Il centro nel Nordreno Vestfalia sta alla Germania come Codogno all'Italia. Ora è al centro degli studi dei virologi sul Covid-19. Anche dai risultati che otterranno, Berlino deciderà come e quando ripartire. Forse, contagi permettendo, già all'inizio di maggio.
da Bonn
Heinsberg, in Nordreno Vestfalia, sta alla Germania più o meno come Codogno, in Lombardia, sta all’Italia. È qui che vi è stato il primo vero focolaio tedesco di Covid-19.
In questo paese di 40 mila abitanti distante un centinaio di km da Colonia, alla fine di febbraio si è propagato per la prima volta in maniera virulenta il coronavirus che ha fatto registrare i primi casi ufficiali e i primi morti all’inizio di marzo.
Già alla fine di gennaio però in Baviera erano spuntati un paio di casi, subito isolati, legati a un’azienda con contatti in Cina. Un mese dopo i numeri dicono in ogni caso che a Heinsberg i contagiati sono stati circa 1.500, i morti 46 e le persone guarite quasi 900.
LA GERMANIA SI PREPARA ALLA FASE CRITICA
In tutta la Germania (dati 8 aprile) i casi hanno sfondato quota 100 mila e i morti sono quasi 2.000. Numeri circoscritti, rispetto a quelli dei grandi Paesi europei e dell’Italia soprattutto. In Nordreno Vestfalia, il Land più popoloso con i suoi 18 milioni di abitanti, i casi sono oltre 20 mila e i morti circa 350. I virologi del Robert Koch Institut (Rki) non smettono di ripetere che la pandemia deve ancora raggiungere in Germania la sua fase più critica e non è il caso certo di abbassare la guardia.
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Heinsberg è stato solo uno dei focolai dell’epidemia in Germania – visto che in contemporanea il virus si è allargato in altre regioni, non in maniera uniforme, importato da vari canali, da quelli italiani a quelli austriaci – ed è diventato oggi una specie di laboratorio a cielo aperto, dove gli specialisti stanno indagando sulle origini e sulla diffusione del Covid-19 ma soprattutto cercano un modo per combatterlo efficacemente su tutto il territorio nazionale.

L’INDIVIDUAZIONE DEL PAZIENTE 0
Heinsberg è dal 28 febbraio in sostanziale lockdown, asili e scuole sono stati subito chiusi, negozi e ristoranti altrettanto, esattamente come gli uffici pubblici e le 400 persone che avevano preso parte a una festa di carnevale e che erano entrate in contatto con un uomo di 47 anni considerato il paziente 0 erano state subito messe in quarantena con le loro famiglie. La cittadina è stata praticamente isolata, anche se non tutto è filato liscio, se è vero che a causa della penuria di materiale sanitario è dovuta intervenire anche la Bundeswehr. Non solo: un assessore comunale il 23 marzo ha scritto una lettera aperta alla Cina per chiedere rifornimenti di mascherine che sono comunque arrivati il 3 aprile attraverso la protezione civile tedesca.
LO STUDIO A TAPPETO SULLA POPOLAZIONE
In questi giorni tutta la Germania guarda a Heinsberg perché è qui che uno dei virologi più illustri della Repubblica federale, Henrick Streek, ha iniziato uno studio i cui risultati potrebbero essere decisivi anche per la gestione della strategia della Coronexit, pianificata – non ancora ufficialmente – in maniera guaduale già dall’inizio di maggio. Professore all’università di Bonn, 42 anni, Streek è con Christian Drosten e Lothar Wieler, che per il Rki affiancano il governo di Angela Merkel nell’emergenza pandemia, un luminare e dalla scorsa settimana ha praticamente trasferito il suo ufficio nella cittadina dove coordina il progetto avviato dalla clinica unversitaria di Bonn.

Fino a dopo Pasqua, quando dovrebbero essere resi noti i primi risultati, Streek e il suo team di 60 persone sono al lavoro per raccogliere dati da un campione rappresentativo di 1000 persone del comune di Gangelt (12 mila persone, adiacente alla cittadina di Heinsberg: tamponi, esami del sangue, informazioni su stato di salute e malattie pregresse, alimentazione, spostamenti e ogni dettaglio che possa essere utile a identificare il vero paziente 0 e ricostruire la catena del contagio, passata per la famosa festa di carnevale il 15 febbraio avvenuta proprio in un locale di Gangelt.
BERLINO IPOTIZZA UNA RIPARTENZA PER I PRIMI DI MAGGIO
Fra una settimana, passate le festività con le misure restrittive ancora in vigore, non si avranno solo i primi risultati dello studio di Streek e le possibili proiezioni per la Germania, ma ci sarà soprattutto un nuovo incontro fra Merkel e i governatori regionali per fare il punto della situazione e riflettere sulle modalità di ripresa. Per ora nessuno gioca alla scoperto e le voci più ascoltate dalla politica sono ancora quelle dei virologi che suggeriscono di non abbassare assolutamente la guardia.
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D’altra parte l’economia scalpita e se i numeri lo consentiranno, se cioè le prossime due-tre settimane non vedranno un aumento esponenziale dei contagiati e delle vittime e non ci sarà l’emergenza sanitaria tanto temuta con gli ospedali vicino al collasso (al momento una situazione lontana dalla realtà), è possibile che per i primi di maggio qualcosa possa ripartire. Chi e come è ancora tutto da definire, ma il governo e i ministri-presidenti delle regioni stanno approntando la scaletta per la ripartenza. L’esempio è quello dell’Austria, dove il cancelliere Sebastian Kurz ha già annunciato un allentamento delle maglie e abbozzato il calendario per la lenta normalizzazione.
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