Maggioranza ancora in fibrillazione. Lunedì si riapre e Conte promette aiuti più tempestivi. Con l'ipotesi di allentamenti maggiori nelle aree dove ci sono meno contagi. Ma le Regioni non si placano. Così come il leader di Italia viva che minaccia di far cadere tutto. Pd e M5s blindano il premier. Ma Forza Italia nega ipotesi di soccorso.
La “tregua” del Primo maggio, con toni vagamente più istituzionali per la Festa del lavoro, è durata poco. E più si avvicina la fantomatica fase 2, più il governo deve fare i conti con le fibrillazioni dentro la maggioranza, a partire dalle bordate di Matteo Renzi, e con le fughe in avanti di certe Regioni.
Lunedì 4 maggio è previsto il ritorno al lavoro di 4,5 milioni di persone. Il sistema anti-contagio reggerà? Un nuovo step è atteso poi per il 18 maggio, anche se in alcune aree dove il coronavirus sta circolando poco le aperture, ha assicurato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte senza indicare date, potrebbero arrivare «prima del previsto».
Una promessa che però non è bastata ad arrestare le sortite solitarie di alcuni presidenti di Regione. Eppure il premier in occasione del Primo maggio ha provato a parlare a un Paese dove il lavoro è messo «a dura prova» e in cui si avvertono «rabbia e angoscia». Chiedendo persino scusa per i ritardi nei pagamenti di finanziamenti e fondi stanziati per l’emergenza. Il governo ha detto che ora arriveranno aiuti «più pesanti, più rapidi, più diretti».
In che modo hanno reagito le opposizioni? La Lega ha colto come «timidi segnali» le scuse di Conte e l’ipotesi di aperture più ampie: «Sospendiamo l’occupazione delle aule di Camera e Senato». Ma le vere tensioni si sono percepite ancora dentro la maggioranza, più che fuori. Con il solito protagonista: Renzi, che dopo essere stato travolto dalle polemiche per il discorso in Senato sui morti di Brescia e Bergamo, ha tenuto alti i toni della sfida a Conte, denunciando una «politica della paura» e un «terrorismo istituzionale» sui dati: se il premier non dovesse dare risposte a partire dal lavoro, ha ripetuto l’ex sindaco di Firenze, Italia viva è pronta a strappare.
A difesa di Conte è arrivato il Movimento 5 stelle, che con Vito Crimi ha paragonato il «qualunquismo populista» di Renzi a quello di Matteo Salvini. Mentre il Partito democratico, tramite le parole di Andrea Orlando, ha spiegato che l’unica alternativa a questo governo sono le elezioni. Secondo il presidente della Camera, il grillino Roberto Fico, «viene prima il Paese delle maggioranze parlamentari: gli italiani vogliono fatti, non litigiosità». E anche Alessandro Di Battista ha chiesto di «disinnescare» Renzi, «cinico lobbista», accusandolo di cercare visibilità sui morti.
Il leader di Iv però continua a sostenere che le sue parole sulle vittime del Covid-19 sono state strumentalizzate. E il suo ultimatum alimenta ulteriormente suggestioni e scenari di crisi. Tanto che, mentre Salvini scommette che il «governo non durerà», Forza Italia è dovuta intervenire con Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini per assicurare che non presterà soccorso all’esecutivo giallorosso. La fase 2 si preannuncia politicamente movimentata.
Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it