A posto di Federico Rigoni come Chief Revenue Officer arriva da Ericsson Nicola Grassi. Ma la vicinanza tra la società svedese e i cinesi preoccuopa Nato, Cia, Ambasciata Usa a Roma e il Dis.
Luigi Gubitosi è in pieno movimento.
Da un lato si fa il suo nome per il grande risiko delle nomine anche se lui, pur avendo e mantenendo da sempre ottime relazioni con la politica, formalmente si chiama fuori da una partita in cui il governo può tirarlo dentro per qualche poltrona di prestigio. E se così dovesse essere, al governo evidentemente non si può dire di no.
Dall’altro lato, lavora a sistemare le cose in casa sua, ovvero Tim, dove sono molti i tavoli aperti, il più importante la trattativa con Kkr per la rete secondaria che Lettera43.it ha a suo tempo anticipato.
AL POSTO DI RIGONI ARRIVA GRASSI
Per esempio, ha deciso con chi sostituire il direttore acquisti Federico Rigoni, spostato il mese scorso al posto di Lorenzo Forina, per il quale solo un anno fa lo stesso Gubitosi, su suggerimento del consulente Roberto Sambuco, ha appositamente costituito, mettendola a suo diretto riporto, la funzione di Chief Revenue Officer con la responsabilità di sviluppare la strategia commerciale dell’azienda. Si tratta di Nicola Grassi, fin qui Head of Digital Services South East Europe in Ericsson.
LA VICINANZA TRA ERICCSON E HUAWEI
Tutto bene, dunque? Non proprio. Grassi viene da Ericsson Italia (prima ancora era in Accenture, Cellnex e Wind) esattamente come Rigoni, che della sede italiana della società svedese era amministratore delegato. E questo legame di Tim con la società leader mondiale nella fornitura di tecnologie e servizi per la comunicazione sta mettendo proprio Gubitosi sotto riflettori non proprio amici. Non sfugge che la gara di Tim per la RAN (Radio Access Network) abbia visto vincitori Ericsson e Huawei, società tra di loro molto amiche anche se Gubitosi, pescando dagli svedesi, vuol dimostrare la volontà di diversificare i fornitori.
LA PREOCCUPAZIONE DEGLI USA E DEI NOSTRI 007
Ma la vicinanza tra Ericsson e i cinesi desta qualche apprensione in certi ambienti (Nato, Cia, Ambasciata americana a Roma e al Dis guidato da Gennaro Vecchione), che scrutano le mosse del gruppo Tim, timorosi del rapporto con Huawei su un tema delicato come il 5G. Gubitosi aveva cercato di rabbonire gli americani spostando Rigoni. Ma ora ingaggia Grassi, che sempre da Ericsson Italia arriva. E dalle parti dell’ambasciata Usa, in via Veneto a Roma, qualcuno ha storto il naso.
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