Ben 21 milioni di utenze telefoniche mobili sono scomparse nel nulla nel giro di tre mesi. Il dato sorprende in un Paese dove il cellulare è necessario per compiere ogni attività. Potrebbero essere i numeri chiusi dai lavoratori tornati nei villaggi. Ma i conti ancora non tornano.
In Cina il numero di utenti di telefoni cellulari è diminuito di 21 milioni negli ultimi tre mesi. Il dato emerge confrontando i dati diffusi il 19 marzo dalle autorità di Pechino e quelli del dicembre 2019.
E fuori dal Paese, fonti della dissidenza organizzata già ipotizzano che la spiegazione sia da attribuire ai decessi dovuti a Covid-19 generando forti dubbi sulla veridicità delle cifre ufficiali dell’epidemia fornite fino a oggi dalla Cina.
Del resto, da qualche tempo, anche da noi in Italia in molti si interrogavano sull’evidente e davvero sorprendente disparità tra i dati italiani e quelli cinesi. Specialmente sul conteggio dei morti.
L’ITALIA HA QUASI IL DOPPIO DEI MORTI DELLA CINA
Le cifre parlano chiaro: in Cina – a epidemia ormai conclusa, come afferma ormai da qualche giorno, insistentemente, il governo – i morti sarebbero stati circa 3.300 su una popolazione pari a 1 miliardo e mezzo di persone, mentre in Italia siamo già a oltre 6.000 morti su 60 milioni di abitanti: 100 decessi per milione di abitanti da noi contro i 2,2 morti per milione in Cina. Cifre ufficiali e a dir poco sconcertanti.
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I tentativi di spiegare questa impressionante forbice statistica sono stati diversi: dall’anzianità della popolazione italiana rispetto a quella cinese al modo diverso di conteggiare le morti. L’ipotesi è che in Cina si siano calcolati i decessi esclusivamente per coronavirus, in Italia anche quelli “con”. Ipotesi, come quelle che fioriscono per spiegare la scomparsa di 21 milioni di utenze in un Paese in cui i cellulari sono una parte indispensabile della vita visto che senza un telefonino non si può nemmeno riscuotere la pensione.
L’ALLARME LANCIATO DALL’EPOCH TIMES
Il primo a lanciare l’allarme è stato l’Epoch Times, testata della dissidenza cinese all’estero, con sede negli Stati Uniti. «Il livello di digitalizzazione è molto alto in Cina. Le persone non possono sopravvivere senza un cellulare», ha dichiarato il 21 marzo scorso al settimanale Tang Jingyuan, un commentatore degli affari cinesi che vive negli Usa. «Avere a che fare con il governo per pensioni e previdenza sociale, comprare biglietti del treno, fare shopping…non importa cosa le persone in Cina debbano fare, sono ormai da tempo obbligate a usare i cellulari».
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Ancora di più durante questa epidemia. «Il regime cinese richiede a tutti i cittadini di utilizzare il proprio cellulare per generare un codice sanitario», ha fatto notare Tang. «Solo con un codice sanitario verde è permesso ai cinesi di spostarsi. È praticamente impensabile che una persona oggi rinunci al suo cellulare». Inoltre, aggiungiamo noi, i conti bancari e previdenziali sono integrati con i piani di telefonia cellulare; le app sui telefoni cinesi controllano le carte Sim rispetto al database dello Stato per assicurarsi che il numero appartenga all’utente.
RICONOSCIMENTO FACCIALE E MONITORAGGIO SANITARIO
La Cina ha introdotto le scansioni facciali obbligatorie il primo dicembre 2019 per confermare l’identità della persona che ha registrato il telefono. Ma già dal primo settembre 2010 richiedeva a tutti gli utenti di registrare la la linea con una reale identificazione, mediante la quale lo Stato può controllare ormai tutti i movimenti delle persone attraverso il suo sistema di monitoraggio su larga scala che utilizza – se ne è parlato tanto in questi ultimi giorni anche da noi in Italia – riconoscimento facciale avanzato, telecamere di sorveglianza onnipresenti ovunque, droni-spia e geolocalizzazione spinta. Proprio quegli stessi elementi così invasivi per la privacy che però hanno consentito ai cinesi di contenere – secondo le dichiarazioni di Pechino – il dilagare dell’epidemia, monitorando ogni contagiato, anche se asintomatico. Non solo. Pechino ha lanciato per la prima volta codici sanitari basati sul cellulare il 10 marzo scorso. Tutti i cittadini sono obbligati a installare un’app e registrare le informazioni sanitarie personali. Quindi l’app genera un codice QR, che appare in tre colori, per classificare il livello di salute dell’utente. Il rosso indica che la persona ha una malattia infettiva e quindi deve mettersi subito in auto-isolamento, il giallo indica che la persona potrebbe averne una e il verde indica che la persona è sana e può quindi muoversi liberamente.
I DATI DEL MINISTERO CINESE DELL’INDUSTRIA E DELLA TECNOLOGIA DELL’INFORMAZIONE
Di fronte a questo scenario, è passata un po’ in sordina la dichiarazione del ministero cinese dell’Industria e della tecnologia dell’informazione (Miit), che il 19 marzo ha rilasciato le cifre ufficiali degli utenti telefonici in ciascuna provincia, riferiti al mese di febbraio. Rispetto al precedente comunicato del 18 dicembre 2019 e che riguardava i dati di novembre, sia gli utenti di telefonia cellulare che di telefonia hanno fatto registrare un fortissimo calo. Mentre nello stesso periodo dell’anno precedente, sempre secondo i dati del ministero, il numero di utenti era aumentato. Confermando fra l’altro un trend in costante aumento negli ultimi anni.
L’ANDAMENTO DELLE UTENZE
Le cifre ufficiali fornite dal governo sono queste: il numero di utenti di telefoni cellulari è diminuito da 1.600.957.000 a 1.579.927.000, con un calo di 21,03 milioni. Il numero di utenti di telefoni fissi è diminuito da 190,83 milioni a 189,99 milioni, con un calo di 840 mila unità. Nel febbraio dell’anno scorso, il numero era aumentato. Secondo il Miit, a febbraio 2019 era passato da 1,5591 miliardi a 1,5835 miliardi, 24,37 milioni di utenze telefoniche mobili in più. Anche i contratti di rete fissa erano aumentati da 183.477 milioni a 190.118 milioni, ovvero 6.641 milioni in più.
IL CALO DELLE RETI FISSE SPIEGABILE CON LA CHIUSURA DELLE PICCOLE IMPRESE
E anche l’ipotesi che tutto possa dipendere da un generale calo demografico cinese non regge. Secondo il National Bureau of Statistics cinese, alla fine del 2019 la popolazione era 4,67 milioni in più rispetto al 2018, raggiungendo il miliardo e 400 milioni di persone. Il calo del 2020 degli utenti di telefonia fissa potrebbe avere una spiegazione plausibile: essere cioè dovuto alla quarantena nazionale a febbraio, durante la quale molte piccole imprese sono state chiuse. Ma la diminuzione delle utenze mobili non può essere spiegata nello stesso modo.
I RISULTATI DEI TRE MAGGIORI OPERATORI NAZIONALI
A ulteriore conferma vengono poi i dati operativi forniti da tutti e tre i gestori di telefoni cellulare in Cina. China Mobile, il maggiore operatore telefonico che detiene circa il 60% del mercato domestico dei cellulari, ha riferito che ha attivato 3,732 milioni di account in più a dicembre 2019, ma ne ha persi 0,862 milioni a gennaio 2020 e 7,254 milioni a febbraio 2020. Il gestore aveva guadagnato 2,411 milioni di account in più a gennaio 2019 e 1,091 milioni in più a febbraio 2019. Stesso trend analizzando i numeri di China Telecom, il secondo operatore cinese, che detiene circa il 21% del mercato. Ha guadagnato 1,18 milioni di utenti a dicembre 2019, ma ne ha persi 4,3 milioni a gennaio 2020 e ha visto “sparire” 5,6 milioni di utenze mobili a febbraio 2020. Nel 2019 aveva segnato un +4,26 milioni a gennaio e un +2,96 milioni a febbraio. China Unicom infine, che non ha ancora pubblicato i dati relativi a febbraio, è sulla stessa linea. Se si confrontano i dati disponibili di gennaio 2020 con quelli dell’inizio del 2019, la società ha perso 1,186 milioni di utenti a gennaio 2020, ma ne aveva guadagnati 1,962 milioni a febbraio 2019, con un ulteriore aumento di 2.763 milioni a gennaio dell’anno scorso.
OGNI CITTADINO ADULTO PUÒ AVERE MASSIMO CINQUE NUMERI
La Cina consente a ciascun adulto di richiedere al massimo cinque numeri di cellulare. Dal 10 febbraio, la data dell’enorme lockdown, la maggior parte degli studenti ha seguito le lezioni online, come stanno facendo ora molti studenti italiani, quasi sempre utilizzando un numero di cellulare. I telefonini di questi studenti sono registrati a nome dei genitori (perché in Cina un minorenne non può intestarsi un contratto di telefonia mobile), quindi molti genitori avrebbero avuto bisogno semmai di aprire nuovi account per i cellulari a febbraio, non certo di chiuderne. La grande domanda – l’inquietante ipotesi che avanza Epoch Times e diverse altre Ong straniere che si battono per i diritti in Cina e per spingere il regime cinese a maggiore trasparenza – è se il drastico calo degli account dei cellulari sia collegato alle morti per coronavirus. Rendendo quindi la contabilità molto superiore a quella dei dati ufficiali di Pechino.
I NUMERI SCOMPARSI POTREBBERO APPARTENERE A LAVORATORI MIGRATI IN CITTÀ
Cercando spiegazioni alternative all’ipotesi inquietante che sta circolando, si può osservare che è anche possibile che alcuni lavoratori migranti interni avessero già prima dello scoppio dell’epidemia e del conseguente blocco generale, due numeri di cellulare: uno nella loro città natale e l’altro nella città in cui lavoravano. A febbraio è anche possibile ipotizzare che molti – tornati ai loro villaggi per il capodanno lunare – di fronte all’impossibilità di rientrare nei luoghi di lavoro abbiamo chiuso questo ipotetico secondo numero. «Ma siccome in Cina esiste un canone mensile di base per detenere un numero di cellulare», osserva ancora l’analista Tang Jingyuan, «è molto più probabile che la maggior parte dei lavoratori migranti – un gruppo sociale con un reddito medio tra i più bassi della Cina – abbia in realtà soltanto un numero di telefonino».
LA RIPRESA DELLE ATTIVITÀ IN MOLTE PROVINCE
Approfondendo l’analisi dei dati, si vede che la Cina aveva 288,36 milioni di lavoratori migranti ad aprile 2019, secondo l’Ufficio nazionale cinese di statistica. Il 17 marzo scorso, Meng Wei, portavoce della commissione cinese per lo Sviluppo e le riforme, ha dichiarato nel corso della conferenza stampa mensile a Pechino che, tranne per la regione dell’Hubei, tutte le province avevano riferito la ripresa del 90% delle attività delle loro imprese. A Zhejiang, Shanghai, Jiangsu, Shandong, Guangxi e Chongqing, quasi tutte le aziende hanno ripreso ormai regolarmente la produzione. Quindi se il numero dei lavoratori migranti e il livello di occupazione sono attendibili, oltre il 90% di loro è ormai tornato al lavoro. Perché i lavoratori migranti non hanno riattivato le utenze?
LE ATTIVITÀ MORTUARIE A WUHAN
«Al momento, se anche soltanto il 10% degli account dei cellulari fosse stato chiuso perché gli utenti sono morti a causa del virus, il bilancio delle vittime sarebbe di 2 milioni», ha fatto notare Tang. E ad accrescere i dubbi si aggiunge infine l’analisi delle attività funerarie nella regione dell’Hubei, la più colpita. Le sette aziende attive a Wuhan hanno cremato corpi per 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana a partire da fine gennaio. La provincia di Hubei ha utilizzato anche altri 40 crematori mobili dal 16 febbraio. Un ex giornalista della televisione di Stato cinese, la Cctv, Li Zehua, arrestato dai servizi di sicurezza e poi fatto sparire, era riuscito a entrare di nascosto a Wuhan, visitando la comunità di Baibuting, tra le più colpite dall’epidemia. Il 18 febbraio scorso, poco prima si sparire nel nulla, aveva trasmesso in diretta streaming da un crematorio della zona, dove documentava come il carico di lavoro fosse tale che moltissimi inservienti venivano assunti e pagati con salari elevati. In mancanza di dati certi, insomma, il vero bilancio delle vittime in Cina resta un mistero. E la scomparsa di 21 milioni di cellulari alimenta ipotesi che forse non potranno mai venire né verificate, né smentite.
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