Attuale presidente della società di supercalcolatori Atos, già ministro dell'Economia con Chirac, il candidato di Parigi è super competente, ma rischia molto sul fronte del conflitto di interesse.
L’Unione europea è appesa alla nuova carta tirata fuori dal mazzo da Emmanuel Macron. La partita è difficile, però, visto che la scelta del nuovo candidato francese alla Commissione europea, a due settimane dalla bocciatura da parte del Parlamento europeo di Sylvie Goulard, è caduta su Thierry Breton, molte competenze, altrettanti possibili conflitti di interesse. Ex ministro dell’Economia che ha nel suo lungo curriculum anche il salvataggio di France Telecom, Breton, a 64 anni, è l’attuale presidente del gruppo informatico Atos ed è stato per tre volte incoronato dalla Harvard Business Review tra i migliori manager del mondo.
INTESA PREVENTIVA TRA L’ELISEO E VON DER LEYEN
Macron, secondo quanto precisa l’Eliseo, ha ottenuto la garanzia da parte della futura presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che il portafoglio del commissario francese – Industria, Mercato Interno, Digitale, Difesa e Spazio – rimarrà invariato. Macron e von der Leyen «si sono accordati sul profilo» di Breton,- dopo averne discusso in linea di principio». Il percorso di Breton – che ha raggiunto vertici nel settore pubblico e nel privato, guidando a più riprese importanti industrie – è apparso adatto all’incarico: «Thierry Breton – ha sottolineato la presidenza francese – ha solide competenze nei settori coperti da questo portafoglio, in particolare l’industria e il digitale, poiché è stato ministro dell’Economia (sotto la presidenza di Jacques Chirac) fra il 2005 e il 2007, con competenza sull’Industria. Ha presieduto grandi gruppi industriali e del settore difesa, come Thomson, France Telecom e Atos, e gode di una solida reputazione di uomo d’azione».
LA NUOVA COMMISSIONE ENTRA IN FUNZIONE A DICEMBRE
Chiamato alla guida di France Telecom, il gigante delle comunicazioni pesantemente indebitato, lo risanò riducendone i costi e portandolo alla privatizzazione. Per lasciare tempo alla Francia, alla Romania e all’Ungheria – i cui candidati alla Commissione sono stati bocciati – di proporre nuovi nomi, l’entrata in funzione della nuova Commissione è stata rinviata di un mese, al 1 dicembre.
STRADA IN SALITA CON I PARLAMENTARI EUROPEI
Se il presidente pensa che l’audizione di Breton «sarà una formalità si sbaglia di grosso», avverte in una nota la delegazione francese del gruppo dei socialisti S&D al Parlamento Ue, secondo cui il presidente fondatore di En Marche «ha senza dubbio scommesso sul fatto che il Parlamento europeo non oserà respingere un candidato francese per la seconda volta, ma gli eurodeputati faranno il loro lavoro». Tra l’altro, osservano in casa S&D, con questa nomina si infrange «l’obiettivo della parità di genere nella commissione von der Leyen, a meno che ciò non costringa Ungheria e Romania a nominare una donna» come commissario. Al momento, la strada, sembra tutta in salita, almeno per numerosi esponenti politici. L’audizione «sarà difficile, ancora una volta», avverte l’eurodeputato di Europe-Ecologie-Les Verts, Yannick Jadot, ricordando che Breton «è presidente di […] una società digitale che prende sovvenzioni europee, tra i leader europei dei supercalcolatori» e che «ci sarà un problema di conflitto di interessi». Un rischio espresso anche da altri colleghi come la parlamentare della gauche alternativa, Manon Aubry (La France Insoumise). Ma gli avvertimenti bipartisan arrivano anche dalla destra. Il deputato dei Républicains, Julien Aubert, chiede di «fare attenzione». Anche perché, nonostante la sua «grande esperienza», non bisogna dimenticare che Breton ha «guidato un’azienda e le norme Ue in materia di conflitto di interesse sono estremamente rigorose».
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