre 700 mila documenti relativi al suo impero, ottenuti in gran parte dalla piattaforma per la protezione degli informatori in Africa e condivisa con il Icij. Una delle operazioni più sospette è stata gestita da Londra attraverso una consociata britannica della compagnia petrolifera statale angolana Sonangol, ‘affidata’ dall’allora presidente nel 2016 alle ‘cure’ della figlia. Nonostante il successore fosse un suo delfino, Isabel fu licenziata due mesi dopo. Sono state pubblicate, tra l’altro, le foto di alcuni rendiconti in cui risulta che, mentre lasciava Sonangol, Dos Santos ha approvato 58 milioni di dollari per pagamenti sospetti a una società di consulenza di Dubai chiamata Matter Business Solutions, intestata a diretta da persone a lei vicine. Altri documenti gettano seri sospetti su un’altra serie di operazioni. I suoi difensori negano che le complesse operazioni finanziarie della ‘regina d’Africa’ fossero illecite. Ma intanto le inchieste vanno avanti e si estendono a macchia d’olio.
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